Buon Halloween 2023

Antiche storie di streghe e fantasmi, delle quali è ricca la nostra città, ci possono tenere compagnia in questa notte di Halloween, magari in attesa della cena in qualche locale.

 

Se invece restiamo a casa, possiamo addobbarla prendendo spunto da qualche bella vetrina.

 

Gli animali, questa notte, potranno parlare. Ma i nostri amici pelosi non lo fanno forse da sempre con noi? Cosa ci direbbero se gli mettessimo un costumino come questi? Grrrr!

 

Ed ora qualche piattino disgustoso e come dessert “dolcetto o scherzetto”.

 

E se, dopo cena, facessimo un piccolo itinerario del terrore? A ciascuno il proprio “spirito guida”. C’è la dolce Carlina, che ci aspetta in Duomo, o l’astuta figlia di Bernabò Visconti in via Santa Radegonda…

 

Se poi andiamo verso il Castello, non dimentichiamoci di salutare la bella Cecilia Gallerani con il suo ermellino… sta aspettando l’amato Ludovico il Moro che fugge a cavallo dal Castello.

 

Sarà forse stato terrorizzato dalle urla dei soldati morenti sotto la Torre del Filarete, colpiti dal Bombarda perchè avevano oltraggiato la sua donna? O avrà visto la Contessa di Challant passeggiare sul rivellino portando tra le mani la propria testa mozzata?

 

Questa notte il portale con l’Aldilà si apre. Non sentite odore di zolfo uscire dalla Colonna del Diavolo? E se vedete passare un carro, non fermatelo, non è per i vivi…

 

Per continuare questa strana movida, si può passare da piazza Vetra per i “fuochi” (… attenzione: sono i roghi delle streghe) o, se volete fare quattro salti, l’appuntamento è in San Bernardino alle Ossa, per una danza che non si potrà dimenticare.

 

Altri fantasmi girano per Milano: in via Bagnera, alla Senavra

 

Carissimi fantasmi, Buon Halloween anche a voi!

A presto…

La Strada delle Abbazie: settima tappa, Morimondo

Queste giornate di autunno che si accenderanno per i colori del foliage, ci invitano a qualche gita fuoriporta, magari per l’ultima tappa della “Strada delle Abbazie“: Morimondo.

 

“…di tutte, quest’ultima è quella che ha conservato la maggior magia agreste, in quanto il suo collocamento nel Parco del Ticino l’ha salvata dalla cementificazione… Questo è un luogo mistico, poetico e magico nel contempo…” (P. Daverio: La buona strada).

 

Oltrepassiamo, dunque, l’antica Porta del Pellegrino per raggiungere l’Abbazia di Morimondo (dedicata, come il Duomo di Milano, a Santa Maria Nascente) con il suo monastero.

 

Venne fondata nella prima metà del 1100 da alcuni monaci cistercensi giunti dal monastero francese di Morimond, del quale restano oggi solo alcune rovine.

 

Interessante è il significato di questo nome. Generalmente lo si fa riferire a “morire al mondo”, cioè “risorgere” per iniziare una nuova vita. C’è chi pensa, però, che voglia dire “rilievo tra le paludi” (dal francese moire mont) perchè i cistercensi erano soliti, per fondare una loro abbazia, scegliere un luogo circondato da terreni da bonificare. Morimondo si trova, in effetti, su un piccolo rilievo tanto che la chiesa è più in alto dei terreni circostanti.

 

L’abbazia è piuttosto grande (metri 66 per 28 circa) ed è stata realizzata coi tipici mattoni rossi lombardi che furono, in parte, forniti, nel corso del tempo, anche dalla secolare Fornace Curti ancora attiva nella nostra città.

 

La facciata, che risale alla fine del Duecento, è piuttosto austera, secondo lo stile cistercense privo di orpelli e decorazioni. Ci sono volutamente alcune imperfezioni (bifore diverse ed asimmetriche, rosone non centrato…) in quanto, per quei monaci, la perfezione poteva appartenere solo a Dio.

 

Dall’esterno possiamo vedere come anche a Morimondo ci sia, al posto del campanile, la torre nolare, tipica delle chiese cistercensi.

 

Anche l’interno, a tre navate, è severo e richiama la semplicità dei monaci secondo quanto voleva San Bernardo: “…non si deve provare più gusto a leggere i marmi che i codici,… nè occupare l’intera giornata ammirando, piuttosto che meditando la Legge di Dio”.

 

Può forse sembrare strano che la semplicità di queste abbazie faccia sentire al visitatore, o al fedele, che si trova di fronte ad una bellezza profondamente diversa, fatta di vuoti e di silenzi delle immagini, che porta al raccoglimento e alla meditazione. Affreschi, immagini, quadri e statue si possono contare sulle dita di una mano.

 

Una bella acquasantiera in pietra di saltrio ci accoglie all’ingresso. In origine si trovava nel chiostro e serviva ai monaci come lavabo per le mani prima di entrare in chiesa o nel refettorio.

 

C’era anche, sopra l’acquasantiera, una bella Madonnina che è stata, ahimè, rubata, ma non dimenticata.

 

Proseguendo verso il transetto guardiamo, dietro l’altare maggiore, il bel coro cinquecentesco in legno di noce, con incisi simboli e immagini sacre.

 

Anche in questa chiesa, di fianco all’altare, c’è una scala che porta al dormitorio dei monaci.

