Quattropassi aspettando Natale 2018 – seconda parte

Iniziamo la seconda parte dei nostri quattopassi verso il Natale 2018 con un incontro un po’ controcorrente: il vecchio, caro Sant’Ambrogio, che ci appare ancora più bello nella sua luce consueta.

Rimasto solo dopo il trasloco della tradizionale fiera degli Oh Bej – Oh Bej, è come un anziano amico, saggio e senza fronzoli, che ha capito ciò che conta veramente e osserva pacato, pronto ad accogliere in un abbraccio chi vive le inquietudini del nostro tempo.

Con un fantastico volo, grazie a due mezzi parcheggiati in attesa di un’altra festa, passiamo ora sopra Milano per vederne angoli illuminati da condividere.

Il Castello ha due volti: nel primo luci chiare sottolineano con eleganza l’architettura, nel secondo vivaci luci rosse e verdi propongono fantastiche scenografie.

Ecco alcune immagini dei Navigli; poi via Dante, piazza Cordusio, via Mercanti...

Infine arriviamo all’Ottagono della Galleria, splendido splendente con l’albero Swarovski e la cupola piena di luci.

Le vetrine intorno sfoggiano idee, classe e glamour.

Piazza della Scala e l’ingresso della Galleria quest’anno sono vestiti di rosso cupo per omaggiare lo sponsor, un profumo francese.

Anche Palazzo Marino è tutto rosso. Come da tradizione ospita un’opera d’arte che è possibile vedere gratuitamente e un bel Presepe umbro nel cortile.

Quasi infuocati, e poco natalizi, sono gli alberi intorno alla statua di Leonardo; anche gli gnomi del Quadrilatero sembrano alquanto perplessi.

Forse cercheranno rifugio sotto alberi più rassicuranti.

Palazzo Carmagnola

Darsena

piazza XXIV Maggio

CityLife

Ecco l’albero più alto di questo Natale 2018 a Milano. Quasi una cometa, con una stella dalla coda blu cielo, si trova sulla Torre Galfa, un grattacielo caduto in disgrazia e abbandonato, che ora si illumina e riprende vita, quasi un augurio per tutti noi.

Molti animali hanno letto della nostra Fotoarca e si sono fatti belli per essere fotografati.

Un dinosauro, alla Stazione Centrale, si è fermato solo pochi giorni. Sembra incavolato, ma anche lui ha avuto il suo attimo di celebrità.

Alcuni animali sono pronti a giocare con i bambini sul ghiaccio.

Milano, con le sue tante piste di pattinaggio, diventa un po’ il mondo incantato di Frozen.

Bagni Misteriosi

Palazzo Lombardia

In una di queste piste abbiamo trovato l’immagine del tradizionale dolcetto creato, secondo la leggenda, da un pasticcere per ricordare Nostro Signore: solido ma dolce , a forma di bastone da pastore che, capovolto, diventa la J di Jesus, bianco come la purezza, rosso come il sacrificio, con un pizzico di menta piperita perchè faccia memoria di una pianta anticamente usata per le purificazioni.

piazza Beccaria

Questi dolcetti si trovano spesso sulle bancarelle dei mercatini dove comprare qualche regalo o un ultimo pensierino. Come resistere?

Bagni Misteriosi

Bagni Misteriosi

piazza Duomo

San Celso

Milano ha il cuore grande e non dimentica chi è in difficoltà.

Diverse iniziative raccolgono offerte per chi sta vivendo un momento difficile. Ecco “Regalami”, alla Darsena, a favore dell’Ospedale Pediatrico Buzzi.

Questi nostri passipermilano non possono dimenticare i Presepi. Eccone alcuni molto diversi fra loro: uno fatto di pane, un altro di legno e carta del grande Londonio al Pirellone, il terzo esposto in una mostra di presepi etnici presso i Padri Cappuccini di piazzale Cimitero Maggiore. e l’ultimo di  moderno disegn.

