San Maurizio, una chiesa museo (parte prima)

 

Corso Magenta è una delle vie più ricche di storia milanese e di cose da vedere: inizia con i resti del Palazzo Imperiale Romano di via Brisa e termina con gli edifici Liberty (casa Laugier e Farmacia Santa Teresa) all’angolo con piazzale Baracca. Percorrendolo, a piedi o in tram, incontriamo via via il Cenacolo, Santa Maria delle Grazie, la Casa degli Atellani con la Vigna di Leonardo, Casa Medici e altri palazzi storici (Litta, Stelline), il Museo Archeologico e la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore. Il corso ci mostra interessanti facciate di molti edifici, ma, per scoprirne i tesori, dobbiamo entrare, quasi un invito a comprendere che Milano è soprattutto bella dentro.

 

San Maurizio al Monastero Maggiore

La nostra passeggiata di oggi ci porta in corso Magenta 15 per visitare la chiesa di San Maurizio, che faceva parte del Monastero Maggiore. L’ingresso è, cosa rara oggi, libero e gratuito, grazie anche ai Volontari del Touring Club. La facciata in pietra grigia non lascia intuire l’interno di questa chiesa museo.

 

Entrare a San Maurizio è come immergersi in un ambiente tutto affrescato dai migliori artisti del Cinquecento lombardo e dalle loro scuole (Bernardino Luini e figli, Simone Peterzano…).

 

Qui la pittura sembra fondersi con l’architettura, il sacro con il profano e possiamo anche cogliere uno spaccato della società milanese della prima metà del Cinquecento.

 

Un po’ di storia

Il Monastero Maggiore è stato il primo e, senza dubbio, il più importante di Milano riservato alle donne.

 

L’area dove sorse è quella del Circo Romano, del quale si conserva una torre quadrata che è il “campanile” (ora senza più le campane) di San Maurizio.

 

Accanto a questa si trova un’altra torre, poligonale con ben ventiquattro lati, che faceva parte delle mura di Mediolanum ed che ora, splendidamente restaurata, costituisce un settore del Civico Museo Archeologico.

 

Un tempo era, però, usata come infermeria del convento e, prima ancora, probabilmente come luogo di culto per onorare i Cristiani che si pensava vi fossero stati reclusi. Oggi rimangono alcuni affreschi di quel periodo.

 

Per immaginare come fosse un tempo il monastero, andiamo all’adiacente Civico Museo Archeologico, che conserva anche la cripta, i chiostri sopravvissuti e il portone principale.

 

Per uno scorcio un po’ insolito di questo complesso, andiamo, invece, in via Bernardino Luini, sul fianco di San Maurizio. Qui possiamo vedere le due torri insieme da un’altra angolazione.

 

La fondazione, vera o presunta, di questo storico complesso monastico risalirebbe, secondo una tradizione raccontata anche dagli affreschi di San Maurizio, a San Sigismondo, Re dei Burgundi, nella seconda metà del VI secolo. San Sigismondo aveva dedicato in precedenza a San Maurizio una chiesa nell’odierna St. Moritz, sul luogo dove il comandante romano, con la sua Legione Tebea, era stato decapitato per essersi rifiutato, assieme ai suoi soldati, di uccidere i cristiani.

 

Anche San Sigismondo subì poi il martirio e fu gettato in un pozzo con la sua famiglia. Nell’ affresco affresco il Santo offre in dono un modello della chiesa a San Maurizio.

 

Nel corso dei secoli, il monastero venne ampliato con terreni e giardini e anche la chiesa venne rifatta più volte. Infine il convento venne soppresso dalla Repubblica Cisalpina. Tutto passò poi al Demanio: gli orti divennero strade ed edifici. Dell’antico monastero Maggiore restano per fortuna la chiesa di San Maurizio e i chiostri del Museo Archeologico.

