Quattropassi aspettando Natale 2018 – seconda parte

Iniziamo la seconda parte dei nostri quattopassi verso il Natale 2018 con un incontro un po’ controcorrente: il vecchio, caro Sant’Ambrogio, che ci appare ancora più bello nella sua luce consueta.

Rimasto solo dopo il trasloco della tradizionale fiera degli Oh Bej – Oh Bej, è come un anziano amico, saggio e senza fronzoli, che ha capito ciò che conta veramente e osserva pacato, pronto ad accogliere in un abbraccio chi vive le inquietudini del nostro tempo.

Con un fantastico volo, grazie a due mezzi parcheggiati in attesa di un’altra festa, passiamo ora sopra Milano per vederne angoli illuminati da condividere.

Il Castello ha due volti: nel primo luci chiare sottolineano con eleganza l’architettura, nel secondo vivaci luci rosse e verdi propongono fantastiche scenografie.

Ecco alcune immagini dei Navigli; poi via Dante, piazza Cordusio, via Mercanti...

Infine arriviamo all’Ottagono della Galleria, splendido splendente con l’albero Swarovski e la cupola piena di luci.

Le vetrine intorno sfoggiano idee, classe e glamour.

Piazza della Scala e l’ingresso della Galleria quest’anno sono vestiti di rosso cupo per omaggiare lo sponsor, un profumo francese.

Anche Palazzo Marino è tutto rosso. Come da tradizione ospita un’opera d’arte che è possibile vedere gratuitamente e un bel Presepe umbro nel cortile.

Quasi infuocati, e poco natalizi, sono gli alberi intorno alla statua di Leonardo; anche gli gnomi del Quadrilatero sembrano alquanto perplessi.

Forse cercheranno rifugio sotto alberi più rassicuranti.

Palazzo Carmagnola

Darsena

piazza XXIV Maggio

CityLife

Ecco l’albero più alto di questo Natale 2018 a Milano. Quasi una cometa, con una stella dalla coda blu cielo, si trova sulla Torre Galfa, un grattacielo caduto in disgrazia e abbandonato, che ora si illumina e riprende vita, quasi un augurio per tutti noi.

Molti animali hanno letto della nostra Fotoarca e si sono fatti belli per essere fotografati.

Un dinosauro, alla Stazione Centrale, si è fermato solo pochi giorni. Sembra incavolato, ma anche lui ha avuto il suo attimo di celebrità.

Alcuni animali sono pronti a giocare con i bambini sul ghiaccio.

Milano, con le sue tante piste di pattinaggio, diventa un po’ il mondo incantato di Frozen.

Bagni Misteriosi

Palazzo Lombardia

In una di queste piste abbiamo trovato l’immagine del tradizionale dolcetto creato, secondo la leggenda, da un pasticcere per ricordare Nostro Signore: solido ma dolce , a forma di bastone da pastore che, capovolto, diventa la J di Jesus, bianco come la purezza, rosso come il sacrificio, con un pizzico di menta piperita perchè faccia memoria di una pianta anticamente usata per le purificazioni.

piazza Beccaria

Questi dolcetti si trovano spesso sulle bancarelle dei mercatini dove comprare qualche regalo o un ultimo pensierino. Come resistere?

Bagni Misteriosi

Bagni Misteriosi

piazza Duomo

San Celso

Milano ha il cuore grande e non dimentica chi è in difficoltà.

Diverse iniziative raccolgono offerte per chi sta vivendo un momento difficile. Ecco “Regalami”, alla Darsena, a favore dell’Ospedale Pediatrico Buzzi.

Questi nostri passipermilano non possono dimenticare i Presepi. Eccone alcuni molto diversi fra loro: uno fatto di pane, un altro di legno e carta del grande Londonio al Pirellone, il terzo esposto in una mostra di presepi etnici presso i Padri Cappuccini di piazzale Cimitero Maggiore. e l’ultimo di  moderno disegn.

Siamo tornati in piazza Duomo. davanti a noi c’è la nostra Cattedrale con la nuova illuminazione voluta dalla Veneranda Fabbrica. Che si accendano anche le nostre speranze, come tante luci!

Nella notte avvistato Babbo Natale venuto anche lui a guardare!

Buona Luce a tutti e Buon Natale!

A presto…

 

Passipermilano? Primo itinerario nel cuore della nostra città per chi viene la prima volta

È una bella passeggiata dedicata a chi viene nella nostra città e si ferma solo poche ore; certamente possiamo anche noi accompagnare questo amico per riscoprire luoghi tanto familiari che quasi non li “vediamo” più.

La mattinata di questo giorno da turisti possiamo dedicarla al “centro” e fare quattropassi nella Milano di oggi, tra luci e ombre, lussi e povertà, palme e dissuasori, per cercare tracce del suo passato, dalle origini leggendarie alla civiltà romana e cristiana, dalle cadute alle rinascite, che ci hanno portato fin qui.

