Quattropassi nel Fuorisalone 2019

Da qualche giorno è terminato l’ormai tradizionale appuntamento con il Fuorisalone. È un evento imperdibile in cui Milano offre i suoi spazi al design internazionale per presentarlo ad un pubblico cosmopolita.

La nostra città, pur così ricca di arte e storia, ha sempre avuto il coraggio di vivere il presente e di pensare al futuro senza chiudersi nel ricordo di un passato pieno solo di nostalgia che non lascia spazio alle nuove idee.

Il Fuorisalone, più che mai, mostra questi aspetti di Milano che fa dialogare chiese e palazzi d’epoca, colonnati e scaloni imponenti con la creatività e il business.

La nostra città non ha una grande estensione, eppure è stato quasi impossibile rivisitarla tutta in una sola settimana per vedere vie, idee e anche luoghi quasi sempre chiusi al pubblico e aperti per ospitare il Fuorisalone.

Centro e periferie (ma sarebbe meglio dire “quartieri” per valorizzare le loro unicità) sono come le stanze di una sola grande casa vestita a festa e diventano il palcoscenico per arredi, luci, oggettistica, installazioni ed eventi che portano conoscenza, visibilità e affari alla nostra città.

Alcune installazioni sono divertenti; altre, invece, provocano e fanno discutere il pubblico.

Nei nostri quattropassi (anzi, questa volta, molti di più) abbiamo guardato con occhi nuovi luoghi consueti e provato meraviglia davanti alla loro trasformazione durante il Fuorisalone.

Non solo, però, bellezza, curiosità e svago. Il Fuorisalone ha invitato anche a riflettere su problemi ambientali e sulla ricerca di nuovi materiali, anche inaspettati, come i miceli dell’Orto Botanico.

Nel cortile d’Onore dell’Università Statale, il nostro pianeta sembra lanciare un gigantesco grido d’aiuto con migliaia di tappi di plastica ingabbiati un una rete metallica e subito pensiamo all’invasione e all’eternità dei materiali non degradabili.

Il Fuorisalone ha rivelato anche un animo green con alcune scenografiche installazioni e spazi dedicati al relax nel verde.

Anche la Rinascente ha scelto per il Fuorisalone il tema del verde. Davanti alle vetrine c’era un piccolo uliveto con alberi centenari e, nei diversi piani, erano presenti angoli di vegetazione lussureggiante e altri con animali che “sprizzano” luce. La giungla urbana non è mai stata così simpatica e divertente.

Altri animali hanno partecipato agli allestimenti del Fuorisalone.

La gigantesca “arca”, approdata all’Università Statale, li accoglierà tutti o lascerà le belve tra noi?

Tra qualche settimana Milano celebrerà Leonardo e le sue opere nella nostra città. Anche il Fuorisalone ha reso omaggio a questo protodesigner con una futuristica installazione multimediale alla sua Conca dell’Incoronata.

All’Ippodromo di San Siro, in realtà piuttosto scomodo da raggiungere, il Cavallo di Leonardo, un sogno durato oltre 500 anni, è stato riprodotto e personalizzato per ben tredici volte da artisti e designer contemporanei.

Questi cloni saranno poi esposti in varie zone della città, come se il Cavallo immaginato da Leonardo nel Rinascimento continuasse a vivere anche in questo nuovo rinascimento milanese.

A presto…

Auguri di Buona Pasqua 2019

Dove passeremo questi giorni di festa? A veder luoghi d’arte, nella natura, o in completo relax?

Nei nostri quattropassi per il Fuorisalone, abbiamo colto quest’immagine in cui ci sono strane piante (a proposito anche le Tillandsie, piccoli “ragni” vegetali, possono fiorire!) in una vecchia cornice di chi sa quale dipinto, sopra un divanetto vintage che invita a momenti di pensoso relax.

Con questa composizione  creativa di una giovane flower designer emergente, Francesca, auguriamo a tutti

Buona Pasqua!