L’interno di San Maurizio

L’attuale chiesa, iniziata nel 1503, probabilmente al posto di una più piccola, fu realizzata, forse, dal Dolcebuono o dal Bramantino. Importanti sponsor di San Maurizio sarebbero stati Ippolita Sforza, nipote di Ludovico il Moro, e il marito, Alessandro Bentivoglio, che vediamo ritratti in due affreschi ai lati del quadro sopra l’altare.

 

La chiesa, composta da una sola navata, non è imponente (metri 49,20 per 16,40) ed è suddivisa in due parti diseguali da un muro che non arriva alla volta. La prima parte era riservata ai fedeli, mentre la seconda, o coro, alle monache di clausura.

 

Sull’intera navata si aprono diverse cappelle, tutte riccamente affrescate, sopra le quali corre un lungo matroneo, suddiviso da robuste pareti.

 

Sotto la volta tutta decorata si aprono piccole finestre che creano uno scenografico gioco di luci.

 

Appoggiato al muro divisorio, nella parte pubblica, si trova l’altare maggiore di epoca più tarda, decorato anche con pietre preziose; sopra di questo si trova una doppia grata che permetteva anche alle monache di clausura di partecipare alla Messa e di ricevere l’Eucaristia attraverso il cosiddetto “comunichino”, una piccola apertura chiusa da uno sportello.

Si ritiene che questa grata, prima della Controriforma, fosse molto più grande e che sia stata ridotta alle dimensioni attuali murando la sua parte superiore, dove ora si trova un grande quadro con l’Adorazione dei Magi di Antonio Campi.

 

Da una piccola porta alla sinistra dell’altare si accede, salendo due gradini, all’ aula riservata alle religiose, con il grande coro ligneo di ben cento stalli, progettato, probabilmente, dallo stesso architetto della chiesa.

 

Da qui si alzava la dolce melodia del canto polifonico delle suore che raggiungeva anche i fedeli attraverso gli spazi vuoti sopra l’altare. Era accompagnato dalle note dello splendido organo realizzato tra il 1554 e il 1557 da Gian Giacomo Antegnati, autore anche di quello del Duomo.

Anche l’aula delle monache è riccamente affrescata con scene bibliche e di dolci paesaggi lombardi, ai quali le suore di clausura avevano rinunciato.

 

In una cappella una serie di scene bibliche è dedicata al Diluvio Universale. Gli animali (compresi due mitici unicorni!) salgono a coppie sull’Arca. Guardiamo, però, in basso a sinistra: i cani sono tre!!! Sembra che il terzo sia una sorta di logo usato dall’autore del dipinto…

 

Non abbiamo ancora parlato dei vari personaggi raffigurati negli affreschi… Ci sono ancora tante cose da vedere e tante storie da raccontare, compresa quelle di una dark Lady dell’epoca.

A presto…

Quattropassi per Mediolanum: le due torri del Circo

Ci siamo lasciati qualche giorno fa davanti a ciò che resta del Palazzo dei Gorani e al fagiano sottovetro.

Riprendiamo il  nostro itinerario per la Mediolanum imperiale alla ricerca di pietre che ci raccontino un po’ di storia. Poco lontano, in via Vigna, ci troviamo di fronte ad un piccolo antico muro tra le facciate di due moderni palazzi.

Sono mattoni che facevano parte del circo romano voluto da Massimiano.

Cerchiamo di scoprirne di più. Abbiamo chiesto ad una gentile signora che abita in uno dei palazzi di poter vedere il tratto di mura che si trova all’interno del condominio. Ora è il muro divisorio tra i cortili, ben curato e accudito. Ci ha preso una forte emozione pensando a quanti battiti di ciglia sono passati davanti a lui nei secoli.

In questo circo, che era tra i più grandi dell’Impero, si svolgevano le corse di bighe e quadrighe, come quelle di Ben Hur, antenate forse delle nostre gare di F1.

Il circo (che si trovava tra le odierne vie Luini, Cappuccio e Circo) era adiacente al palazzo imperiale così da permettere un più agevole accesso allo spettacolo da parte dell’Imperatore, come accadeva anche a Roma col Circo Massimo e il Palatino.

