Itinerario da San Maurizio

Questo itinerario è molto piacevole e vario; attraverso un intreccio di vie tra le più eleganti e signorili di Milano, vi porterà a spasso nel tempo, incontrando dei resti romani, un museo archeologico, un palazzo barocco, un’abitazione di Lorenzo il Magnifico, un bar liberty, molti negozi contemporanei…e un lussuoso abbeveratoio per cavalli.

Siete pronti? Andiamo!

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Lasciamo la chiesa di San Maurizio: non perdetevela! Diversi critici l’hanno paragonata addirittura alla Cappella Sistina!!!

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Ci troviamo subito accanto al Civico Museo Archeologico di corso Magenta 15, che un tempo ospitava le suore di clausura del Monastero Maggiore.

La Chiesa di San Maurizio

monastero antico

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Pianta del Museo

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È una struttura evegreen molto bella, nonostante i molti secoli alle spalle (sembra risalga all’epoca longobarda).

chiostro d'ingresso

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Non possiamo descrivere tutto ciò che contiene; vi invitiamo a visitarlo di persona! Ci sono reperti molto interessanti, tutti quelli di epoca romana (sezioni “Milano Antica” e “Abitare a Mediolanum”) sono provenienti da scavi nell’area milanese.  All’ingresso ci accoglie un plastico che riproduce, anche con colori diversi rispetto alle varie epoche, i principali edifici romani e la cerchia di mura, inseriti nella struttura urbanistica recente.

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Plastico di Mediolanum con le mura e gli edifici di età repubblicana in colore chiaro; quelli di età imperiale sono più scuri

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Mappa di Mediolanum repubblicana con l’espansione di Massimiano

Fra tanti reperti  alcuni capolavori, come un piatto d’argento  (la “Patera di Parabiago”) con un insieme di raffigurazioni mitologiche (con un click vedrete il carro di Cibele trainato da leoni, Atlante che sostiene il Tempo, le Quattro Stagioni, una lucertolina impertinente e tanto altro ancora); era utilizzato durante le cerimonie sacre pagane.

patera

Un altro tesoro da non perdere  è la splendida coppa di vetro del IV secolo, detta Coppa Trivulzio: ce ne sono solo tre al mondo, due appartengono  a  collezionisti misteriosi. E’ lavorata con una tecnica particolare che crea una specie di intarsio nel vetro, formando anche una frase beneaugurante.

diatrta trivulzio

“bibe, vivas multis annis”

Ci sono poi i resti di una villa romana del primo secolo, demolita per costruire il Circo di Massimiano.

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Guardate questi gioielli incantevoli, attuali ancora oggi. .. chi era la fortunata signora?

gioielli archeo

Quante altre cose si possono vedere al museo, ma ve le lasciamo scoprire da soli…..

Usciamo da qui alla ricerca di altri tesori.

A proposito di gioielli, a chi potrebbe venire in mente di farsi incastonare una perla nel pavimento? Alla marchesa Litta, inquilina del palazzo di fronte al museo!

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Palazzo Litta

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La marchesa Litta

Si dice infatti che alla nobildonna, quando Napoleone venne a trovarla, per l’emozione cadde una lacrima sul pavimento del Salotto Rosso: la preziosa lacrima fu ricordata con una perla.

una lacrima di perla

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Purtroppo il palazzo, sede di uffici del Ministero dei Beni Culturali, non è visitabile, salvo particolari occasioni. Al suo interno  ospita un piccolo teatro a cui si accede da un ingresso laterale entrando nel cortile detto dell’Orologio

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Ingresso al teatro

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Teatro Litta

Accanto al teatro  c’è una caffetteria da non perdere: entrate in questa ex scuderia del palazzo dove  una fontana  ruba la scena!

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caffetteria Boccascenacafè

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una fontana nel locale?

Vi domina un enorme Nettuno; bello vero? Chissà come erano emozionati i cavalli che qui si abbeveravano!!!

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Proseguendo su corso Magenta incontriamo la piccola via Terraggio: fate una sosta nel Giardino Segreto, entrando dal portone del numero civico 5.

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Qui passeggiava Lorenzo il Magnifico, quando veniva in visita agli Sforza, nella casa che gli avevano donato!

giardino terraggio

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Casa Medici fu trasformata poi in un convento, successivamente il refettorio divenne il cinema Orchidea, attualmente chiuso.

La dimora quattrocentesca di Lorenzo De' Medici a Milano, in Corso Magenta 29

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100_6588 Ex cinema Orchidea

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Se volete passare dal ‘400 al ‘900, spostandovi di pochi passi, potete trovare una importante libreria di settore, la Libreria dello Spettacolo.

