Quattro passi in Galleria (Parte Terza – passeggiando sui tetti)

La storia potrebbe cominciare con “c’era una volta…”

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Riportata dal Corriere qualche tempo fa, racconta di una vecchina che viveva in un sottotetto della Galleria con due gatti neri che girovagavano indisturbati sopra i tetti.

donna con gatti

gatti innamorati

Un giorno la vecchina se ne andò, forse sotto altri tetti, forse molto più in alto; i gatti rimasero, misero su famiglia e continuarono a vivere da signori sopra il Salotto di Milano, aiutati da chi voleva prendersene cura.

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Ora i gatti sono una dozzina ed un nuovo locale, posto fra i tetti della Galleria, ha preso il nome da loro e si chiama appunto “I 12 gatti”.

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Da qualche tempo è possibile anche per noi passeggiare guardando i tetti della Galleria e delle case vicine, percorrendo una passerella con alcune terrazze dove sostare ad ammirare Milano dall’alto, sentendoci un po’ bohemienne, visto che siamo fra abbaini, ed un po’ nababbi, dato che siamo sopra un albergo a sette stelle.

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Seven Star

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L’ingresso per la passerella è in via Silvio Pellico 2; un ascensore porta al quarto piano, dove c’è la biglietteria.

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http://www.highlinegalleria.com/ita/

Appena entrati alcuni pannelli riportano la storia della Galleria raccontata dalla Galleria stessa.

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La passerella è lunga, tra andata e ritorno, circa 500 metri ed è stata costruita sopra quella originale che serviva per i lavori di manutenzione della Galleria. È ben protetta ai lati e ci possono andare anche i bambini; è realizzata in grata di metallo…attenzione a chi porta il tacco 12!

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Siamo a due passi dalla cupola di vetro e possiamo vederla in una prospettiva nuova, guardando, come da dietro le quinte, più il lavoro che c’è alle spalle, piuttosto che la bellezza dell’Ottagono.

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Il panorama ci mostra una città che sale, ma anche il vecchio skyline di guglie e campanili.

La vista

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Sulle terrazze alcuni pannelli raccontano la Milano dell’Ottocento.

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Ma non c’è spazio per la nostalgia, le gru ci parlano di futuro.

pannelli e gru

E le montagne intorno guardano e abbracciano la Milano che cresce.

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Un grosso miao a tutti!

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Quattro passi in Galleria (Parte Seconda – un po’ di storia)

Facciamo oggi quattro passi in Galleria, guardandola più da vicino e scavando nella storia della sua costruzione.

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Sappiamo che è nata 150 anni fa nel clima entusiasta della nuova Unità d’Italia ed è infatti dedicata a Vittorio Emanuele II. Il 7 marzo 1865, sotto una fitta nevicata fuori stagione, il Re pose la prima pietra.

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Già qualche anno prima gli austriaci avevano deciso di dare un nuovo assetto a piazza del Duomo, dedicando una strada, vicino alla Cattedrale, all’Imperatore Francesco Giuseppe.

Franz Joseph

I progetti prevedevano l’abbattimento delle costruzioni fatiscenti del Rebecchino e del Coperto dei Figini per migliorare l’immagine di decoro urbano e rivalutare il patrimonio edilizio.

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il Rebecchino

coperto figini e rebecchino

Coperto dei Figini

La Storia entrò, però, a gamba tesa in questo progetto: le battaglie di Solferino e San Martino (1859) portarono alla cacciata degli Austriaci.

battaglia di Solferino San Martino

I milanesi “offrirono” a Vittorio Emanuele il progetto della nuova strada.

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Il concorso per la progettazione di questa “strada” fu vinto, tra 176 partecipanti, dall’architetto bolognese Giuseppe Mengoni, che concepì un progetto molto nuovo: una grandiosa galleria in ferro e vetro, per collegare piazza del Duomo con quella della Scala.

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Per la realizzazione di quest’opera ed il rifacimento di piazza Duomo si dovevano abbattere diversi edifici fatiscenti. Un familiare dell’allora Sindaco si diede da fare comperando a poco prezzo molti di questi stabili per rivenderli maggiorati al Comune.

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Un’altra curiosità: per trovare i finanziamenti e coinvolgere i milanesi in questo progetto fu organizzata una lotteria pubblica.

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La Galleria non sarebbe stata in effetti la prima di Milano. Già nel 1832 era stata realizzata, in epoca austriaca, la galleria De Cristoforis, che oggi non esiste più, tra la Corsia dei Servi e via Montenapoleone.

