Un nuovo Museo d’arte: dagli Etruschi a Andy Warhol

Ci troviamo davanti alla Fondazione Rovati, nello storico palazzo di corso Venezia 52, dove, da qualche settimana, è stato inaugurato un museo con reperti etruschi e… non solo. Siamo, infatti, in un luogo e in una atmosfera di incontri tra antico e moderno che creano dialogo e movimento, il che fa di questo museo qualcosa di molto milanese.

 


Il luogo. Il palazzo sorge quasi al termine di corso Venezia, dove i neoclassici caselli del dazio di Porta Orientale e i Bastioni segnavano il confine tra la città, con l’elegante e nobile Corsia delle Carrozze, e il più vitale e popolare Borgo esterno con il Lazzaretto e l’odierno corso Buenos Aires.

 

 

Il Palazzo. Quattro telamoni sono i granitici custodi di questo edificio fatto costruire nel 1871 dal Principe di Piombino, dove anticamente si trovavano le ortaglie del convento dei Cappuccini di manzoniana memoria e dove poi era sorto il Teatro della Stadera.

 

 

La ricca borghesia imprenditoriale milanese, però, tra Ottocento e Novecento, cercava dimore eleganti per rendere più manifesto il proprio prestigio o comperando palazzi già esistenti o costruendone dei nuovi, come Palazzo Castiglioni, splendido esempio di Liberty milanese.

 

 

Nel palazzo del Principe di Piombino vennero poi via via ad abitare la famiglia Bocconi (quella della Rinascente e dell’università omonima), la famiglia Rizzoli, i Carraro… infine, nel 2015, passò alla Fondazione Rovati, il medico imprenditore farmaceutico, la cui statua ci accoglie nell’atrio come un buon padrone di casa.

 


Gli ambienti.
Il palazzo, già ristrutturato in precedenza, è stato recentemente ampliato e ridisegnato dallo Studio MCA di Mario Cucinella. Attualmente sono accessibili al pubblico, per il museo, i tre piani centrali.

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Piano Terra. Il grande ingresso (con biglietteria, shop museale, caffè/bistrot e accesso al ristorante del quarto piano) si apre su un bel giardino interno sul quale si affaccia anche un piccolo padiglione espositivo.

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Il piano terra è sempre accessibile liberamente al pubblico, anche senza visitare il museo. Perchè non fermarci per un caffè, magari seduti in giardino?

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Piano nobile. Questo piano museale colpisce anche per l’eleganza degli ambienti. Specchi, boiseries, camini, pavimenti perfettamente restaurati sono inseriti in locali ridisegnati e resi attuali anche attraverso i colori vivaci delle pareti.

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Le opere esposte spaziano e dialogano tra antico e contemporaneo (De Chirico, Andy Warhol…).

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Piano ipogeo. Questo museo offre un’esperienza culturale anche attraverso gli ambienti diversificati e spettacolari e le scelte architettoniche.

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Nella grande e sinuosa sala ellissoidale opere etrusche, esposte con grande eleganza su scaffali lineari, si alternano ad altre contemporanee in un rimando e contrasto continuo. Ecco alcune foto come invito alla visita.

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Le opere della Fondazione saranno esposte a rotazione. Si prevede per ottobre la presentazione, per la prima volta al pubblico, della Stele di Vicchio, una lastra di arenaria con la più lunga iscrizione etrusca su pietra, rinvenuta a Poggio Colla (FI) nel 2015.

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Questo museo, molto innovativo, dispone anche di una children’s room con laboratori didattici e, in un prossimo futuro, sarà aperto anche un altro piano per mostre temporanee e conferenze. Ci sono arte, storia, architettura e cultura: è un museo assolutamente da visitare!

A presto…

 

 

 

 

 

 

Quattropassi nel Fuorisalone 2019

Da qualche giorno è terminato l’ormai tradizionale appuntamento con il Fuorisalone. È un evento imperdibile in cui Milano offre i suoi spazi al design internazionale per presentarlo ad un pubblico cosmopolita.

La nostra città, pur così ricca di arte e storia, ha sempre avuto il coraggio di vivere il presente e di pensare al futuro senza chiudersi nel ricordo di un passato pieno solo di nostalgia che non lascia spazio alle nuove idee.