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interno libreria dello spettacolo

Poco più avanti vi conviene fare una sosta al Bar Magenta, un locale storico dove vi sentirete pervasi dall’atmosfera Liberty.

Bar-Magenta 

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Se vi gira un po’ la testa dopo aver camminato in mezzo a tutta questa Storia, rilassatevi facendo quattro passi di ritorno su corso Magenta. per fortuna ci sono negozi bellissimi di vario genere: abbigliamento, calzature, una gioielleria che in genere ha una vetrina di forte impatto, una storica drogheria e, di fronte, la Libreria Milanese.

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Ora siete pronti per una visita al Palazzo Imperiale…o a ciò che ne resta, in via Brisa.

Più che un palazzo era una serie di edifici, una sorta di Quartiere Imperiale. Certamente si resta un po’ delusi di fronte a questo piccolo spazio verde con dei ruderi, che si può solo guardare dall’alto; d’altra parte sembra che a Palazzo abbia abitato anche Attila…

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via Brisa

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resti del palazzo di via Brisa

Avete voglia di un dolcino per concludere questa passeggiata? La Pasticceria Marchesi è qui dal 1824; vi tenterà non poco.

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100_6477 Pasticceria Marchesi

Tra un po’ aprirà un punto vendita anche in uno dei più lussuosi negozi in Galleria. Per ora un’occhiata che non fa ingrassare o, se siete golosi, un piccolo peccato di gola che sarà perdonato se farete ancora quattro passi per Milano!

Alla prossima!

Re Panettone

Quante discussioni ci saranno sull’origine del panettone tra Belisama e Ludovico il Moro!

Il panettone è il tradizionale dolce milanese di Natale: una sua fetta non può mancare per terminare il pranzo oppure da mangiare con i propri cari per augurarsi Buone Feste.

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La sua origine è avvolta nella leggenda: di certo è il dolce di Milano, ancor oggi prodotto con una ricetta di 500 anni fa!

Re Panettone bis

Abbiamo trovato, tra le tante, anche una leggenda che attribuisce un’origine celtica a questo dolce. I Celti, nello stesso periodo in cui oggi si festeggia il Natale, celebravano il Solstizio d’Inverno per favorire una buona semina e un futuro buon raccolto. Durante questa festa, lo “Yule”, i Druidi, sacerdoti celti, si scambiavano un pane d’orzo, zuccherato e contenente pezzetti di mele e acini d’uva. Questo dolce era considerato il cibo sacro più importante dello Yule. Lo accompagnava una bevanda d’orzo fermentata con miele, che alcuni chiamano idromele.

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Secondo un’ altra leggenda più nota, invece, il panettone nacque, ai tempi di Ludovico il Moro, dal desiderio di un giovane garzone di fornaio, chiamato Toni, di entrare nelle grazie del padre della propria amata, che era anche il suo principale. Fece un dolce speciale, appunto il “Pan de Toni”, per incrementare le vendite…fu un successo!

pan de toni

Un altro Toni sarebbe il padre del panettone secondo un’altra versione. Un cuoco fece bruciare per errore il dolce preparato per festeggiare il Natale alla corte di Ludovico il Moro. Per salvare la situazione, un garzone di nome Toni ebbe l’idea di aggiungere, all’impasto per il pane, zucchero, burro, canditi e uvette; lo fece cuocere e lo presentò al Duca, che ne fu entusiasta e lo ribattezzò “Pan del Toni”.

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In tempi più vicini a noi, il Verri pensò a questo dolce come a un “pane di tono”, ossia speciale, da consumare in occasione di feste, come il Natale. La famiglia intera si riuniva intorno al focolare attendendo che il pater familias spezzasse “un pane grande” e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti.

Comunque sia, questo dolce è per noi simbolo e profumo del Natale.

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 e per concludere una poesia di Pastori ” La parabola di Natale”

“E infin…el panaton! El panatton
compraa in Vial Monza al numer vintises
in del Vergani; on bell panattonscell
(mezz chilo in tutt perchè no ‘l faga pes
sul stomich pù allennaa) che l’è poeu quell
che el fa pussee Natal, e l’è tant bon
che domà a usmall el fa vegnì el magon!”

foto panettone Vergani

I Vergani hanno ricevuto l’Ambrogino d’oro 2014 e vi aspettano da Eataly Smeraldo domenica 30 novembre alle 11.00. Vergani festeggia i suoi “primi” 70 anni sul Palco Smeraldo per l’occasione presenterà un panettone speciale da 70 kg. A seguire una DEGUSTAZIONE GRATUITA di panettone Vergani excellente!

