Il Duomo, da sempre il centro di Milano – (parte prima – il prequel)

“Piazza del Duomo”, aprile 387 d.C., Veglia Pasquale.

Il vescovo Ambrogio impartisce il Battesimo ad Agostino durante la veglia di Pasqua, nel Battistero di San Giovanni alle Fonti, in quella che oggi è piazza del Duomo.

Sono passati ben 1630 anni da allora e la piazza è del tutto cambiata. È persino più alta di circa tre/quattro metri, tanto che per ritrovare i resti del Battistero è necessario scendere sotto il sagrato con la scala che porta alla Zona Archeologica (ingresso a pagamento) all’interno del Duomo.

Zona Archeologica

Il Fonte battesimale è uno dei più antichi della Cristianità a forma ottagonale.

fonte battesimale

Il numero 8 è simbolo dell’infinito (∞), quando è messo orizzontale, e della rinascita; in senso cristiano rappresenta la Resurrezione, dopo i sei giorni della Creazione e il settimo del Riposo, come anche nel pensiero di Sant’Ambrogio.

Anche sul sagrato del Duomo possiamo trovare una traccia, un piccolo solco, che indica l’area occupata dal Battistero e dal Fonte battesimale.

La nostra ricerca intorno al “prima” del Duomo continua in… metropolitana. Scendiamo nel mezzanino. In una sorta di vetrina laterale, quasi in disparte, ci sono alcuni resti della Basilica di Santa Tecla.

Sono venuti alla luce (chissà quanto è andato perduto!) durante gli scavi per la metropolitana e ancora prima, per la costruzione di un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale.

Com’era piazza del Duomo prima del Duomo? Ecco una cartina con gli edifici costruiti e demoliti nel tempo. Si può osservare come la chiesa di Santa Tecla fosse rivolta verso l’attuale piazza Mercanti. Dietro l’abside sorgeva il Battistero di San Giovanni, riservato ai maschi, mentre quello di Santo Stefano alle Fonti era quello femminile

Dietro Santa Tecla venne poi eretta Santa Maria Maggiore, molto più piccola, che può essere considerata il vero “prequel” del Duomo. Infatti “sopra” di essa venne realizzata la nostra Cattedrale, alla quale per molto tempo prestò, per così dire, la facciata.

Per non creare conflitti con Santa Tecla, in Santa Maria Maggiore si svolgevano le funzioni durante i sei mesi invernali. Santa Tecla, invece, veniva aperta appena terminata la Messa Pasquale e diventava l’ecclesia aestiva fino alla terza domenica di ottobre. Una sorta di “ora legale” delle funzioni religiose divise tra le due concattedrali e legate alle stagioni.

La zona dove oggi si trova il Duomo è sempre stata un luogo sacro. Infatti recenti scoperte sostengono come in quest’area ci fosse un tempio dedicato a Minerva, probabilmente sorto su un precedente luogo di culto celtico dedicato alla dea Belisama, forse un bosco di alberi sacri ai nostri antenati.

cattedrale di alberi al Parco Sempione (oggi)

http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2014/01/29/1017757-archeologia.shtml

Era una zona ricca di acque e di verde: poco più avanti, verso San Babila, in epoca imperiale romana vi erano le Terme e sembra che i battisteri prendessero acqua da alcune sorgenti.

resti delle Terme Erculee in zona San Babila

Una leggenda, o forse no, parla anche di pozzi sotto il Duomo, dove potrebbe trovarsi il corpo della Carlina, il fantasma gentile della nostra Cattedrale, scomparsa precipitando dalle guglie.

Altri intriganti aspetti sui quali scavare un pochino, ci vengono offerti dalla figura di Santa Tecla alla quale fu dedicata l’antica basilica in piazza del Duomo  .

I milanesi sono molto legati a questa Santa. Esiste una via “in rosa” a lei dedicata, di fianco all’Arcivescovado; in Duomo c’è un importante altare nel transetto nord, a cui sono molto devoti i cristiani ortodossi; su una guglia la bella Tecla regge un libro e, soprattutto, la Parrocchia del Duomo è intitolata alla Santa.

Infine il 23 settembre, festa di Santa Tecla, viene celebrato nel Duomo il rito del Faro, con l’accensione di un particolare cero in suo onore.

Chi era questa donna? Tecla, originaria di Iconio, in Asia Minore, venne convertita da San Paolo, diventandone discepola.

Si era votata alla castità e per questo fu denunciata come cristiana dal promesso sposo e condannata ad essere sbranata dai leoni. Una leonessa, però, si frappose tra lei e le belve che la risparmiarono accucciandosi anche ai suoi piedi. Questo episodio è stato ripreso sia sull’altare sia sulla vetrata del Duomo.

Alcuni studiosi sostengono che Tecla, donna colta e studiosa di filosofia, fosse di origine celtica e, forse, una druida. Dalla Chiesa viene venerata come prima donna martire della Cristianità, anche se esistono diverse versioni sulla sua morte.

