I giardini delle donne: la Guastalla

Creato a metà Cinquecento da una donna per giovani donne in difficoltà, è il giardino in rosa più antico e bello di Milano; si trova in via Francesco Sforza, a due passi dall’Università Statale e dal Policlinico.

Questo giardino faceva parte del Collegio della Guastalla, un educandato per ragazze nobili ma povere, fondato nel 1557 dalla contessa Ludovica Torelli.

Chi era questa donna, figura forse poco nota nella storia milanese?

Erede del ricco feudo di Guastalla, dopo essere rimasta vedova in giovane età per ben due volte e aver perso l’unico figlio, aveva deciso di “vendere” la propria contea al Governatore di Milano Ferrante I Gonzaga, discendente di Isabella d’Este.

Questa scelta fu profondamente osteggiata dai parenti di Ludovica che, dopo averle ucciso il secondo marito, tentarono di assassinare anche lei. La contessa, però, tagliò col suo passato e si trasferì nella nostra città con le proprie immense ricchezze, accolta e onorata dai potenti.

Profondamente religiosa, strinse un forte legame spirituale con Antonio Maria Zaccaria, medico-sacerdote, fondatore dell’Ordine dei Barnabiti, che è sepolto nella chiesa dei Santi Paolo e Barnaba, accanto al giardino.

Ludovica volle dedicarsi in modo particolare alle donne in difficoltà. Creò il convento delle Angeliche che, per la prima volta nella storia degli ordini monastici femminili, non erano vincolate alla clausura, ma svolgevano il proprio apostolato e la propria attività di aiuto tra la gente. Oggi resta solo la chiesa sconsacrata di San Paolo Converso in corso Italia.

Queste scelte, molto avanzate per l’epoca, portarono a ben due processi per eresia e all’obbligo di clausura per le Angeliche, presso le quali alloggiava anche Ludovica. Avvertita appena in tempo, la contessa se ne andò di nascosto dal convento e riuscì a mantenere stato laico e libertà. Proprio da questa “fuga” nacque, nel 1557, il Collegio della Guastalla.

Ancora una volta Ludovica penso all’educazione femminile. Le educande potevano rimanere tra i 10 e i 22 anni di età, ricevere una buona educazione e, al termine, anche una dote in denaro per poter scegliere liberamente il proprio futuro. Un piccolo, grande passo verso l’autonomia femminile del tempo se pensiamo alla storia della Monaca di Monza di poco successiva.

La vicenda di Ludovica ci permette di conoscere alcuni spazi della nostra città che fanno parte del nostro contesto quotidiano. Così, al numero 6 di via Guastalla, troviamo ancora oggi l’antico edificio del Collegio, che oggi ospita gli uffici del Giudice di Pace e dell’Avvocatura.

Il grande complesso è stato ovviamente rimaneggiato nel tempo. Intorno ad esso si trova il grande giardino del quale possiamo godere anche oggi.

Al suo interno alberi importanti “etichettati”, siepi, fiori, angoli romantici e soprattutto la splendida peschiera barocca del Seicento.

Era stata costruita sopra un laghetto (in via Francesco Sforza scorreva il Naviglio) per l’allevamento di pesci che servivano per il vitto delle giovani allieve. Ora è il punto focale di tutto il giardino che, però, ha altri angoli ricchi di suggestione.

Una finta grotta protegge Maria Maddalena assistita dagli angeli, un bellissimo gruppo in cotto e stucco che meriterebbe ben più attenzione e rispetto da parte di tutti.

Sul lato opposto troviamo un tempietto neoclassico del Cagnola, che ospita una ninfa mutilata dai vandali.

Nel giardino ci sono spazi gioco per bambini ed aree per cani, ma è soprattutto l’atmosfera romantica che ne fa uno spazio bellissimo, frequentato in ogni stagione.

L’antico muro di cinta è stato sostituito da una bella cancellata quando il giardino passò al Comune di Milano che lo aprì al pubblico nel 1938.

Il Collegio venne spostato a Monza San Fruttuoso, dopo cinquecento anni di sede milanese. Infatti la lungimirante Ludovica, alla sua morte, aveva lasciato questa sua creatura allo Stato e alla guida spirituale dei Gesuiti di San Fedele. L’educandato, quindi, sotto le protezioni governative era riuscito a passare indenne anche dalle riforme austriache e dalle soppressioni napoleoniche.