Troviamoci, ovviamente, in Piazza del Duomo, luogo simbolo e cuore di Milano (per la sua storia rimandiamo agli articoli precedenti, per gli interni… lavori in corso).

Se la giornata è bella, ma anche il cielo grigio ha il suo fascino tra le guglie, possiamo salire a piedi (Euro 9, ridotto 4,50) o con l’ascensore (Euro 13, ridotto 7) sulle terrazze del Duomo, camminare sul tetto in pendenza e guardare la nostra città dall’alto, come fanno le tremila statue tra angeli e demoni, santi e peccatori, animali e cose.

Un tempo sulle terrazze si facevano anche scampagnate, ora non più, ma il cielo è proprio lì, da toccare con un dito e i suoni della città sono echi lontani.

Se, invece, di andare in alto, preferite esplorare i sotterranei, si può scendere, dall’interno del Duomo (Euro 7, ridotto 3 – con visita anche degli interni e del Museo), al Battistero di San Giovanni alle Fonti dove il “tedesco” Ambrogio, nostro protettore, battezzò, alla vigilia della Pasqua del 387, il nordafricano Agostino d’Ippona; erano entrambi cittadini dell’Impero Romano e al melting pot noi milanesi siamo abituati.

Scesi, o risaliti, dal Duomo, andiamo verso la Galleria, il Salotto in vetro, ferro e marmo intitolata a Vittorio Emanuele II, primo Re dell’Italia unita.

A lui sono dedicati anche la statua sulla piazza e il corso che ci accompagna verso San Babila.

I milanesi, però, un po’ indipendenti per carattere, sono soliti fare tre giri scaramantici col tacco sugli attributi del toro, simbolo della Torino capitale di un tempo, nell’Ottagono della Galleria.

Due piccoli consigli prima di raggiungere piazza della Scala: 1) date uno sguardo verso il lato Duomo per vedere l’Arengario fare da cornice alla Torre Martini di piazza Diaz; 2) per una visione insolita della Galleria potete salire da via Silvio Pellico n. 2 sulla passerella in ferro, di circa 550 mq, dalla quale si vedono la struttura del Salotto e un bel panorama coi tetti della nostra città.

https://www.highlinegalleria.com/

Se è tempo per una pausa caffè con brioches fermiamoci da Cracco (al banco circa 3 Euro, ben spesi) e guardiamo sopra le vetrine i due occhi, diversi per colore e genere.

“Lusso” (Prada, Armani, Gucci, Vuitton…), “cultura” (librerie, museo interattivo di Leonardo, Urban Center con info, materiale illustrativo e mostre itineranti gratuiti) e “gusto” di ieri e di oggi (Cracco, Marchesi, il Camparino, Savini, Biffi…) sono in vetrina nella Galleria. Qui i selfie impazzano per essere in una cartolina di Milano.

Eccoci in Piazza della Scala, altro luogo simbolo della nostra città, centro del primitivo insediamento celtico, di forma ellittica, quasi l’uovo da cui sarebbe nata Milano.

La storia del teatro alla Scala è quanto mai interessante e, ovviamente, un po’ misteriosa (ci sarebbe anche “una” fantasma molto famosa. La riconoscete?).

Questo teatro sembra sia nato per una storia di potenti, amanti, forse anche per un delitto. Si racconta, infatti, che nella notte di Sabato Grasso del 1776 il Teatro di allora, sito nel Palazzo Ducale (ora Palazzo Reale), fosse andato a fuoco per la gelosia dell’Arciduca Ferdinando, figlio dell’Imperatrice Maria Teresa, nei confronti della moglie.

Egli aveva, infatti, scoperto un biglietto della consorte ad un nobile per un appuntamento notturno in un palco dopo la festa in maschera. L’Arciduca, infuriato, fece chiudere le porte e appiccare il fuoco al teatro, che era interamente costruito in legno; non si sa come e perchè, però, al posto del rivale abbia trovato la morte nel palco un amico e fidato confidente di Ferdinando…

Lui, Lei

L’altro

L’Imperatrice Maria Teresa, per mettere a tacere lo scandalo e per venire incontro ai milanesi, fece demolire la trecentesca chiesa di Santa Maria alla Scala, voluta dalla moglie di Bernabò Visconti, e, al suo posto, in soli due anni, fu costruito, su progetto del Piermarini, un nuovo teatro, appunto La Scala.

Da allora il teatro è sempre stato al centro della vita culturale e sociale milanese. Entrò anche nella storia del nostro Risorgimento quando i milanesi erano soliti inneggiare “Viva Verdi!” (Viva Vittorio Emanuele Re DItalia!), contro gli austriaci.

La Scala divenne il teatro della borghesia milanese e vide, via via, la nascita della piazza, l’ampliamento dei propri spazi, la ricostruzione post-bellica e, infine, l’attuale ristrutturazione.

