Quando un albero reggeva il nostro cielo

Ci siamo ricordati di questa leggenda celtica andando a visitare una bella mostra, che durerà ancora pochi giorni, all’Orto Botanico di Brera.

In questo storico giardino sono state inserite 25 opere di artisti contemporanei tra gli alberi spogli, vestiti d’inverno anche se le giornate belle e luminose sembrano quasi anticiparci la rinascita primaverile.

Queste opere riprendono il tema del rispetto dell’ambiente, del riutilizzo creativo dei materiali e del rapporto tra arte e natura.

Passeggiando tra le piante e i vialetti, abbiamo pensato a come gli alberi riescano a farci sentire il ciclo naturale e il nostro appartenere al Creato da amare e proteggere, anche per chi verrà dopo di noi, come una nostra preziosa eredità.

Gli antichi celti, nostri lontani quanto poco conosciuti progenitori, ci hanno lasciato una bella leggenda che lega terra, creature viventi e cielo: quando non c’erano ancora gli uomini, un grande albero reggeva la volta celeste.

Univa cielo e terra: affondava le sue radici nelle profondità del suolo, sui rami vivevano le creature e con le fronde più alte reggeva il cielo. A noi piace guardare questa quercia in piazza XXIV Maggio. Va dalla terra al cielo e intorno vive la nostra città.

Secondo i celti, se l’albero fosse caduto, sarebbe caduto il cielo stesso e la vita scomparsa. Vi ricordate Asterix, Obelix e i loro compagni?

Per molte culture l’albero ha forti significati simbolici; ecco due esempi, uno cristiano e uno induista.

Per i celti rappresentava anche il ciclo del passaggio, dalla morte alla rinascita, di tutta la natura, compresa quella umana. Non solo: ricordiamo la pietra del Tredesin de Marz coi tredici raggi quante sono le lune in un anno.

Ad ogni “luna” corrispondevano due alberi, quasi in uno zodiaco green, che avevano poteri magici sui nati nei diversi periodi.

Ci siamo divertiti a scoprire quali siano i nostri alberi guida leggendo questi due articoli.

 

https://oroscopo.grazia.it/oroscopo-celtico.html

https://www.studioacquario.it/Celtico.htm

Tra noi ci sono due abeti, un pioppo, un salice e un frassino. Sembra quasi un Orto Botanico! E voi di che albero siete?

 

A presto…

Tredesin de Marz 2020

Quest’anno anche il nostro “Tredesin de Marz” è in quarantena. Vediamo la primavera solo dalle finestre o nei limitati tragitti casa/lavoro. Vogliamo festeggiare ugualmente il nostro tradizionale inizio della bella stagione con una foto scattata lo scorso anno nel Parco di Villa Finzi a Gorla.

A tutti un affettuoso augurio di tornare quanto prima a guardare la Primavera da vicino!

A presto…

 

El Tredesin de Marz: inizio smart della primavera.

La primavera a Milano comincia il 13 marzo, una settimana prima della data ufficiale. È un inizio smart che risale al primo secolo d.C., una tradizione che continua ancora oggi.

Era il 13 marzo del 51 d.C. quando Barnaba giunse a Milano per portare il Vangelo. Arrivato più o meno dove ora ci sono i Giardini Pubblici, vide un gruppo di fedeli pagani che pregava intorno ad una pietra circolare. Conficcò al centro di questa la Croce e tracciò col dito tredici raggi nella pietra per far ricordare per sempre quella data.

Al suo passare le statue pagane crollavano, la neve si scioglieva e i fiori sbocciavano. Il freddo e il buio lasciavano spazio alla Luce e al tepore della primavera.

La storia dice che non è andata così, ma cosa ne sa se tante leggende rimangono ancora vive dopo secoli nel cuore della gente? Se andiamo nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, troviamo ancora quella vecchia pietra circolare che aggiunge un po’ di sapore celtico alla religiosità milanese.

A San Barnaba e a San Paolo, suo compagno nel viaggio evangelico, è dedicata la chiesa di via Commenda, accanto all’istituto scolastico dei Padri Barnabiti.

Di fronte c’è il bellissimo Giardino della Guastalla che aspetta la primavera. In fondo è sotto lo sguardo di San Barnaba.

La nostra città, ai primi di marzo, sente già la bella stagione; iniziano feste e mercatini di fiori, eventi che sanno di primavera.

Fioriscono giardini; le bancarelle sono piene di fiori che rallegrano le strade, prima ancora delle nostre casa.

Un bel fiore rosa è spuntato sul cemento vicino alla chiesa si Santa Maria del Paradiso, preludio alla festa del Tredesin de  Marz, che si tiene in questa zona.

La primavera sboccia in città e tornano le rondini anche sulle case. Facciamo un salto in via Carlo Porta 5, alla Fondazione Corrente-Studio Treccani, dalla facciata azzurra dove volano per sempre le rondini. È un luogo tanto insolito quanto pieno di poesia, in pieno centro, vicino a piazza Cavour.

