Aspettando Natale: entriamo in Casa Manzoni

A Casa Manzoni, il panettone non mancava mai. Infatti lo si mangiava tutti i giorni, così, almeno, con la seconda moglie Teresa. Ma era veramente sempre Natale in questa famiglia?

 

Siamo andati ad “incontrare” Don Lisander nella sua casa di via Morone 1, dove lo scrittore visse gran parte della sua lunga vita.

 

Alessandro aveva sposato nel 1808 la giovanissima Enrichetta Blondel e in pochi anni erano già nati due figlioletti.

 

La coppia desiderava allargare ancora di più la famiglia e serviva, dunque, una casa adeguata. Lo scrittore aveva quindi acquistato nel 1813 questo palazzetto di tre piani nel centro di Milano, zona VIP, dove abitava l’aristocrazia cittadina.

 

Questa nuova sistemazione soddisfaceva appieno l’onnipresente madre di Alessandro, Giulia Beccaria, che, pur avendolo abbandonato da piccolo per un nuovo amore, Carlo Imbonati, alla morte di questi, lo “ritrovò” vivendo per sempre con lui e la sua famiglia.

 

Scrisse Giulia; “sono contentissima della nuova casa… Ha un aspetto felice sì nell’inverno che nell’estate”. Questa casa aveva anche un bel giardino che ora fa parte delle Gallerie d’Italia.

 

Alla morte del Manzoni, questa casa ebbe qualche cambiamento di proprietà, ma da tempo appartiene al Comune di Milano e ospita il Centro Studi Manzoniani e, dal 1965, il Museo di Casa Manzoni, realizzato dallo Studio de Lucchi.

 

In effetti, andando a visitare questo palazzetto, non entriamo in una casa, ma in un museo, con l’esposizione di oggetti comuni appartenuti allo scrittore, cimeli, quadri, stampe, ed edizioni delle sue opere.

 

Delle dieci sale espositive, solo due conservano un aspetto più domestico: sono la camera da letto al primo piano e lo studio al piano terra. Questo locale, circondato da librerie, è scaldato da un piccolo salotto, da una bella stufa e da un soffitto decorato a cassettoni, appartenuto al precedente proprietario.

 

In una bacheca sono in bella mostra oggetti da scrivania e l’amata tabacchiera.

 

Cogliamo in questo locale due elementi un po’ insoliti che ci aprono un piccolo spiraglio sull’uomo Manzoni. Davanti alla finestra che dà sul giardino, c’è un piccolo tavolino dove Alessandro scrisse parte dei Promessi Sposi; da questo angolino smart working lo scrittore poteva guardare le amate piante o, forse, entrava più luce.

 

Inoltre, nello studio si trova una porta un po’ segreta da dove Alessandro poteva raggiungere, con una scala, direttamente la camera da letto dove trovare un po’ di intimità con la moglie, durante la giornata.

 

Accanto allo studio c’è la stanza dei “giavann” (“stupidotti”, in dialetto milanese) dove Don Lisander incontrava gli amici per chiacchierare; qui visse per qualche tempo anche l’amico fraterno Tommaso Grossi, che fu colui che gli presentò la seconda moglie, Teresa, con la quale, si dice, avesse avuto anche una storia.

 

Al primo piano si trova l’appartamento familiare, nel quale si conserva la camera da letto singola nella quale Manzoni, ormai anziano e vedovo, si spense nel 1873. Questa, purtroppo visibile solo dalla porta, appare piuttosto austera, quasi monacale.

 

Negli altri locali si trovano quadri, cimeli, pubblicazioni delle sue opere (anche in lingue straniere).

 

Peccato che, anche nella sala dove si riuniva la famiglia, non ci sia nulla che richiami un po’ di intimità. Sappiamo da alcuni scritti che spesso Enrichetta qui giocava a mosca cieca con la nidiata di figlioletti, mentre Alessandro e la madre osservavano. Presenti o assenti?

 

Enrichetta scrisse al canonico Tosi: “noi tre siamo perfettamente felici”: lei, la “sposa bambina” che passò la vita tra gravidanze e figlioletti da accudire e morì a 42 anni, proprio il giorno di Natale; Alessandro “con i suoi mali di nervi, le sue angosce nervose più forti che mai” e infine “Madame”, la suocera, piena di acciacchi e definita sempre “la nostra cara madre”.

 

Sappiamo che durante le feste natalizie, e in particolare a Capodanno, a casa Manzoni si mangiava una semplice torta contadina, la “carsenza” di cui Enrichetta, di padre svizzero, era ghiotta. E il panettone? Arriverà con la seconda moglie, la milanese Teresa…

 

A presto…