Dolci natalizi in Casa Manzoni

Dopo Casa Manzoni, cerchiamo di conoscere i suoi abitanti anche attraverso i dolci natalizi che amavano: due mogli (Enrichetta e Teresa) e due dolci diversi (la carsenza e il panettone), Alessandro con la cioccolata come comfort food e Giulia, la madre dello scrittore, la vera padrona di casa di via Morone.

 

Se il ritratto del Manzoni rappresenta un personaggio austero, severo, quasi distaccato, le cronache ci raccontano un Alessandro balbuziente (motivo per il quale non parlava in pubblico), facile ad attacchi di panico e a momenti bui, ma goloso, buongustaio e di grandi “appetiti” non solo gastronomici.

 

In una lettera scrisse che, di ritorno da un viaggio e sentendosi molto stanco, si accontentò di un fritto, un po’ di bollito, un assaggio di arrosto oltre, ovviamente, a contorni e dessert… il tutto innaffiato da buon vino; un vero scrittore gourmet. Era anche così amante del cioccolato da esserne quasi dipendente, oggi lo potremmo definire chocolate addicted.

 

Aveva anche la passione per la botanica. Si occupava, infatti, sia delle piante di via Morone sia di quelle della villa di Brusuglio, che la madre aveva ereditato dal compagno.

 

Nelle sue terre sperimentava coltivazioni innovative, che non sempre i suoi contadini capivano, Questa tenuta gli forniva anche molti prodotti alimentari a Km Zero. Lo scrittore era un ottimo camminatore e raggiungeva spesso la villa a piedi percorrendo almeno 15 Km tra andata e ritorno. Cibo sano e movimento, ieri come oggi, sono consigliati per vivere a lungo (il Manzoni visse quasi 90 anni).

 

Una pianta di questa villa ci parla del legame tra Alessandro ed Enrichetta. La giovane donna aveva infatti intrecciato i fusti di due robinie come simbolo della loro unione. Purtroppo la mostra su Manzoni botanico, prevista per dicembre al Museo di Storia Naturale di Milano, è stata rimandata.

 

La tenera Enrichetta amava un dolce contadino, la carsenza, tipica delle festività natalizie. La si può fare anche in casa, oggi come allora. Ecco la ricetta per questa torta manzoniana, magari un’idea per il prossimo Capodanno.

CARSENZA – Dolce tipico lombardo che si festeggiava il primo dell’anno. Ingredienti:
450 grammi farina bianca OO – 100 grammi zucchero da canna – 1,5 bicchiere di acqua – 80 di burro fuso – un cubetto di lievito di birra – 3 mele grandi – mezza confezione di uvette – una confezione di fichi, circa 20 – zucchero semolato q.b. – Burro a fiocchi.
PREPARAZIONE:
Sciogliere il lievito in mezzo bicchiere di acqua e il burro fuso nel forno a micro onde. Impastare farina, acqua, e burro fuso nella planeteria per 5 minuti. Unire all’impasto le mele tagliate a pezzi togliendo solo il torsolo, unire l’uvetta e i fichi tagliati a metà. Amalgamare il tutto. Mettere l’impasto in una teglia di cm. 26 foderata con carta da forno. Lasciare lievitare per 4 ore coperta. Infornare a 200 gradi per 45 minuti dopo aver spolverato lo zucchero semolato e qualche fiocco di burro. Coprire con delle carta stagnola se durante la cottura diventa troppo colorita.
Sfornare, mettere zucchero a velo e servire, tiepida o fredda.” (da Varese News – 13 novembre 2023)

 

Logorata dalle quindici gravidanze, dai salassi e dalla tisi, Enrichetta si spense, a 42 anni, proprio il giorno di Natale del 1833. Aveva scritto in una lettera che le donne sono come un baco da seta e vengono sacrificate per diventare il filo che tiene unita la famiglia.

 

Ormai il Manzoni era uno scrittore di grande fama e onori. Furono proprio le sue opere a fare innamorare di lui la seconda moglie, Teresa Borri Stampa, una ricchissima vedova con un figlio diciottenne. Dopo aver letto i Promessi Sposi, scrisse alla propria madre “Don Alessandro è fatto come il mio cuore vuole”.

 

Era completamente diversa da Enrichetta. Colta, intellettuale, frequentava i salotti, gli artisti più in voga e anche i movimenti politici e filantropici dell’epoca. Viveva appieno la Milano di allora, ricca di cultura e di eventi.

 

Giulia, la madre di Alessandro, aveva capito che il figlio aveva bisogno, oltre che di lei, di una donna accanto. Infatti, nei quattro anni tra un matrimonio e l’altro, il Manzoni aveva avuto una relazione con una ricamatrice da cui era nato un figlio. Giulia favorì quindi il matrimonio con Teresa, anche se molto diversa dalla mite Enrichetta.

 

Il ricordo della prima moglie, però, era sempre presente, quasi incombente. Al ricevimento di nozze Giulia invitò Teresa a indossare uno scialle di Enrichetta e a usare il suo profumo di lavanda (che sapeva di casa) anzichè l’inebriante gelsomino che usava di solito. Inoltre, come dolce di nozze, venne servita la semplice, casalinga carsenza. Ma Teresa non era Enrichetta, nè il personaggio di “Fosca” del film “Viaggi di nozze” di Verdone e, cosi, l’invadente Giulia, che denigrava la nuora con amici e conoscenti, si dovette trasferire al piano superiore di via Morone.

 

Con la nuova moglie fece il suo ingresso in Casa Manzoni il panettone, dolce di pasticceria e non fatto in casa, che Teresa amava gustare anche negli eleganti bar dell’epoca.

