Settembre… si riparte con eventi e iniziative

Milano inizia il mese con una serie di eventi, primo fra tutti il Supersalone, quasi un’anteprima del Salone del Mobile previsto per il prossimo aprile. Come sempre luoghi vecchi e nuovi della nostra città vengono trasformati da eventi e installazioni del Fuorisalone, richiamando visitatori in cerca di idee nuove. Molto suggestiva l’atmosfera della Università Statale.

Dopo la pausa estiva ma, soprattutto, quella lunga, dolorosa e traumatizzante della pandemia, si cerca di rimetterci in moto, più consapevoli della fragilità nostra e del nostro ambiente. Sempre alla Statale un uccello luminoso si sporge dalla sicurezza del suo nido, lo sguardo rivolto al futuro con la voglia di spiccare di nuovo il volo.

Anche i ragazzi sono stati penalizzati dalla pandemia e privati della libertà di movimento. Ecco un’altra bella manifestazione organizzata al Parco Sempione nella quale potevano riassaporare i piaceri degli sport in un’ atmosfera di festa. E’ stata anche un’occasione per rivedere uno dei nostri parchi più belli, ripopolato di nuove generazioni.

Un’altra manifestazione prevista per settembre è “Orticola”, la leggendaria esposizione-evento-mercato che si è sempre tenuta a maggio. Quest’ anno, invece, vestirà di fiori i Giardini Montanelli a metà settembre e Francesca ce la mostrerà attraverso alcune immagini nella rubrica “Riciclando in verde”.

Sempre di più il nostro avvenire sarà legato all’economia circolare, al riuso e al riutilizzo dei materiali più diversi. La plastica, sempre e solo demonizzata, può avere, invece, mille vite come è rappresentato nelle installazioni del Supersalone al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Anche la grande distribuzione, come Esselunga, si sta adeguando a un utilizzo di materiali più rispettosi dell’ambiente. Ecco uno spettacolare allestimento di un “reparto” in un salone del Museo. Ancora una volta cultura ed economia possono andare a braccetto.

Infine, ecco alcune immagini dell’Orto Botanico di Brera, dove suggestive “bolle” riportano l’attenzione sul ruolo delle piante nel respiro del pianeta.

Milano, dunque, affronta la nuova stagione con coraggio e creatività, anche se con molta attenzione ai rischi della pandemia ancora in agguato. Altre sorprese e novità ci attendono in questo settembre, che sa di nuovo.

A presto…

Una moderna favola medievale: il drago dei Giardini Pubblici Montanelli

Mentre, chiusi in casa per la pandemia, cercavamo storie e leggende sul Biscione, ci siamo imbattuti in due racconti che narrano di un drago che sarebbe vissuto nel IV secolo a Porta Venezia, dove oggi ci sono i Giardini Pubblici.

Vogliamo condividerli: sono storie a lieto fine, come speriamo siano quelle di tutti noi dell’Era Covid. Gli autori sono il frate Domenicano Galvano Fiamma (1283-1344) e il superiore generale dei Gesuiti, Paolo Morigia (1525-1604), che raccontano, a secoli di distanza, la vicenda di questo drago e del valoroso cavaliere che lo sconfisse.

Si narra che, poco dopo la morte di Sant’Ambrogio, i milanesi che vivevano nei pressi della Basilica dei Profeti (poi diventata San Dionigi, della quale parleremo tra poco) erano terrorizzati dalla presenza di una mostruosa creatura che viveva in una caverna.

Questo orrendo essere col suo pestilenziale e mortifero respiro infettava i dintorni. C’era dunque un focolaio dovuto alla bestia.

Tutta la zona era “rossa”; nessuno usciva, migliaia di persone morivano e, via via, anche nella città stava arrivando il contagio. Se qualcuno, poi, si avventurava all’aperto o cercava di attaccare il mostro, veniva ucciso e divorato.

Che fare? Un antenato della nobile famiglia Visconti, Uberto, armato non tanto di ferro, quanto di “fortezza d’animo, destrezza e di ingegno, mosso dal suo naturale valore si espose a pericolo della vita per liberare la città” (P. Morigia).

