Giovani “ciceroni” raccontano la Ca’ Granda

È di questi giorni la notizia dei giovani che, in controtendenza, “tornano” a Milano attratti dal volto nuovo e dalle opportunità possibili della nostra città.

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Uno dei luoghi di crescita e di formazione è l’Università Statale di via Festa del Perdono, sede di facoltà umanistiche e polo di ricerca e di proposte culturali ricche e diversificate.

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3 – 5 novembre 2016

L’Università si trova nell’antico edificio conosciuto dai milanesi come Ca’ Granda, l’antico Spedale dei Poveri fatto costruire nel Quattrocento da Francesco Sforza, appena diventato Duca di Milano, e progettato dal Filarete.

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Francesco Sforza

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il Filarete

Per il secondo anno consecutivo, la Statale presenta se stessa proponendo visite guidate, anche in inglese e spagnolo. Giovani laureati e studenti dei corsi di Laurea in Beni Culturali raccontano la storia della Ca’ Granda mostrandone tesori e segreti attraverso anche le più recenti scoperte.

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Il Cortile d’Onore e i diversi cortili, i Porticati e la Sala Crociera sono luoghi simbolo, la cui storia sarà raccontata ai visitatori, insieme a molto altro.

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Una piccola curiosità: la Ca’ Granda non ha uno scalone di accesso di rappresentanza. Non lo aveva voluto il Filarete: “questo luogo non bisogna tante scale, perchè non è spectaculo da stare a vedere”. La risposta di Francesco non fu da meno: “tu dì il vero… questo non è teatro”. Siamo nel 1400 ed avevano già pensato ad una città della salute, autosufficiente e senza barriere architettoniche!

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Le visite alla Ca’ Granda possono essere anche libere seguendo le 11 paline distribuite lungo il percorso e… leggendo il nostro blog.

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Da non perdere assolutamente la visita alla Chiesa senza facciata della SS. Annunciata e alla cripta, che si aprono sul Cortile d’Onore.

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Un tocco dark: cosa avrà visto la donna terrorizzata, con le mani nei capelli, scolpita sulla facciata? La cripta riserva molte inquietanti sorprese ….!

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Le visite gratuite si terranno, fino al 31 ottobre 2016, il Mercoledì 14.30 – 17.30 e il Sabato 9.30 – 12.30.Per prenotare basta inviare una mail a visite.cagranda@unimi.it.

Se poi, usciti dalla Ca’ Granda, ci fosse ancora il tempo per fare quattro passi, c’è solo da poter scegliere: via Laghetto, piazza Santo Stefano con San Bernardino alle Ossa, il Verziere, via Bergamini, coi bei negozi, via Pantano, San Nazaro, Sant’Antonio

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Sono vie e luoghi di antico fascino, poco conosciuti, dove anche il nostro blog ha fatto i suoi primi Passipermilano.

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Ultima ora:

Il 10 ottobre 2016 la prof. Francesca Vaglietti, docente di Storia e Archeologia Medievale, terrà un incontro su ” Storia e storie della Statale” (ore 21, ingresso gratuito, via Francesco Sforza 32).

Itinerario da brivido per la Notte di Halloween

In questa notte, come si credeva accadesse durante l’antico Samhain celtico, il velo tra i morti e i vivi diventa più sottile e l’Aldilà è maggiormente percepibile.

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Faremo quattro passi tra memorie e immaginazione, percorrendo un itinerario tra il Castello Sforzesco, palazzi, chiese e Parco Sempione, dove le “apparizioni” sono di casa. Questo itinerario forma una sorta di ellisse, come ellittico era, al tempo dei Celti, il Recinto Sacro da cui nacque Milano.

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Partiamo dal Castello, che potrebbe essere considerato il luogo più affollato di Milano per numero o antico prestigio dei fantasmi che vi si trovano.

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Ignoti sono i nomi dei trecento soldati francesi che morirono nell’esplosione della Torre del Filarete, agli inizi del 1500. A causarla fu un fulmine? Un errore umano? La vendetta del Bombarda, un mercenario svizzero innamorato?

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Non si sa, resta un mistero; ma c’è chi sostiene che nella notte dei Morti, gli echi della Storia abbiano suoni di urla strazianti e di lamenti umani.

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Secondo alcuni studiosi di fenomeni paranormali, i fantasmi rivivrebbero qualche episodio importante e drammatico della propria vita, come se fossero incatenati ai ricordi.

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Ludovico il Moro comparirebbe sotto la Ponticella del Bramante, mentre fugge a cavallo, travestito da mercenario.