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Invece il 29 e 30 novembre all’ex-Ansaldo (Spazio A, via Bergognone A. da Fossano 34) si terrà “Re Panettone 2014″, una rassegna speciale su questo dolce. Con ingresso gratuito su invito scaricabile dal link http://www.repanettone.it/RePanettone/re_panettone_2014.html

Se non si riesce ad andarci, ricordiamoci però di augurare a tutti una buona semina e un buon raccolto per il nuovo anno, con una fetta di panettone!

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Costantino: l’uomo oltre l’imperatore – (tanto tempo fa)

Costantino, soprannominato Trachala per il collo taurino, era senza dubbio un uomo affascinante, un maschio Alfa che piaceva alle donne.

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Costantino?

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Costantino!

Figlio di un Cesare, Costanzo Cloro, e di Elena, donna di umili origini e di grande personalità, crebbe alla corte dell’imperatore Diocleziano. A 15 anni ebbe una relazione con la trentacinquenne Prisca, moglie di Diocleziano (vi ricordate la signora Robinson de “Il Laureato”?).

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Il laureato (film – 1967)

Cercò anche di sedurne la figlia ventenne Valeria, che resistette per paura del proprio potente marito. Ebbe quindi una relazione con una donna bella e colta del seguito imperiale, Minervina, dalla quale ebbe un figlio (attenzione, è importante!!), Crispo.

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moneta con l’immagine di Crispo

Poteva essere una unione felice, ma Massimiano, l’altro Augusto “collega” di Diocleziano, offrì a Costantino la mano della propria figlioletta Fausta, una bimba ancora molto piccola (aveva dai 3 ai 7 anni).

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la giovane Fausta

In attesa che Fausta crescesse…Costantino ebbe una relazione “autorizzata” ad Arles, in Gallia, con una nobile romana, Livia, che gli dette un altro figlio, rischiando la vita nel parto. In questo tragico momento Costantino pregò sia Gesù, sia Ilizia, dea pagana delle partorienti. Livia si salvò. Ad Arles viveva anche Fausta, in una sola grande famiglia allargata. Intanto la bimba era diventata una ragazzina e sembra che Costantino se ne sia innamorato veramente.

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Lolita (film – 1997)

Una prima tragedia scosse il rapporto tra i coniugi imperiali. In una congiura di palazzo, il suocero Massimiano e il cognato Massenzio cospirarono contro Costantino. Fausta restò al fianco del marito: il padre si suicidò “su commissione” e Massenzio combattè contro Costantino, ma al Ponte Milvio fu sconfitto e morì, secondo alcuni, annegando, secondo altri fu decapitato, la sua testa fu infilzata su una picca per mostrarla alla gente e gettata, assieme al corpo, nel Tevere.

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battaglia di Ponte Milvio

Dalla coppia imperiale nacquero tre figli, fra cui Costantino II e Costanzo II,

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moneta con l’immagine di Fausta

ed ecco la tragedia che sconvolse l’Imperatore e condizionò, forse, anche la Storia. Costantino venne a sapere che Fausta lo tradiva col figlio primogenito di lui, Crispo. Non si sa se ciò fosse vero o se Fausta avesse accusato il figliastro di averla insidiata per toglierlo di mezzo e preparare la successione ad un proprio figlio.

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Fausta

Tante sono le ipotesi, anche quella che Crispo avesse respinto le avances della matrigna (novella Fedra?) e che lei si fosse vendicata.

La vendetta dell’Imperatore fu tremenda: Crispo venne giustiziato; Fausta fu fatta uccidere in un bagno d’acqua bollente e morì per le ustioni.

Marlon Brando

Giulio Cesare (film – 1953)

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Psycho (film – 1960)

.

Questa tragedia segnò profondamente Costantino, specialmente quando comprese che Crispo era innocente. Le avventure sentimentali non furono però interrotte. Dopo l’uccisione della moglie, si conosce il nome di un’altra donna accanto a lui: una certa Egitta, la baby-sitter che si prendeva cura anche dell’ultima figlia di Fausta, che aveva appena due anni.

Una vita sentimentale piuttosto “movimentata”!!.

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Agente 007 – Licenza di uccidere (film – 1962)

Volete un altro “punto di vista” riguardo Costantino?

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Musei Capitolini

 

Cliccate qui!

http://www.lastampa.it/2014/09/10/cultura/il-senso-di-costantino-per-la-propaganda-5ngV4kO1IWraF8kjtwUCDJ/pagina.html

Il Bosco Verticale

Un bosco di cemento, o un bosco sul cemento?