Il Fuorisalone, più che mai, mostra questi aspetti di Milano che fa dialogare chiese e palazzi d’epoca, colonnati e scaloni imponenti con la creatività e il business.

La nostra città non ha una grande estensione, eppure è stato quasi impossibile rivisitarla tutta in una sola settimana per vedere vie, idee e anche luoghi quasi sempre chiusi al pubblico e aperti per ospitare il Fuorisalone.

Centro e periferie (ma sarebbe meglio dire “quartieri” per valorizzare le loro unicità) sono come le stanze di una sola grande casa vestita a festa e diventano il palcoscenico per arredi, luci, oggettistica, installazioni ed eventi che portano conoscenza, visibilità e affari alla nostra città.

Alcune installazioni sono divertenti; altre, invece, provocano e fanno discutere il pubblico.

Nei nostri quattropassi (anzi, questa volta, molti di più) abbiamo guardato con occhi nuovi luoghi consueti e provato meraviglia davanti alla loro trasformazione durante il Fuorisalone.

Non solo, però, bellezza, curiosità e svago. Il Fuorisalone ha invitato anche a riflettere su problemi ambientali e sulla ricerca di nuovi materiali, anche inaspettati, come i miceli dell’Orto Botanico.

Nel cortile d’Onore dell’Università Statale, il nostro pianeta sembra lanciare un gigantesco grido d’aiuto con migliaia di tappi di plastica ingabbiati un una rete metallica e subito pensiamo all’invasione e all’eternità dei materiali non degradabili.

Il Fuorisalone ha rivelato anche un animo green con alcune scenografiche installazioni e spazi dedicati al relax nel verde.

Anche la Rinascente ha scelto per il Fuorisalone il tema del verde. Davanti alle vetrine c’era un piccolo uliveto con alberi centenari e, nei diversi piani, erano presenti angoli di vegetazione lussureggiante e altri con animali che “sprizzano” luce. La giungla urbana non è mai stata così simpatica e divertente.

Altri animali hanno partecipato agli allestimenti del Fuorisalone.

La gigantesca “arca”, approdata all’Università Statale, li accoglierà tutti o lascerà le belve tra noi?

Tra qualche settimana Milano celebrerà Leonardo e le sue opere nella nostra città. Anche il Fuorisalone ha reso omaggio a questo protodesigner con una futuristica installazione multimediale alla sua Conca dell’Incoronata.

All’Ippodromo di San Siro, in realtà piuttosto scomodo da raggiungere, il Cavallo di Leonardo, un sogno durato oltre 500 anni, è stato riprodotto e personalizzato per ben tredici volte da artisti e designer contemporanei.

Questi cloni saranno poi esposti in varie zone della città, come se il Cavallo immaginato da Leonardo nel Rinascimento continuasse a vivere anche in questo nuovo rinascimento milanese.

A presto…

Il “Fuori Salone” della Moda: “Milano XL – La festa della creatività italiana”

L’appuntamento settembrino della Milano Fashion Week quest’anno è diventato XL con la Festa della Creatività italiana che presenta una serie di installazioni diffuse in alcuni luoghi cult. Questa iniziativa vuole onorare gli antichi saperi, le competenze e la creatività che hanno condotto all’eccellenza del Made in Italy anche nel campo della moda, importante voce nell’economia italiana.

Facciamo quattropassi per il Centro iniziando da una irriconoscibile piazza della Scala, che ospita, sulla facciata del Palazzo della Ragioneria, la Biblioteca dei Tessuti.

Al posto dei libri centinaia di rotoli di stoffe colorate, nastri e bottoni, celebrano la cultura italiana nella produzione di tessuti pregiati e di piccoli accessori.

Alle finestre del palazzo sono appesi sete, velluti, lini, come festose bandiere del Made in Italy.

Davanti a questa antica tessiteca, prati, alberi e siepi trasformano piazza della Scala in un bellissimo giardino in attesa della serata per gli Oscar della Moda Sostenibile, alla quale parteciperanno attori famosi.

Leonardo e allievi si godono questo insolito green carpet.

Un’altra stratosferica installazione è Il Cosmo della Bellezza, realizzata con centinaia di maschere dipinte sulla facciata della Rinascente, che ancora una volta ci stupisce per le sue scenografie artistiche.

