Benvenuti all’ EXPO!

Un benvenuto di cuore a tutti quanti verranno nella nostra città in occasione di Expo 2015!

benvenuto-in-diverse-lingue-del-mondo

Nazioni dei cinque continenti, le maggiori organizzazioni mondiali, milioni di visitatori si incontreranno a Milano per affrontare il tema universale del nutrimento sulla Terra e per la Terra.

mani_che_si_stringono_300

Nutrire il pianeta, Energia per la vita

Tutti pronti a confrontarsi tra diverse culture per  raccontare, ciascuno, la propria identità partendo dal cibo.

bandiere-cibo-internazionale

Il nostro augurio particolare è che coloro che verranno nella nostra città partano con una grande voglia di ritornare!

Buona Expo a tutti

con la voce di Bocelli!

https://www.youtube.com/watch?v=MF5Lc6P2-ig

albero della vita

Itinerario Velasca – (Parte Seconda: quattro passi verso Sant’Antonio Abate)

Continuiamo il nostro itinerario andando, dopo largo Richini, verso via Sant’Antonio, anche questa fuori dai consueti giri turistici. È un vero peccato: la splendida chiesa col chiostro bramantesco e, di fronte, l’austero Palazzo Greppi lasciano stupiti i visitatori.

facciata s anto

chiostro S Antonio

100_7086

palazzo Greppi

Forse sarebbero ancora più meravigliati pensando a quando i maiali avevano, in questa zona, assoluta libertà, come le Vacche Sacre indiane.

maiali 1_n

maialini

Infatti, qui, fin dal 1200, alcuni frati dell’Ordine di Sant’Antonio Abate ottennero la direzione di uno dei primi ospedali milanesi, per la cura del Fuoco di Sant’Antonio. Questa malattia era molto diffusa e si curava con un unguento ottenuto dal grasso di maiale. Nell’iconografia tradizionale Sant’Antonio Abate veniva rappresentato con un bastone terminante con una Tau e con un maiale vicino.

S-Antonio-Abate

Libro-dOre-di-Catherine-de-Cleves-1440-circa-The-Morgan-Library-Museum

Per aumentare la produzione di questo unguento i frati allevavano i maiali, che venivano marchiati con una Tau, simbolo dell’Ordine, liberi di razzolare ovunque, protetti da quel “logo”.

tau di s antonio

La Tau, che corrisponde all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, fu usata anche dai Francescani ed in alcuni mappamondi simbolici.

Tau_Francescano

Mappamondo_T

I frati ricevevano cospicue offerte per questo allevamento, avevano a disposizione tutta la carne, che consumavano nell’interno del convento e facevano commercio di indulgenze.

pranzo monaci

la casseola

la “cassoeula”, piatto tipico lombardo a base di carne suina

Dante stigmatizza tutto ciò in una terzina del Paradiso (Canto XXIX).

manca dida

L’ “Hospitale Porcorum” si trovava dunque non lontano dall’odierna chiesa di Sant’Antonio, costruita successivamente, nella prima metà del Seicento. quando ormai i malati ricorrevano alle cure della vicina Ca’ Granda.

100_7089

Questa chiesa è un vero gioiello milanese, anche se poco conosciuto e merita assolutamente una visita.

kiesa s antonio

100_7645

100_7640

100_7650

Vi segnaliamo in particolare un’opera di Fede Galizia, figlia d’arte, una delle poche pittrici, donna fra tanti uomini.

galizia1

A cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, dipinse soprattutto nature morte, ritratti e personaggi celebri dei quali curò in particolare costumi e ornamenti.

Fede-Galizia-Still-Life-4-

fede_galizia_giuditta_e_oloferne

In questa chiesa, tenuta aperta dai volontari del Touring, abbiamo scoperto una piccola chicca: la tomba di un fratello di quel Ludovico Acerbi, conosciuto come “il Diavolo di Porta Romana”, nella Cappella Acerbi, commissionata e finanziata dallo stesso Ludovico.

100_7643

cappella acerbi

Accanto alla chiesa si conserva il chiostro bramantesco dell’antico convento, mentre un altro chiostro, attiguo, è stato coperto e viene utilizzato come sede di convegni.

convento s antonio

100_7652

coperto s ant

Oltre a questo gioiello, visitabile al numero 5 di via Sant’Antonio, si ammira anche lo splendido campanile, capolavoro dell’arte lombarda, che reca in cima la croce a Tau degli Antoniani.

100_7655

100_7654

Quasi di fronte alla chiesa, al numero 12, si trova il Palazzo Greppi, progettato dal Piermarini alla fine del Settecento, per mettere in evidenza il potere di un nuovo ricco, Antonio Greppi, industriale della lana, banchiere e appaltatore delle tasse.