Dopo due giorni di lotta, Uberto riuscì a uccidere il mostro, “prendendolo per la barba e colpendolo con una scure”: il nemico era sconfitto e il “morbo” finito. Da allora il terribile drago divenne l’emblema dei Visconti.

Ieri il drago, oggi il Covid… Certe storie non furono mai, ma in fondo accadono sempre.

Quattro parole sulla Basilica di San Dionigi

Questa è un’altra leggenda sull’origine del Biscione, ma contiene anche alcuni tasselli per ricostruire un angolo della nostra città. La storia raccontata si svolge, infatti, a Porta Venezia, nei dintorni della chiesa di San Dionigi, oggi scomparsa.

Era una delle quattro basiliche volute da Sant’Ambrogio fuori le mura della città.

Inizialmente era stata dedicata ai Santi Profeti, poi, come le altre tre basiliche, aveva assunto il nome di un Santo, in questo caso del Vescovo di Milano, Dionigi, morto in esilio in Cappadocia, il cui corpo, però, era stato fatto tornare e tumulare in questa chiesa.

Basilica dei Martiri – Sant’Ambrogio

Basilica degli Apostoli – San Nazaro

Basilica delle Vergini – San Simpliciano

Basilica dei Profeti – San Dionigi (scomparsa)

Questa zona, più o meno dove oggi sorge il Planetario, era stato da sempre un luogo sacro.

La leggenda racconta che il 13 marzo del 51 d.C. San Barnaba avesse trovato qui la pietra rotonda venerata dai Celti (che oggi vediamo ancora presso la chiesa di Santa Maria del Paradiso a Porta Vigentina) ed avesse iniziato l’evangelizzazione di Milano.

La pietra venne custodita nella Basilica di San Dionigi fino a quando la chiesa non fu demolita. Già nel 1500, devastata dai lanzichenecchi, fu fatta ricostruire dal governatore di Milano (Antonio de Leyva, antenato della Monaca di Monza), spostandola entro le nuova mura spagnole, i Bastioni di Porta Venezia.

Infine la basilica venne demolita definitivamente quando, verso la fine del 1700, gli austriaci vollero creare uno spazio verde all’interno della città, i Giardini Pubblici.

Attualmente sono in corso scavi, dove è possibile, per cercare i resti di questa antica basilica, così importante per conoscere il nostro passato.

Quando faremo di nuovo quattropassi ai Giardini Pubblici, pensiamo su quanti secoli di storia stiamo camminando.

A presto…

 

Foliage: hello autumn!

Ci voleva una delle poche e inaspettate giornate di sole novembrino, tra le continue piogge e i disastri che i cambiamenti climatici e le responsabilità umane hanno provocato, per cogliere la bellezza dell’autunno nella nostra Milano.

Quest’anno l’autunno è arrivato tardi e le piante si sono godute più a lungo il tepore delle belle giornate.

La pioggia continua, poi, ha fatto cadere le foglie e quasi ci ha impedito di alzare lo sguardo verso gli alberi e il cielo, intenti come eravamo a guardare per terra per non scivolare sul tappeto indistinto e sdrucciolevole delle foglie.

Finalmente una giornata di sole – o di non pioggia- ci ha fatto venire la voglia di uscire e di fare quattropassi nella nostra città, quasi vagabondando, per guardarci intorno e all’insù senza fretta.

La bellezza dell’autunno ci ha colto un po’ dovunque, guardando le piante sulle strade, tra le case, sulle terrazze, persino tra le sbarre di un balcone e su un muro di cinta.

Nei nostri passipermilano questa volta non siamo andati a cercare la “stabilità” di un monumento, di un palazzo, di un’opera d’arte fatti per restare. Abbiamo voluto, invece, passeggiare nei giardini, tra gli alberi con le foglie che segnano il ritmo della natura.

Nel nostro girovagare ci siamo fermati, quasi stupiti, a guardare le macchie di colore, gli alberi diversi uno di fianco all’altro, le foglie che esprimono sfumature diverse pur appartenendo alla stessa pianta.

I giorni del foliage autunnale fanno riflettere, da sempre, sulla fragilità, sulla caducità e sull’appassire della vita. Ecco, però, che in mezzo ad alberi che si spogliano vediamo un sempreverde, quasi un albero che aspetta le luci e le decorazioni del Natale.