Altri resti si trovano in via Circo, pietre del tempo accudite da erbe spontanee.

Chi avesse scosso la testa pensando a quanta storia sia stata abbandonata, deve un po’ ricredersi e armarsi di fiducia, scarpe comode e macchina fotografica: andiamo a vedere le antiche torri del circo.

Torniamo su corso Magenta (camminando abbiamo la misura di quanto il circo fosse grande) e in via Luini guardiamo il campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore.

Questo campanile era una delle antiche torri del circo, vicino alla zona di partenza delle corse.

Nella cartina ci sono altre torri… entriamo al Civico Museo Archeologico di corso Magenta. È da visitare assolutamente per i tesori che contiene (tra l’altro un tratto delle mura massimianee) e diversi reperti “risaliti in superficie” anche grazie agli scavi della metropolitana.

Usciti nel cortile del museo, anch’esso ricco di reperti, fermiamoci davanti alla cosiddetta Torre di Ansperto, splendidamente restaurata, un tempo una delle torri delle mura imperiali.

Si pensava, infatti, fosse stata voluta da questo Vescovo di Milano nel IX secolo, ma solo negli anni Trenta venne fatta risalire all’epoca romana. All’esterno è poligonale, mentre l’interno è circolare.

La torre ha due livelli: a piano terra è conservato un ciclo di affreschi che risalgono al XIII – XIV secolo di soggetto religioso (nel Medioevo, infatti, era stata trasformata in un cappella) e Il dormiente, un’opera di Mimmo Paladino.

Il secondo livello della torre è vuoto, illuminato da aperture e feritoie. Fa un certo effetto pensare ai suoni e rumori che queste pietre hanno ascoltato nei secoli: dalle corse dei cavalli, ai canti liturgici, alle voci dei ragazzini di oggi in visita scolastica.

Da questa torre, attraverso una passerella, si accede ad un’altra sezione del Museo Archeologico. C’è persino il calco della pietra, rinvenuta a Cesarea Marittima dagli archeologi del museo, che, unica al mondo, riporta il nome di Ponzio Pilato al di fuori dei Vangeli.

Dopo questa abbuffata di pietre romane, fermiamoci alla antica Pasticceria Marchesi di corso Magenta. Dulcis in fundo avrebbero detto a Mediolanum!

A presto…

 

 

La Milano romana: articoli collegati

Passipermilano? Secondo itinerario nel cuore della nostra città per chi viene la prima volta

Siamo in piazza della Scala, piuttosto nuova (è stata completata agli inizi del Novecento da Luca Beltrami) e che potremmo quasi definire “laica”. Vi troviamo, infatti, palazzi della politica, della cultura e dell’economia.

piazza della Scala

Palazzo Marino, sede del Comune

Teatro alla Scala

Banca Commerciale – Gallerie d’Italia

Non solo: per costruire alcuni di questi edifici sono state demolite, in tempi diversi, ben due chiese, Santa Maria alla Scala e San Giovanni Decollato alle Case Rotte. Una piccola curiosità: la facciata di quest’ultima è stata “spostata” in via Ariosto, come entrata laterale della chiesa di Santa Maria Segreta.

 

Iniziamo da piazza della Scala la seconda parte della nostra passeggiata nella quale ci faremo guidare da alcune statue, silenziose presenze dei nostri passipermilano. Di fianco al teatro incontriamo la statua dedicata a un sorridente Giulio Ricordi, il grande editore musicale.

Il monumento, creato nel 1922, è stato da poco ricollocato proprio dove si trovava la storica sede della Ricordi, oggi diventata Museo della Scala.

Quasi di fronte, al centro della piazza, giganteggia la ben più imponente statua di Leonardo da Vinci, con quattro allievi, tra verde, panchine e una “vedovella”.

La prossima statua che incontriamo in questa passeggiata è quella di un incavolatissimo Alessandro Manzoni, che trovò la morte battendo la testa contro i gradini della bella chiesa di San Fedele.