Ritratto_conte_Antonio_Greppi

100_7632

La sontuosa dimora e le feste che vi si svolgevano, ottennero l’effetto desiderato e Antonio Greppi, nominato conte dall’Imperatrice Maria Teresa, fu accettato dal Gotha milanese. In seguito, specialmente con i suoi tre figli, il palazzo divenne centro della vita sociale milanese.

palazzo_greppi_salonet1

piatti con lo stemma conte greppi

26.Il-salotto-

ricevimento

La facciata appare piuttosto austera, come consuetudine delle ricche dimore milanesi dell’epoca, mentre gli interni sono fastosi.

greppi scalone

scalone

100_7638

particolare

Oggi Palazzo Greppi ospita uffici dell’Università Statale e, nei suoi bellissimi saloni, convegni e conferenze.

greppi2def (1)

greppi1def

Una curiosità: tra la chiesa e Palazzo Greppi si trovava una colonna con prezioso capitello, rimasta unica in mezzo alla strada e ora custodita al Castello Sforzesco. Costituiva un notevole intralcio per le carrozze ed i pedoni e i passanti dovevano scansarsi in fretta per non “impastass sul mur come una Madonna”, forse riferendosi alla Madonnina dipinta sul muro d’angolo con via Chiaravalle.

colonna iacopino

100_7633

Il nostro itinerario, che parla di tesori quasi sconosciuti, di vecchie storie e di antiche dimore milanesi, è terminato. Sta a voi, come ad Alice nel Paese delle Meraviglie, decidere quale direzione prendere: siamo a due passi dalla Statale, da San Bernardino alle Ossa, dal Verziere e da Porta Romana.

srade di alice

Itinerario Velasca – (Parte Prima: quattro passi da San Giovanni in Conca)

Anche questo breve itinerario, che congiunge piazza Missori con la chiesa di San Nazaro e la Statale, offre squarci di luoghi, di tempi e di vite milanesi molto diversi tra loro.

pantano velasca

Il “dente rotto” di piazza Missori è una delle tante “stranezze” di Milano: sacrificata una bella chiesa, piena di storia e di opere d’arte (per fortuna in parte conservate al museo del Castello) in nome di un moderno progetto di viabilità, la cosiddetta Racchetta, la nostra città mostra un rudere, piuttosto brutto, che cela, però, al suo interno una splendida, impensabile cripta.

90_conca

Cripta_San_Giovanni_in_Conca

Passiamo accanto al monumento equestre di Giuseppe Missori, ora in restauro.

misso

Il generale fu accanto a Garibaldi, al quale salvò anche la vita, in tante battaglie. Dopo una vita eroica, morì poi a Milano, travolto da un tram e ora riposa al Famedio del Cimitero Monumentale.

Missori

miss e garib

Missori salva la vita a Garibaldi nella battaglia di Milazzo

Il monumento è noto anche per il cavallo dall’aspetto così stanco, tanto da essere soprannominato el caval de brum, ossia il cavallo da tiro delle carrozze pubbliche.

cavallo in Missori

brum 2

Lasciata piazza Missori, facciamo quattro passi per corso di porta Romana e raggiungiamo un piccolo slargo, quasi nascosto ed anonimo, dove si trova la Torre Velasca, che prende il nome dalla via dedicata al governatore spagnolo di Milano, Don Juan Fernandez de Velasco.

Velasca tra i merli

velasco

La torre fu costruita tra il 1956 e il 1959 su progetto dello Studio BBPR ed è adibita parte ad uffici e, nella parte più larga, in alto, ad abitazioni.

velasca

Per vederla tutta, quasi non si sa dove andare: lo spazio orizzontale di questa piazzetta, chiusa da palazzi, è piuttosto piccolo, tanto che bisogna stare col naso all’insù per poter ammirare il grande fungo che vi è cresciuto.

velasca 3

torre_velasca_4

Viene chiamata Torre, e non grattacielo, come il Pirellone, costruito negli stessi anni; questo ci darà modo di fare un breve excursus sul vecchio e nuovo skyline di Milano.

Pirellonepd

La Torre Velasca ha suscitato molti dibattiti tra chi la trova bellissima e chi orrenda.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_aprile_3/torre-velasca-brutta-parere-architetti-milanesi-sgarbi-boeri-daverio-2003934701378.shtml

Ai noi, personalmente, piace, forse anche per quel suo elevarsi improvviso, quasi in modo inaspettato, tra i palazzi.

velasca 2

E ci piace questo disegno di Buzzati con le streghette che ballano sopra questa torre…un po’ di mistero c’è sempre nel nostro blog.

TorreVelasca-_Tranquillini

Usciamo dalla piazzetta per andare in via Pantano, dedicata non a qualche personaggio famoso, ma proprio a quella sorta di laghetto stagnante che c’era qui tanto, tanto tempo fa, in epoca romana.

Milano Romana Aerea 1

Era una zona di acqua e boschetti; niente di meno strano che vi crescesse, secoli dopo, un fungo gigantesco di 26 piani!

pantano

La via Pantano era una zona residenziale molto bene della Milano del Sei-Settecento. Vi si trovavano dimore di famiglie illustri e anche ora ha mantenuto un’aria elegante e riservata.

viaPantanobd

Dietro alle facciate un po’ severe ci sono cortili molto belli, con “ricordi” artistici di secoli passati.

100_7624

100_7623

Al numero 1 di via Pantano, più o meno dove ora c’è l’Assolombarda, nacque nella prima metà del Settecento, da famiglia molto ricca, Gaetana Agnesi, dottissima donna ed esempio del “buon fare” milanese.

gaet agnesi

Fu una donna straordinaria: semplice, colta, religiosissima, fine matematica di successo, abbandonò completamente gli studi per dedicarsi alla cura degli ultimi, in particolare delle donne “pazze” di famiglia povera, vivendo in mezzo a loro.