Per conoscere meglio la centenaria avventura del nostro più famoso “grande magazzino”, si può visitare la mostra a Palazzo Reale coi bellissimi manifesti pubblicitari di Marcello Dudovich, che parlano anche di moda.

L’Ottagono della Galleria diventa il Salotto delle Gioie, dedicato alla preziosa arte dell’oreficeria e della gioielleria. Una struttura ottagonale riporta, sulle sue pareti esterne, una galleria di ritratti di uomini e donne ingioiellati dipinti da celebri pittori.

Alcuni dei monili sono messi in rilievo grazie alla rappresentazione tridimensionale.

All’interno dell’installazione alcune vetrine espongono gioielli da sogno made in Italy.

Al centro, su una colonna, una riproduzione della Corona Ferrea, gioiello di potere, domina la piccola, preziosissima mostra.


Facciamo ora quattropassi in via Manzoni per raggiungere il Quadrilatero della Moda. In via Croce Rossa, davanti al monumento a Sandro Pertini, una installazione, che rappresenta il telaio di un conciatore, proietta un filmato sulla filiera della pelle, L’Ultimo Dono.

Borse, scarpe, pellicce rappresentano un’altra eccellenza italiana, conosciuta nel mondo.

I palazzi di via Montenapoleone sono lo sfondo di proiezioni suggestive Dalla Bottega alla Vetrina, il Cinema delle Arti e dei Mestieri per far vedere nel tempo quanto lavoro e quanto ingegno ci siano dietro al made in Italy.

Dalla via glamour per eccellenza arriviamo a San Babila. In piazza San Carlo una installazione presenta, con proiezioni sui palazzi, il tema Vestire il Volto, per celebrare l’alta qualità degli occhiali italiani, che vestono e caratterizzano il viso anche nel cinema.

Infine facciamo altri quattropassi fino al Castello Sforzesco per Trionfo d’Amore, dedicato alla moda per il giorno delle nozze.

Abiti, partecipazioni, menù e persino inviti per l’addio al celibato raccontano l’evoluzione dei costumi e delle mode e sono il prequel del wedding planner odierno.

Per vivere e condividere la Settimana della Moda, si può anche assistere alle sfilate su maxischermi in piazza San Babila e Gae Aulenti e a film a tema all’Anteo, il nuovo Palazzo del Cinema,… oppure si possono fare quattropassi per le vie della moda.

Buona Moda a tutti!

La Rinascente: cento anni di moda e design, cultura e innovazione

Quest’anno compio cento anni, ma non li dimostro certo. Sono la Rinascente, il “magazzino” più cool di Milano, a due passi dal Duomo.

Una mostra a Palazzo Reale festeggia questo mio compleanno, ma vi svelerò un segreto: di anni ne ho molti di più! Nel 2015, l’anno di Expo, ne ho compiuti ben 150 e, in questa mostra, sfoglierete, come in un album,  tanti momenti della mia vita.

Sono milanese in tutto, anche nel nome con l’articolo, come usa qui a Milano.

Non ho nobili natali ma sono nata e cresciuta grazie alla capacità, al lavoro, all’iniziativa, senza arrendermi mai di fronte alle difficoltà. I miei “papà”, i fratelli Bocconi, erano di Lodi. Avevano iniziato con una bancarella di stoffe; poi, fatta un po’ di fortuna, avevano avuto l’intuizione di aprire una bottega di abiti confezionati in via Santa Radegonda. Era il 1865 e fu una rivoluzione.

Il successo non si fece attendere. Il mio negozio ebbe poi una sede più nuova, ispirata ad un magazzino parigino, il Bon Marchè: non più armadi che nascondevano la merce, ma espositori ad altezza d’uomo, con i prodotti a prezzo fisso da guardare liberamente.

Il mio magazzino splendeva; le vetrine erano un luminoso e seducente palcoscenico per le merci. Pensate: le mie vetrine furono le prime, col Teatro Manzoni, ad essere illuminate dalla luce elettrica. Ancora oggi sono sfavillante e mi vesto tutta di luce quando è festa!

luci a Natale

Ho cambiato ancora casa diverse volte e anche nome.

Di fianco al Duomo, ieri come oggi, l’uno accanto all’altra, guardiamo la nostra Milano, sacro e profano insieme.