Voluta da San Carlo Borromeo, fu costruita sopra una precedente chiesetta dedicata a Santa Maria in Solariolo e a San Fedele. Quando la vicina chiesa di Santa Maria alla Scala venne demolita, il nome e alcune opere più importanti furono trasferite  nella chiesa che oggi si chiama, per accontentare un po’ tutti, “Santa Maria alla Scala in San Fedele”. Come sempre a Milano è bello ritrovare le tracce del passato nel nuovo.

autore anonimo

Simone Peterzano

Questa chiesa oggi propone un itinerario tra arte e fede. Al suo interno non solo opere classiche, ma anche di Lucio Fontana e di altri autori contemporanei che creano riflessioni e aprono un dialogo con la spiritualità del nostro tempo.

Lucio Fontana

Nicola de Maria

Entriamo per una breve visita nel Museo di San Fedele (ingresso 2 Euro). Dopo l’imponente sagrestia soffermiamoci su una trecentesca Madonna del Latte; sopra il suo piccolo altare un libro di cristallo e specchio che riflette e fa riflettere.

opera di Christian Megert

Siamo nella Cappella delle Ballerine, opera di Mimmo Paladino, decorata con tante scarpine d’argento; qui le artiste della Scala venivano per una preghiera prima dello spettacolo.

La cappella è collegata all’altare da una serie di specchi. che sorprende per i giochi di immagine tra sacro ed umano.

Usciamo da San Fedele e raggiungiamo ora la Rinascente percorrendo via Santa Radegonda, dove si potrebbe incontrare non una statua ma il fantasma della figlia di Bernabò Visconti. Alzando gli occhi possiamo vedere le statue, un po’ insolite e sconosciute,  sulla facciata del cinema Odeon.

Sono un omaggio al mondo dello spettacolo, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza.

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teatro

danza

musica

Siamo ora in corso Vittorio Emanuele e possiamo zigzagare tra le vetrine dell’isola pedonale e, dando un’occhiata a piazza del Liberty, dove sorgerà il nuovo complesso della Apple, andiamo a trovare il “Scior Carera”.

L’ “Omm de Preja”, chiamato anche “Scior Carera” per una storpiatura dell’epigrafe, è una statua romana del III secolo d.C., con testa cambiata attorno al Mille, che abita al numero 13 di corso Vittorio Emanuele, vicino alla coloratissima Zara.

I milanesi erano soliti appendere a questo “Pasquino” ambrosiano anonimi biglietti satirici contro il governo austriaco. Sembra che proprio da via San Pietro all’Orto, dove abitava in quel periodo el Scior Carera, partì l’idea dello sciopero dei sigari che sfociò nelle Cinque Giornate del 1848.

Questa zona è sempre stata al centro della vita milanese: infatti ci troviamo dove, ai tempi della Mediolanum imperiale si estendevano, per circa 15.000 metri quadri, le imponenti e lussuose Terme Erculee, una sorta di SPA, dotate di palestra, sauna, bagni caldi e freddi, luogo di svago, benessere e aggregazione per i milanesi dell’epoca.

Per molto tempo non si seppe con precisione nemmeno dove le Terme fossero situate. Poi, mentre Milano cresceva abbattendo case fatiscenti e scavando per costruire infrastrutture e metropolitane, ecco il passato riaffiorare appena sotto il nuovo.

Come per magia (e chissà quanto è andato perduto) sono riapparsi via via, tra corso Europa, piazza San Babila e corso Vittorio Emanuele, tratti di mura e reperti delle Terme, dal busto di Ercole a pavimenti a mosaico, ora conservati al Museo Archeologico.

Anche gli scavi in corso della linea blu della metropolitana stanno facendo ritrovare altri ricordi del passato, quasi questi volessero essere presenti al nuovo sviluppo.

Le Terme furono distrutte da un incendio (Attila?) e la terra venne adibita via via a pascolo pubblico, come per fare ricominciare la vita. In mezzo a questi pascoli sorse, attorno all’anno Mille, la piccola chiesa di San Vito al Pasquirolo, rifatta in epoca barocca e oggi di rito russo-ortodosso.