Siamo tornati in piazza Duomo. davanti a noi c’è la nostra Cattedrale con la nuova illuminazione voluta dalla Veneranda Fabbrica. Che si accendano anche le nostre speranze, come tante luci!

Nella notte avvistato Babbo Natale venuto anche lui a guardare!

Buona Luce a tutti e Buon Natale!

A presto…

 

Fotoarca di Passipermilano (seconda puntata: i cavalli)

Tra poco Milano si accenderà con le luci del Natale e diventerà il palcoscenico di tutti noi che, di corsa, come puledri, cavalli rampanti o ronzini stanchi faremo acquisti e porteremo pacchi e pacchetti, borse e borsoni, figlioletti o nipotini.

Con un sorriso dedichiamo i nostri quattropassi di fine novembre al cavallo, questo nobile animale che nei secoli al passo, al trotto o al galoppo ha trasportato uomini e cose. Lo cercheremo tra i monumenti della nostra città per la seconda puntata della Fotoarca di Passipermilano.

Iniziamo la nostra passeggiata dai Cavalli Alati, bianchi e giganteschi, “parcheggiati” sul tetto della Stazione Centrale. Alti quasi 8 metri, ci ricordano che qui si va veloci, si arriva e si parte quasi volando (forse i pendolari non sono sempre d’accordo). Due palafrenieri, Intelligenza e Progresso, tengono le loro redini.

I cavalli da sempre sono stati una delle “sedute” preferite da Re e generali, che amavano essere immortalati fieramente in groppa a destrieri. Nei monumenti antichi i cavalli sono di solito rappresentati, per motivi tecnici, per lo più al passo; se invece sono dipinti,  vengono raffigurati più liberamente al trotto, al galoppo o addirittura rampanti.

Vittorio Emanuele II forse è giunto al galoppo in piazza Duomo e deve frenare il suo cavallo, lanciato… verso il portone centrale della nostra cattedrale. Conflitto Stato – Chiesa?

Accanto al monumento si riunivano i tifosi quando una delle squadre milanesi vinceva lo scudetto… ahimè, da parecchi anni è il torinese Vittorio Emanuele che festeggia.

Un altro cavaliere illustre è Napoleone III che, al Parco Sempione, saluta chi passa, come un vecchio gentiluomo un po’ bislacco. Il suo cavallo lo accompagna con pazienza.

Un famoso quadro immortala l’Imperatore, con Vittorio Emanuele II, sotto lArco della Pace, mentre, vittoriosi, entrano in Milano liberata.

Una curiosità: i cavalli della sestiga sopra l’Arco, risalenti a Napoleone I, furono fatti ruotare di circa 180° dagli Austriaci, quando tornarono a Milano, perchè voltassero il fondoschiena alla Francia… e da allora sono rimasti così.

prima

dopo

In largo Cairoli il cavallo di Giuseppe Garibaldi è finalmente fermo dopo tante battaglie col suo cavaliere e ha un aspetto forte e fiero. Non così quello del generale Missori, nella omonima piazza, tanto accasciato da essere entrato in un modo di dire milanese: “te me paret el caval del Missori”. Il modello fu un povero cavallo da tiro, che oscurò, nel tempo, il suo cavaliere.

Un cavallo, invece, pieno di vigore è quello che salta un ostacolo nel monumento alle “Voloire” in piazzale Perrucchetti, davanti all’ex-caserma dell’Artiglieria a Cavallo.

Questa volta il cavaliere non è un illustre personaggio, ma il simbolo di chi ha rischiato o dato la vita in guerra. Chissà se il suo cavallo, fedele compagno di tante ore di battaglia o di solitudine, lo avrà dovuto vegliare “in un campo di grano… sotto mille papaveri rossi” come cantava Fabrizio De Andrè.