Galleria De Cristoforis

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Il progetto della nuova Galleria prevedeva un impianto a crociera e la copertura in vetro retinato e ferro a vista, molto di moda anche in Europa e utilizzati, ad esempio, per realizzare il grandioso Crystal Palace a Londra per l’Expo 1851.

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Un altro scandalo colpì la Galleria: gli edifici erano più alti di un piano, rispetto al progetto, perchè il Sindaco avrebbe ricevuto delle tangenti dall’impresa costruttrice.

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I bracci della Galleria hanno la medesima larghezza ma non la stessa lunghezza: infatti quello che congiunge piazza del Duomo con piazza Scala è più lungo (196 metri circa) rispetto all’altro (105 metri circa). Questo tipo di croce richiama la croce dei Savoia, che vediamo raffigurata nel mosaico al centro dell’Ottagono.

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Sotto questo stemma, a qualche metro di profondità, è stata interrata, come d’uso, una cassetta contenente un piccolo tesoro: vi sono custoditi i disegni originali dell’architetto Mengoni, il sigillo di Vittorio Emanuele e diverse monete preziose in corso.

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In corrispondenza dei bracci della Galleria, sempre nell’Ottagono, sono raffigurati gli stemmi delle città che sono state le quattro capitali d’Italia: Roma, Milano (in corrispondenza dei bracci lunghi) e Firenze e Torino (in corrispondenza dei bracci corti)

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In quest’ultimo stemma è raffigurato un toro rampante. La tradizione, un po’ osè se si pensa che la cerimonia scaramantica avviene nel salotto buono di Milano, tra le griffe più esclusive, vuole che si facciano tre giravolte in senso orario, puntando il tallone destro sugli attributi del toro, ad occhi chiusi.

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Un tempo questo rito doveva avvenire il 31 dicembre; ora il povero toro, più volte restaurato nelle parti basse, porta fortuna tutto l’anno.

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Non si sa perchè sia nata questa usanza; un gossip di fine Ottocento diceva che il Mengoni avesse voluto provocare le “sciure” milanesi, che riteneva un po’ “freddine”; queste, però, reagirono divertite, con tante piroette sulle parti intime del toro, scandalizzando  i benpensanti.

Ritratto di Madame Charles Max, olio su tela, Boldini Giovanni (1842-1931), Musée d'Orsay, ParigiBoldini, Giovanni1896Francia - Parigi, Musée d'Orsay

Forse, invece, il gesto, era di buon auspicio per esorcizzare la morte dell’architetto, caduto da un’impalcatura della Galleria, dove era salito per una verifica, il 30 dicembre 1877, proprio alla vigilia dell’inaugurazione dell’arco verso piazza del Duomo.

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elaborazione grafica – 1929

La morte di Mengoni è un vero e proprio mistero irrisolto. Molte sono le ipotesi ancora aperte: incidente, suicidio (il giorno prima aveva detto:” La mia missione è compiuta: l’arco è finito“…) od omicidio per mano di un collaboratore, per un “affare” di donne.

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Questo non fu il solo avvenimento infausto: infatti anche il Re non potè partecipare all’inaugurazione perchè colpito da una polmonite che ne causò la morte pochi giorni dopo. Nè il progettista, quindi, potè vedere l’inaugurazione della sua opera, nè il Re l’opera che gli era stata dedicata.

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Qualche alone di mistero è presente anche nella forma geometrica scelta come centro della Galleria: l’Ottagono è una figura simbolicamente molto forte, propria della croce dei Templari e dei Cavalieri di Malta, e utilizzata anche in architettura come a Castel del Monte, in Puglia, e a Collemaggio, in Abruzzo.

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Castel del Monte - Andria

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Forse ci sono misteri e oscuri simboli anche nella nostra Galleria…

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Certamente la luce illuminava di notte il nostro Ottagono: prima dell’elettricità, arrivata nel 1880/81, un marchingegno faceva accendere le fiammelle a gas alla base della cupola. Infatti queste non venivano accese a mano, ma tramite una sorta di trenino a molla, soprannominato dai milanesi el rattin (topolino) che, correndo su un binario, portava una fiammella che le faceva accendere in rapida sequenza.

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http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/10/Quando_rattin_illuminava_Galleria_co_7_101210033.shtml

Dopo 150 anni di storia, usura, grandinate, bombardamenti, la Galleria aveva bisogno di un accurato restyling. Ecco il confronto tra un lato già restaurato e uno in attesa:

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Attraverso l’intervento di diversi sponsor, la Galleria è stata sottoposta ad un restauro non solo estetico, ma sono stati anche consolidati molti elementi deteriorati. Fregi, decorazioni, affreschi, stucchi, cementi sono stati via via ripuliti e rimessi a nuovo da restauratori di Assisi, in occasione dell’Expo.