Nei suoi 240 anni di vita è riuscita a evolversi nella lettura e nell’allestimento degli spettacoli, contribuendo alla cultura, ai gusti e alle mode a livello internazionale.

La sua Prima, il giorno di Sant’Ambrogio, resta per noi milanesi uno spettacolo-evento e il suo palcoscenico diventa quello di tutta Milano.

Continua…

Il Duomo: il campanile che non c’è

Il Duomo è un racconto continuo che percorre e narra la storia della nostra città e quella di tutti noi. Non possono mancare mai quattropassi intorno al Duomo, luogo del cuore della nostra città, per partecipare al suo racconto.

La nostra Cattedrale è così immersa nella storia (dal 1300 ad oggi…) che troviamo sfumature del tempo, degli stili e persino dell’ “aria” che respiriamo, se guardiamo il deterioramento delle statue e del bellissimo, ma delicato, marmo rosa di Candoglia, nato dal mare padano.

Il Duomo non ha avuto né un unico autore, né un unico progetto. È stato via via pensato nel corso dei secoli come se ogni architetto incaricato l’avesse voluto in un certo modo: il suo.

C’è chi l’avrebbe voluto più grande, chi più piccolo, con uno, due o nessun campanile.

Anche la facciata, costruita agli inizi dell’Ottocento per l’autoincoronazione di Napoleone a Re d’Italia, è stata poi ripensata e riprogettata… ma non se ne fece nulla; in fondo il nostro Duomo è sempre lo stesso, anche se la sua Veneranda Fabbrica sembra infinita.

A proposito di campanile, può sembrare strano, ma non c’è e le  campane sono collocate nel tiburio. Non è sempre stato così: cercando tra vecchie immagini abbiamo trovato che un accenno di campanile, piccolo e tozzo, si trovava un tempo  tra le guglie e fu demolito nel 1866, per il grave deterioramento.

In seguito ci sono stati progetti, mai realizzati, per affiancare un degno campanile al Duomo. Eccone uno del nostro amatissimo Luca Beltrami.

Durante il fascismo, poi, si pensò di realizzarne uno collocato accanto a Palazzo Reale, di fronte alla Galleria.

progetto Cabiati

progetto Bacciocchi

progetto Pasquè

progetto Viganò

Fu scelto il progetto dell’architetto Viganò. Abbiamo trovato un vecchio articolo di giornale, in cui se ne parla.

Anche questa volta non se ne fece nulla e al posto del campanile, sulla cui cima avrebbe dovuto esserci il Faro della Pace, fu costruito l’Arengario, dove ora splende la luce di Lucio Fontana.

Abbiamo cercato ancora. Al cimitero di Cernusco sul Naviglio, nella cappella di famiglia dell’architetto Viganò, c’è una vetrata dove appare il campanile del Duomo. Era talmente “suo” da volerlo guardare per sempre.

Il racconto del Duomo, così “nostro” continua

A presto!

 

San Valentino, San Faustino, Carnevale… che settimana!

Questa settimana è così speciale e intensa da non sapere quasi… a che Santo votarsi!

San Valentino

San Faustino

Sant’Ambrogio

Mercoledì è San Valentino, la festa degli innamorati, il giorno dopo è San Faustino, dedicato a chi è single per scelta o è in cerca dell’anima gemella.

Inoltre questa settimana ci sarà anche il Carnevale, che durerà fino a sabato, grazie a Sant’Ambrogio che ci ha fatto prolungare di quattro giorni il periodo prima della Quaresima.

In questa settimana Milano si riempie di cuori, di rosso, di stelle filanti e di coriandoli, nati proprio nella nostra città, a Crescenzago, in fondo a via Padova, nel secolo scorso.

Tante sono le iniziative, le feste e gli eventi di questo periodo ai quali si può partecipare; tra questi alcune novità, come il “Festival dell’Amore”, una rassegna aperta a tutti (ingresso libero) con musica, letture, film e… tanto altro.

http://www.milanotoday.it/eventi/il-festival-dell-amore-letti.html

Anche i Musei organizzano visite guidate ed eventi a tema; perché non andare a vedere alcune opere, dedicate agli innamorati, che si possono ammirare a Milano… anche da soli?

http://www.mam-e.it/arte/love-brera-san-valentino-bacia-scatta-e-condividi/

Pinacoteca di Brera

Murale

Galleria d’Arte Moderna

Museo Bagatti Valsecchi

Per fare, e mangiare, quattro chiacchiere insieme guardando la nostra città dall’alto si può salire sui tetti della Galleria. Chi, invece, preferisce il cibo degli dei, magari per consolarsi di una improvvisa singletudine, non può perdersi il “Salon du Chocolat” a FieraMilanoCity vicino al nuovo Shopping District delle Tre Torri di CityLife .

http://www.mentelocale.it/milano/eventi/72224-carnevale-ambrosiano-2018-festa-sui-tetti-milano.htm

Buona settimana a tutti!