Due monumenti celebrativi ci riportano a secoli lontani. In piazza Mercanti, sul Broletto, ora in ristrutturazione, si trova  l’altorilievo di Oldrado da Trèsseno (podestà di Milano – 1233), che, nell’epigrafe, si vanta di aver fatto costruire il palazzo e di aver mandato al rogo i Catari.

Al Museo del Castello, invece, c’è il monumento funebre del feroce Bernabò Visconti, impettito in groppa al suo destriero. Gli animali avranno avuto più cuore dei loro padroni? Povere bestie…

Nei nostri passipermilano stiamo cercando di far vedere quanto la nostra città sia piuttosto insolita e misteriosa. A questo proposito abbiamo scoperto che a Milano c’è anche il monumento “I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse e il Cavallo Bianco della Pace”. Ebbene, questo poco noto gruppo di cavalli e cavalieri si trova nel luogo più impensabile che si possa immaginare: i Giardini Pubblici “Indro Montanelli”.

Entrando da piazza Cavour, in una grande aiuola, vicino alla statua del giornalista, c’è un gruppo di stilizzate figure in bronzo, che passano quasi inosservate, forse perchè piuttosto basse e smilze. La scena rappresentata è molto drammatica, con cavalieri e cavalli in action.

 

Quasi in disparte c’è un cavallo bianco, senza cavaliere, che sta brucando, distante anni luce dagli altri: è il “Cavallo Bianco della Pace”.

Questo monumento, quasi sconosciuto e assolutamente da andare a vedere, è opera di Harry Rosenthal, uno scultore austriaco che ha attraversato il Novecento con i suoi tanti e contrastanti avvenimenti.

Infine ecco “IL” cavallo; senza cavaliere, imponente, maestoso ha un passato illustre e un presente che genera discussioni.

È conosciuto come “il Cavallo di Leonardo” e si trova davanti all’ippodromo del galoppo di San Siro, in una posizione con poca visibilità turistica, almeno per ora. L’anno prossimo, infatti, ci saranno le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte del Maestro e questo cavallo diventerà protagonista di eventi e manifestazioni. Ne parleremo anche noi tra qualche settimana.

A presto…

“Ci son due coccodrilli…” Piccola fotoarca tra le statue di Milano

In un giorno di vacanza, quando abbiamo risentito la canzoncina per bambini “Ci son due coccodrilli…” ci siamo messi a pensare se nella nostra città, scolpiti o dipinti tra le case, non ci siano questi animali.

http://www.ansa.it/lifestyle/notizie/kids/giochi/2016/01/31/musica-compie-40-anni-i-due-liocorni-cult-per-i-bimbi_ede4a5ff-3c8e-4dbd-ab0b-d936aea8f4bf.html

Li abbiamo trovati! Eccoli, guardate dove, magari cantando il ritornello tormentone.

Ci sono i coccodrilli e l’orangotango…

FuoriSalone 2018 – Ca’ Granda

due piccoli serpenti (ops! biscioni) e l’aquila reale (ma qui è imperiale, di rango ancora superiore)… il gatto…

Piazza Mercanti – Loggia degli Osii, la “Parlera”

Castello Sforzesco – Museo Egizio

il topo (è vicino a Gesù Bambino) e l’elefante…

Palazzo Bagatti-Valsecchi – Madonna dei ratt

Castello Sforzesco – Portico Corte Ducale

Chi manca? Nessuno, abbiamo trovato anche uno dei mitici liocorni!!!

Piazza Borromeo – stemma araldico

Ci abbiamo preso gusto. Perchè non fare ogni tanto anche quattropassi per cercare gli animali da far salire su quest’arca fotografica? Se ne trovate mandateci foto e indirizzi. Grazie!

A presto…

Passipermilano? Terzo itinerario nel cuore della nostra città per chi viene la prima volta

È una Milano un po’ meno nota quella che vedremo in questo itinerario per il centro della nostra città.