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Wrangler Nate Cummins takes the opportunity to ride by moonlight, the night before the "Super Moon" during Montana Horses' annual horse drive outside Three Forks, Montana, May 4, 2012. The Mantle family, who own Montana Horses, held their last horse drive where they rounded up approximately 300 horses and drove the herd 35 miles from their winter range to the Mantle ranch. The horses will be picked up by leasers to be used as pack and trail horses at dude ranches and national parks. Photo taken May 4, 2012. REUTERS/Jim Urquhart (UNITED STATES - Tags: ANIMALS SOCIETY ENVIRONMENT TPX IMAGES OF THE DAY)

Anche Bianca Maria di Challant rivive in questa notte brani della sua vita e ricompare al Castello, dove era stata decapitata, con una coppa di sangue, mentre la testa le rotola via.

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Altre donne importanti rimangono “presenti” nel Castello dove vissero un tempo. Fra queste Bona di Savoia, vedova di Galeazzo Maria Sforza, rifugiatasi nella torre che porta il suo nome.

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La giovane duchessa Beatrice, moglie del Moro, morta di parto, appare pensosa ricordando gli avvenimenti della sua breve e intensa vita.

Cristofero Solari - Tomba di Ludovico il Moro e Beatrice D'Este (particolare, Pavia, Certosa, 142

L’indomita Isabella d’Aragona, nipote e nemica del Moro, compare tenendo tra le mani una boccetta di veleno con il quale avrebbe voluto avvelenare gli Sforza e per il quale, invece, perse il marito e un’amata figlia.

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Lasciamo il Castello ed i suoi ricordi di sangue versato.

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Poco più avanti, in via Rovello, un’altra donna, legata al Moro, lo aspetta ancora. È Cecilia Gallerani, la Dama con l’ermellino, dipinta da Leonardo, che a Palazzo Carmagnola, dove visse, attende di rivedere il suo amato. E’ possibile vederla ad una delle finestre proprio in questi giorni.

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Eccola!

Raggiungiamo piazza Duomo, dove “vive” il fantasma della Carlina, la sposa in nero che, terrorizzata dalle statue sulle guglie della nostra amata e misteriosa Cattedrale, scomparve e non fu più ritrovata. È un fantasma “prezzemolino”; infatti spesso compare nelle foto scattate dentro e fuori il Duomo.

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In via Santa Radegonda, accanto al Duomo, possiamo incontrare un’altra donna, Bernarda, la figlia di Bernabò Visconti, imprigionata e fatta morire di stenti dal padre; ma è, per così dire, un fantasma dalle…molte vite.

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A pochi passi dal Duomo, in piazza Santo Stefano, c’è uno dei luoghi più lugubri di Milano (andate a vederlo!!!).

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È San Bernardino alle Ossa, una chiesa con una cappella rivestita internamente di ossa umane.

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Nella notte del 2 novembre, una bimba ricompone il proprio scheletro come in un puzzle horror e trascina in una danza macabra gli altri defunti.

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Vi parteciperanno anche gli scheletri della vicina cripta nella chiesa della Statale?

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Se avete ancora voglia di esperienze forti, andate verso la Basilica di Sant’Ambrogio (autobus 94), passando accanto a piazza Vetra, terra di Inquisizione, roghi, patiboli e torture.

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Fermatevi accanto alla Basilica di Sant’Ambrogio, presso la Colonna del Diavolo, dove rimasero conficcate le corna di Satana, dopo un calcione ben assestato dal nostro Santo patrono.

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Il Diavolo riuscì poi a liberarsi e da questa colonna tornò all’Inferno. C’è dunque qui sotto un varco per gli Inferi? Molti rumori provengono da lì e un tempo, prima che fossero cementati, anche odori di zolfo da quei fori che sembrano orbite vuote.

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Tornate a piedi verso il Castello percorrendo via Carducci. Qui c’è un simpatico localino, PolentamiSu, dove si possono mangiare una polenta calda e un ottimo tiramisù…Ne avrete bisogno…

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Signori uomini, se vedete venirvi incontro, nelle vicinanze di via Paleocapa, una dama velata che emana profumo di violetta e vi promette ore indimenticabili in una villa vicina, non seguitela.

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Il suo viso è un teschio, come ha raccontato chi aveva ceduto alle sue lusinghe. In questa zona esisteva una casa disabitata con fama sinistra; da metà degli anni Settanta questa donna non compare più, forse la casa ha cambiato inquilini?

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da “Poema a fumetti” di Dino Buzzati

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Di giorno, invece, quando il Parco Sempione è aperto, molti dicono di essere stati seguiti da una giovane donna che fa jogging e che li avverte dei danni del fumo. Poi svanisce, come il fumo di una sigaretta.

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Ben altri fuochi arsero nell’antica Piazza d’Armi dietro al Castello. Qui fu bruciata Isabella da Lampugnano, una delle tante streghe finite al rogo anche nella nostra città, che questa notte ritornano…

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Siamo tornati da dove eravamo partiti. Ora vi meritate una bella cenetta.

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Chi saranno gli altri convitati?