Usciti dal parco, andiamo verso via Guastalla per guardare quasi di fronte alla chiesa la fontana con una testa leonina proveniente dall’antico Palazzo Marino (peccato che l’acqua non ci sia).

Un’altra curiosità si trova, dopo la Sinagoga, al numero 15 della via. Davanti ad un moderno condominio signorile, c’è uno strano portale del XVI secolo di origine napoletana.

Un po’ stupiti guardiamo due Satiri, il dio Pan, Adamo ed Eva con una serie di immagini mitologiche e con una scritta latina: Aqua vivimus, ut vivas vigila (di acqua viviamo, per vivere vigila), che sembra di grande attualità anche oggi.

Con un sorriso pensiamo a quanta strada abbia fatto questo eccentrico portale per giungere a Milano. Ancora una volte nella nostra città le pietre si spostano

A presto…

I giardini delle donne: spazi verdi con sfumature rosa

Non sono molte le strade di Milano dedicate alle donne. E i monumenti? Nemmeno uno, se si escludono diverse statue femminili allegoriche. Da qualche tempo, però, alcuni giardini hanno il nome di donne celebri. Andiamo a fare quattropassi dove il rosa  sfuma nel verde.

Due tra “i giardini delle donne” sono grandi e di più vecchia data: la Guastalla (ne parleremo tra qualche settimana) e il Ravizza; altri sono invece spazi più nuovi dove il verde si è conquistato piccole aree trascurate o qualche angolo tra le case o vicino a edifici storici.

Le donne a cui sono state dedicate queste memorie verdi e vive hanno avuto storie diverse: c’è chi ha dato la vita per il proprio impegno, come Lea Garofalo e Anna Politkovskaja, o chi ha lasciato un segno nell’arte e nella cultura.

Così possiamo passeggiare nel giardino Camilla Cederna, accanto all’Università Statale di via Festa del Perdono e goderci un po’ di verde alle spalle di via Larga tra la Ca’ Granda e la bella chiesa di San Nazaro, in un angolo ricco di storia e di fascino un po’ bohemienne.

Ad una grande giornalista, Oriana Fallaci, è dedicato un bel giardino in via Quadronno con diversi spazi gioco  e qui, perché no?, possiamo fermarci a rileggere qualche intensa pagina della scrittrice.

Quasi a prolungarne il verde, su questo giardino si affacciano bei palazzi d’autore, con i loro terrazzini ricchi di vegetazione, quasi precursori del pluripremiato Bosco Verticale.

Un altro giardino in rosa è quello dedicato a Renata Tebaldi, di fronte alla chiesa di Santa Maria Segreta. È un giardino tranquillo dove si può sostare un momento dopo aver fatto visita all’Angelo meteorologo della chiesa o essere andati a vedere il vicino Villino Maria Luisa, tutto oro e azzurro.

In queste giornate calde, possiamo cercare un po’ d’ombra anche al Parco Ravizza, un’ isola verde vicino alla Bocconi, che offre tanto spazio a chi vuole stendersi al sole o riposare all’ombra, magari per studiare.

Fu realizzato all’inizio del secolo scorso, in una zona agricola in via di urbanizzazione; frequentato in ogni stagione, anche da chi fa jogging, è ricco di spazi verdi, di aree gioco e di recinti per gli amici a quattro zampe.

È conosciuto come “il Ravizza”, al maschile, ma è dedicato a una donna straordinaria: Alessandrina Ravizza. Chi era questa donna grassoccia e un po’ dimessa, con una grande fronte spaziosa che era l’immagine della sua mente e del suo cuore grandi e aperti?

Era nata in Russia, nel 1846, da madre tedesca e da padre italiano, un patriota esule dopo le guerre napoleoniche. Cresciuta in un ambiente cosmopolita, conosceva ben otto lingue.

Giunta a Milano per accompagnare la sorella che doveva studiare al Conservatorio, sposò l’ingegnere Giuseppe Ravizza, del quale portò sempre il cognome, ed entrò in contatto con alcune donne, fra cui Anna Kuliscioff, in prima linea per l’emancipazione femminile e l’impegno sociale.