Dal Lirico raggiungiamo piazza Missori con i resti dell’antica chiesa di San Giovanni in Conca. Sotto questo mozzicone di muro, che fa da “spartitraffico”, possiamo visitare gratuitamente la suggestiva e sorprendente cripta, ricca di storie, leggende e… traslochi di statue e facciate.

Questa piazza è molto cambiata nel tempo: possiamo scoprirlo guardando sulla sua pavimentazione il vecchio perimetro della chiesa.

Ecco di fronte a noi la statua di Giuseppe Missori. Il vero “protagonista” di quest’opera è, però, il cavallo, curvo, stanco e affaticato; il modello non fu un maestoso destriero, ma un povero cavallo da tiro. “Te me paret el caval del Missori” dicono a Milano quando si è giù di tono e ci vorrebbe un ginseng.

Povero Missori, partecipò ai moti del Quarantotto e alla Spedizione dei Mille, salvò la vita a Garibaldi, combattè con valore nelle guerre d’Indipendenza ed ora fa da spalla al suo cavallo. C’est la vie!

Ora raggiungiamo la vivacissima via Torino per visitare la chiesa di San Satiro un po’ defilata, quasi uno scrigno dove si conservano le illusioni.

Entriamo e guardiamo dietro l’altare… ecco la grande trovata dell’illusionista Bramante: l’abside sembra profonda, ma misura meno di un metro.

Via Torino è una delle tante vie di negozi della Milano modaiola. Anche questa è una illusione. Le vetrine (tra l’altro quanti negozi di scarpe per i nostri quattropassi!) sviano l’attenzione da una seconda lettura di questa via.

E’ come un tessuto di fili diversi; ci sono le vetrine (da sempre la zona ha vocazione commerciale: via Spadari, via Speronari, via Orefici…), ma anche vicoli, chiese poco conosciute, improvvise piazzette dove sostare per un gelato e dirsi: “ma non sembra di essere a Milano”. Troppo interessante… ve la racconteremo in un’altra passeggiata.

Da via Torino andiamo verso piazza Affari. Ci sono tante vie piccole e tortuose; si può passare anche da piazza Santa Maria Beltrade, con il palazzo d’angolo del Portaluppi, la chiesa che non esiste più ma dà il nome alla piazza e un portalino del Cinquecento quasi nascosto.

Da qui si può raggiungere quello che per Leonardo era il vero centro di Milano, la chiesa di San Sepolcro, dove si trovava il Foro di Mediolanum, con l’incrocio di cardo e decumano.

Cosa scegliere di vedere: la chiesa dell’anno Mille, la cripta che mozza il fiato con le moderne mostre poggiate sull’antica pavimentazione romana, la Torre Littoria del Portaluppi, palazzo Castani, una grata misteriosa?

Di fianco alla chiesa ecco l’Ambrosiana con la statua dal Cardinale Federico Borromeo, che l’ha realizzata.

Volutamente non proponiamo in questo itinerario visite ai vari musei, ma come non ricordare che qui ci sono la “Canestra di Frutta” di Caravaggio, il “Ritratto di Musico” e numerose pagine del “Codice Atlantico” di Leonardo, il cartone della “Scuola di Atene” di Raffaello? Non solo, c’è anche una ciocca di capelli della bionda Lucrezia Borgia!

Nella nostra passeggiata possiamo, inoltre, dare un’occhiata ai balconi liberty di via Spadari e magari anche alla supergastronomia del Peck e ai diversi negozi golosi.

Andando verso piazza Affari guardiamo due targhe: l’una ricorda il milanesissimo “Tiremm innanz” di Amatore Sciesa, l’altra racconta che qui nacque l’amore  tra Ernest Hemingway e l’infermiera di “Addio alle Armi”. “Sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano”…

Non è finita qui. Abbiamo raggiunto piazza Affari, col Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, e un’altra statua: il Dito di Maurizio Cattelan.