Poco lontano dalla chiesetta, in una piccola e triste Walk of Fame (Largo Corsia dei Servi 21), troviamo non statue, ma impronte delle mani di celebri personaggi dello spettacolo di ieri.

La statua di un sornione Carlo Porta, nel vicino Verziere, ci invita a entrare in una zona dall’atmosfera completamente diversa. Ci troviamo nelle viuzze intorno all’Università Statale, a San Bernardino alle Ossa e a Santo Stefano, in un itinerario ricco di storia, fascino e mistero, ma anche di piccoli locali dove fermarci per uno spuntino.

Ci ritroviamo tra qualche giorno davanti al Teatro Lirico, ora in rifacimento, per continuare il nostro giro nel cuore di Milano.

“Com’è bella la città” – opera di Antonio Marras

A presto…

Palazzo Litta e San Paolo Converso nel FuoriSalone

Palazzo Litta e la chiesa di San Paolo Converso non sono solitamente aperti al pubblico e il FuoriSalone ha offerto l’opportunità di visitarli e, nel contempo, di vedere le opere di design esposte.

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Scusate, abbiamo messo le immagini di qualche secolo fa! Ecco quelle di oggi:

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Questo piccolo refuso indica quanto siano antichi questi edifici, i cui interni sono splendidi anche se “invisibili”. Infatti a Palazzo Litta “abita” il Ministero dei Beni Culturali, mentre San Paolo è diventato il favoloso ambiente dove lavora un importante studio di architetti.

Palazzo Litta

Il Palazzo si trova in corso di Porta Vercellina 2612, oggi corso Magenta 24, di fronte alla chiesa di San Maurizio e al Museo Archeologico.

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Era uno dei più fastosi palazzi secenteschi, forse di gusto inconsueto per la sobrietà meneghina.

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L’ampio scalone servì da modello, decenni dopo, per quello dell’Opéra di Parigi. Anche allora era in voga il Made in Italy!

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Palazzo Litta

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Per il FuoriSalone sono stati aperti al pubblico i cortili e gli ambienti del piano nobile.

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Anche in questo caso, non siamo riusciti a decidere se guardare di più la ricchezza dei saloni o il design esposto in queste “vetrine”.

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Siamo invece riusciti a trovare e a fotografare la perla fatta incastonare nel pavimento di una sala a ricordo della lacrima di commozione versata dalla nobildonna, allora proprietaria del palazzo, nell’accogliere Napoleone.

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Per la verità questa perla era ignorata (o era completamente sconosciuta?) dai passi dei visitatori, ma non da quelli dei Passipermilano, investigatori DOC!

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San Paolo Converso

Quando si entra nella chiesa di San Paolo Converso, in corso Italia, si resta sconcertati e affascinati davanti alla scenografia che si presenta ai nostri occhi.

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La sua costruzione risale alla seconda metà del Cinquecento, le volte e le pareti sono riccamente affrescate in uno stile pieno ed opulento.

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Davanti alla chiesa si trova la statua di Sant’Elena in cima a una colonna, con una grande croce. Oggi è conosciuta come la statua di Sant’Eufemia, dal nome dell’altra chiesa nella stessa piazza.

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San Paolo Converso, come San Maurizio, è composto da due parti: nella prima il pubblico assisteva alle funzioni religiose; la seconda era invece destinata alle suore di clausura, che partecipavano alla funzione attraverso una grata.

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verso i fedeli

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verso le suore

La religiosissima contessa Lodovica Torelli di Guastalla aveva voluto questa chiesa vicino al convento delle Suore Angeliche, che si dedicavano all’educazione di fanciulle di famiglie nobili decadute e alle opere di assistenza rivolte alle “Alunne di Venere” delle diverse case di malaffare della zona.