L’architetto Stefano Boeri ha progettato il bellissimo Bosco Verticale vicino a piazza Gae Aulenti, due torri di 120 e 80 metri di altezza, con balconi riccamente piantumati da alberi e arbusti. Questo progetto ha vinto pochi giorni fa il premio “International Highrise Award”, che viene assegnato ogni due anni al grattacielo, di altezza superiore ai 100 metri, più bello e innovativo del mondo.

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Non tutti possiamo permetterci di vivere in un “bosco” di autore, ma tutti abbiamo un piccolo terrazzo, un balconcino, dei davanzali.

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Perché non allietare la nostra vista e anche la nostra vita con delle piante o dei fiori, secondo il nostro gusto personale? Ora i Garden Center, i mercati di zona, i supermercati offrono tante varietà di piante, a prezzi molto buoni, oppure c’è sempre qualche amico/a dal pollice verde che ci regala una talea da far crescere.

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Iniziamo, se non avete affinità col mondo verde, anche con una semplice patata americana, messa in un barattolo di vetro, con quattro stuzzicadenti a tenerla su, lasciamo un po’ d’acqua sul fondo per farle fare le radici: crescerà rigogliosa.

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patata americana

Sapeste come è bello lavorare e vivere in mezzo alle piante! Uno di noi ha creato un piccolo Brolo sul proprio terrazzino. Le piante vi crescono disordinate, raccolte in tanti anni e cresciute liberamente, così come venivano (ci sono anche le piante spontanee…per alcuni “infestanti”, che   fanno fiori bellissimi).

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Se volete fare quattro passi andate in piazza Gae Aulenti a  guardare il Bosco Verticale!

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Mr. Boeri, a nome di tutti: grazie!!!

PS: per chi volesse conoscere meglio i grattacieli di Milano, c’è anche la mostra “Grattanuvole. Un secolo di grattacieli a Milano” (fino al 6 dicembre, via Gaetano De Castillia 28,  ingresso libero, chiuso alla domenica)

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Costantino tra i murales – (dove)

La statua di Costantino si trova presso il colonnato di San Lorenzo Maggiore, una delle più antiche chiese di Milano.

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Siamo in piena arte classica…non solo! Se guardiamo verso il muro di cinta dell’oratorio, vediamo un grande murales intitolato “Milano Street Hi-story”.

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Tanti altri “muri d’autore” stanno colorando Milano, su incarico di privati o di enti pubblici.

In quest’ottica nasce il Progetto Wall-art, per celebrare i 140 anni del Gaetano Pini; questa iniziativa si è avvalsa di celebri esponenti della street-art milanese che hanno affrescato, il muro esterno e interno dell’Istituto.

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Inoltre questo progetto ha riguardato anche il muro di cinta del vicino Convento della Visitazione, in piazza Cardinal Ferrari e adiacenze. Da  un immenso dipinto di 600 metri quadrati i volti di grandi “milanesi” guardano i passanti; su queste pareti, accanto ai personaggi, aforismi e citazioni. Abbiamo già riportato i ritratti di Gaber e Jannacci (vedi “Il Cristo Redentore del Verziere“), ve ne presentiamo altri; andate a vederli, magari sedendovi sulle panchine del giardinetto di fronte.

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Altri murales si trovano di fronte, sulla facciata dell’Archivio Diocesano. Qui, in 200 metri quadrati, un “antico codice miniato” ha sostituito dei precedenti scarabocchi e introduce ai contenuti dell’archivio.
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In diversi punti della città si possono trovare altri murales. Un bel drago (come ritorna questa immagine nella storia della nostra città!) fa mostra di sè in via Canonica, angolo via Paolo Sarpi.

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Nelson Mandela e la colomba della Pace ci guardano dal muro della Fabbrica del Vapore di via Procaccini.

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Un grande murales di ben 110 metri è stato voluto dalla Campari a Sesto San Giovanni per colorare il lungo muro di cinta della fabbrica del famoso bitter.

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Anche alcuni negozi hanno scelto di far decorare le proprie serrande con opere di street-artist, così la città rimane più colorata anche quando sono chiusi.

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Non ci è possibile fare un elenco delle opere degli street-artist a Milano, perchè ci possono comparire  di fronte quasi all’improvviso su un muro grigio, in una periferia anonima o anche in una stazione della metropolitana o delle ferrovie.

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E guardando alcuni ponti del Naviglio Pavese o del Naviglio Grande come non meravigliarsi di un pescecane che spunta dall’acqua o sorridere di due pinguini innamorati e di una ragazza che si dondola su un’altalena …..

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Anche gli arredi urbani possono esser rivisitati ironicamente!

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Se, passando per Milano, incontrate qualche opera che vi sembra significativa, scattate una foto e inviatecela. La pubblicheremo!