Anche questa è una piazza con un sopra e un sotto: sopra un palazzone di epoca fascista, tutto bianco e così diverso da quelli, dai colori soft, che sono cresciuti nel tempo in questa zona, e una statua (un saluto romano con dita mozzate?) altrettanto bianca, quasi ciò che resta di una scultura gigantesca tornata alla luce.

Su un lato di Palazzo Mezzanotte però, vediamo la pianta del Teatro Romano i cui resti si trovano proprio sotto i nostri piedi. Era un megateatro, quasi un Palaforum dell’epoca per spettacoli ed eventi.

In questa zona oggi c’è il Gotha della finanza, ma i nomi delle vie ricordano che anche secoli fa qui c’erano i danee.

Ci sono, però, anche strade col nome di antiche chiese: San Vittore al Teatro, Santa Maria alla Porta, dove troviamo una bella sorpresa: è ciò che resta di una antica cappella con un affresco della Madonna con Bambino di fronte a un pavimento grigio di cemento.

Viene chiamata “la Madonna del Grembiule”. Nel lontano 1600 un muratore stava lavorando alle pareti della vecchia chiesa quando venne alla luce, tra le macerie e le picconate, l’affresco. L’uomo lo pulì devotamente col suo grembiule di lavoro e guarì all’improvviso dalla sua zoppia.

La cappella fu poi distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, ma “rivenne” alla luce col suo bellissimo pavimento, oggi coperto per proteggerlo in attesa di un costoso restauro. Ci vorrebbe un altro grembiule…

Tornando verso piazza Affari diamo un altro sguardo al Dito, il cui nome ufficiale è L.O.V.E., acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità. Ma a chi è rivolto il gesto provocatorio? Alla Borsa o è la Borsa che lo rivolge a noi? Meglio lasciare all’immaginazione di ciascuno…

Lasciamo la nostra Wall Street e, attraversata via Orefici, approdiamo in quel gioiello, in parziale restauro, che è piazza Mercanti. Era una piazza laica, dominata dal Broletto, dove nel Medioevo si tenevano le contrattazioni economiche, una sorta di antica Borsa.

Poi Maria Teresa mise un “cappellaccio” sopra il Broletto, quasi per schiacciarlo.

Ci voleva ben altro, però, per abbattere la cinghialessa legata alle leggendarie origini di Milano. Dopo secoli è sempre lì, su una arcata del Broletto, piccola come era allora la nostra città, ma solida come la roccia.

A presto…

Mille passi da piazza Mercanti al Castello

C’è molta storia di Milano in questi mille passi tra piazza Mercanti ed il Castello, dall’epoca comunale all’Expo Gate.

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L’amata cinghialessa di Belisama è ancora là, sul colonnato di piazza Mercanti, e ci riporta alle origini della nostra città, quando Belloveso fondò Milano dove gli era apparsa una scrofa semilanuta.

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L’arte pop contemporanea non si è dimenticata di lei e le ha rifatto un po’ il look con…Ago, Filo e Nodo per cucire passato e presente, come si può vedere nella mostra tictig, che riaprirà a breve.

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“Ago, Filo e Nodo” di Oldengurg, in piazza Cadorna

Piazza Mercanti è un “gioiello di famiglia” un po’ troppo trascurato. A due passi dal Duomo, è piuttosto maltenuto, eppure qui, secondo noi, c’è stata tutta la forza della nostra città.

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Distrutta dal Barbarossa, era riuscita a riprendersi e si era data un nuovo palazzo della Ragione, iniziato nel 1233; qui era il cuore della vita civile di Milano, al primo piano c’era il Podestà con a fianco due Giudici che “rendevano ragione” nelle cause civili e penali. Loro simboli erano il cavallo ed il gallo per indicare la sveltezza e la vigilanza che dovevano avere nei processi; non ci sono più gli animali di una volta!

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Qui si adunavano i cittadini, ascoltavano i proclami letti dalla Parlera, lo storico balcone che ancora oggi vediamo nella Loggia degli Osii.