A presto…

Quattropassi alla scoperta di piazza del Duomo

Piazza del Duomo è da sempre il cuore pulsante e il centro “ancestrale” della nostra città, meta di antichi e attuali passipermilano.

Questa piazza rettangolare, ora di 17.000 metri quadrati, non è stata sempre come la vediamo oggi.

Intorno alla cattedrale sono stati abbattuti edifici e persino isolati (dall’antica basilica di Santa Tecla al portico borghese dei Figini e al quartiere popolare del Rebecchino) e costruiti altri (Palazzo Reale, la Galleria, i palazzi gemelli dell’Arengario) per fare da cornice e abbracciare il Duomo, da seicento anni star indiscussa della piazza.

La pavimentazione  in marmo e granito davanti al Duomo, è stata ideata nel 1920 dal grande architetto Piero Portaluppi.

Camminando non riusciamo a scorgere nel loro insieme i diversi disegni geometrici di questa pavimentazione, così come non è facile individuare la linea che indica il perimetro dell’antico battistero di San Giovanni, sul sagrato della cattedrale. Sembra quasi un invito a salire in alto per “capire” i diversi passi del nostro cammino.

Una piccola curiosità riguarda, invece, la pavimentazione, in marmi di vari colori, dei portici a lato della piazza: nel marmo rosso vediamo numerose conchiglie fossili. Scoprirle è un bellissimo gioco che ci mette a contatto con lo scorrere del tempo, quasi fare quattropassi in un’altra era geologica.

Il lato settentrionale della piazza è ricco di locali storici e di altri più nuovi. Qui inizia la Galleria, l’elegante passaggio coperto verso piazza della Scala.

L’altro lato della piazza, quello dei portici meridionali, è molto più sobrio: un po’ defilato, in una piazzetta, troviamo Palazzo Reale.

Nato  nell’epoca dei Comuni ha visto passare Signori, Duchi, Governatori, Re e Imperatori, che l’hanno profondamente modificato; gli echi del tempo hanno lasciato però tracce su questo palazzo. Quante epoche fanno capolino in queste foto?

Ora è sede di mostre che richiamano migliaia di visitatori. Dal 29 settembre è aperta quella su Caravaggio, nato a Milano proprio in tale data e battezzato nella vicina chiesa di Santo Stefano.

http://www.palazzorealemilano.it/wps/portal/luogo/palazzoreale/mostre/inCorso/Dentro_Caravaggio

Due piccoli suggerimenti sottovoce: al piano terra di Palazzo Reale c’è un delizioso bar dall’atmosfera retrò.

Altra  sorpresa è il piccolo, inaspettato giardino dove potersi riposare un momento, situato alle spalle del Palazzo lungo via Pecorari.

Su piazzetta Reale si apre anche il Museo del Duomo, con i tesori della cattedrale. Sullo sfondo sembra vegliare il bel campanile di San Gottardo, un tempo chiesa di Corte.

Accanto a Palazzo Reale, di fronte alla Galleria, ci sono i palazzi gemelli dell’Arengario con la sede del Museo del Novecento.

Furono costruiti tra il 1936 e il 1956 su progetto di alcuni importanti architetti italiani (Portaluppi, Muzio, Magistretti, Griffini), per essere come una porta di passaggio tra l’antico e il “moderno” di piazza Diaz.

Rivestiti in marmo di Candoglia come il Duomo, sembrano far da cornice alla Torre Martini, uno dei primi grattacieli di Milano.

Di fronte al Duomo, sulla facciata di Palazzo Carminati, ora non si “accendono parole”, come scrisse Umberto Saba. Le storiche luci pubblicitarie furono spente alla fine degli anni Novanta per il “decoro” della piazza. Oggi davanti a questo palazzo un parcheggio di taxi e di bus turistici sono schermati dalle palme di Starbuck.

Al secolo scorso ci riportano i lampioni della piazza, opera del grande Alessandro Mazzucotelli. Furono realizzati in ferro battuto nel 1927. Se si osservano da vicino le formelle troviamo qualche immagine del passato…

Difficile è sedersi in piazza Duomo che sembra fatta per essere attraversata in fretta dai milanesi ed ammirata con calma dai turisti. Pseudopanchine sono (ahimè) i gradini del Duomo con un tappeto umano che volta le spalle alla cattedrale ed i basamenti dei lampioni e del monumento a Vittorio Emanuele.

Questo monumento si trova dal 1896 al centro della piazza in asse col portone centrale del Duomo. Al primo Re d’Italia sono dedicati anche la Galleria e il corso che conduce fino a San Babila.

Intorno a questa statua un tempo c’era un carosello di tram che partivano a raggiera per tutte le direzioni della città, sostituiti ora, in parte, da due linee sotterranee della metropolitana.