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Lodovica Torelli

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Venere allo specchio – P. Veronese

Forse il lavoro esterno era così “faticoso” che le Suore Angeliche si chiusero in clausura e la contessa fondò un altro collegio per fanciulle nell’attuale Giardino della Guastalla di via Francesco Sforza.

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San Paolo Converso venne sconsacrata alla fine del Settecento diventando un magazzino. L’eccezionale acustica della chiesa, però, che aveva un tempo affascinato i fedeli quando ascoltavano i cori delle suore, fece sì che nel secolo scorso l’ex-chiesa diventasse sala di incisioni discografiche per le voci laiche della Callas e di Mina.

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Da qualche decennio, infine, San Paolo è diventata la sede italiana di un importante studio di architettura. La prima parte della chiesa è dedicata ad attività culturali e di rappresentanza, come il FuoriSalone.

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Nella seconda parte, invece, c’è il vero e proprio studio: un’imponente struttura in metallo e vetro a più piani sale verso l’alto e si prolunga, come una prua, sopra l’ambiente anteriore con effetti da togliere il fiato.

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Non solo: visitando questa chiesa abbiamo notato una scala che scende. Eccoci nella cripta, movimentata da colonne, nel cui grande spazio trovano posto anche una supercucina e un lungo tavolo dove gli architetti possono pranzare insieme come in un antico refettorio.

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Mai, quanto in questi luoghi, abbiamo visto come il fil rouge tra vecchio e nuovo percorra Milano: dalla perla di Palazzo Litta alla “clausura” laica, per il pubblico, di San Paolo. Dove ci condurrà ora?

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“Filo di Arianna” – di F. Dodi

Itinerario Castello Sforzesco (Parte Seconda)

Il Castello non vive solo di memorie, ma è ben presente nella vita di oggi.

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allestimento per un evento – ottobre 2015

Al Castello ci si incontra per manifestazioni, eventi, appuntamenti culturali all’ora dell’aperitivo; la location, specialmente di sera, diventa quanto mai intrigante e suggestiva.

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luci alla Rocchetta

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Agli eventi, in genere, sono riservati spazi all’aperto o strutture a tempo.

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Gli interni, invece, proteggono capolavori e raccolte di grande valore.

mappa dei musei del castello

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La Corte Ducale è una specie di Expo permanente di arte e cultura, che richiede una visita di diverse ore, magari suddivisa in più itinerari. Qui si trova la biglietteria per tutti i Musei, “padiglioni” che espongono le diverse eccellenze di arti e produzioni differenti.

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Una grande porta, la Pusterla dei Fabbri, accoglie i visitatori ed invita ad entrare. Non è il portone di un nobile palazzo quello che apre la strada ai tesori del Castello, ma l’arco di una Pusterla delle mura medievali.

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Questo arco, situato in una zona della Milano delle botteghe e popolare, fu portato al Castello ai primi del Novecento, in occasione di trasformazioni urbanistiche che ne prevedevano la demolizione. Ora si trova all’ingresso del Museo d’Arte Antica, quasi un omaggio al lavoro dei milanesi che ha fatto grande la nostra città.

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fabbri corriere

Entrati nella Corte Ducale, residenza rinascimentale dei Duchi, ciò che colpisce in primo luogo sono gli spazi: grandi, aperti, con ampie vetrate, che mostrano “scenografie” inaspettate.

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Il Museo d’Arte Antica è il primo “padiglione” che incontriamo. La varietà di ciò che contiene rende la visita molto ricca di scoperte. All’inizio di ogni sala si può ritirare una piccola guida gratuita che illustra, in più lingue, quanto esposto.

Ecco qualche “assaggio”:

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mausoleo di Bernabò Visconti

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Madonna Lia

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pietra tombale di Gaston de Foix

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gonfalone di Milano

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bassorilievo della “fanciulla impudica”

Le sale ducali sono esse stesse museo e gli ambienti, talora, rubano la scena.