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Sotto il colonnato si riunivano mercanti e banchieri per trattare affari e creare lavoro e ricchezza. Le loro capacità erano note e apprezzate in tutta Europa.

http://palazzodellaragionefotografia.it/palazzo-della-ragione/

La piazza subì grandi cambiamenti: dapprima chiusa, venne aperto un collegamento verso il Duomo e verso piazza Cordusio, l’odierna via Mercanti.

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Ma lo spirito del lavoro non se ne andò mai: pensiamo che nella Loggia degli Osii, all’inizio del Novecento, c’era un grande negozio tessile e, nel primo dopoguerra, La Rinascente fece un deposito per le proprie merci accanto al Palazzo della Ragione.

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Sul lato della piazza il barocco Palazzo dei Giureconsulti, dominato dalla Torre dell’Orologio (il tempo è denaro…), ospita ora la Camera di Commercio.

Sopra il palazzo svetta la Torre Civica con la campana che segnalava l'ora del coprifuoco e gli eventuali incendi

Un altro simbolo di Milano, Sant’Ambrogio, posto in una nicchia alla base della Torre, benedice i passanti. È una statua un po’ transgender: rimaneggiata più volte nel corso della storia, il corpo ha forme femminili (inizialmente era la statua della Giustizia) mentre il viso è maschile. I milanesi DOC lo chiamano affettuosamente “el Sant’Ambroeus cont i tett”.

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Proseguiamo verso piazza Cordusio. L’antico conglomerato di vie e viuzze (contrada dei Fustagnari, del Gallo, delle Galline) è sparito. Ora su piazza Cordusio (da Curia Ducis, di epoca longobarda) si aprono ben sei vie: è uno snodo complicato da percorsi di tram e isole pedonali, come un lago in cui si immettono tanti torrenti.

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Molto trafficata lo è sempre stata. Al centro del crocicchio c’era la statua di San Carlo, fatta trasferire in piazza Borromeo da un governatore austriaco la cui carrozza aveva sbattuto contro.

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Al centro di piazza Cordusio, dal 1899, c’è il monumento a Giuseppe Parini.

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E siamo in via Dante: venne inaugurata il 29 settembre 1891, dopo che erano state abbattute le piccole costruzioni esistenti e costruiti palazzi di diversi, ma armonici, stili.

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I palazzi umbertini, di uguale altezza, sono come quinte di pietra che delimitano via Dante, in un lungo viale che conduce al Castello.

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Bei negozi di marche famose, bar con piacevoli dehors, bistrot si succedono in questa larga via sulla quale si apre di sbieco la famosa via Rovello.

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Da diverso tempo isola pedonale, via Dante offre la splendida vista del Castello Sforzesco, ora, per la verità, un po’ nascosta dagli Expo Gate; ma Milano è fatta così: passato e presente crescono insieme.

expo gate e castello.

Attraversiamo un’altra trafficata piazza, largo Cairoli, al centro della quale il monumento equestre a Garibaldi fa da rotonda. Lo scultore è il palermitano Ettore Ximenes, unico nome nella toponomastica milanese che inizi con la X.

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Davanti al Castello ci accoglie la cosiddetta “Torta di spus”, la bella fontana. ripristinata di recente, che ricorda una torta nuziale.

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fontana degli sposi

Ed eccoci di fronte ad uno dei più importanti e imponenti monumenti cittadini, dal fascino antico, anche se in parte frutto di una ricostruzione: il Castello Sforzesco, che ha attraversato con Milano secoli di storia. periodi di luce e di ombre.

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Itinerario da piazza Mercanti

DA DOVE ……. DOVE

“Ti spiacerebbe dirmi, per favore, da quale parte dovrei andare, partendo da qui?” (Alice nel paese delle meraviglie – L. Carroll)

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Abbandonata piazza Mercanti, descritta nel “Dove”, e, attraverso il passaggio degli Osii, vi troverete in via Orefici.