Il-frontespizio-delle-Instituzioni-analitiche-1748

A lei toccò in seguito l’amministrazione di opere sociali come la Baggina appena nata.

albergo_trivulzio_

l’attuale “Baggina”

 Ben altri inquilini ebbe il palazzo al numero 26 di via Pantano.

100_7622

Vi prese dimora, alla fine del Seicento, la famiglia Settala, tra cui l’illustre Protomedico Lodovico e lo strambo scienziato Manfredo, suo figlio.

settala ludo

Lodovico

manfredo_ritratto

Manfredo

Di Lodovico sappiamo anche, dal Manzoni, che “cooperò a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata, perchè il suo padrone soffriva di dolori di stomaco”. Parleremo di lui, del suo paziente e della sventurata Caterina in un prossimo articolo.

uid_12c9e246ada.100.100

Molto originale, tipo scienziato pazzo, era il figlio Manfredo. Era amante dei viaggi e delle cose insolite che raccolse, secondo la moda dell’epoca, nelle sale del palazzo di famiglia.

wunderkammer

Ecco qualche esempio di ciò che aveva raccolto:

ippo

cranio di ippopotamo gigantesco

settala2

pesce palla

Probabilmente questo canonico di San Nazaro si dilettava anche con esperimenti nel proprio laboratorio, ma poco sappiamo di queste ricerche che hanno alimentato molte fantasie.

alchimia

D’altra parte cosa c’è di strano in questa sua creazione, conservata al museo del Castello Sforzesco?

diavolo meccanico

È un automa che sghignazza e sputa tra un fragore di catene di ferro e ruote; il busto in legno sarebbe quello di un Cristo alla colonna, ma la testa è diabolica.

Di Manfredo si racconta che a volte si aggiri ancora in questa zona.

lanfranco_small

Se vedete un religioso col cappuccio alzato, che si reca verso San Nazaro, fate quattro passi con lui e intanto ammirate le splendide case di via Pantano.

100_7627

via pantano

  Continua

La strana storia della figlia di Bernabò Visconti – (Tanto tempo fa)

A fianco della chiesa di San Giovanni in Conca c’era il palazzo di uno dei due Signori di Milano, Bernabò Visconti.

Visconti_Barnabò

Questi si era diviso il potere con il fratello Galeazzo II, dopo che insieme avevano avvelenato l’altro fratello, Matteo.

220px-Visconti,_Galeazzo_II

220px-Visconti,_Matteo_II

Bernabò aveva sposato la nobildonna veronese Beatrice Regina Della Scala, alla quale dobbiamo il nome del nostro maggior teatro.

Bernabò_e_Beatrice_Visconti

Infatti la Signora fece costruire la chiesa di Santa Maria alla Scala, che fu demolita nel Settecento per realizzare il tempio della lirica. Perciò, quando parliamo della Scala, ricordiamo l’antica Signora di Milano, moglie di Bernabò.

s maria alla scala

scala

Il Visconti era probabilmente molto legato alla moglie, il cui mausoleo si trova ora al Castello Sforzesco, accanto a quello del marito.

regina della scala

mon bernabog

Da lei ebbe diciassette figli…ma molti di più furono quelli naturali, almeno venti riconosciuti. Il numero è per difetto!

CicognaGemelli2

Due furono le passioni private di Bernabò: le donne e…i cani. Il suo palazzo, che si trovava dove ora ci sono in parte l’Hotel dei Cavalieri e la sede dell’INPS, in piazza Missori, era conosciuto come la Ca’ di Can.

ancora ca can

demol ca can

Bernabò aveva più di cinquemila cani e molti vivevano, appunto, nel suo palazzo.

_carica101

Altri erano dati “in affido” ai sudditi perché fossero nutriti e curati, con pene severissime per chi non li avesse trattati bene. Servivano prevalentemente per la caccia ai cinghiali, molto diffusi nelle campagne attorno a Milano, ma anche come deterrente feroce per i sudditi.

Caccia medievale

cane pericoloso

L’altra passione del Signore erano le donne, tanto che si diceva “de chi e de là del Po tôt fioi del Bernabò”.

Image47

Da una di queste amanti, Giovannola, nacque, nel 1353, una figlia, riconosciuta dal Signore e cresciuta a Palazzo, protagonista di una misteriosa storia della Milano del Trecento.

babi con cane

Bernarda, questo il nome della bimba, crebbe senza la madre, allontanata per una presunta liason con un nobile.

shakespeare-02310

Molto bella e seducente, con i capelli biondo-oro e un temperamento vivace e impertinente come quello materno (e forse oggetto di un interesse non solo paterno da parte di Bernabò), fu fatta sposare a quattordici anni con un nobile signorotto della Bergamasca, Giovanni Suardo, del Castello di Bianzano.

casstello di bianzano

Non fu un matrimonio felice e la ragazza tornò a Milano, dove visse nella Rocca di Porta Romana. Fu scoperta. però, tra le braccia di un certo Antoniolo, dalle cronache descritto come un seduttore più bello che intelligente.

sesso-medioevo-228151_tn

Bernabò, accecato dall’ira (temeva di perdere l’alleato bergamasco o la figlia?), fece impiccare lui e incarcerare, dopo tortura, nella rocca di Porta Nuova, lei, per farla morire di stenti, nutrita solo con poco pane e acqua.