Il “suo” parco è un po’ come l’opera della Ravizza. Alessandrina, infatti,  fece crescere, come dice Ada Negri, una “foresta spessa e viva” di istituzioni che contribuirono a fare grande Milano, sia pure negli anni difficili a cavallo dei due secoli.

Alessandrina Ravizza seminò e curò le radici di molti “alberi”: le Cucine Economiche, la Casa di Lavoro per Disoccupati, l’Ospedale Sifiloiatrico per madri e bambini ammalati. Promosse inoltre corsi di formazione professionale e diede vita all’Università Popolare di Milano.

Per la Ravizza erano fondamentali la solidarietà e la cultura per raggiungere un reale progresso sociale senza il rischio di solo assistenzialismo. E questi sono i valori della Milano più autentica, validi ancora oggi.

Passeggiando per questo bel parco milanese, senza barriere e generoso di zone di sole e di ombre come la vita, e di una vegetazione ricca e diversa, abbiamo pensato al rosa intenso di Alessandrina Ravizza che non “processò mai la vita, ma la difese e la incoraggiò in ogni singola manifestazione” (Ada Negri).

Qui il verde si è davvero tinto di rosa.

A presto… 

El Tredesin de Marz: inizio smart della primavera.

La primavera a Milano comincia il 13 marzo, una settimana prima della data ufficiale. È un inizio smart che risale al primo secolo d.C., una tradizione che continua ancora oggi.

Era il 13 marzo del 51 d.C. quando Barnaba giunse a Milano per portare il Vangelo. Arrivato più o meno dove ora ci sono i Giardini Pubblici, vide un gruppo di fedeli pagani che pregava intorno ad una pietra circolare. Conficcò al centro di questa la Croce e tracciò col dito tredici raggi nella pietra per far ricordare per sempre quella data.

Al suo passare le statue pagane crollavano, la neve si scioglieva e i fiori sbocciavano. Il freddo e il buio lasciavano spazio alla Luce e al tepore della primavera.

La storia dice che non è andata così, ma cosa ne sa se tante leggende rimangono ancora vive dopo secoli nel cuore della gente? Se andiamo nella chiesa di Santa Maria del Paradiso, troviamo ancora quella vecchia pietra circolare che aggiunge un po’ di sapore celtico alla religiosità milanese.

A San Barnaba e a San Paolo, suo compagno nel viaggio evangelico, è dedicata la chiesa di via Commenda, accanto all’istituto scolastico dei Padri Barnabiti.

Di fronte c’è il bellissimo Giardino della Guastalla che aspetta la primavera. In fondo è sotto lo sguardo di San Barnaba.

La nostra città, ai primi di marzo, sente già la bella stagione; iniziano feste e mercatini di fiori, eventi che sanno di primavera.

Fioriscono giardini; le bancarelle sono piene di fiori che rallegrano le strade, prima ancora delle nostre casa.

Un bel fiore rosa è spuntato sul cemento vicino alla chiesa si Santa Maria del Paradiso, preludio alla festa del Tredesin de  Marz, che si tiene in questa zona.

La primavera sboccia in città e tornano le rondini anche sulle case. Facciamo un salto in via Carlo Porta 5, alla Fondazione Corrente-Studio Treccani, dalla facciata azzurra dove volano per sempre le rondini. È un luogo tanto insolito quanto pieno di poesia, in pieno centro, vicino a piazza Cavour.

Perdiamoci ora un po’ per le strade, quasi “botanici del marciapiede”, come diceva Baudelaire, regalandoci quattropassi in questo inizio di primavera… potremmo anche incontrare una poesia.

In corso Garibaldi, davanti al numero 110, un bel viso di ragazza guarda il marciapiede, forse sta leggendo una poesia di Prevert.

È una poesia incisa sul marciapiede. Abbiamo cercato di scoprire quando, come e perchè sia stata messa proprio lì, ma non abbiamo trovato niente. Così abbiamo pensato che fosse spuntata all’improvviso, in un giorno di marzo, sull’asfalto della nostra unica, romantica, misteriosa, ineguagliabile città.

Buon Tredesin de Marz!

A presto…

Palazzo Litta e San Paolo Converso nel FuoriSalone

Palazzo Litta e la chiesa di San Paolo Converso non sono solitamente aperti al pubblico e il FuoriSalone ha offerto l’opportunità di visitarli e, nel contempo, di vedere le opere di design esposte.