Costantino e le Colonne di San Lorenzo – (raccontaMI)


_Ciao Belisama, sei tornata in Duomo!

_Ciao, piccolo dinosauro, avevo tanta voglia di rivederti. Oggi andremo a vedere un grande drago. Da molto tempo sei fermo sulla cornice della porta del Duomo e hai visto secoli di vita e di persone passare accanto a te. Quanta conoscenza hai acquisito! Ora, però, è tempo di scendere dal tuo muro; lascialo. Andiamo a vedere cosa c’è oltre.

Il dinosaurino, tutto contento, anche se con un po’ di timore, scende dal muro e segue Belisama. Si trovano alle Colonne di San Lorenzo davanti ad un muro colorato, con tante figure dipinte. Il piccolo si ferma a guardare un drago enorme, quando…

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Murales Colonne di San Lorenzo

 

_Inchinati all’Imperatore, donna!

Una forte voce giunge dalla statua di Costantino. Il piccolo dinosauro, già un po’ spaventato per aver visto l’immagine di quel drago, suo lontano parente, dall’aspetto così cattivo, si stringe vicino a Belisama, nascondendosi dietro di lei.

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_Chi sei, donna, che osi sfidare il potere imperiale e non rendere il dovuto omaggio al tuo signore?!

Belisama guarda Costantino negli occhi e prova quasi pena, non rabbia.

_Oh, questi mortali che vogliono far inchinare anche gli dei. Guarda: dove hai vinto la battaglia di Ponte Milvio,  i ragazzi hanno messo lucchetti per incatenare i loro amori.

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Il ponte Milvio

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I lucchetti di ponte Milvio

E il Palazzo Imperiale, il Circo di via Brisa qui a Milano? A malapena trovi ciò che ne resta. Il potere che ti ha posseduto è crollato come questi monumenti di pietra: figlio, moglie, nipote, uomini, donne, bambini di varie genti, quanti hai fatto uccidere per il tuo potere. Guerre, guerre…

_Sono l’Imperatore, ho fatto guerre per l’Impero, sono un grande guerriero!

_Guerra…”guerra non fa nessuno grande” ci ha insegnato Yoda, il grande saggio di Degobah. E poi hai emanato, qui a Milano, l’Editto sulla libertà di culto. Tolleranza…Quale tolleranza? Potere, non pace. Anche oggi mancano tolleranza e pace, nel vostro cuore di umani. La Storia degli uomini a volte fa le capriole e tutto si confonde e si aggroviglia. Ora sei qui, dentro a questa statua, davanti alle Colonne di San Lorenzo, in mezzo alla movida.

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_Movida?? È quello schiamazzo, fatto di voci bagnate di alcool e di birra, che turba il mio sonno imperiale?

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Belisama sorride, prende un boccale di birra e ne beve un sorso

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_Mica male questo nettare! Prosit, Costantino! Alla tolleranza!

Il dinosaurino ha ascoltato con attenzione, pensando a come sarebbe stato bello fare capriole in un brolo, come la Storia. “Forse, però” pensa “non ho capito bene i discorsi dei grandi. Di che cosa stavano parlando? La Storia fa capriole? Ma è come un grande circo dove ci sono saltimbanchi, equilibristi e giocolieri?

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Marc Chagall

 

Certo che è bello lasciare il proprio muro e fare quattro passi per Milano…

– Aspettami, Belisama! Dove andiamo ora?

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Le Dame dei Pollaiolo

Quali misteri e segreti nascondono al mondo le Dame di Antonio e Piero del Pollaiolo? Così come la Luna ci nasconde una metà di se stessa, le Dame mostrano solo metà del proprio viso.

Questa era la “moda” dei ritratti rinascimentali, ma perchè vogliono mostrare al proprio sposo solo una parte di sè?

O sono forse i futuri mariti che non vogliono guardare negli occhi la propria sposa e conoscerne i pensieri?

Per la prima volta le quattro Dame sono riunite insieme al Poldi Pezzoli.

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Dama di Milano Museo Poldi Pezzoli

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Dama di New York Metropolitan Museum of Art

Dama Firenze

Dama di Firenze Galleria degli Uffizi

Dama Berlino

Dama di Berlino Staatliche Museen

Presto visiteremo questa Mostra per voi e vi racconteremo le nostre impressioni.

Se volete, per intanto, andare a vederla, mandateci i vostri commenti.

Grazie e…a presto!!

Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni, 12. La mostra delle Dame è aperta fino al 16 febbraio 2015.

Il Museo è chiuso il martedì; negli altri giorni è aperto dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso 17.30). È inoltre chiuso i giorni 8, 25 e 26 dicembre e 1 gennaio.