Così, improvvisamente, le foglie ci sembrano essersi accese nella luce del sole autunnale per anticipare le Feste, per fare un tappeto di colori vivaci che sembra condurci ad affrontare il buio dell’inverno con la promessa della primavera.

I nostri passipermilano ci hanno riempito di nostalgia e di gioia e il foliage, col suo appassire, ci è sembrato non una fine, ma una nuova speranza. Non ci sono solo primavere ed estati, ma anche il buio e i rigori dell’inverno; l’autunno ci mostra la sfogliazione e il mutamento per essere pronti a ricominciare e a rinascere giorno per giorno.

Tra le tante poesie dedicate all’autunno, abbiamo scelto questo Haiku di Ito Shintoku “Plenilunio d’autunno:  – Illuminerà anche – i bambini che questa notte nasceranno”

A presto…

El Tredesin de Marz: inizio smart della primavera.

La primavera a Milano comincia il 13 marzo, una settimana prima della data ufficiale. È un inizio smart che risale al primo secolo d.C., una tradizione che continua ancora oggi.

Era il 13 marzo del 51 d.C. quando Barnaba giunse a Milano per portare il Vangelo. Arrivato più o meno dove ora ci sono i Giardini Pubblici, vide un gruppo di fedeli pagani che pregava intorno ad una pietra circolare. Conficcò al centro di questa la Croce e tracciò col dito tredici raggi nella pietra per far ricordare per sempre quella data.

Al suo passare le statue pagane crollavano, la neve si scioglieva e i fiori sbocciavano. Il freddo e il buio lasciavano spazio alla Luce e al tepore della primavera.

La storia dice che non è andata così, ma cosa ne sa se tante leggende rimangono ancora vive dopo secoli nel cuore della gente? Se andiamo nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, troviamo ancora quella vecchia pietra circolare che aggiunge un po’ di sapore celtico alla religiosità milanese.

A San Barnaba e a San Paolo, suo compagno nel viaggio evangelico, è dedicata la chiesa di via Commenda, accanto all’istituto scolastico dei Padri Barnabiti.

Di fronte c’è il bellissimo Giardino della Guastalla che aspetta la primavera. In fondo è sotto lo sguardo di San Barnaba.

La nostra città, ai primi di marzo, sente già la bella stagione; iniziano feste e mercatini di fiori, eventi che sanno di primavera.

Fioriscono giardini; le bancarelle sono piene di fiori che rallegrano le strade, prima ancora delle nostre casa.

Un bel fiore rosa è spuntato sul cemento vicino alla chiesa si Santa Maria del Paradiso, preludio alla festa del Tredesin de  Marz, che si tiene in questa zona.

La primavera sboccia in città e tornano le rondini anche sulle case. Facciamo un salto in via Carlo Porta 5, alla Fondazione Corrente-Studio Treccani, dalla facciata azzurra dove volano per sempre le rondini. È un luogo tanto insolito quanto pieno di poesia, in pieno centro, vicino a piazza Cavour.

Perdiamoci ora un po’ per le strade, quasi “botanici del marciapiede”, come diceva Baudelaire, regalandoci quattropassi in questo inizio di primavera… potremmo anche incontrare una poesia.

In corso Garibaldi, davanti al numero 110, un bel viso di ragazza guarda il marciapiede, forse sta leggendo una poesia di Prevert.

È una poesia incisa sul marciapiede. Abbiamo cercato di scoprire quando, come e perchè sia stata messa proprio lì, ma non abbiamo trovato niente. Così abbiamo pensato che fosse spuntata all’improvviso, in un giorno di marzo, sull’asfalto della nostra unica, romantica, misteriosa, ineguagliabile città.

Buon Tredesin de Marz!

A presto…

Fotoarca di Passipermilano (seconda puntata: i cavalli)

Tra poco Milano si accenderà con le luci del Natale e diventerà il palcoscenico di tutti noi che, di corsa, come puledri, cavalli rampanti o ronzini stanchi faremo acquisti e porteremo pacchi e pacchetti, borse e borsoni, figlioletti o nipotini.