Milano,_Porta_Nuova_dove era rinchiusa Bernarda 1

pane-e-acqua_

Le fu messa accanto sua cugina Andreola, figlia di Matteo e badessa del Monastero Maggiore, anch’essa condannata a morte per aver avuto una relazione amorosa, come avverrà anni dopo per la Monaca di Monza.

monaca_di_monza

Riuscirono a sopravvivere sette mesi, nutrite di nascosto da mani caritatevoli. Infine morirono di consunzione e di stenti, in completa solitudine, separate infine, perchè la morte fosse ancora più disperata.

Is This a Real Ghost?

Fine della tragica storia di Bernarda? Assolutamente, no! Il mistero inizia ora.

Qualche mese dopo la sua morte, la ragazza venne vista in diverse zone di Milano e in altre città, tra le quali Bologna e Firenze.

whitelady

Bernabò, sconvolto da queste notizie a dir poco inquietanti, fece riesumare il corpo di Bernarda, per accertarsi della sua morte.

20140921_tomba

Il corpo, già in decomposizione, viene riconosciuto come quello della giovane. In seguito però ella riappare dicendo di essere Bernarda Visconti. Molti la riconoscono ed è tanto viva da sposarsi a Firenze con un uomo presentatole da una sua cugina.

matrimonio

Fine della storia? Assolutamente, no!

Nel frattempo Bernabò è morto, imprigionato dal nipote Gian Galeazzo, figlio di Galeazzo II, nel Castello di Trezzo, ultima dimora tanto inquietante da essere stata visitata dalla troupe di “Mistero”.

trezzo

fantasma-Castello-Visconteo-Trezzo-

http://www.video.mediaset.it/video/mistero/puntate/215514/il-castello-di-bernabo-visconti.html

Il “fantasma” di Bernarda, invece, nel 1407 compare a Dalmine dove, davanti ad un notaio che ne accerta l’identità, cede alcuni beni, portati in dote, ai parenti del suo ex marito in cambio di una cospicua somma di denaro.

forziere

Anni dopo si parlò di una clamorosa truffa, ma della donna (un’antenata di Eva Kant?) non si seppe più nulla.

Eva-Kant_socialmeta_image

Si dice che qualche volta Bernarda esca ancora per le strade di Milano e passeggi per Santa Radegonda e Porta Romana.

eva

Fine della storia? Assolutamente non lo sappiamo!

San Giovanni in Conca, il “dente rotto” di piazza Missori – (dove)

Lo chiamano il “dente rotto”.

dente rotto

A ridurre così la chiesa di San Giovanni in Conca non sono stati i vandali o i bombardamenti dell’ultima guerra, bensì i cazzotti che ha preso dai progetti urbanistici che avrebbero voluto demolirla per realizzare ampie strade nel centro cittadino…riuscendoci quasi del tutto.

dente rotto

Sembra quasi che il cavallo del monumento di piazza Missori, senta tutto il peso e la stanchezza, non solo delle battaglie risorgimentali, ma anche dei mutevoli voleri che hanno continuamente cambiato faccia a questa piazza.

IMG_5212_-_Milano_-_Monumento_al_gen._Missori_(Riccardo_Ripamonti,_1916)_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto_-_17-Febr-2007

la statua “el caval de brum”

Fortunatamente si è salvata, sotto il “dente”, la cripta dove ci sono radici romane e, probabilmente, quelle di un Mitreo, un luogo di culto sotterraneo dedicato al dio persiano Mitra.

mitra louvre

Anche il termine “conca” potrebbe far pensare a un avvallamento primitivo del terreno, una conca appunto, e questo potrebbe confermare l’ipotesi di un antichissimo Mitreo.

mitra grotta

https://www.youtube.com/watch?v=Xbe0OjxXYOA

Ancora oggi è visitabile, grazie ai volontari del TCI, la cripta romanica della chiesa, che contiene alcuni reperti di una Domus romana; altri sono conservati al Civico Museo Archeologico, come il bel pavimento decorato a mosaico con animali.

mosaico_conca2

La nostra chiesa sorse quindi sopra precedenti edifici e fu molto grande e importante: infatti serviva anche, nel primo periodo comunale, per le assemblee del popolo, che si tenevano preferibilmente in luoghi sacri e coperti.

s giov ricostruzione

Ma le continue scosse del terremoto, che sconvolse per quaranta giorni Milano nel 1107, fecero ritenere più prudente riunirsi all’aperto, nei diversi, successivi Broletti.

Palazzo della Ragione con successivo sopralzo austrico

Broletto Nuovo di piazza Mercanti

 

San Giovanni in Conca fu una chiesa molto importante anche sotto l’aspetto religioso e politico. Venne dedicata a San Giovanni Evangelista che, secondo la tradizione, fu gettato in una conca piena di olio bollente, che però venne raffreddato da un improvviso, violento acquazzone, tanto che il Santo potè uscirne illeso. Da qui l’uso, che ricorda un po’ quello dell’acqua a San Calimero, di far bollire sul sagrato pentoloni di olio per propiziare la pioggia nei periodi di siccità.