Ingresso da 6 a 10 Euro. Visite guidate alla mostra delle Dame ogni domenica alle 11 (10 Euro). Tel. 02/794889 oppure 02/796334.

http://www.museopoldipezzoli.it

Itinerario Ca’ Granda – via Festa del Perdono

Vi proponiamo un itinerario veramente DOC:  una visita alla Ca’ Granda, ora sede dell’Università Statale, e alla cripta che si trova nel suo interno. È un gioiello che non molti conoscono bene, ricco di storia, di arte, ma anche di squarci di vita quotidiana e di umanità.

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Ci troviamo in via Festa del Perdono e già il nome, carico di storia, ci porta ad un lontano passato. 
Siamo attorno al 1450; il Duca di Milano Francesco Sforza, insieme con la moglie, decise di far costruire un ospedale all’avanguardia per la cura delle malattie acute dei poveri riunendovi i diversi luoghi di cura esistenti allora a Milano.

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Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti

Per trovare gli ingenti fondi necessari al finanziamento dell’opera, trasformò la ricorrenza del Perdono, che risaliva a San Francesco, in  un evento charity: la Festa del Perdono, da cui il nome della via.

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San Carlo Borromeo consegna la Bolla Papale

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La Festa del Perdono attorno alla Ca’ Granda

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La Festa del Perdono nel cortile della Ca’ Granda


Con un’offerta all’ospedale ci si poteva mettere la coscienza in pace, ottenendo un’Indulgenza; si incentivarono anche i lasciti e le donazioni, che durano ancora oggi.
Per progettare questa grande opera “socio-sanitaria” Francesco Sforza chiamò un archistar del tempo, il Filarete, al quale si deve anche la torre principale del Castello Sforzesco. La realizzazione di questo edificio fu lunga e non priva di contrasti, tanto che ci vollero secoli per completare l’intero edificio nel 1805. 

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se volete saperne di più ….

Facciamo quattro passi all’interno della Ca’ Granda.

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Entriamo dal portone principale; ci accoglie il grande cortile d’onore sul quale si aprono alcuni chiostri e la chiesa dell’Annunciata (sotto la quale c’è la cripta descritta nell’itinerario “Scheletri alla Statale“).

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I chiostri erano spazi all’aperto dove i pazienti potevano stare un po’ all’aria e al sole, ma riparati sotto i portici. Assolutamente da visitare, è il cortile della ghiacciaia, oggi coperta da una struttura trasparente che lascia vedere la costruzione sotterranea rotonda, con due pareti concentriche, come un grande thermos.

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Lasciamo a voi la piacevole esplorazione degli altri chiostri (tra cui quello della farmacia) magari concedendovi una breve sosta seduti sui muretti, come si fa da secoli.

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se volete saperne di più ….

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Di fronte al portone principale troviamo la chiesa dell’ospedale, che ha nel suo interno un interessante dipinto del Guercino, “L’Annunciazione”.

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Appena oltre il portone della chiesa c’è il corridoio da cui si accede alla cripta. La chiesa ha la singolare caratteristica di essere la parrocchia dell’Ospedale Maggiore Policlinico, il cui parroco è tradizionalmente lo stesso Arcivescovo di Milano; è anche la cappella degli universitari milanesi.

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Continuiamo il nostro giro e arriviamo al cortile detto “delle balie”, oggi purtroppo chiuso da un cancello; era forse il reparto di “pediatria”.

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Da qui un tempo si accedeva alla Quadreria dell’Ospedale. Infatti era, ed è ancora, usanza della Ca’ Granda, dedicare dei ritratti (oggi se ne contano 920, anche di celebri pittori) ai maggiori benefattori. Ricordiamo, prima di tutti, una figura molto cara a chi ha frequentato, negli anni Settanta, la Statale: l'”Uomo dei Limoni”, un povero ambulante, o meglio un barbun, che vendeva per pochi spiccioli i suoi frutti lungo via Festa del Perdono o davanti al vicino Policlinico. Alla sua morte ha lasciato tutto quello che aveva raccolto nella sua vita alla Ca’ Granda, che gli ha dedicato questo quadro, con affetto e riconoscenza.uomo dei limoni

L’intraprendenza degli amministratori della Ca’ Granda è riuscita a trasformare il ritratto dei benefattori in uno status symbol. Infatti le dimensioni del quadro e il tipo del dipinto, a figura intera o solo il busto, erano proporzionali all’entità della donazione. Dato che i ritratti venivano esposti al pubblico durante la Festa del Perdono, che si tiene negli anni dispari, il 25 marzo, i benefattori facevano “a gara” per avere il quadro più grande…a tutto vantaggio delle finanze dell’ospedale.

