Passipermilano? Primo itinerario nel cuore della nostra città per chi viene la prima volta

È una bella passeggiata dedicata a chi viene nella nostra città e si ferma solo poche ore; certamente possiamo anche noi accompagnare questo amico per riscoprire luoghi tanto familiari che quasi non li “vediamo” più.

La mattinata di questo giorno da turisti possiamo dedicarla al “centro” e fare quattropassi nella Milano di oggi, tra luci e ombre, lussi e povertà, palme e dissuasori, per cercare tracce del suo passato, dalle origini leggendarie alla civiltà romana e cristiana, dalle cadute alle rinascite, che ci hanno portato fin qui.

Troviamoci, ovviamente, in Piazza del Duomo, luogo simbolo e cuore di Milano (per la sua storia rimandiamo agli articoli precedenti, per gli interni… lavori in corso).

Se la giornata è bella, ma anche il cielo grigio ha il suo fascino tra le guglie, possiamo salire a piedi (Euro 9, ridotto 4,50) o con l’ascensore (Euro 13, ridotto 7) sulle terrazze del Duomo, camminare sul tetto in pendenza e guardare la nostra città dall’alto, come fanno le tremila statue tra angeli e demoni, santi e peccatori, animali e cose.

Un tempo sulle terrazze si facevano anche scampagnate, ora non più, ma il cielo è proprio lì, da toccare con un dito e i suoni della città sono echi lontani.

Se, invece, di andare in alto, preferite esplorare i sotterranei, si può scendere, dall’interno del Duomo (Euro 7, ridotto 3 – con visita anche degli interni e del Museo), al Battistero di San Giovanni alle Fonti dove il “tedesco” Ambrogio, nostro protettore, battezzò, alla vigilia della Pasqua del 387, il nordafricano Agostino d’Ippona; erano entrambi cittadini dell’Impero Romano e al melting pot noi milanesi siamo abituati.

Scesi, o risaliti, dal Duomo, andiamo verso la Galleria, il Salotto in vetro, ferro e marmo intitolata a Vittorio Emanuele II, primo Re dell’Italia unita.

A lui sono dedicati anche la statua sulla piazza e il corso che ci accompagna verso San Babila.

I milanesi, però, un po’ indipendenti per carattere, sono soliti fare tre giri scaramantici col tacco sugli attributi del toro, simbolo della Torino capitale di un tempo, nell’Ottagono della Galleria.

Due piccoli consigli prima di raggiungere piazza della Scala: 1) date uno sguardo verso il lato Duomo per vedere l’Arengario fare da cornice alla Torre Martini di piazza Diaz; 2) per una visione insolita della Galleria potete salire da via Silvio Pellico n. 2 sulla passerella in ferro, di circa 550 mq, dalla quale si vedono la struttura del Salotto e un bel panorama coi tetti della nostra città.

https://www.highlinegalleria.com/

Se è tempo per una pausa caffè con brioches fermiamoci da Cracco (al banco circa 3 Euro, ben spesi) e guardiamo sopra le vetrine i due occhi, diversi per colore e genere.

“Lusso” (Prada, Armani, Gucci, Vuitton…), “cultura” (librerie, museo interattivo di Leonardo, Urban Center con info, materiale illustrativo e mostre itineranti gratuiti) e “gusto” di ieri e di oggi (Cracco, Marchesi, il Camparino, Savini, Biffi…) sono in vetrina nella Galleria. Qui i selfie impazzano per essere in una cartolina di Milano.

Eccoci in Piazza della Scala, altro luogo simbolo della nostra città, centro del primitivo insediamento celtico, di forma ellittica, quasi l’uovo da cui sarebbe nata Milano.

La storia del teatro alla Scala è quanto mai interessante e, ovviamente, un po’ misteriosa (ci sarebbe anche “una” fantasma molto famosa. La riconoscete?).

Questo teatro sembra sia nato per una storia di potenti, amanti, forse anche per un delitto. Si racconta, infatti, che nella notte di Sabato Grasso del 1776 il Teatro di allora, sito nel Palazzo Ducale (ora Palazzo Reale), fosse andato a fuoco per la gelosia dell’Arciduca Ferdinando, figlio dell’Imperatrice Maria Teresa, nei confronti della moglie.

Egli aveva, infatti, scoperto un biglietto della consorte ad un nobile per un appuntamento notturno in un palco dopo la festa in maschera. L’Arciduca, infuriato, fece chiudere le porte e appiccare il fuoco al teatro, che era interamente costruito in legno; non si sa come e perchè, però, al posto del rivale abbia trovato la morte nel palco un amico e fidato confidente di Ferdinando…

Lui, Lei

L’altro

L’Imperatrice Maria Teresa, per mettere a tacere lo scandalo e per venire incontro ai milanesi, fece demolire la trecentesca chiesa di Santa Maria alla Scala, voluta dalla moglie di Bernabò Visconti, e, al suo posto, in soli due anni, fu costruito, su progetto del Piermarini, un nuovo teatro, appunto La Scala.

Da allora il teatro è sempre stato al centro della vita culturale e sociale milanese. Entrò anche nella storia del nostro Risorgimento quando i milanesi erano soliti inneggiare “Viva Verdi!” (Viva Vittorio Emanuele Re DItalia!), contro gli austriaci.

La Scala divenne il teatro della borghesia milanese e vide, via via, la nascita della piazza, l’ampliamento dei propri spazi, la ricostruzione post-bellica e, infine, l’attuale ristrutturazione.