SGiovanni

Questa chiesa ricoprì anche un importante ruolo ai tempi di Bernabò Visconti, Signore di Milano. Quando, verso la metà del 1300, si spartì la città col fratello, a Bernabò toccò la parte sud-est con l’intero sestiere di Porta Romana.

viscontiB

Bernabò Visconti

Bernabò elesse la chiesa a cappella gentilizia, essendo molto vicina al suo palazzo, che divenne famoso col nome di Ca’ di Can (nel prossimo “Tanto Tempo Fa” racconteremo delle due passioni del Signore: le donne e i…cani).

ca di can

la chiesa e, a destra, la Ca’ di Can

All’interno della chiesa fece porre il proprio monumento funebre equestre, che oggi possiamo ammirare al Castello Sforzesco, proprio accanto all’altare, in quanto Bernabò si riteneva: “Papa et Imperator ac Dominus in omnibus terris meis”...un tantino bauscia!!

mon bernabog

Milano_-_Castello_sforzesco_-_Bonino_da_Campione_(sec._XIV)__Tomba_Bernabò_Visconti_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto_-_6-1-2007_-_08

Il nostro bel San Giovanni, poi, non fu risparmiato dagli interventi umani: dopo vari rifacimenti minori, venne sconsacrato e spogliato dei vari, preziosi arredi da Napoleone; il suo campanile fu utilizzato dal medico Pietro Moscati come osservatorio astronomico e meteorologico, per studiare gli effetti delle condizioni ambientali sulla salute. Il suo ritratto è conservato nella Quadreria dei Benefattori della Ca’ Granda di via Francesco Sforza.

campanile demolendo

moscati pietro

Divenne quindi prigione e poi “garage” per le carrozze del Vicerè austriaco, distrutte poi durante le Cinque Giornate.

carrozza 5 giorn

5 gionate

A ridurlo un dente rotto, furono poi, come già detto, i piani regolatori di fine Ottocento e e di metà del Novecento; la chiesa venne dapprima accorciata, per aprire l’attuale via Mazzini, e venduta alla comunità Valdese.

missori-1916

S Giovanni in conca 1925

cartina

valdese corta

Nei primi anni Cinquanta, infine, fu deciso di abbatterla per aprire la via Albricci.

lavori per aprire via Carlo Alberto da piazza Missori demolizione S Giiovanni 1949

La facciata fu smontata e rimontata sulla nuova chiesa Valdese di via Francesco Sforza (dove si trova tuttora), mentre di San Giovanni si sono salvati solo la cripta sotterranea, l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano, e i pochi resti dell’abside, che vediamo nello spartitraffico.

san_giovanni_in_conca in pzza missori e in Francesco Sforza2 san_giovanni_in_conca prima e dopo1

https://www.youtube.com/watch?v=Z-AwIwQ_ozY

E ora il “dente” è lì, carico di storia, in mezzo ai tram di piazza Missori.

dente cariato gatm missori

Ma se scendete nella sua cripta vi sembrerà di entrare in un altro mondo.

100_5245

100_5247

Apertura dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 17.30. Ingresso gratuito.

http://www.apertipervoi.it

Quattro passi da San Calimero

Usciti dalla chiesa di San Calimero, facciamo quattro passi nella zona vicina, iniziando, se possibile, dai resti dell’area cimiteriale, di difficile accesso, dominati da un piccolo campanile curiosamente sghembo.

100_7508

100_7491

Un bel portale romanico con una doppia fila di mattoni, intervallata da una piccola striscia di pietra, ci introduce in un lungo cortiletto dal quale si possono ammirare sul fianco della chiesa alcune lapidi sepolcrali di varie epoche.

100_7485

DSC_0784

Fra le poche lapidi rimaste, spicca quella del Cavalier Tempesta, al secolo Pieter Mulier, un pittore fiammingo del 1600.

100_7489

Nei suoi quadri dipingeva soprattutto mari in tempesta e navi in balia delle onde. Nella sua storia c’è il presunto uxoricidio, per il quale venne condannato e incarcerato per diversi anni, nei quali potè continuare a dipingere.

tempest

tempesta

Riottenuta la libertà, viaggiò per l’Italia, in cerca di ispirazione. Ma nei suoi quadri, anche se di soggetti bucolici, sullo sfondo si ammassano nubi tempestose.

nuvoletemp

bucolico con nubi

Stabilitosi a Milano, volle essere sepolto in San Calimero. Forse la sua sensibilità di artista aveva spinto il Cavalier Tempesta, tormentato dalle burrasche che aveva vissuto, a cercare rifugio eterno vicino ad un’acqua più tranquilla e miracolosa, come quella di San Calimero.

cav. temp

Tranquilla, a parte le biciclette che, a volte, vanno troppo veloci in area pedonale, è la piazzetta vicino alla chiesa, dove, come a San Lorenzo, opere di wall-art sul muro di cinta del monastero della Visitazione accostano antico e moderno, sacro e profano.

p. Cardinal Ferrari

cardinal ferrari

DSC_0546

100_6083

I volti di personaggi legati a Milano sono dipinti in un raffinato color seppia, in contrasto col colore dei murales che vivacizzano la facciata dell’ ex canonica, attigua all’Archivio Storico Diocesano.