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America

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Africa

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Asia

Dopo un anno di lavoro ininterrotto, 24 ore su 24, utilizzando un ponte semovente su binari per non smontare e rimontare continuamente l’impalcatura, la Galleria, compresi gli archi di ingresso, ora ha colori molto chiari e luminosi.

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Il Salotto di Milano è pronto ad accogliere i visitatori,

ma il nostro itinerario continua sui tetti della Galleria...

Un gatto ci aspetta!

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Quattro passi in Galleria (Parte Prima – il “Salotto”)

Per i milanesi, la Galleria Vittorio Emanuele è soltanto la Galleria, tanto più che unisce due luoghi altrettanto unici e straordinari come piazza del Duomo e quella della Scala.

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Nata 150 anni fa, subito divenne un vero palcoscenico urbano, luogo di incontri bellissimo e protetto dalle intemperie, grande vetrina della città.

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Fu soprannominata “il Salotto di Milano“, ma è molto di più: è il “cuore e la memoria” della nostra città, così come la definì Dino Buzzati, appassionato e sensibile conoscitore di fatti e luoghi milanesi.

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Tutta Milano è passata e passa da qui: fin dal primo giorno la Galleria diventa luogo dove la città può incontrarsi e, talvolta, scontrarsi, dove scorre la vitalità che si intreccia con la storia.

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Già allora in Galleria c’erano negozi eleganti e bei locali che attiravano i milanesi anche per trattare affari. Scrive Giuseppe Marotta: “La Galleria è casa e ufficio, strada e ombrello”. Nei vari caffè si facevano conoscenze, si incontravano artisti, intellettuali, imprenditori coi “deneè” e belle donne.

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Si dice che Mata Hari abbia danzato nuda in un caffè, forse per Marinetti.

MATA HARI

Qui ebbe, nel 1876, in due angusti locali di un ammezzato, la prima sede il Corriere della Sera

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il primo numero del “Corriere della Sera”

Qui si potevano incontrare musicisti come Verdi, Puccini, Mascagni, Boito; al Caffè Biffi c’era il “mercato delle voci” per la lirica; avanguardie culturali e intellettuali confrontavano le nuove idee e discutevano di progresso e di “Futurismo”.

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Giuseppe Verdi

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I Futuristi Marinetti e Depero

Nella memoria della Galleria rimangono anche gli scontri e le tensioni di una città che cresce e sale.

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Un giovane anarchico muore, nel 1919, in un attentato al Biffi; a volte in Galleria avvengono vere e proprie risse: una di queste viene immortalata da Umberto Boccioni in un quadro oggi conservato a Brera, dove una nuova conquista, la luce elettrica, illumina il movimento tumultuoso della folla.

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Questi tafferugli sono ben poca cosa rispetto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Buona parte della Galleria viene distrutta, ma il “cuore” continua a battere ed è ricostruita.

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Nella memoria della Galleria sono conservati i ricordi del dopoguerra, quelli del boom economico, della Milano da bere, del periodo fast food con il McDonald’s di fronte al Savini.

Folla in Galleria per l'ultimo pranzo da McDonald's (Foto Omnimilano) savinitavoli

Oggi il mondo è più vicino e gente di tutti i colori passeggia in Galleria attratta dal lusso dei negozi, ma comprando, spesso, solo foulard e supporti per selfie dai venditori ambulanti stranieri.

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Tra i locali di oggi, alcuni sono storici, come l’elegante Biffi e il classico Savini, successore della birreria Stocker e, prima ancora, del caffè Gnocchi, primo locale pubblico illuminato elettricamente, ancora prima delle strade.

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Infine, tra i locali pubblici c’è il Campari, nato insieme al suo vero creatore, proprio in Galleria.

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foto scattata dal Mercato del Duomo

Infatti Davide Campari nacque, nel 1867, in Galleria e con la Galleria, dove il padre, che aveva spostato qui il proprio caffè dal Coperto dei Figini, demolito per far posto alla nuova piazza del Duomo, aveva anche trovato casa per la famiglia.

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Il Coperto dei Figini

Davide fu un grande innovatore: per pubblicizzare il famoso bitter, già chiamato Amaro d’Olanda, si rivolse a Fortunato Depero, artista futurista, che disegnò la prima bottiglietta di Campari e creò quadri (non cartelloni!) pubblicitari, che ancora oggi sono esempi di arte applicata alla pubblicità.