Il mio primo “papà”, Ferdinando, aveva fatto la terza elementare, ma era un uomo eccezionale; aveva capito e previsto non solo lo sviluppo della moda pronta, ma anche quello della vendita per corrispondenza con ricchi cataloghi. Si poteva così raggiungere chi abitava lontano, diffondendo desideri di eleganza comune. Un prequel di Amazon!

Poi questo papà, dopo aver perduto il suo primogenito Luigi nella battaglia di Adua, qualche anno dopo mi lascia. Comincia il mio declino.

Il cammino di Ferinando nel futuro però continua, con la Bocconi, la prestigiosa Università di Scienze Economiche, da lui fondata e dedicata al figlio perduto. Farà crescere così i sogni e le capacità di tanti altri giovani.

la Bocconi oggi

Un altro papà, Senatore Borletti, diventato poi senatore per davvero,  mi acquista credendo in me.

Pochi giorni dopo l’inaugurazione però il fuoco mi divora e vengo distrutta.

Tutto finito? No di certo, rinasco! Un poeta, Gabriele D’Annunzio, aveva creato per me questo nome beneaugurante “la Rinascente”. Da allora quante tappe nel mio cammino e quante difficoltà superate!

Anche i bombardamenti della seconda guerra mondiale mi hanno distrutta. Non mi sono persa d’animo; mi sono trasferita in piazza Mercanti in un prefabbricato mentre stavano rifacendo la mia sede.

Nel 1950 il mio nuovo palazzo era pronto. Sono quindi rinata di nuovo e ho rappresentato veramente la “rinascita” dopo anni di disastri e di miseria. Eccomi come sono ora, abito in un palazzo che ha fatto molto discutere per la sua facciata squadrata, con poche finestre. Sing Sing avevano soprannominato questa mia casa così diversa da ciò che mi circonda.

Nella mia lunga vita ho visto trasformarsi nel tempo la cultura, cambiare gusti, stili, costumi, materiali. Oggi Milano è la capitale della moda, del design, del Made in Italy e spero di aver dato anch’io un contributo a questo successo della mia città.

Quanti creativi e veri artisti hanno lavorato con me: da Giorgio Armani a Gio Ponti, da Max Huber a Bruno Munari, da Biki a Oliviero Toscani, per ricordarne solo alcuni.

Max Huber

Bruno Munari

Gio Ponti

Biki

Ho sempre guardato avanti, al bello e al nuovo. Qualcuno mi accusa di aver contribuito a diffondere il consumismo, ad omologare i gusti; a me piace pensare, invece, di aver fatto conoscere il meglio della moda e del design, anche con una comunicazione accurata.

foto di S. Libiszewski

Prima che la fotografia artistica si diffondesse, la mia pubblicità si è avvalsa di artisti del calibro di Marcello Dudovich, che ha firmato i miei cartelloni per oltre trent’anni.

I miei pacchetti sono riconoscibili, le mie vetrine sono ancora oggi un palcoscenico, un mondo di fantasia, creatività e cultura.

per “Madama Butterfly”

Mi sono dedicata alla diffusione della moda pronta, con taglie diverse, dalla più alta e classica (nel 1963 ho proposto un abito di Pierre Cardin) alla più innovativa con la collezione, nel 1965, di Mary Quant. Anche oggi da me si possono trovare i brand più prestigiosi.

Ho istituito un premio, il Compasso d’Oro, per dare spazio alla bellezza e all’innovazione anche nel campo del design, proponendo al pubblico tante novità.

Nell’arredamento ho suggerito  come pezzi singoli, di  classe, intercambiabili, possano creare ambienti più nuovi e personali.

Gio Ponti

sedia “Adriana” di Franco Albini

Ancora oggi le griffes più famose espongono i loro modelli alla Rinascente; amo i profumi raffinati, le novità per la casa, il food di qualità. Tutte le sfumature del lusso sono presenti nei miei piani.

Vi aspetto per bere qualcosa o per un assaggino speciale al settimo piano.

È il trionfo del food di eccellenza… anche nel prezzo.

Se si vuole, però, si possono fare anche solo quattro passi sulla terrazza per guardare il Duomo da vicino.

Le guglie rosate sono lì, quasi da toccare, e le statue, a volte, sembrano lanciare un’occhiata verso di me.