100_6088

Il muro di cinta del monastero della Visitazione nasconde il convento di clausura, costruito nel 700 al posto della fatiscente Casa delle “zitelle” voluta da San Carlo Borromeo per le bambine orfane a causa della peste.

esterno monastero della Visitazione

monastero Visitandine

Aperta a tutti, con orari limitati, è la chiesa di S. Maria della Visitazione del XVIII secolo con facciata neoclassica, monumento nazionale e santuario cittadino.

DSC_0796

Due anni fa, in occasione dei trecento anni di vita del monastero, è stato pubblicato un libro ricco di riferimenti storici, artistici e fotografici, a cura di Bruna Massari  Falconieri, medico delle suore, una delle due sole persone che entrano in contatto con loro.

un'oasi dello spirito

All’interno si trova oltre al giardino, un raro orto botanico, forse il più bello e grande della città, purtroppo non visitabile per le regole della clausura.

chiostro monastero della Visitazione

Tutta questa zona, un tempo, era ricca di acque e alberi; le leggende parlano di raduni di streghe, dove oggi c’è via Quadronno, nella notte di Valpurga (forse il celtico Beltaine?), alla vigilia del 1° Maggio.

Nel corso dei secoli la zona ha  trovato pace e serenità con la presenza  di monasteri, luoghi di cultura e di cure.

Sulla piazza Cardinal Ferrari si apre l’Istituto Marcelline, che prendono il nome dalla sorella di Sant’Ambrogio, Marcellina. E’ stato fondato nel 1854, in pieno Risorgimento, da monsignor Biraghi con l’intento di educare e istruire le fanciulle nel loro futuro di donne colte e nello tempo stesso materne.

foto-storica-istituto marcelline

collegio Marcelline

scuola-marcelline

DSC_0759

L’istituto continua ancora oggi la propria opera secolare accogliendo studenti piccoli e grandi, l’Accademia di danza ucraina e ampliando l’impegno sociale con gli anziani ospiti del Centro Diurno Integrato.

il cortile delle palme 1

Accanto alle Marcelline si trova l’ospedale Gaetano Pini che tutti conosciamo. Per l’anniversario della sua fondazione si è rifatto il look  con dei murales d’autore.

100_6092

DSC_0753

Tornando verso San Calimero non dimenticate di dare un’occhiata a due palazzi,  risalenti alla fine degli Venti, opera dell’ architetto Giuseppe de Finetti.

La Casa della Meridiana, in via Marchiondi, stupisce per la varietà della sua facciata, realizzata in un insieme di “ville sovrapposte”.

100_7512

100_7514

E sbirciando dai cancelli sul fondo della via si può vedere ciò che resta del famoso giardino dell’ Arcadia del Settecento

DSC_0787

Giardino dell’Arcadia

In contrasto con la varietà di stili della casa della Meridiana é l’edificio bianco e lineare, anch’esso opera dello stesso architetto, che si affaccia sulla piazza.

100_7518

100_7519

Se c’è tempo, poi,  ci si può fermare per un caffè, un piccolo piatto sfizioso, un buon bicchiere di vino in uno dei localini vicino a San Calimero: faranno sentire aria di vacanza in un giorno in città!

re-fosco-bar

DSC_0793

E’ nato prima l’uovo o…il pulcino?

_calimero_pose_19.psd.3

Quando si parla di Pasqua, subito pensiamo alla primavera e alle allegre, colorate uova di cioccolato.

primavera uccelli pasqua

uova e fiori

Perchè, ci siamo chiesti, l’uovo è così rappresentativo di questa festività? Abbiamo fatto un po’ di ricerche e ci siamo inoltrati in una serie di notizie un po’ intriganti e misteriose.

Innanzi tutto la data della Pasqua è legata alla Primavera; cambia ogni anno perchè coincide con la domenica successiva al plenilunio dopo l’equinozio del 21 marzo. La Luna regola tanti cicli della Natura e all’equinozio c’è il perfetto equilibrio tra la luce del giorno e il buio della notte, tra le forze opposte e complementari. Un accostamento molto affascinante…

luna-e-piante

Ostara equinozio di primavera

Tutti i popoli antichi celebravano l’arrivo della Primavera e la rinascita della natura; molti (Persiani, Cinesi, Egizi, ecc.) usavano regalare uova per augurare prosperità e propiziare la fertilità.

festa di primavera

I Romani coloravano le uova di rosso e le mettevano, come fossero semi, sotto il terreno per favorire i raccolti.

uova rosse

Così in Grecia, ancora oggi, si usa festeggiare la Pasqua mangiando uova colorate di rosso con l’acqua di cottura delle barbabietole.

