Facciamo oggi quattro passi in Galleria, guardandola più da vicino e scavando nella storia della sua costruzione.

Sappiamo che è nata 150 anni fa nel clima entusiasta della nuova Unità d’Italia ed è infatti dedicata a Vittorio Emanuele II. Il 7 marzo 1865, sotto una fitta nevicata fuori stagione, il Re pose la prima pietra.

Già qualche anno prima gli austriaci avevano deciso di dare un nuovo assetto a piazza del Duomo, dedicando una strada, vicino alla Cattedrale, all’Imperatore Francesco Giuseppe.

I progetti prevedevano l’abbattimento delle costruzioni fatiscenti del Rebecchino e del Coperto dei Figini per migliorare l’immagine di decoro urbano e rivalutare il patrimonio edilizio.
 il Rebecchino |
 Coperto dei Figini |
La Storia entrò, però, a gamba tesa in questo progetto: le battaglie di Solferino e San Martino (1859) portarono alla cacciata degli Austriaci.

I milanesi “offrirono” a Vittorio Emanuele il progetto della nuova strada.

Il concorso per la progettazione di questa “strada” fu vinto, tra 176 partecipanti, dall’architetto bolognese Giuseppe Mengoni, che concepì un progetto molto nuovo: una grandiosa galleria in ferro e vetro, per collegare piazza del Duomo con quella della Scala.

Per la realizzazione di quest’opera ed il rifacimento di piazza Duomo si dovevano abbattere diversi edifici fatiscenti. Un familiare dell’allora Sindaco si diede da fare comperando a poco prezzo molti di questi stabili per rivenderli maggiorati al Comune.

Un’altra curiosità: per trovare i finanziamenti e coinvolgere i milanesi in questo progetto fu organizzata una lotteria pubblica.

La Galleria non sarebbe stata in effetti la prima di Milano. Già nel 1832 era stata realizzata, in epoca austriaca, la galleria De Cristoforis, che oggi non esiste più, tra la Corsia dei Servi e via Montenapoleone.
Il progetto della nuova Galleria prevedeva un impianto a crociera e la copertura in vetro retinato e ferro a vista, molto di moda anche in Europa e utilizzati, ad esempio, per realizzare il grandioso Crystal Palace a Londra per l’Expo 1851.

Un altro scandalo colpì la Galleria: gli edifici erano più alti di un piano, rispetto al progetto, perchè il Sindaco avrebbe ricevuto delle tangenti dall’impresa costruttrice.

I bracci della Galleria hanno la medesima larghezza ma non la stessa lunghezza: infatti quello che congiunge piazza del Duomo con piazza Scala è più lungo (196 metri circa) rispetto all’altro (105 metri circa). Questo tipo di croce richiama la croce dei Savoia, che vediamo raffigurata nel mosaico al centro dell’Ottagono.

Sotto questo stemma, a qualche metro di profondità, è stata interrata, come d’uso, una cassetta contenente un piccolo tesoro: vi sono custoditi i disegni originali dell’architetto Mengoni, il sigillo di Vittorio Emanuele e diverse monete preziose in corso.

In corrispondenza dei bracci della Galleria, sempre nell’Ottagono, sono raffigurati gli stemmi delle città che sono state le quattro capitali d’Italia: Roma, Milano (in corrispondenza dei bracci lunghi) e Firenze e Torino (in corrispondenza dei bracci corti)
In quest’ultimo stemma è raffigurato un toro rampante. La tradizione, un po’ osè se si pensa che la cerimonia scaramantica avviene nel salotto buono di Milano, tra le griffe più esclusive, vuole che si facciano tre giravolte in senso orario, puntando il tallone destro sugli attributi del toro, ad occhi chiusi.
Un tempo questo rito doveva avvenire il 31 dicembre; ora il povero toro, più volte restaurato nelle parti basse, porta fortuna tutto l’anno.

Non si sa perchè sia nata questa usanza; un gossip di fine Ottocento diceva che il Mengoni avesse voluto provocare le “sciure” milanesi, che riteneva un po’ “freddine”; queste, però, reagirono divertite, con tante piroette sulle parti intime del toro, scandalizzando i benpensanti.

Forse, invece, il gesto, era di buon auspicio per esorcizzare la morte dell’architetto, caduto da un’impalcatura della Galleria, dove era salito per una verifica, il 30 dicembre 1877, proprio alla vigilia dell’inaugurazione dell’arco verso piazza del Duomo.

elaborazione grafica – 1929
La morte di Mengoni è un vero e proprio mistero irrisolto. Molte sono le ipotesi ancora aperte: incidente, suicidio (il giorno prima aveva detto:” La mia missione è compiuta: l’arco è finito“…) od omicidio per mano di un collaboratore, per un “affare” di donne.

Questo non fu il solo avvenimento infausto: infatti anche il Re non potè partecipare all’inaugurazione perchè colpito da una polmonite che ne causò la morte pochi giorni dopo. Nè il progettista, quindi, potè vedere l’inaugurazione della sua opera, nè il Re l’opera che gli era stata dedicata.
Qualche alone di mistero è presente anche nella forma geometrica scelta come centro della Galleria: l’Ottagono è una figura simbolicamente molto forte, propria della croce dei Templari e dei Cavalieri di Malta, e utilizzata anche in architettura come a Castel del Monte, in Puglia, e a Collemaggio, in Abruzzo.
Forse ci sono misteri e oscuri simboli anche nella nostra Galleria…

Certamente la luce illuminava di notte il nostro Ottagono: prima dell’elettricità, arrivata nel 1880/81, un marchingegno faceva accendere le fiammelle a gas alla base della cupola. Infatti queste non venivano accese a mano, ma tramite una sorta di trenino a molla, soprannominato dai milanesi el rattin (topolino) che, correndo su un binario, portava una fiammella che le faceva accendere in rapida sequenza.

http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/10/Quando_rattin_illuminava_Galleria_co_7_101210033.shtml
Dopo 150 anni di storia, usura, grandinate, bombardamenti, la Galleria aveva bisogno di un accurato restyling. Ecco il confronto tra un lato già restaurato e uno in attesa:

Attraverso l’intervento di diversi sponsor, la Galleria è stata sottoposta ad un restauro non solo estetico, ma sono stati anche consolidati molti elementi deteriorati. Fregi, decorazioni, affreschi, stucchi, cementi sono stati via via ripuliti e rimessi a nuovo da restauratori di Assisi, in occasione dell’Expo.
 Europa |
 America |
 Africa |
 Asia |
Dopo un anno di lavoro ininterrotto, 24 ore su 24, utilizzando un ponte semovente su binari per non smontare e rimontare continuamente l’impalcatura, la Galleria, compresi gli archi di ingresso, ora ha colori molto chiari e luminosi.
Il Salotto di Milano è pronto ad accogliere i visitatori,
ma il nostro itinerario continua sui tetti della Galleria...
Un gatto ci aspetta!