In questa zona, piena di traffico e tram, i nomi delle vie ci riportano ancora in un passato remoto. Il quartiere intorno  a piazza Mercanti era il cuore delle attività commerciali; vi si trovavano infatti le botteghe della produzione di armi, della lavorazione dei metalli, dal ferro all’oro, o di altro ancora. Le singole attività hanno dato il nome alle vie: via Spadari  era quella in cui c’erano le botteghe delle spade, via Armorari quelle delle armi, via Speronari, famosa per gli speroni, via Cappellari per i copricapi … Questa zona era una sorta di “centro commerciale”!

Di tutto ciò non esiste più nulla, solo i nomi mantengono i ricordi delle attività che si svolgevano.

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Fate quattro passi in via Spadari guardando le belle case con balconi liberty (non perdetevele!);

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poi, se siete golosi, passate dal “Peck”, (sempre con l’articolo, alla maniera milanese), da “Ladurèe”, da “Noberasco” o dalla caffetteria “Passerini”, sono tutti negozi molto rinomati, dove magari fare solo un assaggino.

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Tornati su via Torino (ne parleremo poi a lungo) troverete un piccolo chiosco di fiori, gentile segnale del tesoro che si trova al di là del cancello, dopo un piccolo cortiletto di pietra: la chiesa di S. Maria presso San Satiro. Ad una prima occhiata l’interno sembra quello di una bella chiesa e niente altro. Ma come per tante altre cose di Milano bisogna guardare oltre l’apparenza.

Avanzate piano piano verso l’altare. Cosa notate? Niente di strano? Un’abside! Quanto sarà profonda? Avvicinatevi di lato e scoprirete che misura meno di un metro! Ebbene sì, messer Bramante ci ha ingannato con il suo gioco prospettico, ci fa credere quello che non c’è, siamo in una grande illusione, in un magnifico, immenso trompe l’ oeil!

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Se proprio non siete convinti e volete constatare di persona, andate a misurare il retro della chiesa dall’esterno. Percorrete via Speronari, piena di aromi di dolci, di pani e di caffè che escono da ” Princi”, “Panarello” e “Vergnano”,

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caffè Vergnano

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fino all’incrocio con via Falcone, e raggiungete l’abside che non c’è! Manca la sporgenza!

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D’altra parte in questa zona, in tempi lontani, siamo intorno al 1500 , c’erano locande, taverne, con giocatori d’azzardo e prostitute. Non si poteva abbattere ciò che esisteva, e che procurava tanto denaro, per ampliare la chiesa che si stava ricostruendo.

Sul muro poco distante c’è una Madonna con Bambino che ricorda un fatto miracoloso avvenuto in questa via. Una notte un giocatore, uscito da una locanda dove aveva perso tutti i suoi averi, sfogò la sua ira, pugnalando al collo il Bambino che grondò sangue. Si gridò al miracolo e il giocatore si pentì e si fece frate. L’originale del dipinto fu poi spostato all’interno della chiesa, sopra all’altare.

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Grazie  per averci seguiti e arrivederci al prossimo itinerario!

“… l’era del Cinghiale bianco…” (F. Battiato) – (raccontaMI)

100_6051Piazza Mercanti – Palazzo della Ragione

_ Finalmente ti rivedo, Belisama, mia signora!

_O mia amata cinghialessa, a te Milano deve tutto! Sei così in alto, isolata da un mondo che corre,

che vive di valori differenti dai tuoi. Eppure c’è chi sente che manca qualcosa nella sua vita e lo canta.

_ Sono qui, a ricordare quello che rappresento. Sai, la gente che passa non sembra parlarsi nè ascoltarsi

davvero. Pensa a questi pilastri che mi sorreggono. Sono pietre che  hanno il profumo di secoli, di vite

diverse passate di qui, pietre che rimandano strani echi.                                                                                                                                                  

E, come per magia, chi viene qui riesce a sentire e a parlare con l’altro lontano da lui.