Alla base del monumento due leoni (e decine di piccioni) sembrano custodire chissà quali segreti. Sapranno qualcosa delle sette stanze vuote ritrovate sotto il monumento qualche anno fa?

A presto per un giro underground in piazza del Duomo… Cosa indicano queste frecce?

 

Il “Fuori Salone” della Moda: “Milano XL – La festa della creatività italiana”

L’appuntamento settembrino della Milano Fashion Week quest’anno è diventato XL con la Festa della Creatività italiana che presenta una serie di installazioni diffuse in alcuni luoghi cult. Questa iniziativa vuole onorare gli antichi saperi, le competenze e la creatività che hanno condotto all’eccellenza del Made in Italy anche nel campo della moda, importante voce nell’economia italiana.

Facciamo quattropassi per il Centro iniziando da una irriconoscibile piazza della Scala, che ospita, sulla facciata del Palazzo della Ragioneria, la Biblioteca dei Tessuti.

Al posto dei libri centinaia di rotoli di stoffe colorate, nastri e bottoni, celebrano la cultura italiana nella produzione di tessuti pregiati e di piccoli accessori.

Alle finestre del palazzo sono appesi sete, velluti, lini, come festose bandiere del Made in Italy.

Davanti a questa antica tessiteca, prati, alberi e siepi trasformano piazza della Scala in un bellissimo giardino in attesa della serata per gli Oscar della Moda Sostenibile, alla quale parteciperanno attori famosi.

Leonardo e allievi si godono questo insolito green carpet.

Un’altra stratosferica installazione è Il Cosmo della Bellezza, realizzata con centinaia di maschere dipinte sulla facciata della Rinascente, che ancora una volta ci stupisce per le sue scenografie artistiche.

Per conoscere meglio la centenaria avventura del nostro più famoso “grande magazzino”, si può visitare la mostra a Palazzo Reale coi bellissimi manifesti pubblicitari di Marcello Dudovich, che parlano anche di moda.

L’Ottagono della Galleria diventa il Salotto delle Gioie, dedicato alla preziosa arte dell’oreficeria e della gioielleria. Una struttura ottagonale riporta, sulle sue pareti esterne, una galleria di ritratti di uomini e donne ingioiellati dipinti da celebri pittori.

Alcuni dei monili sono messi in rilievo grazie alla rappresentazione tridimensionale.

All’interno dell’installazione alcune vetrine espongono gioielli da sogno made in Italy.

Al centro, su una colonna, una riproduzione della Corona Ferrea, gioiello di potere, domina la piccola, preziosissima mostra.


Facciamo ora quattropassi in via Manzoni per raggiungere il Quadrilatero della Moda. In via Croce Rossa, davanti al monumento a Sandro Pertini, una installazione, che rappresenta il telaio di un conciatore, proietta un filmato sulla filiera della pelle, L’Ultimo Dono.

Borse, scarpe, pellicce rappresentano un’altra eccellenza italiana, conosciuta nel mondo.

I palazzi di via Montenapoleone sono lo sfondo di proiezioni suggestive Dalla Bottega alla Vetrina, il Cinema delle Arti e dei Mestieri per far vedere nel tempo quanto lavoro e quanto ingegno ci siano dietro al made in Italy.

Dalla via glamour per eccellenza arriviamo a San Babila. In piazza San Carlo una installazione presenta, con proiezioni sui palazzi, il tema Vestire il Volto, per celebrare l’alta qualità degli occhiali italiani, che vestono e caratterizzano il viso anche nel cinema.

Infine facciamo altri quattropassi fino al Castello Sforzesco per Trionfo d’Amore, dedicato alla moda per il giorno delle nozze.

Abiti, partecipazioni, menù e persino inviti per l’addio al celibato raccontano l’evoluzione dei costumi e delle mode e sono il prequel del wedding planner odierno.

Per vivere e condividere la Settimana della Moda, si può anche assistere alle sfilate su maxischermi in piazza San Babila e Gae Aulenti e a film a tema all’Anteo, il nuovo Palazzo del Cinema,… oppure si possono fare quattropassi per le vie della moda.

Buona Moda a tutti!

Quattro passi in Galleria (Parte Terza – passeggiando sui tetti)

La storia potrebbe cominciare con “c’era una volta…”

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Riportata dal Corriere qualche tempo fa, racconta di una vecchina che viveva in un sottotetto della Galleria con due gatti neri che girovagavano indisturbati sopra i tetti.

donna con gatti

gatti innamorati

Un giorno la vecchina se ne andò, forse sotto altri tetti, forse molto più in alto; i gatti rimasero, misero su famiglia e continuarono a vivere da signori sopra il Salotto di Milano, aiutati da chi voleva prendersene cura.

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Ora i gatti sono una dozzina ed un nuovo locale, posto fra i tetti della Galleria, ha preso il nome da loro e si chiama appunto “I 12 gatti”.