Uova grecia

Pasqua Atene

Il coniglietto di origine anglosassone, Easter Bunny, aveva regalato alla dea della Primavera delle uova colorate, facendola felice.Ecco perché anche da noi, oggi, buffi coniglietti di cioccolato ci augurano Buona Pasqua accanto agli ovetti colorati.

coniglietto_pasqua

Primavera…Pasqua: il Cristianesimo celebra in questo periodo la Resurrezione, la rinascita ad una “nuova” vita portata dal Redentore.

uovo

Sabato Santo 2012_clip_image003

Un uovo attrae la nostra attenzione nella Pala di Montefeltro, esposta a Brera; nel Medioevo si credeva che l’uovo di struzzo, che vediamo nel dipinto, si autofecondasse. Diviene quindi simbolo dell’Immacolata Concezione di Maria. Intrigante è l’uovo rosso in mano alla Maddalena, che compare in molte sue raffigurazioni. La leggenda narra che la Maddalena andò da Tiberio per annunciare la Resurrezione di Cristo. L’Imperatore le rispose che era più probabile per un uovo diventare rosso piuttosto che un uomo potesse resuscitare. Un uovo che la Maddalena prese in mano divenne istantaneamente rosso.

piero_della_francesca pala

Pala di Montefeltro di Piero della Francesca

maddalena con uovo rosso

Fin dalla antichità le genti si sono ispirate all’uovo per affrontare i grandi temi come l’origine del Cosmo e della Vita.

cosmobibbia

uovo simbolo di vita

Infatti l’uovo viene deposto da un essere vivente, il guscio appare inerte e privo di vita, poi si schiude e ne esce un piccolo essere vitale…Come non essere affascinati e pieni di meraviglia?

uovo vita

In più, pochi anni fa, ci è messa anche la NASA, supponendo una forma a uovo del Cosmo e…siamo tornati al punto di partenza.

big bang

Big Bang?

yinyang

L’uovo è dunque perfettamente idoneo ad essere caricato di simboli e leggende; ma allora è nato prima l’uovo o il pulcino? Abbiamo trovato la soluzione da proporre ai bambini o a chi ha molta “pazienza”, magari dopo i pranzi di Pasqua e Pasquetta. Provate con questo gioco!

uovo-scomposto

forme

Sulle tavole di Festa non mancheranno ovviamente le uova: la milanesissima insalata cont i ciapp, uovo sodo tagliato a metà, che ricorda un beneaugurante lato B, la torta pasqualina o il pane casatiello e il cocoi, che hanno incastonate uova sode intere.

insalata-con-fiori-edibili-e-carote-multicolore-320x320

torta-pasqualina

pane-pasquale-con-l'uovo

Coccoi-di-Pasqua-con-uovo

Poi ancora uova di cioccolato, colomba, dolci regionali come la pastiera…c’è da diventare pieni come un…uovo!

colomba pasq

pastiera-napoletana

Se mangeremo troppo, cosa c’è di meglio di un po’ di fitness col Pulcino Pio, che si prepara ad affrontare di nuovo il trattore prepotente?

Pulcino-Pio

Buona Pasqua a tutti, anche da Belisama e dal Dinosaurino di Passipermilano!

18026180-illustrazione-di-vettore-del-fumetto-dinosauro

alberi-di-pasqua-per-decorare-la-casa-

Week-end di Pasqua

Qualche idea per il prossimo week-end:

 

Domenica 5 aprile (prima domenica del mese) i musei statali (a Milano sono statali la Pinacoteca di Brera e l’Ultima Cena) e civici saranno ad ingresso gratuito.

Visite (guidate e non)

“Dentro il Duomo”: visita guidata all’interno del Duomo e per scoprire le statue conservate nel Museo e le loro storie, insieme ai pezzi più preziosi.

Sabato 4 aprile ore 11 – 12, ritrovo dei partecipanti sotto i portici di via dell’Arcivescovado 1. Prenotazione obbligatoria: visita@duomomilano.it – Euro 8

Museo-del Duomo

 “Exodus al Museo Egizio”: visita guidata alla scoperta delle tradizioni religiose egizie e del passaggio al’Aldilà, ricordando la fuga degli Ebrei dall’Egitto, che dà inizio alla ricorrenza della Pasqua ebraica

Domenica 5 aprile ore 16 – 17. Castello Sforzesco, piazza Castello. Prenotazione obbligatoria: 0220404175 costo Euro 13 (visita guidata+ingresso museo)

_-_Museo_egizio_-

“Ecce Homo”: della quale abbiamo già parlato in questo articolo. Consigliata.

“Città segreta”: pausa pranzo con panino e visita guidata alla scoperta del  rinascimentale Palazzo Pozzobonelli-Isimbardi, nel centro storico della città.

Martedì 7 aprile ore 13 – 14 via Piatti 4. Prenotazione obbligatoria: 3473661174. Costo Euro 20 compresa la consumazione.

palazzo Isimbardi

I mercatini

“Fiera dell’Angelo”: 200 bancarelle di fiori, piante, animaletti e altro animeranno le strade intorno alla chiesa di Sant’Angelo e all’annesso Convento dei Frati Minori.

Lunedì 6 aprile – intera giornata.

Bancarelle a Sant'Angelo

” Il Mercatino di Primavera”: decine di casette di legno presentano oggetti e prelibatezze lombarde e trentine, il vetro soffiato e prodotti in legno e rafia, laboratori creativi e uova di Pasqua.