Un bacio dalla vostra centenaria Rinascente e…

Buone Vacanze!

Aspettando Natale: i colori della Luce – itinerario tra San Fedele e le vie del centro

Iniziamo un itinerario tra le strade e le giornate che ci porteranno al Natale 2015.

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Troppe sono le luci spente nella città, che appare meno luminosa, forse anche per l’austerity. O, magari, in qualche cuore c’è meno luce…

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Ma insieme aspettiamo il ritorno della Luce facendo quattro passi per il centro di Milano.

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Il “Natale”, la festa del Solstizio d’Inverno, è sempre stata la vittoria della luce sulle tenebre, del Sol Invictus e l’abbiamo festeggiata da sempre con le candele, la luce e le luminarie.

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calendario celtico

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Sol Invictus

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Vi proponiamo un piccolissimo itinerario di pochi passi tra l’Adorazione dei Pastori, di Rubens, esposta a Palazzo Marino, e la piccola piazza San Fedele, situata appena dietro il nostro Municipio.

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Mettiamoci in attesa, tralasciando Scala, Gallerie d’Italia, Leonardo, eccetera. Entriamo nella sala dell’Alessi a vedere il capolavoro, giunto da Fermo, del pittore fiammingo. Qui è la Luce del Bambinello che illumina e vince il buio circostante.

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Non sono i Magi a essere raffigurati nell’atto dell’Adorazione, ma i pastori, così come nel presepio (lo scriviamo alla lombarda) mettiamo, prima dei Tre Re, che giungeranno per l’Epifania, la gente semplice e gli animali della vita quotidiana di un tempo.

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Il capolavoro sarà esposto fino al 6 gennaio 2016, con ingresso gratuito.

Continuiamo il nostro breve itinerario andando verso piazza San Fedele, dove ci accoglie la statua di Don Lisander.

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Il Manzoni, per restare in clima natalizio, e la moglie, erano molto amanti del panettone e “panatonavano”, come scrive la donna al figlio Stefano, con gusto e piacere.

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Il loro fornitore di fiducia era l’antico “Prestin di Scansc” (Forno delle Grucce), citato anche ne I Promessi Sposi.

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targa posta all’inizio di corso Vittorio Emanuele

Entriamo nella chiesa di Santa Maria della Scala in San Fedele, comunemente nota solo come “San Fedele”.

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L’antica chiesa di Santa Maria della Scala, fatta costruire da Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, fu demolita per costruire il nostro teatro e il suo titolo è passato alla vicina San Fedele.

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San Fedele si è recentemente arricchita di affreschi di Nicola De Maria. Alle spalle dell’altare maggiore, sulla volta del Sancta Sanctorum, il piccolissimo sacrario  dove sono custodite le reliquie dei martiri, c’è una girandola di colori.

Foto della due opere realizzate da Nicola De Maria nella chiesta di San Fedele. Foto della due opere realizzate da Nicola De Maria nella chiesta di San Fedele.

http://www.incrocinews.it/arte-cultura/la-gioia-della-gerusalemme-celeste-br-nei-colori-di-nicola-de-maria-1.117471

Come sono belli i colori della Luce!

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Sul fondo della chiesa c’è un’altra opera, dove luce e colore si incontrano: sono i tre pannelli monocromatici di David Simpson, che cambiano tonalità col variare della luce del giorno.

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http://www.centrosanfedele.net/easyne2/LYT.aspx?Code=ccsf&IDLYT=2716&ST=SQL&SQL=ID_Documento=2760

In questa chiesa, tutta da visitare e da “pensare”, torneremo ancora in un altro piccolo itinerario.

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Oggi giriamo, invece, per le vie del centro, guardando i colori della luce.

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Ecco le belle vetrine della Rinascente, con l’opera “Let it Shine, Let it Shine, Let it Shine. It’s Xmas again”, dell’artista svizzero John Armleder, dove i colori pittorici incontrano le scintillanti decorazioni natalizie.

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Speriamo si accendano presto anche le vetrate del Duomo con i colori della Luce!

vetrate del Duomo

A presto… andando per mercatini di Natale.

Il Barbarossa e le rinascite di Milano – (Tanto tempo fa)

Milano, nel corso dei secoli, è stata più volte conquistata e distrutta, ma altrettante volte è rinata.