Con un sorriso dedichiamo i nostri quattropassi di fine novembre al cavallo, questo nobile animale che nei secoli al passo, al trotto o al galoppo ha trasportato uomini e cose. Lo cercheremo tra i monumenti della nostra città per la seconda puntata della Fotoarca di Passipermilano.

Iniziamo la nostra passeggiata dai Cavalli Alati, bianchi e giganteschi, “parcheggiati” sul tetto della Stazione Centrale. Alti quasi 8 metri, ci ricordano che qui si va veloci, si arriva e si parte quasi volando (forse i pendolari non sono sempre d’accordo). Due palafrenieri, Intelligenza e Progresso, tengono le loro redini.

I cavalli da sempre sono stati una delle “sedute” preferite da Re e generali, che amavano essere immortalati fieramente in groppa a destrieri. Nei monumenti antichi i cavalli sono di solito rappresentati, per motivi tecnici, per lo più al passo; se invece sono dipinti,  vengono raffigurati più liberamente al trotto, al galoppo o addirittura rampanti.

Vittorio Emanuele II forse è giunto al galoppo in piazza Duomo e deve frenare il suo cavallo, lanciato… verso il portone centrale della nostra cattedrale. Conflitto Stato – Chiesa?

Accanto al monumento si riunivano i tifosi quando una delle squadre milanesi vinceva lo scudetto… ahimè, da parecchi anni è il torinese Vittorio Emanuele che festeggia.

Un altro cavaliere illustre è Napoleone III che, al Parco Sempione, saluta chi passa, come un vecchio gentiluomo un po’ bislacco. Il suo cavallo lo accompagna con pazienza.

Un famoso quadro immortala l’Imperatore, con Vittorio Emanuele II, sotto lArco della Pace, mentre, vittoriosi, entrano in Milano liberata.

Una curiosità: i cavalli della sestiga sopra l’Arco, risalenti a Napoleone I, furono fatti ruotare di circa 180° dagli Austriaci, quando tornarono a Milano, perchè voltassero il fondoschiena alla Francia… e da allora sono rimasti così.

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In largo Cairoli il cavallo di Giuseppe Garibaldi è finalmente fermo dopo tante battaglie col suo cavaliere e ha un aspetto forte e fiero. Non così quello del generale Missori, nella omonima piazza, tanto accasciato da essere entrato in un modo di dire milanese: “te me paret el caval del Missori”. Il modello fu un povero cavallo da tiro, che oscurò, nel tempo, il suo cavaliere.

Un cavallo, invece, pieno di vigore è quello che salta un ostacolo nel monumento alle “Voloire” in piazzale Perrucchetti, davanti all’ex-caserma dell’Artiglieria a Cavallo.

Questa volta il cavaliere non è un illustre personaggio, ma il simbolo di chi ha rischiato o dato la vita in guerra. Chissà se il suo cavallo, fedele compagno di tante ore di battaglia o di solitudine, lo avrà dovuto vegliare “in un campo di grano… sotto mille papaveri rossi” come cantava Fabrizio De Andrè.

Due monumenti celebrativi ci riportano a secoli lontani. In piazza Mercanti, sul Broletto, ora in ristrutturazione, si trova  l’altorilievo di Oldrado da Trèsseno (podestà di Milano – 1233), che, nell’epigrafe, si vanta di aver fatto costruire il palazzo e di aver mandato al rogo i Catari.

Al Museo del Castello, invece, c’è il monumento funebre del feroce Bernabò Visconti, impettito in groppa al suo destriero. Gli animali avranno avuto più cuore dei loro padroni? Povere bestie…

Nei nostri passipermilano stiamo cercando di far vedere quanto la nostra città sia piuttosto insolita e misteriosa. A questo proposito abbiamo scoperto che a Milano c’è anche il monumento “I Quattro Cavalieri dell’Apocalisse e il Cavallo Bianco della Pace”. Ebbene, questo poco noto gruppo di cavalli e cavalieri si trova nel luogo più impensabile che si possa immaginare: i Giardini Pubblici “Indro Montanelli”.