Una piazza in 3: piazza dei Mercanti – (dove)

È sorta prima del Duomo e vi si svolgevano le attività più importanti per Milano: c’era il Tribunale, la “piazza degli Affari” (Loggia dei mercanti) …Nel corso del tempo ha subito più trasformazioni, cambiando identità. Oggi la frettolosa via pedonale, che porta da piazza del Duomo al Cordusio, quasi lascia in disparte la loggia e la parte della piazza col pozzo.

Facciamo un GIOCO

Da via Orefici (quella dove passano i tram…allora era la zona dei gioiellieri!!) passiamo sotto la porta e…ci troviamo in un tempo passato! Riconosciamo i palazzi…

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Passaggio Scuole Palatine

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Palazzo delle Scuole Palatine

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Casa Panigarola o “dei Notai”

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Loggia degli Osii

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La “Parlera”, il balconcino da cui i magistrati leggevano i proclami

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Passaggio degli Osii

Ci fermiamo vicino al pozzo e ci immaginiamo la vivace vita del tempo. Saliamo ora i gradini ed entriamo nella Loggia dei Mercanti. Vicino alle colonne (quelle segnalate in rosso e con le frecce nella cartina) godiamoci il gioco degli echi: avvicinando la bocca alla colonna potremo conversare con un amico  posto davanti alla colonna in diagonale. Provateci! Rimarrete sbalorditi!

Portici Loggia Mercanti cartina piazza Mercanti

Loggia dei Mercanti

 

Scendiamo gli scalini e ci ritroviamo in una via piena di gente. Cerchiamo invano i resti dei muri laterali che chiudevano la piazza. Di fronte osserviamo il Palazzo dei Giureconsulti. Ricambiamo lo sguardo (il suo molto austero) di Sant’Ambrogio che dall’alto della sua statua ha visto i cambiamenti di questa città. D’altra parte questa statua di cambiamenti ne ha visti anche di “personali”. In epoca rinascimentale era la Giustizia, poi le varie dominazioni (spagnola, austriaca, napoleonica, nuovamente austriaca) l’hanno conservata, ma…le hanno cambiato la testa! È stata, per così dire, “riciclata”. Il busto è stato sempre lo stesso (in effetti ha forme un po’ opulente da matrona romana), ma la testa è stata via via quella della Giustizia, poi di Filippo II Re di Spagna, poi di Bruto, uccisore di Cesare. Tornati glia austriaci, dopo la parentesi napoleonica, la testa è diventata quella di Sant’Ambrogio, straniero sì, ma amato dai milanesi.

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Palazzo dei Giureconsulti

Sopra il palazzo svetta la Torre Civica con la campana che segnalava l'ora del coprifuoco e gli eventuali incendi

Sopra il palazzo svetta la Torre Civica con la campana che segnalava l’ora del coprifuoco e gli eventuali incendi

Sant'Ambrogio Giureconsulti

Fatto? Ora torniamo nel nostro tempo e salutiamo la nostra cinghialessa, che ci fa l’occhiolino dall’alto della loggia!

Il primo simbolo di Milano – (tanto tempo fa)

Il cinghiale è un animale simbolico che appare in molte religioni antiche europee e asiatiche, carico di significati. Nei popoli nordici il cinghiale è ” la guida” del guerriero nell’affrontare la foresta, simbolo del mondo interiore. Fra i Celti l’animale era un simbolo della classe sacerdotale, un tramite per comunicare la volontà degli dei agli uomini. Si deve ad una cinghialessa “semilanuta” l’aver mostrato a Belloveso il luogo dove sarebbe sorta la futura Milano, secondo il volere della dea Belisama. Il cinghiale era anche considerato un cibo sacrificale durante la più importante delle feste celtiche, Samhain, tra il 31 ottobre e il primo novembre.