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Fortunato Depero

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Davide comprese anche la necessità di decentrare l’attività produttiva: nel 1904 aprì un moderno stabilimento a Sesto San Giovanni, dove si possono ammirare i murales dedicati al bitter, protagonista del rito tutto milanese dell’aperitivo, antenato dell’odierno Happy Hour.

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Oggi la Galleria è una sorta di Expo permanente del lusso, in buona parte made in Italy: Armani, Prada, Versace, Vuitton, Gucci, Borsalino sono alcuni dei grandi nomi che hanno scelto la Galleria, dopo il Quadrilatero della Moda, come vetrina delle loro creazioni.

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Anche la cultura è presente in Galleria: Rizzoli, la Feltrinelli, Ricordi, Bocca sono librerie e veri e propri “paradisi di carta” per tutti i lettori.

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Molti dei personaggi che “espongono” in Galleria sono milanesi o hanno trovato a Milano la possibilità di esprimere le proprie capacità, allargandole in campo imprenditoriale, creando bellezza ed eleganza, cultura, lavoro e benessere.

Pensiamo ad Angelo Rizzoli che, rimasto orfano e cresciuto presso i Martinitt, imparò il mestiere di tipografo e fondò un impero nel campo della comunicazione o a Giorgio Armani che iniziò la sua avventura come vetrinista alla Rinascente.

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La Galleria, in una sorta di way of life tutta milanese, accoglie i visitatori a “bracci” aperti. Un Toro “augura” buona fortuna a tutti coloro che puntano il tallone su i suoi attributi e fanno tre giri propiziatori. Perchè?

Seguiteci nel prossimo articolo

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Facciamo un salto al “Mercato del Duomo”

Il nome, Mercato del Duomo, dato a questo spazio Autogrill, recentemente rinnovato, richiama un ambiente legato alla tradizione, ma vicino al “compra e mangia” dello street food, del Mercato Metropolitano o, in parte, del Mercato di Porta Ticinese.

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In questo grande spazio centralissimo, a più piani, situato in piazza del Duomo, accanto alla Galleria, si succedono angoli di ristorazione dedicati alle diverse esigenze di una clientela quanto mai varia, tipica di una città in movimento.

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Al piano terreno rimangono il Bar Motta, con tavolini sulla piazza del Duomo, lo Spizzico e il Burger King che offrono la loro tipica ristorazione veloce.

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Scale mobili trasparenti accompagnano la salita dei clienti ai piani sotto il grande ulivo di bronzo, sospeso tra le vetrate, una scultura monumentale di forte impatto, che attira l’attenzione sulle radici, che forniscono nutrimento ad una pianta tipicamente legata alla gastronomia mediterranea.

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Al primo piano si aprono lo spazio “Mercato“, con i suoi Bistrot e le sue botteghe, e la Terrazza Aperol dove si può sostare per un aperitivo con bella vista sul Duomo.

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Il Mercato viene interpretato da diverse botteghe che vendono prodotti di qualità da consumare in loco, o più tardi a casa propria.

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Ci sono inoltre una caffetteria e alcuni spazi alimentari, per rapidi spuntini o per un caffè, accompagnato anche da focacce, panini, dolcetti o quant’altro.

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Qui tavolini e banconi, che forniscono connessioni, invitano a due chiacchiere o ad un momento “collegato”.

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Al secondo piano si trovano un Wine Bar e il Bistrot self-service dove si possono scegliere diversi piatti (dalle insalatone ai primi, ai secondi, caldi e non) da consumare ai tavoli o anche su banconi social, dove esiste la possibilità di collegare i propri device.

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cucina di strada

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Alcuni tavoli guardano verso la Galleria, appena restaurata: una vista molto bella per un “Mercato” molto meneghino…

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Al terzo piano è imminente l’ apertura del ristorante Spazio Milano dove uno chef stellato guiderà giovani cuochi.

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Infine aprirà anche l’angolo Bollicine del Duomo che offrirà  una selezione di eccellenze enogastronomiche.

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Questo “Mercato” è frutto di un nuovo modo di ripensare la pausa pranzo o il momento cena, dopo i fasti dell’Happy Hour. I prezzi sono in linea con la qualità dei prodotti, ma l’ampia scelta permette di non superare il proprio budget. Inoltre è sempre possibile servirsi liberamente di acqua fresca alla “fontanella” posta al secondo piano.

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Very good food a tutti!