Entrando da piazza Cavour, in una grande aiuola, vicino alla statua del giornalista, c’è un gruppo di stilizzate figure in bronzo, che passano quasi inosservate, forse perchè piuttosto basse e smilze. La scena rappresentata è molto drammatica, con cavalieri e cavalli in action.

 

Quasi in disparte c’è un cavallo bianco, senza cavaliere, che sta brucando, distante anni luce dagli altri: è il “Cavallo Bianco della Pace”.

Questo monumento, quasi sconosciuto e assolutamente da andare a vedere, è opera di Harry Rosenthal, uno scultore austriaco che ha attraversato il Novecento con i suoi tanti e contrastanti avvenimenti.

Infine ecco “IL” cavallo; senza cavaliere, imponente, maestoso ha un passato illustre e un presente che genera discussioni.

È conosciuto come “il Cavallo di Leonardo” e si trova davanti all’ippodromo del galoppo di San Siro, in una posizione con poca visibilità turistica, almeno per ora. L’anno prossimo, infatti, ci saranno le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte del Maestro e questo cavallo diventerà protagonista di eventi e manifestazioni. Ne parleremo anche noi tra qualche settimana.

A presto…

Passipermilano con Babbo Natale (parte seconda)

E per i bambini? Quali iniziative ci sono a Milano nel sacco di Babbo Natale? Tantissime e ricche; eccone alcune dove si possono fare grandi e piccoli passiperMilano.

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Ormai tradizionale è il “Villaggio delle Meraviglie” ai Giardini Pubblici “Indro Montanelli“. Qui piccoli pinguini aiutano a fare i primi passi sul ghiaccio. Intorno un villaggio natalizio che ha già visto crescere tanti bambini. Aperto fino all’ 8 gennaio

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Nuovissima (aprirà nel Week End del 18/12/16) è la pista di pattinaggio sull’acqua della Piscina ex Caimi di via Botta. I “Bagni misteriosi”, col Teatro Franco Parenti, invitano in questo periodo di feste i bambini a partecipare a tante iniziative e i grandi ad una serie di eventi serali con spettacoli, musica e relax alla luce della Luna. Fino a Natale è aperto anche un Mercatino del Riciclo.

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http://www.bagnimisteriosi.com/

Un’altra novità è il piccolo Villaggio natalizio vicino a corso Vittorio Emanuele.

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Casette, una bella giostra, la pista di pattinaggio, orsi, foche, alberi e Babbo Natale si trovano in piazza del Liberty.

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Tra non molto qui arriverà Apple e probabilmente trasformerà questa tranquilla piazzetta in uno spazio con installazioni ardite e futuristiche.

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rendering da “Corriere della Sera”

Per ora godiamoci coi bambini questo tenerissimo villaggio per un momento di gioco ritagliato magari nel giro degli acquisti dei grandi.

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Infine ecco il Christmas Village alla Darsena, con la casetta di Babbo Natale, un pupazzo di neve e un boschetto di alberelli.

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Siamo riusciti a vedere Babbo Natale in persona mentre si riposava nella sua stanza accanto al camino! Forse era stanco dopo aver guidato la slitta acquatica coi bambini su e giù per la Darsena

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Luci natalizie illuminano le casette del mercatino e i ponti creando scorci suggestivi e festosi.

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Un grande albero svetta sulla Darsena, quasi fosse un faro che indica la rotta.

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Anche i Navigli sono illuminati. È bello quest’angolo di Milano! Le luci natalizie si riflettono sull’acqua, dove passano i battelli.

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C’è una malinconia romantica in questa zona quando non si traveste da allegra movida.

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Anche la Luna, in questo tardo pomeriggio di una giornata qualunque di metà dicembre, esce a guardare i Navigli.

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La nebbiolina che offusca appena il suo volto sembra la misteriosa veletta di una bella donna, affascinante oggi come ieri.

<> on February 21, 2016 in Barcelona, Spain.

Antonio Marras –               collezione 2016

A presto…

Passipermilano con Babbo Natale (Parte prima)

Milano si prepara ad accogliere Babbo Natale con un sacco di iniziative. Oggi… nel suo sacco abbiamo trovato altri mercatini natalizi.