Perdiamoci ora un po’ per le strade, quasi “botanici del marciapiede”, come diceva Baudelaire, regalandoci quattropassi in questo inizio di primavera… potremmo anche incontrare una poesia.

In corso Garibaldi, davanti al numero 110, un bel viso di ragazza guarda il marciapiede, forse sta leggendo una poesia di Prevert.

È una poesia incisa sul marciapiede. Abbiamo cercato di scoprire quando, come e perchè sia stata messa proprio lì, ma non abbiamo trovato niente. Così abbiamo pensato che fosse spuntata all’improvviso, in un giorno di marzo, sull’asfalto della nostra unica, romantica, misteriosa, ineguagliabile città.

Buon Tredesin de Marz!

A presto…

Un soffio di Primavera: il Tredesin de Marz

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico: io vivo altrove e sento che sono intorno nate le viole” (G. Pascoli).

Manca ancora qualche giorno al suo arrivo ufficiale, ma a Porta Romana si sente già un soffio di Primavera.

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Anche quest’anno, infatti, el Tredesin de Marz farà spuntare, domenica 13, tanti fiori sulle bancarelle intorno a via Crema, facendoci pregustare l’inizio della bella stagione e donandoci quel certo nonsochè legato alla rinascita della Natura.

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ieri

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oggi

El Tredesin è una festa antica, un po’ pagana e un po’ cristiana, un po’ storia e un po’ leggenda, che forse lascia trasparire arcaiche memorie. Al centro di questa festa c’è il ritrovamento, a Milano, da parte di San Barnaba, di una pietra rotonda venerata dai Celti.

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Le pietre hanno sempre accompagnato il cammino dell’Uomo, dalla Preistoria alla… Silicon Valley, testimoni della nostra evoluzione.

pietre

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duomo di milano

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la valle del silicio!!!

Iniziamo la nostra passeggiata visitando la chiesa di Santa Maria al Paradiso, in corso di Porta Vigentina (M3 Crocetta).

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Qui è custodita, incastonata nel pavimento, una misteriosa pietra rotonda; è sempre esposta, tanto da passare a volte inosservata a chi percorre l’interno della chiesa. Perciò, anche se non possiamo recarci a guardarla il 13 marzo, fa lo stesso: la pietra è sempre lì, antica di millenni, con la “memoria” delle origini del Mondo.

pietra 13 marzo

È una pietra tonda, con tredici raggi diseguali incisi.

pietra

Secondo la leggenda, San Barnaba, arrivato a Milano il 13 marzo del 51 d.C., la vide al centro di un gruppo di pagani che la veneravano. Vi incise col dito tredici solchi per rendere indelebile la data dell’avvenimento e conficcò, al centro di essa, una croce di legno, iniziando così l’evangelizzazione della nostra città.

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Non sappiamo con certezza cosa rappresentasse questa pietra, ma molte pietre rotonde, forate al centro, sono presenti e venerate, fin da tempi antichissimi, in culture diverse e geograficamente molto lontane tra loro.

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Italia

nativi europei e australiani

Cina

asia

Asia

fodero

fodero di spada – Celti

Alcune di queste pietre hanno inciso una croce, forse per indicare i quattro punti cardinali e tutte le direzioni possibili.

pietra croce

Vichinghi

lakota

Nativi americani

Così anche San Barnaba, conficcando la croce al centro della pietra, volle significare come il messaggio cristiano dovesse arrivare ovunque ed essere universale.

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Non solo: al passaggio del Santo, le statue pagane crollavano, la neve si scioglieva e spuntavano i fiori.

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Ed è forse per questo che, ancora oggi, si onora il 13 marzo a Porta Romana, poco lontano dalla chiesa, con un bel mercato di fiori, come se i raggi scolpiti nella pietra fossero quelli del sole che ritorna e fa rinascere.

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 Arrivederci al Tredesin de marz!

Il “Tredesin de Marz” a Porta Romana

Porta Romana è una delle due porte milanesi, l’altra è Porta Nuova, che non ha mai cambiato nome in secoli di storia.

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Arco di Porta Romana

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Porta Nuova di piazza Cavour

Non è la sua sola prerogativa: a Porta Romana la primavera arriva una settimana prima, cioè il 13 marzo. Per vedere la Festa del Tredesin de Marz (Tredesin, Tredicino, è il diminutivo affettuoso di Tredes, Tredici), che viene celebrata nella domenica più vicina al 13 marzo, quest’anno  bisogna aspettare domenica 15.

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Le strade intorno all’inizio di via Sabotino (fermata M3 Porta Romana), via Crema, piazza Buozzi si riempiono di bancarelle, un tempo solo di fiori e piante.

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È una tradizione antica, dalla quale si tornava col coeur come on giardin .