 

Molto passionale e golosa come il marito, lo mangiava tutti i giorni e non solo a Natale. Creò persino un verbo per manifestare la propria soddisfazione. Nel suo diario scrisse: “Milano 1850, bene panatonata!”. Panettone e cioccolato, che gustosa accoppiata!

 

Colpita da una grave forma neurodegenerativa, anche se quasi immobile, continuò a ricevere nel suo salotto privato. Si spense a 61 anni nella villa di Lesa, senza la presenza del marito che, visto il caldo del mese di agosto, aveva preferito tornare a Brusuglio.

 

Alessandro le sopravvisse circa 12 anni. Quante volte avrà ripensato al proprio componimento poetico “Autoritratto”, scritto in gioventù? Quali risposte si sarà dato?
” …Poco noto ad altrui, poco a me stesso,
gli uomini e gli anni mi diranno chi sono. “

A presto…

Aspettando Natale: entriamo in Casa Manzoni

A Casa Manzoni, il panettone non mancava mai. Infatti lo si mangiava tutti i giorni, così, almeno, con la seconda moglie Teresa. Ma era veramente sempre Natale in questa famiglia?

 

Siamo andati ad “incontrare” Don Lisander nella sua casa di via Morone 1, dove lo scrittore visse gran parte della sua lunga vita.

 

Alessandro aveva sposato nel 1808 la giovanissima Enrichetta Blondel e in pochi anni erano già nati due figlioletti.

 

La coppia desiderava allargare ancora di più la famiglia e serviva, dunque, una casa adeguata. Lo scrittore aveva quindi acquistato nel 1813 questo palazzetto di tre piani nel centro di Milano, zona VIP, dove abitava l’aristocrazia cittadina.

 

Questa nuova sistemazione soddisfaceva appieno l’onnipresente madre di Alessandro, Giulia Beccaria, che, pur avendolo abbandonato da piccolo per un nuovo amore, Carlo Imbonati, alla morte di questi, lo “ritrovò” vivendo per sempre con lui e la sua famiglia.

 

Scrisse Giulia; “sono contentissima della nuova casa… Ha un aspetto felice sì nell’inverno che nell’estate”. Questa casa aveva anche un bel giardino che ora fa parte delle Gallerie d’Italia.

 

Alla morte del Manzoni, questa casa ebbe qualche cambiamento di proprietà, ma da tempo appartiene al Comune di Milano e ospita il Centro Studi Manzoniani e, dal 1965, il Museo di Casa Manzoni, realizzato dallo Studio de Lucchi.

 

In effetti, andando a visitare questo palazzetto, non entriamo in una casa, ma in un museo, con l’esposizione di oggetti comuni appartenuti allo scrittore, cimeli, quadri, stampe, ed edizioni delle sue opere.

 

Delle dieci sale espositive, solo due conservano un aspetto più domestico: sono la camera da letto al primo piano e lo studio al piano terra. Questo locale, circondato da librerie, è scaldato da un piccolo salotto, da una bella stufa e da un soffitto decorato a cassettoni, appartenuto al precedente proprietario.

 

In una bacheca sono in bella mostra oggetti da scrivania e l’amata tabacchiera.

 

Cogliamo in questo locale due elementi un po’ insoliti che ci aprono un piccolo spiraglio sull’uomo Manzoni. Davanti alla finestra che dà sul giardino, c’è un piccolo tavolino dove Alessandro scrisse parte dei Promessi Sposi; da questo angolino smart working lo scrittore poteva guardare le amate piante o, forse, entrava più luce.

 

Inoltre, nello studio si trova una porta un po’ segreta da dove Alessandro poteva raggiungere, con una scala, direttamente la camera da letto dove trovare un po’ di intimità con la moglie, durante la giornata.

 

Accanto allo studio c’è la stanza dei “giavann” (“stupidotti”, in dialetto milanese) dove Don Lisander incontrava gli amici per chiacchierare; qui visse per qualche tempo anche l’amico fraterno Tommaso Grossi, che fu colui che gli presentò la seconda moglie, Teresa, con la quale, si dice, avesse avuto anche una storia.

 

Al primo piano si trova l’appartamento familiare, nel quale si conserva la camera da letto singola nella quale Manzoni, ormai anziano e vedovo, si spense nel 1873. Questa, purtroppo visibile solo dalla porta, appare piuttosto austera, quasi monacale.

 

Negli altri locali si trovano quadri, cimeli, pubblicazioni delle sue opere (anche in lingue straniere).

 

Peccato che, anche nella sala dove si riuniva la famiglia, non ci sia nulla che richiami un po’ di intimità. Sappiamo da alcuni scritti che spesso Enrichetta qui giocava a mosca cieca con la nidiata di figlioletti, mentre Alessandro e la madre osservavano. Presenti o assenti?

 

Enrichetta scrisse al canonico Tosi: “noi tre siamo perfettamente felici”: lei, la “sposa bambina” che passò la vita tra gravidanze e figlioletti da accudire e morì a 42 anni, proprio il giorno di Natale; Alessandro “con i suoi mali di nervi, le sue angosce nervose più forti che mai” e infine “Madame”, la suocera, piena di acciacchi e definita sempre “la nostra cara madre”.

 

Sappiamo che durante le feste natalizie, e in particolare a Capodanno, a casa Manzoni si mangiava una semplice torta contadina, la “carsenza” di cui Enrichetta, di padre svizzero, era ghiotta. E il panettone? Arriverà con la seconda moglie, la milanese Teresa…

 

A presto…