Dopo la distruzione di Milano da parte degli Unni di Attila e quella dei Goti di Uraia, anche l’Imperatore tedesco Federico I Barbarossa, non si limitò a conquistare la nostra città, dopo un lungo assedio, ma, spinto e “aiutato” dai comuni lombardi suoi alleati e nemici dei milanesi, distrusse quanto più possibile, per affermare la propria supremazia e impedire che Milano potesse tornare potente.

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http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ba4c39fd-d605-400c-98d0-5e12dadc5aac.html

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-404e2a11-096f-4624-a16f-32162037e561.html#p=

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I principali edifici, tranne quelli religiosi, vennero rasi al suolo e tutti i milanesi furono costretti all’esilio. Siamo nel 1162, ma già cinque anni dopo, al loro ritorno, i nostri antichi concittadini, non solo ricostruirono la città, ma la cinsero di mura ben più solide e nel 1176 si batterono nella Lega Lombarda contro l’Imperatore, sconfiggendolo in modo definitivo a Legnano.

Frederick Barbarossa is wounded at the battle of Legnano, 1176

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https://www.youtube.com/watch?v=09TmaAkEgKY

Queste nuove mura furono costruite su una cinta più esterna di quella romana, con diverse porte che si aprivano verso l’esterno. Secondo il cronista Bonvesin da la Riva (della fine del 1200) le mura compivano un cerchio quasi perfetto attorno alla città.

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Porta Romana era una di queste, sull’antica via che conduceva verso Roma.

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Si trovava all’altezza dell’odierno incrocio tra corso di Porta Romana e le vie Santa Sofia e Francesco Sforza, che allora costituivano il fossato difensivo  che, col tempo, diventerà il Naviglio interno.

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Per ricordare l’esilio dei milanesi e l’epica impresa che portò all’autonomia comunale, su Porta Romana furono poste “illustrazioni di pietra” che riguardavano l’esilio ed il ritorno dei milanesi.

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Questi bassorilievi sono ora esposti al Civico Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco (sala 6), dove si trova anche una presunta immagine dell’Imperatore e dove mostra le sue nudità una figura femminile impudica, detta anche Sconcia Fanciulla.

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Secondo alcuni sarebbe una raffigurazione oltraggiosa di Beatrice di Borgogna, moglie del Barbarossa, nell’atteggiamento di radesi il pube, come facevano le prostitute; secondo altri, invece, ricorderebbe l’anonima ragazza che, durante l’assedio, salì su una torre e insultò con un gesto volgarmente derisorio le truppe tedesche. In ogni caso la lunga veste e l’acconciatura a corona non fanno pensare ad una prostituta.

Cosa resta oggi delle mura medievali? Ne rimane visibile un breve tratto in via San Damiano, con la targa celebrativa, diventato muro di cinta di un palazzo.

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Se guardate, inoltre, con attenzione in corso di Porta Romana, sul lato opposto alla Pasticceria Panarello, vedrete un piccolo tratto di strada con pietre diverse: non è un pessimo rattoppo stradale… ma indica dove si trovava una parte della porta medievale!!!

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Come si vede, a volte è difficile trovare i resti del passato di Milano, dato che numerose volte è ricresciuta, per così dire, su se stessa, trasformando e inglobando quello che era rimasto: un  esempio è la torre romana del Carrobbio, inserita ora in un ristorante.

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Un simbolo di questa vitalità e della voglia di trasformazione è il nostro più grande e rappresentativo “magazzino” che si chiama, appunto, La Rinascente, dal nome che Gabriele D’Annunzio volle dargli dopo che un incendio lo distrusse.

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Rinascente e contiguo Odeon 1950

La Rinascente fu distrutta e ricostruita più volte ed ora, ampliata e ristrutturata, è uno dei più importanti  e glamour general store europei.

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Istallazione Rinascente

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A volte, infatti, sono i milanesi stessi che, ammalati di “progresso”, di “moderno” e di “nuovo”, distruggono e ricostruiscono parti della città, poi, ammalati di nostalgia, vorrebbero tornare all'”antico”: il caso dei Navigli è emblematico.

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Forse è anche per questo che Milano è la capitale della moda, che ogni anno propone novità e revival? Quest’anno si torna agli anni ’70!

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anni 70

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