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Scusate, abbiamo messo le immagini di qualche secolo fa! Ecco quelle di oggi:

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Questo piccolo refuso indica quanto siano antichi questi edifici, i cui interni sono splendidi anche se “invisibili”. Infatti a Palazzo Litta “abita” il Ministero dei Beni Culturali, mentre San Paolo è diventato il favoloso ambiente dove lavora un importante studio di architetti.

Palazzo Litta

Il Palazzo si trova in corso di Porta Vercellina 2612, oggi corso Magenta 24, di fronte alla chiesa di San Maurizio e al Museo Archeologico.

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Era uno dei più fastosi palazzi secenteschi, forse di gusto inconsueto per la sobrietà meneghina.

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L’ampio scalone servì da modello, decenni dopo, per quello dell’Opéra di Parigi. Anche allora era in voga il Made in Italy!

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Palazzo Litta

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Per il FuoriSalone sono stati aperti al pubblico i cortili e gli ambienti del piano nobile.

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Anche in questo caso, non siamo riusciti a decidere se guardare di più la ricchezza dei saloni o il design esposto in queste “vetrine”.

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Siamo invece riusciti a trovare e a fotografare la perla fatta incastonare nel pavimento di una sala a ricordo della lacrima di commozione versata dalla nobildonna, allora proprietaria del palazzo, nell’accogliere Napoleone.

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Per la verità questa perla era ignorata (o era completamente sconosciuta?) dai passi dei visitatori, ma non da quelli dei Passipermilano, investigatori DOC!

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San Paolo Converso

Quando si entra nella chiesa di San Paolo Converso, in corso Italia, si resta sconcertati e affascinati davanti alla scenografia che si presenta ai nostri occhi.

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La sua costruzione risale alla seconda metà del Cinquecento, le volte e le pareti sono riccamente affrescate in uno stile pieno ed opulento.

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Davanti alla chiesa si trova la statua di Sant’Elena in cima a una colonna, con una grande croce. Oggi è conosciuta come la statua di Sant’Eufemia, dal nome dell’altra chiesa nella stessa piazza.

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San Paolo Converso, come San Maurizio, è composto da due parti: nella prima il pubblico assisteva alle funzioni religiose; la seconda era invece destinata alle suore di clausura, che partecipavano alla funzione attraverso una grata.

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verso i fedeli

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verso le suore

La religiosissima contessa Lodovica Torelli di Guastalla aveva voluto questa chiesa vicino al convento delle Suore Angeliche, che si dedicavano all’educazione di fanciulle di famiglie nobili decadute e alle opere di assistenza rivolte alle “Alunne di Venere” delle diverse case di malaffare della zona.

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Lodovica Torelli

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Venere allo specchio – P. Veronese

Forse il lavoro esterno era così “faticoso” che le Suore Angeliche si chiusero in clausura e la contessa fondò un altro collegio per fanciulle nell’attuale Giardino della Guastalla di via Francesco Sforza.

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San Paolo Converso venne sconsacrata alla fine del Settecento diventando un magazzino. L’eccezionale acustica della chiesa, però, che aveva un tempo affascinato i fedeli quando ascoltavano i cori delle suore, fece sì che nel secolo scorso l’ex-chiesa diventasse sala di incisioni discografiche per le voci laiche della Callas e di Mina.

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Da qualche decennio, infine, San Paolo è diventata la sede italiana di un importante studio di architettura. La prima parte della chiesa è dedicata ad attività culturali e di rappresentanza, come il FuoriSalone.

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Nella seconda parte, invece, c’è il vero e proprio studio: un’imponente struttura in metallo e vetro a più piani sale verso l’alto e si prolunga, come una prua, sopra l’ambiente anteriore con effetti da togliere il fiato.

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Non solo: visitando questa chiesa abbiamo notato una scala che scende. Eccoci nella cripta, movimentata da colonne, nel cui grande spazio trovano posto anche una supercucina e un lungo tavolo dove gli architetti possono pranzare insieme come in un antico refettorio.

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Mai, quanto in questi luoghi, abbiamo visto come il fil rouge tra vecchio e nuovo percorra Milano: dalla perla di Palazzo Litta alla “clausura” laica, per il pubblico, di San Paolo. Dove ci condurrà ora?

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“Filo di Arianna” – di F. Dodi