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sala verde

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sala delle colombine

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Sala delle Asse

Dalle vetrate delle sale ci appaiono anche scorci antichi ed indimenticabili: il fossato, la Ghirlanda, la Ponticella del Bramante, dove Ludovico il Moro si ritirò a piangere, in tre salette “vestite” a lutto (le salette Nigre), la scomparsa della moglie Beatrice. Ci restò, dicono, “ben” quindici giorni!

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ponticella del Bramante

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ponticella del Bramante

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portico della Ponticella

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fossato e Ghirlanda

Fino a pochi mesi fa, in questo “padiglione” era ospitata anche la Pietà Rondanini, in una sorta di cappella votiva, realizzata dallo Studio BBPR, lo stesso cui si deve, tra l’altro, il progetto della Torre Velasca.

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gli architetti Banfi, Balgiojoso, Peressutti e Rogers

Per raggiungere il prossimo “padiglione” museo, dobbiamo scendere e passare sopra un ponticello sospeso.

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In questa nostra avventura, inaspettatamente, sotto di noi, appare una fontanella in un verde “prato” di muschio.

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La storia di questa fontanella del Castello Sforzesco è piuttosto curiosa: gli Sforza non l’hanno mai vista in questo posto! Infatti l’originale si trovava al Castello di Vigevano da dove fu traslocata per diventare un’acquasantiera nella Collegiata di Bellinzona.

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Bellinzona

Al Beltrami questa fontana piacque così tanto che ne fece costruire ben tre identiche. Una è quella dell Castello, un’altra è a Seregno.

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Seregno

La terza si trova, sempre a Milano, a Villa Mirabello, in una dimora di campagna del Quattrocento. Era soprannominata magiabagaj (mangiabambini) per l’immagine classica dell’inquietante biscione.

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Villa Mirabello

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Villa Mirabello

Sopra la fontana del Castello c’è una delle finestre originali, che ha fatto da modello per i restauri geniali e “creativi” del Beltrami.

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Raggiungiamo la Loggia di Galeazzo Maria con un ampio scalone a gradoni bassi, fatto per salire… a cavallo!

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Prima di iniziare un nuovo percorso museale fermiamoci sulla Loggia, magari seduti su questa deliziosa panchettina, per guardare il panorama.

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Siamo al primo piano della Corte Ducale e il “padiglione” da visitare è una sorta di Salone del Mobile attraverso i secoli. Qui regnano insieme storia e design.

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Anche la Pinacoteca, successivo “padiglione” di questa Expo speciale, offre una raccolta di capolavori che lascia frastornati.

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una delle sale

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Bernardino Luini

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Canaletto

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Andrea Mantegna

Con un passaggio coperto sulle mura si passa alla Rocchetta, dove si trovano il Museo delle Arti Decorative e quello degli Strumenti Musicali.

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Come all’Expo, assaggiamo qualche piatto speciale di questi padiglioni per…stuzzicare l’appetito.

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Entriamo nella Sala della Balla; accanto agli Arazzi dei Mesi, del Bramantino, si può utilizzare una postazione multimediale per leggere qualche pagina di Leonardo.

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Il percorso museale ci riconduce, attraverso un camminamento all’interno della Porta Giovia, alla sala della biglietteria.

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Ma la nostra “Expo” non finisce qui.

All’esterno, sotto il portico della Corte Ducale sostiamo un attimo “a bordo piscina”, accanto all’Affresco dell’Elefante, uno degli animali esotici che erano ospitati nella riserva dei Duchi, oggi Parco Sempione.

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Davanti a questo affresco è stata collocata la lapide a Gian Giacomo Mora, vittima dell’ignoranza e della superstizione, di manzoniana memoria.

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Da qui possiamo scendere nei sotterranei per visitare altri due “padiglioni”: il Museo della Preistoria e Protostoria e quello Egizio, sezioni distaccate del Museo Archeologico di corso Magenta.

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Che ci fa una gatta rock, venuta dal lontano Egitto, nei sotterranei del Castello? Quali misteri vi si nascondono?