Fino al 12 aprile ore 9 – 19,  in piazza Portello

Piazza Portello_Mercatini Primavera

“MEC”: doppio appuntamento per il mercato enogastronomico di prodotti dell’ Oltrepò, del Pavese e della Lomellina nella Corte vicina all’Abbazia romanica di Morimondo e, contemporaneamente, nello spazio verde antistante la Certosa di Pavia. Si potranno  incontrare i produttori e  degustare le loro proposte; nello stesso tempo questa iniziativa è anche l’occasione per  riscoprire l’arte e la cultura di luoghi vicini a noi.

lunedì 6 aprile, ore 9 – 18

morimondo (1) Certosa di Pavia

Concerti

 “Via Crucis di Franz Liszt

Chiesa di S. Sebastiano- via Torino 28

Giovedì 2 aprile, ore 18.15 – Ingresso a offerta libera.

Locandina-Liszt 2)

“Oratorio di Pasqua” dell’ ensemble “La Verdi Barocca”, resurrezione bachiana

All’Auditorium di largo Mahler,  tel. 0283389401

Lunedì 6 aprile, ore 18 – Euro 25/10.

Verdi_e_coro2

“Ecce Homo”: una mostra da vedere in una location da non perdere

Vi proponiamo un mini-itinerario che vi permetterà di vedere una mostra di arte sacra del famoso pittore americano del Novecento, William Congdon, in uno spazio espositivo imperdibile, la Biblioteca Umanistica accanto alla chiesa di Santa Maria Incoronata, in corso Garibaldi.

image Congdon

100_7567

http://www.congdonfoundation.com/ITA/WILLIAM_CONGDON_-_ECCE_HOMO.html

La sala della mostra è un capolavoro dell’architettura lombarda del Quattrocento, splendidamente restaurata, ed è visitabile solo su appuntamento o in occasione di iniziative culturali di particolare rilevanza, come questa.

100_7559

100_7558

http://www.santamariaincoronata.it/storia-biblioteca-umanistica/

Infatti i 14 Crocifissi di Congdon (un altro è esposto fino al 24 maggio nella chiesa di San Raffaele), dipinti tra il 1960 e la fine degli anni Settanta, testimoniano le parole dell’Autore: “la figura umana non è più da vedere o da dipingere separata dalla Croce”.

Crocefisso a S. Faffaele

Crocifisso esposto nella chiesa di San Raffaele

100_7566

100_7565

100_7561

In queste parole ritornano tutto il dolore e la disumanità che il Maestro aveva incontrato quando, da soldato americano, aveva partecipato attivamente alla liberazione del lager nazista di Bergen Belsen, esperienza che lo aveva segnato umanamente e artisticamente.

Congdon a bergenbelsen3

testimonianza di Congdon

Anche il contesto architettonico della Biblioteca, senza più libri, perché razziati da Napoleone, e mai resi, è tutto da ammirare. La sua storia è stata quanto mai varia e travagliata; ora, per fortuna, accuratamente restaurata, mostra tutta la sua bellezza.

100_7571

100_7570

Siamo accanto alla chiesa di Santa Maria Incoronata, famosa per essere formata da due chiese gemelle attigue, che nei secoli sono state unite all’interno.

100_7551

interno incoronata

http://www.santamariaincoronata.it/intro-una-storia-di-milano/

La più antica (quella di sinistra guardando le facciate) fu fatta costruire da Francesco Sforza per celebrare la sua incoronazione a Duca di Milano, la seconda fu voluta, nove anni dopo, da sua moglie Bianca Maria Visconti per rendere manifesto ai sudditi come fosse saldo il loro vincolo.

100_7557

lui

100_7556

lei

Guardando questa chiesa ci è venuto spontaneo un sorriso: i coniugi Sforza ci perdonino l’ardire, ma questa facciata doppia ci ha fatto ricordare la spalliera di un enorme letto matrimoniale e il piccolo biscione nel mezzo il frutto politico di questa unione.

Francesco Sforza

Bianca Maria Visconti

Bianca Maria

biscione incoronata

All’interno della chiesa soffermiamoci, in particolare, sull’affresco del Crocifisso del Torchio, attribuito al Bergognone, raffigurazione insolita e carica di significato, più frequente nell’Europa del Nord.

Milano,_chiesa_di_S._Maria_Immacolata_-_''Cristo_sotto_il_torchio''_-_affresco,_Borgognone_(attr.)_-_1528

https://www.youtube.com/watch?v=oN3KA5ybgIg

La chiesa dell’Incoronata è vicinissima a piazza Gae Aulenti, a tutta la zona di Garibaldi e corso Como: perché non fare quattro passi per tornare dal 1400 al 2015? Buon viaggio nel tempo!

100_7576

Orari di visita della mostra, con ingresso libero:

Apertura fino all’ 8 aprile.

Dal lunedì al venerdì ore 16.30 – 19.30

sabato 10.30 – 12.30 e 15.30 – 19

domenica (anche Pasqua) 15.30 – 19

lunedì di Pasqua stessi orati del sabato.

Il Crocifisso esposto nella chiesa di san Raffaele sarà visibile fino al 24 maggio, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18.30, sabato e domenica dalle 15.30 alle 18.30