Per alcune di esse Tecla subì il martirio a Roma; per altre, invece, visse fino a tardissima età dedicandosi con altre donne alla cura dei malati che prodigiosamente riusciva a guarire.

dipinto di G.B. Tiepolo

Di certo è suggestivo il legame tra l’antica e la nuova religione che rappresenta Tecla, una druida convertita al Cristianesimo. In Duomo ci sarebbero le sue reliquie ed è bello pensare ora dorma per sempre dove c’era l’antico Nemeton di Medhelan, sotto le guglie, alla luce della Luna.

Il “prequel” della nostra Cattedrale è quasi finito. Presto parleremo dell’itinerario all’esterno e all’interno del Duomo. Per intanto il piccolo dinosauro scolpito sulla facciata augura a tutti noi una Pasqua serena e ci promette tante sorprese.

Continua…

Il Quadrilatero del Silenzio: quattropassi intorno a Villa Necchi Campiglio

Il Quadrilatero della Moda è uno dei luoghi cult di Milano con bar eleganti e vetrine fashion; meno conosciuto è invece il Quadrilatero del Silenzio, intorno a Villa Necchi Campiglio, con palazzi che sembrano creati da qualche architetto sognatore.

Facciamo quattropassi in questa zona andando o tornando da Villa Necchi. Alziamo lo sguardo verso il palazzo di nove piani, quasi un grattacielo per l’epoca, che si trova in via Mozart, angolo via Melegari 2, proprio di fronte di fronte alla casa-museo.

È Palazzo Fidia, soprannominato la “Casa Jazz”, nome insolito per un edificio straordinario. Inutile cercare di raccapezzarsi guardandolo, il bello è proprio perdersi!

Se vi incuriosisce, ecco come viene presentato dai Beni Culturali, anche con bellissime foto.

http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00065/

Costruito tra il 1929 e il 1932, a pianta triangolare, dall’architetto Aldo Andreani, è una mescolanza di stili, forme e materiali; i tranquilli mattoni milanesi creano un edificio eclettico dall’androne raffinato.

Dal portone di questo palazzo sembra ancora di veder uscire l’elegantissima Lucia Bosè  per dare l’addio all’uomo amato nel film di Antonioni “Cronaca di un amore”.

A pochi passi da  Palazzo Fidia, in via Serbelloni 10, troviamo  Casa Sola-Busca, anch’essa  progettata da  Aldo Andreani, soprannominata la “Ca’ dell’Orèggia”.

Infatti un grande orecchio in bronzo con tanto di particolari anatomici, opera di Adolfo Wildt, era l’innovativo e ironico citofono collegato alla portineria di questo palazzo. Ora non è più in funzione, ma si dice che, sussurrandovi qualche desiderio, questo si possa avverare.

Per cercare qualcosa di meno bizzarro e più “naturale”, dirigiamoci verso Villa Invernizzi, in via Cappuccini 3. Dietro ad un alto cancello nero e oro, tra piante rigogliose ed un laghetto, fanno la loro passerella dei bellissimi fenicotteri rosa.

Siamo di fronte ai giardini di  Villa Invernizzi, dove un tempo abitava la famiglia  che produceva i  formaggini della nostra infanzia e che ora è sede di una Fondazione che si occupa di studi sull’alimentazione.

I fenicotteri devono il colore del loro piumaggio ad una attenta e calibrata dieta a base di crostacei. Provenienti dall’Africa e dall’America Latina ormai da anni si sono ambientati e si riproducono numerosi in questa nostra imprevedibile e accogliente città, talvolta anche dal tocco esotico.

Ancora quattropassi e raggiungiamo le Case Berri-Meregalli su progetto dell’architetto Giulio Ulisse Arata.

via Cappuccini 8

via Mozart 21

L’architetto Arata in questi edifici, realizzati tra il 1910 e il 1914 in una zona ancora povera di strade e di case, ha attraversato epoche e stili diversi: mosaici in oro, animali grotteschi che sembrano usciti dai bestiari medievali, putti scolpiti e figure umane dipinte dal sapore Liberty in un grande gioco di creatività.

Nel buio androne di Palazzo Berri-Meregalli si può ammirare la Vittoria Alata di Adolfo Wildt (sempre lui!).

Inquietante e misteriosa ci guarda tra volte di mattoni e oro e sotto soffitti di legno a cassettoni riccamente decorati.

Non sono i soli palazzi da guardare in questo itinerario nel Quadrilatero del Silenzio. Milano, anche in questa zona, si offre come un melting pot di esperienze, culture e gusti diversi, di nuovo e di antico, di innovazioni e rivisitazioni che vanno dalla linearità e modernità di Villa Necchi Campiglio  all’architettura jazz di Palazzo Fidia.