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L’Artigiano in Fiera e gli O Bej O Bej,  che danno inizio al periodo natalizio a Milano, si sono chiusi domenica 11 dicembre con il solito grandissimo successo da record.

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In questi giorni, intanto, in città si aprono tante bancarelle, anche benefiche, e piccoli villaggi di casette di legno che offrono idee per regali originali e golosità da assaggiare.

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Forte contrasto tra grattacieli e casette alpine lo troviamo in piazza Gae Aulenti,  ormai uno dei luoghi simbolo di Milano, e nella più defilata e algida CityLife.

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In quest’ultima è stato allestito un mercatino delle eccellenze enogastronomiche italiane, aperto fino al 24 dicembre.

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Casette di legno, che ormai fanno parte del nostro panorama natalizio cittadino. si trovano ai piedi dei due bianchi e avveniristici grattacieli che sembrano riflettersi compiaciuti in fontane senza zampilli.

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Questo mercato del gusto è dedicato a prodotti raffinati e di qualità: dai vini ai dolci, dalle birre artigianali agli assaggi di salmone e caviale con bollicine. Altre casette propongono “piattini” della tradizione divenuti di nicchia nell’epoca dei Mac e dei panini con wurstel. Si può assaggiare il famoso panino con lampredotto, specialità della “Macelleria Popolare”, aperta anche alla Darsena.

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È un angolo di Milano che a noi piace molto. Seduti al sole donato da queste insolite giornate di dicembre, su una bella panchina scaldata da funghi a gas, ci sentiamo spinti a pensare al presente e al futuro di questa nostra città.

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In questo nuovo quartiere, dove un tempo non lontano c’era la vecchia Fiera Campionaria, ora ci sono torri e case firmati da archistar internazionali come Isozaki, Hadid e Libeskind, ampi spazi per passeggiare, giocare, leggere o chattare.

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Milano si trasforma, si espande, cambia… Sta al nostro “cuore in mano” averne cura ed amarla come un figlio che cresce e intraprende la sua strada.

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Piazza Gae Aulenti, dove si trova un altro villaggio natalizio, è ormai entrata nella vita dei milanesi. Bancarelle, pista di pattinaggio sul ghiaccio, colori si alternano nei negozi e nella fontana, quasi uno specchio d’acqua fatto di luci riflesse. Sarà aperto fino al 7 gennaio.

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Fatti pochi passi ci troviamo in corso Como, coi suoi negozi di moda e di tendenza.

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Quasi per rendere omaggio all’eleganza, quest’anno i festoni natalizi rappresentano silhouette di donne glam, con abbigliamento diverso per epoca e stile.

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Le luminarie di corso Como sono fra le più originali di questo Natale; la moda e l’eleganza sembrano cucire insieme una strada “rivitalizzata” della vecchia Milano con le nuove architetture della zona Garibaldi.

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Profondamente diverso dai due precedenti, ma anche questo “fa” Milano, è il mercatino natalizio Garabombo di via Mario Pagano.

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Giunto alla ventesima edizione, ha fatto molta strada. Dapprima presente in una tenda al Castello, poi per qualche tempo trasferito in piazza Oberdan, ora il “tendone” del commercio equo e solidale è una presenza costante nel panorama milanese di Natale.

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Questo mercato ha portato qualcosa di nuovo, anticipando il futuro, in un tempo nel quale la sostenibilità non era ancora considerata. I prodotti non riguardano solo il sud del nostro pianeta, ma anche una buona selezione di prodotti bio alimentari italiani.

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Ci sono angoli tematici molto interessanti: dalla libreria, con uno spazio dedicato ai ragazzi, alla “Buona Bottega”, dai tè, tisane e cioccolato all’oggettistica varia e infine ad articoli molto curiosi come, in particolare, una matita che si può piantare dopo l’uso e un foglio fatto con la… pupù di elefante! Questo mercato sarà aperto fino all’ 8 gennaio.

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Un altro mercato che ci accompagnerà fino all’Epifania (chiusura 8 gennaio) è quello del Portello (nome di origine ducale! Qui c’era una piccola porta della tenuta di caccia degli Sforza).