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Da qualche tempo è possibile anche per noi passeggiare guardando i tetti della Galleria e delle case vicine, percorrendo una passerella con alcune terrazze dove sostare ad ammirare Milano dall’alto, sentendoci un po’ bohemienne, visto che siamo fra abbaini, ed un po’ nababbi, dato che siamo sopra un albergo a sette stelle.

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Seven Star

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L’ingresso per la passerella è in via Silvio Pellico 2; un ascensore porta al quarto piano, dove c’è la biglietteria.

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http://www.highlinegalleria.com/ita/

Appena entrati alcuni pannelli riportano la storia della Galleria raccontata dalla Galleria stessa.

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La passerella è lunga, tra andata e ritorno, circa 500 metri ed è stata costruita sopra quella originale che serviva per i lavori di manutenzione della Galleria. È ben protetta ai lati e ci possono andare anche i bambini; è realizzata in grata di metallo…attenzione a chi porta il tacco 12!

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Siamo a due passi dalla cupola di vetro e possiamo vederla in una prospettiva nuova, guardando, come da dietro le quinte, più il lavoro che c’è alle spalle, piuttosto che la bellezza dell’Ottagono.

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Il panorama ci mostra una città che sale, ma anche il vecchio skyline di guglie e campanili.

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Sulle terrazze alcuni pannelli raccontano la Milano dell’Ottocento.

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Ma non c’è spazio per la nostalgia, le gru ci parlano di futuro.

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E le montagne intorno guardano e abbracciano la Milano che cresce.

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Un grosso miao a tutti!

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Quattro passi in Galleria (Parte Seconda – un po’ di storia)

Facciamo oggi quattro passi in Galleria, guardandola più da vicino e scavando nella storia della sua costruzione.

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Sappiamo che è nata 150 anni fa nel clima entusiasta della nuova Unità d’Italia ed è infatti dedicata a Vittorio Emanuele II. Il 7 marzo 1865, sotto una fitta nevicata fuori stagione, il Re pose la prima pietra.

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Già qualche anno prima gli austriaci avevano deciso di dare un nuovo assetto a piazza del Duomo, dedicando una strada, vicino alla Cattedrale, all’Imperatore Francesco Giuseppe.

Franz Joseph

I progetti prevedevano l’abbattimento delle costruzioni fatiscenti del Rebecchino e del Coperto dei Figini per migliorare l’immagine di decoro urbano e rivalutare il patrimonio edilizio.

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il Rebecchino

coperto figini e rebecchino

Coperto dei Figini

La Storia entrò, però, a gamba tesa in questo progetto: le battaglie di Solferino e San Martino (1859) portarono alla cacciata degli Austriaci.

battaglia di Solferino San Martino

I milanesi “offrirono” a Vittorio Emanuele il progetto della nuova strada.

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Il concorso per la progettazione di questa “strada” fu vinto, tra 176 partecipanti, dall’architetto bolognese Giuseppe Mengoni, che concepì un progetto molto nuovo: una grandiosa galleria in ferro e vetro, per collegare piazza del Duomo con quella della Scala.

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Per la realizzazione di quest’opera ed il rifacimento di piazza Duomo si dovevano abbattere diversi edifici fatiscenti. Un familiare dell’allora Sindaco si diede da fare comperando a poco prezzo molti di questi stabili per rivenderli maggiorati al Comune.

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Un’altra curiosità: per trovare i finanziamenti e coinvolgere i milanesi in questo progetto fu organizzata una lotteria pubblica.

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La Galleria non sarebbe stata in effetti la prima di Milano. Già nel 1832 era stata realizzata, in epoca austriaca, la galleria De Cristoforis, che oggi non esiste più, tra la Corsia dei Servi e via Montenapoleone.

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Il progetto della nuova Galleria prevedeva un impianto a crociera e la copertura in vetro retinato e ferro a vista, molto di moda anche in Europa e utilizzati, ad esempio, per realizzare il grandioso Crystal Palace a Londra per l’Expo 1851.

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Un altro scandalo colpì la Galleria: gli edifici erano più alti di un piano, rispetto al progetto, perchè il Sindaco avrebbe ricevuto delle tangenti dall’impresa costruttrice.

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I bracci della Galleria hanno la medesima larghezza ma non la stessa lunghezza: infatti quello che congiunge piazza del Duomo con piazza Scala è più lungo (196 metri circa) rispetto all’altro (105 metri circa). Questo tipo di croce richiama la croce dei Savoia, che vediamo raffigurata nel mosaico al centro dell’Ottagono.

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Sotto questo stemma, a qualche metro di profondità, è stata interrata, come d’uso, una cassetta contenente un piccolo tesoro: vi sono custoditi i disegni originali dell’architetto Mengoni, il sigillo di Vittorio Emanuele e diverse monete preziose in corso.