Nei suoi 240 anni di vita è riuscita a evolversi nella lettura e nell’allestimento degli spettacoli, contribuendo alla cultura, ai gusti e alle mode a livello internazionale.

La sua Prima, il giorno di Sant’Ambrogio, resta per noi milanesi uno spettacolo-evento e il suo palcoscenico diventa quello di tutta Milano.

Continua…

Torri e grattacieli a Milano: sguardo all’insù tra ieri, oggi e domani (Primo itinerario)

In questi nuovi itinerari, i nostri passipermilano ci porteranno a vedere alcuni edifici “alti” e “altissimi” della nostra città, che diventa sempre più verticale.

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Ci fermeremo davanti a qualcuno di essi, mentre passeggiamo, per guardare anche come sono inseriti nello spazio urbano circostante, edifici tra gli edifici, e come sono vissuti, abitati, attraversati dalla gente.

Iniziamo il nostro primo itinerario “all’insù” dalla Torre Velasca, che coi suoi 106 metri di altezza e 25 piani di uffici e abitazioni, supera di molto tutti gli edifici vicini.

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Si trova in piazza Velasca 5, in pieno centro storico, a due passi da piazza Missori, dalla Ca’ Granda e poco lontana dal Duomo.

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Cortile della Ca’ Granda

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È stata progettata negli anni Cinquanta dallo Studio BBPR (Belgiojoso, Peressutti, Rogers), rimasto orfano di uno dei suoi soci fondatori, quel Banfi morto nel campo di Mauthausen – Gusen.

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lo Studio BBPR al completo

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monumento ai Caduti nei campi di sterminio (BBPR – Cim. Monumentale)

Ripresa l’attività nel dopoguerra, gli architetti dello Studio BBPR hanno mantenuto sempre vivo il legame con la storia, partecipando alla ricostruzione, ristrutturazione e allestimenti di tanti edifici come il Castello Sforzesco, la Ca’ Granda

Pietà allestimento BBPR sala Scarlioni

allestimento vecchia sede Pietà Rondanini (BBPr – Castello Sforzesco)

Se guardiamo la Torre Velasca, vediamo come la memoria entri nell’architettura; nell’insolita struttura a fungo ritroviamo echi della Torre di Bona di Savoia del Castello.

Torre Velasca torre di bona

Anche il nome “torre” vuole rendere omaggio alla tradizione milanese e creare continuità col passato. Guardiamo questa foto: la Velasca sembra la torre di un nuovo spazio urbano dove le mura sono altri edifici.

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La Torre Velasca è lontana dall’idea dei grattacieli americani. È un grattacielo milanese.

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I pilastri, che la percorrono a vista, si piegano e si allargano per sorreggere la parte superiore più ampia, destinata ad abitazioni, tanto da essere soprannominati dai vecchi Milanesi “giarrettiere”.

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La Torre Velasca ha ricevuto consensi, ma anche tante critiche, fin dalla sua realizzazione. Ha “partecipato” a diversi film, tra i quali “Milano calibro 9″ e “Il vedovo”, con Alberto Sordi.

Milano calibro 9

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Guardiamo questa foto e ci accorgiamo che la Velasca non è la sola torre del centro storico, vicino al Duomo.

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Poco lontano, in piazza Diaz, sulle macerie di un quartiere vecchio, colorito, malfamato, il Bottonuto, sorge infatti, dalla fine degli anni Cinquanta, la Torre Martini.

cartolina dopoguerra Bottonuto

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Palazzo per uffici, ha in cima una bella Terrazza Bar, quasi un anticipo della Milano da Bere degli anni Ottanta. Ora vi si organizzano eventi e si può guardare la città dall’alto, bevendo qualcosa.

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Questa torre, che sembra ispirata al Rockefeller Center di NY, dà il meglio di sè se viene inquadrata dalla Galleria.

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Milano

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New York

Alta 80 metri per 15 piani, chiude la piazza, circondata su tre lati da portici, sotto i quali si aprono negozi, locali, e una palestra. La seconda domenica di ogni mese, poi, vi si tiene la mostra mercato di libri antichi, vecchi, curiosi, da collezione e bancarelle di articoli vintage.

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Piazza Diaz, nata a partire dagli anni Trenta, avrebbe dovuto essere il perno della city direzionale in pieno centro storico. Vi si trovano palazzi importanti come l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni (piazza Diaz 6) di P. Portaluppi, con un corpo più basso e una torre porticata.

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In mezzo alla piazza, ora sotto un’aiuola verde, si trova il primo parcheggio sotterraneo di Milano, costruito tra il 1953 e il ’56. Allora in Centro si andava in macchina!

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Il monumento ai Carabinieri, in acciaio, opera di L. Minguzzi, si perde un po’ in questa grande piazza, nascosto in parte dal verde.

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Piazza Diaz ha un che di squadrato, un rettangolo con vie laterali che danno movimento. Era stata soprannominata “il robottino”: la piazza rappresenta il busto, le braccia sono le vie Giardino e Rastrelli, le gambe le vie Gonzaga e Baracchini.

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Sul lungo collo, via Marconi, si trova l’ingresso del Museo del Novecento, in uno degli edifici dell’Arengario, con opere imperdibili del Secolo Breve.

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museo del 900 interno

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E la testa di questo robot? Non poteva essere che piazza del Duomo, con le sue guglie e la Madonnina. I suoi 108,50 metri sono stati per molto tempo l’altezza insuperata e insuperabile dei grattacieli di Milano.

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Continua…