In questi nuovi itinerari, i nostri passipermilano ci porteranno a vedere alcuni edifici “alti” e “altissimi” della nostra città, che diventa sempre più verticale.
Ci fermeremo davanti a qualcuno di essi, mentre passeggiamo, per guardare anche come sono inseriti nello spazio urbano circostante, edifici tra gli edifici, e come sono vissuti, abitati, attraversati dalla gente.
Iniziamo il nostro primo itinerario “all’insù” dalla Torre Velasca, che coi suoi 106 metri di altezza e 25 piani di uffici e abitazioni, supera di molto tutti gli edifici vicini.
Si trova in piazza Velasca 5, in pieno centro storico, a due passi da piazza Missori, dalla Ca’ Granda e poco lontana dal Duomo.
È stata progettata negli anni Cinquanta dallo Studio BBPR (Belgiojoso, Peressutti, Rogers), rimasto orfano di uno dei suoi soci fondatori, quel Banfi morto nel campo di Mauthausen – Gusen.
Ripresa l’attività nel dopoguerra, gli architetti dello Studio BBPR hanno mantenuto sempre vivo il legame con la storia, partecipando alla ricostruzione, ristrutturazione e allestimenti di tanti edifici come il Castello Sforzesco, la Ca’ Granda…
Se guardiamo la Torre Velasca, vediamo come la memoria entri nell’architettura; nell’insolita struttura a fungo ritroviamo echi della Torre di Bona di Savoia del Castello.
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Anche il nome “torre” vuole rendere omaggio alla tradizione milanese e creare continuità col passato. Guardiamo questa foto: la Velasca sembra la torre di un nuovo spazio urbano dove le mura sono altri edifici.
La Torre Velasca è lontana dall’idea dei grattacieli americani. È un grattacielo milanese.
I pilastri, che la percorrono a vista, si piegano e si allargano per sorreggere la parte superiore più ampia, destinata ad abitazioni, tanto da essere soprannominati dai vecchi Milanesi “giarrettiere”.
La Torre Velasca ha ricevuto consensi, ma anche tante critiche, fin dalla sua realizzazione. Ha “partecipato” a diversi film, tra i quali “Milano calibro 9″ e “Il vedovo”, con Alberto Sordi.
Guardiamo questa foto e ci accorgiamo che la Velasca non è la sola torre del centro storico, vicino al Duomo.
Poco lontano, in piazza Diaz, sulle macerie di un quartiere vecchio, colorito, malfamato, il Bottonuto, sorge infatti, dalla fine degli anni Cinquanta, la Torre Martini.
Palazzo per uffici, ha in cima una bella Terrazza Bar, quasi un anticipo della Milano da Bere degli anni Ottanta. Ora vi si organizzano eventi e si può guardare la città dall’alto, bevendo qualcosa.
Questa torre, che sembra ispirata al Rockefeller Center di NY, dà il meglio di sè se viene inquadrata dalla Galleria.
Alta 80 metri per 15 piani, chiude la piazza, circondata su tre lati da portici, sotto i quali si aprono negozi, locali, e una palestra. La seconda domenica di ogni mese, poi, vi si tiene la mostra mercato di libri antichi, vecchi, curiosi, da collezione e bancarelle di articoli vintage.
Piazza Diaz, nata a partire dagli anni Trenta, avrebbe dovuto essere il perno della city direzionale in pieno centro storico. Vi si trovano palazzi importanti come l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (piazza Diaz 6) di P. Portaluppi, con un corpo più basso e una torre porticata.
In mezzo alla piazza, ora sotto un’aiuola verde, si trova il primo parcheggio sotterraneo di Milano, costruito tra il 1953 e il ’56. Allora in Centro si andava in macchina!
Il monumento ai Carabinieri, in acciaio, opera di L. Minguzzi, si perde un po’ in questa grande piazza, nascosto in parte dal verde.
Piazza Diaz ha un che di squadrato, un rettangolo con vie laterali che danno movimento. Era stata soprannominata “il robottino”: la piazza rappresenta il busto, le braccia sono le vie Giardino e Rastrelli, le gambe le vie Gonzaga e Baracchini.
Sul lungo collo, via Marconi, si trova l’ingresso del Museo del Novecento, in uno degli edifici dell’Arengario, con opere imperdibili del Secolo Breve.
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E la testa di questo robot? Non poteva essere che piazza del Duomo, con le sue guglie e la Madonnina. I suoi 108,50 metri sono stati per molto tempo l’altezza insuperata e insuperabile dei grattacieli di Milano.