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Sembra di essere in un mercatino di Natale del Trentino. Le bancarelle, situate nella piazza del Centro Commerciale (dove si trova un grande parcheggio sotterraneo gratuito), offrono un vasto assortimento di prodotti, food e non food, trentini, anche per un pensierino da ultimo minuto.

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Alberi con luci bianche fanno pensare alla neve e qualche angolo è dedicato ad artigiani che scolpiscono il legno o intrecciano cesti.

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Quattro passi per anticipare le feste sulla neve o per sentirsi in vacanza anche a Milano!

A presto…

Quattro passi tra alberi e mercatini natalizi 2015

Le bancarelle dei mercatini natalizi, anche benefici o equosolidali, hanno invaso allegramente la nostra città, che, fiera del successo di Expo, vuole continuare a vivere l’atmosfera di festa e di socialità, passeggiando tra gli stand che offrono una grandissima varietà di prodotti.

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L’Albero di Natale ha preso il posto dell’Albero della Vita e rallegra piazze, negozi e le nostre case.

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Tradizionale o tecnologico, basic o addobbato all’inverosimile, ognuno ha preparato il proprio albero.

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L’Albero di piazza Duomo è cresciuto letteralmente davanti a nostri occhi: da spelacchiato (o è stato il frutto di un “parrucchiere” un po’ Kociss?), si è fatto l’extension e ora è pronto ad augurarci Buon Natale.

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Il mercatino di piazza Duomo ha appena aperto i battenti.

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Intorno al Duomo tante casette di legno hanno preso il posto delle bancarelle a volte un po’ sgarrupate di un tempo, trasformando la piazza in un piccolo villaggio alpino, dove si possono trovare prodotti alimentari e articoli da regalo.

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Il Duomo, con il suo marmo rosato e le sue guglie, sembra, in questo periodo, la nostra cima dolomitica.

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Chissà se le statue ci racconteranno le loro storie come i personaggi del regno dei Fanes?

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Un volo, anzi, meglio la metro o il passante ferroviario, e passiamo da piazza del Duomo, cuore della tradizione milanese, a piazza Gae Aulenti, frutto degli archistar del nuovo millennio.

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Anche qui , sotto le alte guglie dei grattacieli, ci sono casette di legno, l’albero e la pista coperta di pattinaggio sul ghiaccio, contrasto e ricchezza di questa nostra Milano.

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Queste torri a specchio si riflettono l’un l’altra e sembrano ancora di più. L’albero sembra quasi protendersi per continuare nella guglia rossa della Torre Unicredit.

Nuvole riflesse sui nuovi grattacieli di Milano

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Non un albero solo, ma tanti e tutti illuminati sono quelli all’interno di Corso Como 10.

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Lo possiamo raggiungere guidati dalle belle stelle della via, poco distante da piazza Gae Aulenti. Anche qui si trova un piccolo mercatino natalizio aperto fino al 23 dicembre.

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Appena archiviato è stato, qui accanto, il mercatino degli Alterbej, piccola fiera alternativa allestita sul cavalcavia tra le torri.

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È stata la versione un po’ underground della fiera meneghina per eccellenza, gli Oh bej – Oh bej, sfrattata dall’abbraccio di sant’Ambrogio e approdata da qualche anno al più laico, ma spazioso Castello Sforzesco.

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Ha compiuto 20 anni di straordinario successo l’Artigiano in Fiera, a Rho.

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Questo mercato di artigianato e food accoglie ogni anno un numero incredibile di visitatori che, muniti di zaini e trolley per gli acquisti, “partono” per un viaggio nel Mondo dei regali e del cibo.

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È un vero e proprio street food globale: dalle ostriche francesi alla paella, dalla polenta ai cannoli siciliani, dalle carni sudamericane alle cucine orientali.

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Se non ci siete mai andati (ma è possibile?) segnatevi questo viaggio gratuito per il 2016.

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Spostiamoci al Portello; se a Rho c’era il Mondo in esposizione, qui, tra le vetrine del centro commerciale, c’è un piccolo mercato trentino.

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È veramente molto bello: pulito, ordinato, con merce di gusto e qualità.

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Magari, se fa freddo, viene voglia di una fettina di strudel o di un goccio di vin brulè.