 

Sulla parete accanto ad essa, ecco la Madonna della Buonanotte, che i monaci salutavano andando a dormire. Tiene in braccio il Bambino e, accanto a loro, ci sono San Giovannino, San Bernardo e San Benedetto. L’affresco risale al 1515, realizzato tre anni dopo quello di Bernardino Luini a Chiaravalle. Da notare che l’ambiente sembra dilatarsi alle spalle della Vergine, “bucare” quasi la parete. Il Bramante aveva fatto scuola.

 

Una curiosità a cui non abbiamo saputo trovare risposta. Sempre sulla parete a destra dell’altare troviamo una antica lapide che riguarda un soldato romano della XIII Legione Gemina. Come, quando e perchè è capitata (ed è stata murata!) qui?

 

I monaci, però, non erano dediti solo al lavoro dei campi e alla preghiera, ma erano impegnati anche con lo studio e la stesura di codici miniati. Per visitare questi luoghi di lavoro, cultura e preghiera, accessibili dal chiostro, è necessario prenotare una visita guidata presso l’abbazia.

 

Morimondo non è, però, solo un punto di arrivo, ma può essere, come vedremo presto, un punto di partenza per altri itinerari…

A presto…

Un filo di malinconia alla Chiesa di Sant’Angelo

Sarà questa l’ultima festa della chiesa di Sant’Angelo col mercatino, la benedizione degli animali e l’apertura del chiostro?

 

Speriamo di no, ma molto cambierà per questa chiesa che si trova tra via Moscova e corso di Porta Nuova.

 

Sul suo sagrato, tradizionalmente, si tiene, il lunedì dopo Pasqua, la mostra mercato di fiori, piante e piccoli animali.

 

Mercoledì 4 ottobre, festa di San Francesco, è stato l’ultimo giorno di apertura del convento dei Frati Minori Francescani; c’è il timore che i bei mattoni rossi lombardi possano essere in parte sostituiti dai vetri a specchio di qualche nuovo edificio di oggi.

 

La zona è molto appetibile e le vocazioni poche; inoltre anche le chiese, e i conventi annessi, sono costrette a ridurre gli orari di apertura o addirittura a chiudere i battenti, anzichè lasciare aperte le porte. Siamo perciò venuti qui quasi per un ultimo saluto alla chiesa (che resterà comunque aperta con poche Messe), alla fontana di San Francesco, con le sue tortorelle, e al convento con il bel chiostro, forse animato per l’ultima volta.

 

Due parole sulla chiesa, il convento e la fontana. La chiesa, intitolata a Santa Maria degli Angeli, come quella di Assisi, è nata all’inizio del Quattrocento quando il francescano San Bernardino da Siena, giunse a Milano e tredici giovani vollero seguirlo facendosi frati minori.

 

Le autorità cittadine donarono alla piccola comunità una chiesetta con annessa dimora. Nel corso del secolo successivo, dopo un incendio e grazie alle generose donazioni, venne edificata l’attuale chiesa, una delle poche in stile barocco a Milano, terminata alla fine del Cinquecento. La facciata, invece, fu completata nella prima metà del Seicento.

 

La chiesa ha un’unica, ampia navata con otto cappelle per lato. Ecco alcune notizie sulla sua storia.

 

L’interno, piuttosto buio, presenta dipinti di illustri pittori (Gaudenzio Ferrari, Antonio Campi, il Morazzone, il Fiammenghino, Camillo Procaccini, Bernardino Luini, Simone Peterzano,…); è una vera pinacoteca da conoscere e valorizzare.

 

Il convento attuale venne realizzato da Giovanni Muzio alla fine degli anni Trenta del Novecento.

 

Il chiostro di questo convento conserva le colonne di quello precedente cinquecentesco. Il complesso è stato sede di diverse attività anche sociali, artistiche, culturali e ricreative, come l’auditorio Angelicum, oggi chiuso, o quest’ultimo mercatino.

 

Sul sagrato della chiesa c’è la famosissima e tenera fontana di San Francesco, opera del 1926 realizzata da Giannino Castiglioni, in semplici blocchi di granito anzichè in pregiato marmo, per richiamare l’umiltà del Poverello di Assisi.

 

E’ una delle più amate dai milanesi, con la statua del Santo mentre predica a delle deliziose tortorelle di bronzo, spesso affiancate da veri piccioni. Sul bordo della fontana alcune parole del Cantico delle Creature.

 

Ci stiamo chiedendo in che direzione stia andando la nostra città. Il suo tempo sembra scandito sempre più dalle diverse “settimane” (della Moda, del Design, del Mobile…), la circolazione diventa sempre più difficile mentre l’inquinamento non arretra, le case escludono per i loro prezzi proibitivi, i turisti “mordi e fuggi” sostituiscono gli abitanti dei quartieri, il problema della sicurezza crea ansia e solitudine, la conoscenza di Milano sembra limitarsi sempre più alle zone cult.

 

Anche la scelta di chiudere il convento di Sant’Angelo va in questa direzione? Non lo sappiamo, ma ci ricorderemo questa festa con la malinconia che prende quando si ripongono gli addobbi che ci hanno rallegrato il Natale. Verrà un altro Natale, perchè Milano è in grado di rinascere. Ai frati che lasceranno questo convento un sincero grazie, un affettuoso saluto e, speriamo, un arrivederci…

 

A presto…