A presto…

San Cristoforo, una chiesetta lungo il Naviglio – parte seconda, l’interno

Appena varcata la soglia della chiesetta di San Cristoforo, restiamo incantati di fronte a questo ambiente unico che conserva, come l’esterno, le caratteristiche delle due chiese di un tempo.

Due grandi archi, ricavati nella parete che le separava, hanno unito nel 1625 le navate delle due chiese costruite affiancate nello spazio ma a circa un secolo di distanza.

I soffitti sono diversi; l’uno, il più antico, è a cassettoni, l’altro, invece, conserva la struttura gotica a volte decorate.

Alle pareti alcune vetrate lasciano filtrare un po’ di luce. Una tra queste ci pare insolita e mostra una mano scendere da una nuvola verso un triangolo raggiato; forse è l’immagine della Provvidenza?

Preziosi affreschi fanno capolino dall’usura del tempo e sembra quasi siano loro a osservare noi, viaggiatori del terzo millennio. Ci sono opere di diverse scuole (Bergognone, Giotto, pittori lombardi, Bernardino Luini).

Non sappiamo come fossero in precedenza gli altari delle due chiese. Ora, l’unico, si trova in quella di sinistra, la più antica.

È un altare contemporaneo, essenziale, con una struttura in metallo sopra una macina in pietra che ci riporta al tema del grano che diventa Pane. Una lastra di ardesia fa da piano; è lasciata al naturale, come indicato nell’Esodo (20 : 25) “…e se fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietre tagliate…”

Il Santo a cui sono dedicate entrambe le chiese è Cristoforo, un gigante come Ercole, diventato il Patrono di chi compie un viaggio o affronta il guado della vita.

Due belle statue lignee, una per chiesa, lo raffigurano appoggiato a un bastone con Gesù Bambino sulle spalle.

Ecco, in breve, la storia di questo Santo martire raccontata da Jacopo da Varagine nel XIII secolo.

Cristoforo si era proposto di servire il più potente della Terra, oggi diremmo il potere. Era stato al servizio di un re, poi di un imperatore, persino del diavolo, dal quale, però, aveva capito che il Figlio di Dio era il più forte. Per prepararsi al Battesimo aveva scelto di abitare lungo il corso di un fiume per aiutare i viandanti a passare da una sponda all’altra.

Una notte fu svegliato da un fanciullo che gli chiese di aiutarlo ad oltrepassare il fiume. Il gigante se lo caricò sulle spalle ma, nella traversata, il bambino diventava sempre più pesante, perché portava con sé tutto il mondo.  Cristoforo si piegava dalla fatica, quasi da non farcela. Appoggiandosi ad un bastone riuscì infine ad arrivare col suo “carico” all’altra sponda e comprese di aver portato sulle spalle Gesù. Il suo bastone fiorì.

Era considerato anche il Santo che aiutava gli appestati; da qui la costruzione di un lazzaretto accanto a questa chiesa e la Cappella dei Morti, costruzione risalente alla peste manzoniana del 1600.

A questa cappella si accede oggi dalla sacrestia, attraverso un’antica porta. Al di sotto, non visitabile, c’è una cripta con sepolture anche importanti e, si dice, una galleria segreta che porta fino alla chiesa di San Lorenzo.

Altri sono i “si dice” legati a questa chiesetta: da qui sembra essere partito il gruppo dei Lombardi per la Prima Crociata, al grido di Ultreia! (Andiamo avanti, oltre) saluto usato ancora oggi da chi compie il Cammino di Santiago di Compostela.

Qui arrivò la notizia della vittoria della Lega Lombarda sul Barbarossa, nel 1176 (questa chiesa non c’era ancora, ma esisteva già la cappella sua antenata); qui Ludovico il Moro andò incontro alla sua promessa sposa, Beatrice d’Este.

Una tradizione viva ancora oggi: in questa chiesa molti giovani iniziano qui il loro viaggio insieme.

Tanti sono i viaggi e i passaggi difficili della nostra vita, perchè non fare un salto ogni tanto a San Cristoforo? A tutti un “Ultreia!” per i propri passi.

A presto …