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In corrispondenza dei bracci della Galleria, sempre nell’Ottagono, sono raffigurati gli stemmi delle città che sono state le quattro capitali d’Italia: Roma, Milano (in corrispondenza dei bracci lunghi) e Firenze e Torino (in corrispondenza dei bracci corti)

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In quest’ultimo stemma è raffigurato un toro rampante. La tradizione, un po’ osè se si pensa che la cerimonia scaramantica avviene nel salotto buono di Milano, tra le griffe più esclusive, vuole che si facciano tre giravolte in senso orario, puntando il tallone destro sugli attributi del toro, ad occhi chiusi.

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Un tempo questo rito doveva avvenire il 31 dicembre; ora il povero toro, più volte restaurato nelle parti basse, porta fortuna tutto l’anno.

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Non si sa perchè sia nata questa usanza; un gossip di fine Ottocento diceva che il Mengoni avesse voluto provocare le “sciure” milanesi, che riteneva un po’ “freddine”; queste, però, reagirono divertite, con tante piroette sulle parti intime del toro, scandalizzando  i benpensanti.

Ritratto di Madame Charles Max, olio su tela, Boldini Giovanni (1842-1931), Musée d'Orsay, ParigiBoldini, Giovanni1896Francia - Parigi, Musée d'Orsay

Forse, invece, il gesto, era di buon auspicio per esorcizzare la morte dell’architetto, caduto da un’impalcatura della Galleria, dove era salito per una verifica, il 30 dicembre 1877, proprio alla vigilia dell’inaugurazione dell’arco verso piazza del Duomo.

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La morte di Mengoni è un vero e proprio mistero irrisolto. Molte sono le ipotesi ancora aperte: incidente, suicidio (il giorno prima aveva detto:” La mia missione è compiuta: l’arco è finito“…) od omicidio per mano di un collaboratore, per un “affare” di donne.

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Questo non fu il solo avvenimento infausto: infatti anche il Re non potè partecipare all’inaugurazione perchè colpito da una polmonite che ne causò la morte pochi giorni dopo. Nè il progettista, quindi, potè vedere l’inaugurazione della sua opera, nè il Re l’opera che gli era stata dedicata.

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Qualche alone di mistero è presente anche nella forma geometrica scelta come centro della Galleria: l’Ottagono è una figura simbolicamente molto forte, propria della croce dei Templari e dei Cavalieri di Malta, e utilizzata anche in architettura come a Castel del Monte, in Puglia, e a Collemaggio, in Abruzzo.

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Castel del Monte - Andria

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Forse ci sono misteri e oscuri simboli anche nella nostra Galleria…

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Certamente la luce illuminava di notte il nostro Ottagono: prima dell’elettricità, arrivata nel 1880/81, un marchingegno faceva accendere le fiammelle a gas alla base della cupola. Infatti queste non venivano accese a mano, ma tramite una sorta di trenino a molla, soprannominato dai milanesi el rattin (topolino) che, correndo su un binario, portava una fiammella che le faceva accendere in rapida sequenza.

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http://archiviostorico.corriere.it/2010/dicembre/10/Quando_rattin_illuminava_Galleria_co_7_101210033.shtml

Dopo 150 anni di storia, usura, grandinate, bombardamenti, la Galleria aveva bisogno di un accurato restyling. Ecco il confronto tra un lato già restaurato e uno in attesa:

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Attraverso l’intervento di diversi sponsor, la Galleria è stata sottoposta ad un restauro non solo estetico, ma sono stati anche consolidati molti elementi deteriorati. Fregi, decorazioni, affreschi, stucchi, cementi sono stati via via ripuliti e rimessi a nuovo da restauratori di Assisi, in occasione dell’Expo.

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America

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Africa

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Asia

Dopo un anno di lavoro ininterrotto, 24 ore su 24, utilizzando un ponte semovente su binari per non smontare e rimontare continuamente l’impalcatura, la Galleria, compresi gli archi di ingresso, ora ha colori molto chiari e luminosi.

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Il Salotto di Milano è pronto ad accogliere i visitatori,

ma il nostro itinerario continua sui tetti della Galleria...

Un gatto ci aspetta!

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Quattro passi in Galleria (Parte Prima – il “Salotto”)

Per i milanesi, la Galleria Vittorio Emanuele è soltanto la Galleria, tanto più che unisce due luoghi altrettanto unici e straordinari come piazza del Duomo e quella della Scala.

cartina duomo e galleria

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Galleria_Vittorio_Emanuele_II_

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Nata 150 anni fa, subito divenne un vero palcoscenico urbano, luogo di incontri bellissimo e protetto dalle intemperie, grande vetrina della città.

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Fu soprannominata “il Salotto di Milano“, ma è molto di più: è il “cuore e la memoria” della nostra città, così come la definì Dino Buzzati, appassionato e sensibile conoscitore di fatti e luoghi milanesi.