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Abbiamo fatto qualche piccolo acquisto: ne valeva la pena. Altra chicca: nei sotterranei di questo centro commerciale c’è un immenso parcheggio gratuito.

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Ed ora una visita al Villaggio delle Meraviglie, dedicato ai bambini, presso i Giardini Pubblici; c’è la Casetta di Babbo Natale, altri piccoli chalet che, fino all’Epifania, offrono dolci tradizionali per la merenda e giocattoli. Una doppia pista di pattinaggio sul ghiaccio, anche al coperto, ha un pinguino come maestro per i più piccoli.

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Tutti possono imbucare la loro letterina: chi di noi non ha qualche desiderio da esprimere?

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Il Villaggio delle Meraviglie non è l’unica “sede” natalizia di Babbo Natale nella nostra città. Quest’anno, per la prima volta, Santa Claus aspetta chi crede in lui, grandi e bambini, alla Darsena.

A presto… e al prossimo anno!

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Quattro passi, e anche di più, per il Parco Sempione (Parte Prima)

In qualsiasi periodo dell’anno, il Parco Sempione ci invita a fare quattro passi tra il verde, le opere d’arte collocate in questo museo a cielo aperto e le diverse aree attrezzate, anche per i nostri amici pelosi.

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Forse i turisti, e i milanesi stessi, sono ancorati all’idea di una Milano grigia, dove “continuano a costruire e non lasciano l’erba”.

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A Milano, secondo noi, il verde e il cemento hanno imparato a convivere: un balcone fiorito, gli orti urbani, il Bosco Verticale, il Parco Sempione stesso, così ricco di arte tra i viali alberati, sono esempi di un modo di interpretare il verde metropolitano.

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Bosco Verticale – Studio Boeri

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Chiosco scultura – G.A. Roccamonte

Due parole sulla storia del Parco.

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Alla fine dell’Ottocento quest’area, che era diventata una grande piazza d’armi, fu salvata, insieme al Castello Sforzesco, dalla lottizzazione.

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Un tempo faceva parte del Barcho, l’immensa tenuta ducale che si estendeva dal Castello fino all’attuale piazzale Accursio, circondata da mura con ben otto porte. Da una di queste deriva il nome della zona “Portello”.

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parco del Portello

Poi il declino e la rinascita. Il progetto di riqualificare quest’area dismessa, facendone un parco, toccò a Emilio Alemagna, l’architetto che già aveva curato la realizzazione dei Giardini Pubblici di Porta Venezia.

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Ai milanesi il nuovo Parco piacque subito. Questo romantico giardino all’inglese fu realizzato con viali per le carrozze e vialetti per passeggiare, un suggestivo laghetto e dolci saliscendi.

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Al Parco c’è anche un po’ di Expo 1906, nata per celebrare l’apertura del Traforo del Sempione; una ferrovia sopraelevata congiungeva l’area Sempione con la zona che sarebbe diventata la Fiera Campionaria, dove continuava l’Expo

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Fu un successo. Anche allora Milano fu al centro dell’attenzione internazionale.

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Expo Milano 2015 – l’Albero della Vita

Noti architetti firmarono i padiglioni, tra i quali è stato conservato l’Acquario Civico di viale Gadio, lungo il perimetro del Parco.

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ieri…

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oggi

Fu il terzo acquario costruito in Europa… in una città senza il mare! La facciata è decorata con una grande statua di Nettuno, animali acquatici e marini.

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Non è certo un acquario imponente come quelli più moderni, ma i bambini possono vedere gli animali da vicino e poi correre a giocare nel Parco.

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Ecco come si presentava il Parco a fine Ottocento in una immagine ripresa dalla Torre Stigler, che oggi non esiste più.

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Nel corso del Novecento il Parco cresce e si arricchisce di altre importanti strutture come la Torre Branca.

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Realizzata nel 1933 da Gio Ponti, dal suo belvedere si gode una meravigliosa vista su Milano e sul parco stesso.

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Da questa Torre inizieremo il nostro itinerario nel Parco. Chi vuole venire con me a guardarlo dall’alto? Accendo i motori ….

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Continua…