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Buon Halloween a tutti!

 

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Itinerario Ca’ Granda – via Festa del Perdono

Vi proponiamo un itinerario veramente DOC:  una visita alla Ca’ Granda, ora sede dell’Università Statale, e alla cripta che si trova nel suo interno. È un gioiello che non molti conoscono bene, ricco di storia, di arte, ma anche di squarci di vita quotidiana e di umanità.

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Ci troviamo in via Festa del Perdono e già il nome, carico di storia, ci porta ad un lontano passato. 
Siamo attorno al 1450; il Duca di Milano Francesco Sforza, insieme con la moglie, decise di far costruire un ospedale all’avanguardia per la cura delle malattie acute dei poveri riunendovi i diversi luoghi di cura esistenti allora a Milano.

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Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti

Per trovare gli ingenti fondi necessari al finanziamento dell’opera, trasformò la ricorrenza del Perdono, che risaliva a San Francesco, in  un evento charity: la Festa del Perdono, da cui il nome della via.

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San Carlo Borromeo consegna la Bolla Papale

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La Festa del Perdono attorno alla Ca’ Granda

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La Festa del Perdono nel cortile della Ca’ Granda


Con un’offerta all’ospedale ci si poteva mettere la coscienza in pace, ottenendo un’Indulgenza; si incentivarono anche i lasciti e le donazioni, che durano ancora oggi.
Per progettare questa grande opera “socio-sanitaria” Francesco Sforza chiamò un archistar del tempo, il Filarete, al quale si deve anche la torre principale del Castello Sforzesco. La realizzazione di questo edificio fu lunga e non priva di contrasti, tanto che ci vollero secoli per completare l’intero edificio nel 1805. 

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se volete saperne di più ….

Facciamo quattro passi all’interno della Ca’ Granda.

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Entriamo dal portone principale; ci accoglie il grande cortile d’onore sul quale si aprono alcuni chiostri e la chiesa dell’Annunciata (sotto la quale c’è la cripta descritta nell’itinerario “Scheletri alla Statale“).

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I chiostri erano spazi all’aperto dove i pazienti potevano stare un po’ all’aria e al sole, ma riparati sotto i portici. Assolutamente da visitare, è il cortile della ghiacciaia, oggi coperta da una struttura trasparente che lascia vedere la costruzione sotterranea rotonda, con due pareti concentriche, come un grande thermos.

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Lasciamo a voi la piacevole esplorazione degli altri chiostri (tra cui quello della farmacia) magari concedendovi una breve sosta seduti sui muretti, come si fa da secoli.

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se volete saperne di più ….

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Di fronte al portone principale troviamo la chiesa dell’ospedale, che ha nel suo interno un interessante dipinto del Guercino, “L’Annunciazione”.

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Appena oltre il portone della chiesa c’è il corridoio da cui si accede alla cripta. La chiesa ha la singolare caratteristica di essere la parrocchia dell’Ospedale Maggiore Policlinico, il cui parroco è tradizionalmente lo stesso Arcivescovo di Milano; è anche la cappella degli universitari milanesi.

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Continuiamo il nostro giro e arriviamo al cortile detto “delle balie”, oggi purtroppo chiuso da un cancello; era forse il reparto di “pediatria”.

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Da qui un tempo si accedeva alla Quadreria dell’Ospedale. Infatti era, ed è ancora, usanza della Ca’ Granda, dedicare dei ritratti (oggi se ne contano 920, anche di celebri pittori) ai maggiori benefattori. Ricordiamo, prima di tutti, una figura molto cara a chi ha frequentato, negli anni Settanta, la Statale: l'”Uomo dei Limoni”, un povero ambulante, o meglio un barbun, che vendeva per pochi spiccioli i suoi frutti lungo via Festa del Perdono o davanti al vicino Policlinico. Alla sua morte ha lasciato tutto quello che aveva raccolto nella sua vita alla Ca’ Granda, che gli ha dedicato questo quadro, con affetto e riconoscenza.uomo dei limoni

L’intraprendenza degli amministratori della Ca’ Granda è riuscita a trasformare il ritratto dei benefattori in uno status symbol. Infatti le dimensioni del quadro e il tipo del dipinto, a figura intera o solo il busto, erano proporzionali all’entità della donazione. Dato che i ritratti venivano esposti al pubblico durante la Festa del Perdono, che si tiene negli anni dispari, il 25 marzo, i benefattori facevano “a gara” per avere il quadro più grande…a tutto vantaggio delle finanze dell’ospedale.