benefattori di Emilia Rovida Sissa e Giovanni Sissa quadri ca granda 2
Quadri Ca Granda 1 benefattore Franca Agustoni Barbiano di Belgiojoso

Una ulteriore curiosità che abbiamo scoperto: lo “Sposalizio della Vergine”, la splendida opera di Raffaello, oggi a Brera, era stata lasciata alla Ca’ Granda in eredità da un collezionista di fine Settecento, noto per aver avuto una storia con la moglie dell’Arciduca austriaco. Nel periodo napoleonico, la Ca’ Granda, bisognosa di fondi, fu costretta a vendere l’opera allo Stato, che la trasferì alla Pinacoteca di Brera.sposalizio vergineDue parole, infine, sulla Ca’ Granda ieri e oggi.Fu il primo ospedale laico europeo, dotato di attrezzature e confort all’avanguardia per l’epoca.

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se volete saperne di più…

Il vicino Naviglio Interno, che percorreva l’attuale via Francesco Sforza, forniva acqua corrente e serviva da via di trasporto; quasi tutto arrivava in barca, ammalati compresi. Un portale barocco, visibile ancora oggi, su via Francesco Sforza, dava accesso ad un ponticello di ferro che collegava l’ospedale con l’altra sponda, passando sopra il Naviglio.

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All’inizio dell’Ottocento la Ca’ Granda era una delle più importanti strutture d’Europa, con ben 2500 posti letto. Oltre cento anni dopo, cominciando ad avvertire il peso dell’età (quasi 500 anni!!) si pensò di sostituirla con un nuovo ospedale in una zona allora periferica, Niguarda. I pazienti vi furono trasferiti nel 1939.niguarda niguarda

Fu una fortuna, perchè la Ca’ Granda di via Festa del Perdono fu pesantemente bombardata durante la seconda guerra mondiale, riportando gravissimi danni.

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Rinacque per così dire dalle proprie ceneri: fu ricostruita e, nel 1958, divenne sede delle facoltà umanistiche dell’Università Statale.

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radiastatale

Radio statale, recentissimamente inaugurata

Non solo; alla didattica e agli importanti congressi che ospita di continuo, si affiancano altri eventi per così dire molto glamour, come le manifestazioni del Fuori Salone. 

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Il nostro itinerario all’interno della Ca’ Granda è terminato.

L’ingresso all’Università è libero; per gli orari di apertura si può consultare il sito http://www.unimi.it

 La cripta è aperta gratuitamente dal lunedì al giovedì, dalle 9 alle 17

. La Quadreria è visitabile solo su appuntamento telefonando al numero 02/55036626

Il Cristo Redentore del Verziere – (tanto tempo fa)

Il “Verziere” di largo Augusto per lungo tempo è stato considerato luogo di presenze demoniache e di streghe.

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La leggenda vuole che si decise di innalzare la colonna con la statua del Cristo Redentore, proprio per liberare il luogo dalle presenze maligne. Secondo gli storici, invece, la colonna sarebbe stata innalzata nel 1580 come ex-voto per la fine di una pestilenza. Comunque si voglia credere, questa statua ha avuto una “vita” piuttosto travagliata.

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Durante la sua costruzione ebbe problemi di natura burocratica, inoltre crollò per ben due volte, tanto che fu terminata quasi cento anni dopo il suo inizio. Inoltre, in origine, il volto del Cristo guardava verso la chiesa di san Bernardino. Perchè oggi è rivolto verso via Durini? Secondo la versione ufficiale, alcuni operai, durante lavori alla statua, la fecero girare su se stessa. Secondo la leggenda, che abbiamo raccontato, la statua, impietosita dalla tragica fine di Barbarinetta, si voltò dall’altra parte per non vedere.

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Poco distante da questo monumento si può incrociare lo sguardo ironico di  Carlo Porta, poeta dialettale di inizio Ottocento e “papà” della Ninetta, la giovane prostituta che sente il bisogno di raccontare un po’ di se stessa ad un vecchio cliente, come in un moderno confessionale da “Grande Fratello”; lo fa con un linguaggio esplicito, per certi versi non lontano da quello dei ragazzi d’oggi.

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c. porta

La statua del nostro poeta si trova nei piccoli giardini di via Brolo, oasi di tranquillità, già riportati nell’itinerario da san Bernardino alle Ossa. D’ altra parte come non essere un luogo particolare se qui c’era il Brolo (bosco) di Belisama? Persino il nome della piccola via ce lo ricorda. Andateci quando avete bisogno di pensare!