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Tutta Milano è passata e passa da qui: fin dal primo giorno la Galleria diventa luogo dove la città può incontrarsi e, talvolta, scontrarsi, dove scorre la vitalità che si intreccia con la storia.

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Già allora in Galleria c’erano negozi eleganti e bei locali che attiravano i milanesi anche per trattare affari. Scrive Giuseppe Marotta: “La Galleria è casa e ufficio, strada e ombrello”. Nei vari caffè si facevano conoscenze, si incontravano artisti, intellettuali, imprenditori coi “deneè” e belle donne.

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Si dice che Mata Hari abbia danzato nuda in un caffè, forse per Marinetti.

MATA HARI

Qui ebbe, nel 1876, in due angusti locali di un ammezzato, la prima sede il Corriere della Sera

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il primo numero del “Corriere della Sera”

Qui si potevano incontrare musicisti come Verdi, Puccini, Mascagni, Boito; al Caffè Biffi c’era il “mercato delle voci” per la lirica; avanguardie culturali e intellettuali confrontavano le nuove idee e discutevano di progresso e di “Futurismo”.

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Giuseppe Verdi

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I Futuristi Marinetti e Depero

Nella memoria della Galleria rimangono anche gli scontri e le tensioni di una città che cresce e sale.

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Un giovane anarchico muore, nel 1919, in un attentato al Biffi; a volte in Galleria avvengono vere e proprie risse: una di queste viene immortalata da Umberto Boccioni in un quadro oggi conservato a Brera, dove una nuova conquista, la luce elettrica, illumina il movimento tumultuoso della folla.

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Questi tafferugli sono ben poca cosa rispetto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Buona parte della Galleria viene distrutta, ma il “cuore” continua a battere ed è ricostruita.

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gall ricostruzione

Nella memoria della Galleria sono conservati i ricordi del dopoguerra, quelli del boom economico, della Milano da bere, del periodo fast food con il McDonald’s di fronte al Savini.

Folla in Galleria per l'ultimo pranzo da McDonald's (Foto Omnimilano) savinitavoli

Oggi il mondo è più vicino e gente di tutti i colori passeggia in Galleria attratta dal lusso dei negozi, ma comprando, spesso, solo foulard e supporti per selfie dai venditori ambulanti stranieri.

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Tra i locali di oggi, alcuni sono storici, come l’elegante Biffi e il classico Savini, successore della birreria Stocker e, prima ancora, del caffè Gnocchi, primo locale pubblico illuminato elettricamente, ancora prima delle strade.

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Infine, tra i locali pubblici c’è il Campari, nato insieme al suo vero creatore, proprio in Galleria.

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foto scattata dal Mercato del Duomo

Infatti Davide Campari nacque, nel 1867, in Galleria e con la Galleria, dove il padre, che aveva spostato qui il proprio caffè dal Coperto dei Figini, demolito per far posto alla nuova piazza del Duomo, aveva anche trovato casa per la famiglia.

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Il Coperto dei Figini

Davide fu un grande innovatore: per pubblicizzare il famoso bitter, già chiamato Amaro d’Olanda, si rivolse a Fortunato Depero, artista futurista, che disegnò la prima bottiglietta di Campari e creò quadri (non cartelloni!) pubblicitari, che ancora oggi sono esempi di arte applicata alla pubblicità.

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Fortunato Depero

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Davide comprese anche la necessità di decentrare l’attività produttiva: nel 1904 aprì un moderno stabilimento a Sesto San Giovanni, dove si possono ammirare i murales dedicati al bitter, protagonista del rito tutto milanese dell’aperitivo, antenato dell’odierno Happy Hour.

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Oggi la Galleria è una sorta di Expo permanente del lusso, in buona parte made in Italy: Armani, Prada, Versace, Vuitton, Gucci, Borsalino sono alcuni dei grandi nomi che hanno scelto la Galleria, dopo il Quadrilatero della Moda, come vetrina delle loro creazioni.

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Anche la cultura è presente in Galleria: Rizzoli, la Feltrinelli, Ricordi, Bocca sono librerie e veri e propri “paradisi di carta” per tutti i lettori.

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Molti dei personaggi che “espongono” in Galleria sono milanesi o hanno trovato a Milano la possibilità di esprimere le proprie capacità, allargandole in campo imprenditoriale, creando bellezza ed eleganza, cultura, lavoro e benessere.

Pensiamo ad Angelo Rizzoli che, rimasto orfano e cresciuto presso i Martinitt, imparò il mestiere di tipografo e fondò un impero nel campo della comunicazione o a Giorgio Armani che iniziò la sua avventura come vetrinista alla Rinascente.

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La Galleria, in una sorta di way of life tutta milanese, accoglie i visitatori a “bracci” aperti. Un Toro “augura” buona fortuna a tutti coloro che puntano il tallone su i suoi attributi e fanno tre giri propiziatori. Perchè?

Seguiteci nel prossimo articolo

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