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Quadri Ca Granda 1 benefattore Franca Agustoni Barbiano di Belgiojoso

Una ulteriore curiosità che abbiamo scoperto: lo “Sposalizio della Vergine”, la splendida opera di Raffaello, oggi a Brera, era stata lasciata alla Ca’ Granda in eredità da un collezionista di fine Settecento, noto per aver avuto una storia con la moglie dell’Arciduca austriaco. Nel periodo napoleonico, la Ca’ Granda, bisognosa di fondi, fu costretta a vendere l’opera allo Stato, che la trasferì alla Pinacoteca di Brera.sposalizio vergineDue parole, infine, sulla Ca’ Granda ieri e oggi.Fu il primo ospedale laico europeo, dotato di attrezzature e confort all’avanguardia per l’epoca.

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se volete saperne di più…

Il vicino Naviglio Interno, che percorreva l’attuale via Francesco Sforza, forniva acqua corrente e serviva da via di trasporto; quasi tutto arrivava in barca, ammalati compresi. Un portale barocco, visibile ancora oggi, su via Francesco Sforza, dava accesso ad un ponticello di ferro che collegava l’ospedale con l’altra sponda, passando sopra il Naviglio.

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All’inizio dell’Ottocento la Ca’ Granda era una delle più importanti strutture d’Europa, con ben 2500 posti letto. Oltre cento anni dopo, cominciando ad avvertire il peso dell’età (quasi 500 anni!!) si pensò di sostituirla con un nuovo ospedale in una zona allora periferica, Niguarda. I pazienti vi furono trasferiti nel 1939.niguarda niguarda

Fu una fortuna, perchè la Ca’ Granda di via Festa del Perdono fu pesantemente bombardata durante la seconda guerra mondiale, riportando gravissimi danni.

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Rinacque per così dire dalle proprie ceneri: fu ricostruita e, nel 1958, divenne sede delle facoltà umanistiche dell’Università Statale.

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Radio statale, recentissimamente inaugurata

Non solo; alla didattica e agli importanti congressi che ospita di continuo, si affiancano altri eventi per così dire molto glamour, come le manifestazioni del Fuori Salone. 

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Il nostro itinerario all’interno della Ca’ Granda è terminato.

L’ingresso all’Università è libero; per gli orari di apertura si può consultare il sito http://www.unimi.it

 La cripta è aperta gratuitamente dal lunedì al giovedì, dalle 9 alle 17

. La Quadreria è visitabile solo su appuntamento telefonando al numero 02/55036626

Itinerario: scheletri alla “Statale”

 Klaatu…Barada..Nikto 

https://www.youtube.com/watch?v=4VtcOCHePB4

Se vi sentite un po’ Ash dell’Armata delle Tenebre non potete perdervi questo itinerario insolito e stravagante: visitare la cripta recentemente riaperta, che si trova nel cortile principale dell’ Università statale sotto la chiesa dell’Annunciata e che contiene circa 500 mila scheletri.

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Una buia scaletta vi condurrà in un vasto sotterraneo, completamente vuoto,  suddiviso in un insieme di cripte, collegate tra loro da corridoi.

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Svoltando in un corridoio poco illuminato, si resta senza parole, quando improvvisamente si incontra la statua di una bimba, con il vestitino della festa e delle bellissime scarpine alla bebè. Non siamo ancora riusciti a scoprire nulla di lei, ma continueremo le nostre ricerche. Di fianco la statua di un angelo, forse lì a tenerle compagnia.

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Sul pavimento delle cripta, fate attenzione!!, si trovano numerosi tombini: sono i “coperchi” di pozzi verticali, utilizzati come ossari comuni per i resti dei defunti non abbienti dell’ospedale.

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Quando la peste colpì Milano nel 1630, si ammassarono nei pozzi centinaia di corpi (!!!), tanto che nel 1695 la cripta dovette essere chiusa.

Dimenticata fino alle Cinque Giornate (1848), fu riaperta per dare sepoltura ai 141 milanesi caduti combattendo, successivamente traslati nell’ossario sotto l’obelisco di piazza Cinque Giornate. La cripta da allora rimase chiusa e “sepolta”.

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Questo “oblio” durò fino a pochissimi anni fa, quando si iniziarono degli studi sui resti umani sepolti nella cripta.

Una curiosità: la coordinatrice di questi studi si è calata in uno dei pozzi “nuotando in un mare di ossa” (La Stampa, 31/3/2011)

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Attraverso queste indagini si vuole arrivare a formulare una specie di “archivio biologico” per comprendere meglio le condizioni di vita, mappare le patologie più frequenti in quei 200 anni di storia cittadina e stabilire le possibili cause di morte. Questa ricerca sta dando risultati interessanti; per esempio si è visto che, nonostante le malattie, la vecchiaia era la prima causa di morte. Ecco due immagini della ricerca sul campo.

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Vi assicuriamo che l’atmosfera, nella cripta, è molto inquietante. Guardate con attenzione l’ultima foto che abbiamo fatto:…

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cosa vedete?…potrebbe accadere come nel film …?!? Ad ogni buon conto evitate di pronunciare la frase iniziale…..

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