 Charle

Quali altri poeti dialettali ci vengono in mente? Sono  molti e molto diversi, anche autori di canzoni. Ve ne proponiamo alcune da leggere e ascoltare.

Iniziamo con un altro monologo in dialetto e in prima persona, struggente e orgoglioso, il “Ma mi” di Giorgio Strehler, cantato da diversi artisti. Un partigiano, catturato dai nazifascisti, viene rinchiuso a San Vittore; pensa alla vita fuori dal carcere…se tradisse i sui compagni sarebbe liberato, ma…”mi parli no”.

“………………..
Ma mi, ma mi, ma mi,
quaranta dì, quaranta nott,
a San Vittur a ciapaa i bott,
dormì da can, pien de malann! ..:
………………………
Sont saraa su in’sta ratera
piena de nebbia, de fregg e de scur,
sotta a ‘sti mur passen i tramm,
frecass e vita del me Milan ..
…………………………
L’è pegg che in guera staa su la tera:
la libertà la var ‘na spiada!
…………………………..
sbattuu de su, sbattuu de giò:
mi sont de quei che parlen no!

giorgio_strehler

https://www.youtube.com/watch?v=s_TdwJ76weQ

Un altro cameo è “El purtava i scarp del tennis” di Jannacci – Fo. Chi non conosce i versi che parlano di un homeless, un “barbun”, di così grande attualità?

“El portava i scarp del tennis,
el parlava de per lù
rincorreva già da tempo
un bel sogno d’amore.

El portava i scarp del tennis,
el gh’aveva dù oeucc de bon;
l’era el primm a menà via
perchè l’era un barbon
………………………………”

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Enzo Jannacci – Wall Art in via San Calimero

https://www.youtube.com/watch?v=SO_QKksqXdI

Tante altre sono le poesie e le canzoni dialettali che ci piacerebbe ricordare,

“Mi vu in gir de chi e de là
mi vu in gir per laurà
troevi tanti bigliett de mila
me vegnù in ment de cumprà una Balila.
Una Balila”

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Giorgio Gaber – Wall Art in via San Calimero

http://www.youtube.com/watch?v=qIfkwtiUmIk

“La vita l’è bela
basta avegh un’umbrella
che ripara la testa
ecco un giorno di festa”

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Cochi e Renato

https://www.youtube.com/watch?v=YG0Qtgz16dc

non ultime le filastrocche,

“Il gallo è morto, il gallo è morto,
non canterà più, coccodì e coccodà,
e co e co e co e coccodì e coccodà.
Le coq est mort, le coq è mort
il ne chanterà plus ni coccodì, ni coccodà ….
The cook is dead …..
it will never sing coccodì and coccodà
….
El gagio es muerto, ….
el non canterà mas coccodì e coccodas ….
…….
Son staa mì che hoo mazzaa el gall.
El m’ha rott i ball col coccodì e coccodà!”

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https://www.youtube.com/watch?v=Blmp8ASFqOk

ma la più grande, per noi milanesi, è “O mia bela Madunina” di G. D’Anzi.

“O la mia bela Madunina
che te brilet de luntan,
tuta d’oro e piscinina
tu te dominet Milan.
Sota ti se viv la vita,
se sta mai cuj man in man.”

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Siamo sicuri che Belisama la canta con noi.

Il Verziere – (dove)

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Foody, mascotte di Expo 2015

Il nome del Verziere deriva dall’antico mercato ortofrutticolo di Milano, che, via via, dai tempi più remoti si è progressivamente spostato dal centro verso la periferia con l’espandersi della città.

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Un tempo, infatti, era situato proprio attorno all’abside del Duomo, tanto che gli ortolani dell’epoca usavano attraversare il Duomo stesso come scorciatoia, così che la porta laterale, dalla parte delle Rinascente, dovette essere chiusa.

Si è poi spostato nell’odierna piazza Fontana, successivamente verso l’attuale largo Augusto, dove ancora esistono le targhe “Verziere” senza indicazione di via o piazza.

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Verziere primo 900 A

Un altro “viaggio” del Verziere verso la periferia lo ha portato, dal 1911 al 1965, dove oggi c’è il Parco Marinai d’Italia (oggi dedicato a Vittorio Formentano), con al centro la palazzina Liberty, in origine caffè-ristorante, che faceva da “borsino” della frutta e verdura.

palazzina liberty

Oggi

verziere - marinai d'Italia

Ieri

Ora, infine, il “Verziere”  (ora “mercato ortofrutticolo”) è stato spostato  in via C. Lombroso 54, aperto anche al pubblico il sabato dalle 9 alle 12.

ortomercato

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