“E quî giornad del tredesin de Marz ?
Gh’era la fera, longa longhera, giò fina al dazi, coi banchitt de vioeur,
de girani, coi primm roeus, e tra el guardà, l’usmà, el toccà,
se vegneva via col coeur come on giardin, pensand al bell faccin de
Carolina che sotta al cappellin a la Pamela e col rosin sul sen
la pareva anca lee la primavera”.
(Emilio de Marchi)

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Cosa ricorda questa festa che anticipa la primavera?

Il 13 di marzo intorno al 50 d.C. (ma allora nessuno indicava così anni e giorni),  San Barnaba arrivò a Milano, piantò una croce di legno al centro di una pietra rotonda e vi tracciò con le dita tredici raggi per ricordare quel giorno: era l’inizio dell’evangelizzazione di Milano.

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Al suo passare la neve si scioglieva (come sono cambiate le stagioni!), i fiori sbocciavano e le statue degli dei pagani crollavano al suolo.

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Gli storici non sono d’accordo su molte cose: forse San Barnaba non è mai venuto a Milano; allora non si seguiva ancora il Calendario Gregoriano e le stagioni erano sfalsate rispetto alle date odierne. La leggenda, però, è diventata tradizione e la pietra rotonda è conservata incastonata nel pavimento della chiesa di Santa Maria del Paradiso, all’inizio di corso  di Porta Vigentina, partendo dalla Crocetta.

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chiesa di Santa Maria Paradiso

https://www.youtube.com/watch?v=LRxHnupwnKE

Come si può leggere sull’epigrafe posta accanto alla pietra, l’episodio della croce avvenne presso la Porta Orientale; la pietra fu conservata presso la Basilica di San Dionigi, una delle quattro fondate da Sant’Ambrogio, poi demolita per fare posto ai Giardini Pubblici e ai Bastioni.

scritta sotto la pietra rotonda

basilica di S Dionigi a Porta Orientale

I Padri Serviti, che custodivano la pietra, la portarono con loro quando furono trasferiti nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, dove è sempre liberamente esposta ai fedeli ed ai visitatori.

Molti studiosi sostengono l’origine celtica, e un po’ misteriosa, della pietra. Incerto è il suo significato: forse era un oggetto di culto o un calendario lunare; secondo altre interpretazioni poteva essere una meridana o una mappa stellare.

pietra forata

Per saperne di più:

http://www.antikitera.net/articoli.asp?ID=117

Si racconta che San Barnaba avesse visto alcune persone in adorazione intorno  alla pietra. Col suo gesto fece diventare il luogo centro di preghiera cristiana. Accanto alla pietra misteriosa sembra ci fosse una fonte miracolosa…tutto questo era situato negli odierni Giardini Pubblici, più o meno dove si trova ora il Planetario. Quanti misteri vivono sotto il cielo stellato!

Planetario

A chi volesse visitare la chiesa di Santa Maria del Paradiso e fermarsi davanti alla pietra che custodisce tante memorie, consigliamo poi di dare un’occhiata al campanile: esso fu “accorciato” dagli austriaci perché temevano che servisse da osservatorio ai patrioti milanesi delle Cinque Giornate; inoltre, sopra di esso, all’inizio dell’Ottocento, fu installato il primo telegrafo che collegava Milano con Parigi.

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Una buona pasticceria, a fianco della chiesa, farà rispettare la tradizione di comprare qualche dolcetto insieme ai fiori del Tredesin.

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Ancora pochi passi dopo la chiesa, invece, e vedrete un oratorio settecentesco, Santa Maria al Portello Vigentino, che nel nome ricorda non una “Porta”, ma il Portello che si apriva sui Bastioni;  il Vigentino, infatti, non era un Sestiere e perciò non aveva una porta ufficiale.

S Maria al Portello Vigentino

Portello Vigentino

Quasi accanto, al n.15, c’è un palazzo neoclassico nel cui interno vediamo ciò che resta dell’ elegante chiostro cinquecentesco: si tratta dell’antico monastero di S. Bernardo, diventato poi il collegio Calchi-Taeggi. Gli allievi e i professori parteciparono alle Cinque Giornate. Al ritorno degli austriaci, fu chiuso per  punizione e trasformato in caserma. Alla cacciata degli austriaci, fu un allievo di Brera, l’architetto Moraglia, a ristrutturarlo trasformandolo in scuola e convitto. E il Collegio rifiorì. Ultima destinazione, un istituto tecnico della Provincia. Tre piani di aule, abbandonati da tre anni. Ora si pensa di ospitarvi  Brera 2, la sede staccata dell’Accademia di viale Marche.

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chiostro del convento di S Bernardo porta vigentina

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resti chiesa di S. Bernardo

Un’ultima dritta: se volete far crescere i capelli più folti e robusti, tagliateli il 13 marzo: è una vecchia tradizione milanese, che, forse, non tutti conoscono….

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La famiglia Addams zio Fester