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Continua…

Benvenuti al Castello, una storia lunga 650 anni

È più vecchio del Duomo, è stato amato ed odiato dai milanesi, potenziato, abbellito, distrutto e ricostruito; tra i suoi tanti abitanti Signori e soldataglia, tra i suoi visitatori turisti, scolaresche in visita e fantasmi in attesa.

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turisti verso il castello

Come si può raccontare il Castello nei suoi diversi aspetti passati e attuali senza essere come frastornati dal pensiero di Ludovico e Leonardo che camminavano per queste stanze, davanti a tutte le opere d’arte che i suoi Musei contengono, esplorando i sotterranei e le vie segrete, pensando alle vite interrotte di chi è diventato fantasma e aspetta ancora pace?

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Leonardo e Ludovico il Moro

segrete

i sotterranei

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Michelangelo – Pietà Rondanini

L’invito è quello di lasciarsi andare, di “sentire” quello che vediamo visitando il Castello, le sue stanze, i suoi Musei, i suoi angoli carichi di arte, storia, aneddoti e suggestioni.

Quattro passi nel tempo: i Visconti

Facciamo quattro passi nella storia di questo Castello, così da leggere sulle pietre, che lo formano, un po’ di vita passata della città nella quale viviamo e lavoriamo adesso.

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I Visconti, un po’ serpenti, un po’ baüscia

Il Castello Sforzesco, uno dei luoghi-cartolina di Milano, non è sempre stato così e ha cambiato persino il nome.

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L’inizio della sua costruzione, dovuta all’amore per il potere che animava i membri della famiglia Visconti, risale alla seconda metà del 1300. Alla morte dello zio, Giovanni Visconti, arcivescovo e Signore di Milano, i suoi tre nipoti dovevano spartirsi il potere: Galeazzo e Bernabò si allearono tra loro uccidendo il fratello Matteo; poi si divisero potere e città.

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Giovanni

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Galeazzo II

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Bernabò

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Matteo

A Bernabò toccò la parte sud, a Galeazzo l’altra e, per difenderla, iniziò la costruzione di una fortezza a cavallo delle mura con la duplice funzione di consentire difesa e protezione di Milano e di garantire una eventuale via di fuga dalla città…e di se stesso dal fratello.

Questa rocca prese il nome di Castrum Portae Jovis, in quanto inglobava una porta, o meglio una pusterla, chiamata Giovia. Pertanto ancora oggi ci si riferisce al primo nucleo di quello che diventerà il Castello Sforzesco, come Castello di Porta Giovia.

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Secondo alcune versioni nelle vicinanze di questa rocca sorgeva, in epoca romana, un tempio dedicato a Giove. Proverrà da questo tempio la testa monumentale del dio, conservata al Museo Archeologico e ritrovata nei dintorni di piazza Cadorna?

giove

Stemma della famiglia Visconti è il Biscione, immagine talmente presente nel DNA di Milano da essere stata, per così dire, “adottata” da alcuni gioielli della città, come l’Alfa Romeo, Canale 5 e… l’Inter! (Anche nel nostro blog ci suddividiamo il tifo calcistico tra Biscione e Diavolo).

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biscione inter 1

Il significato del Biscione dei Visconti è molto controverso e ovviamente… misterioso. Forse risale all’impresa leggendaria di un cavaliere, divenuto capostipite della famiglia viscontea, che liberò le terre padane da Tarantasio, un enorme serpente dalla testa di drago, che infestava il Lago Gerundo e faceva strage soprattutto di bambini.

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drago Tarantasio

Il cavaliere uccise il serpente, che stava inghiottendo un bambino, e fece di questa impresa lo stemma della sua famiglia.

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La storia dei parenti-serpenti della famiglia Visconti fece molte altre vittime. Bernabò venne incarcerato a vita e avvelenato dal nipote Gian Galeazzo, che era anche suo genero, nel Castello di Trezzo.

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Gian Galeazzo

Bernabò è riuscito però a tornare da vincitore nel Castello Sforzesco: suo è il monumentale mausoleo, dove è raffigurato a cavallo, che ci accoglie nelle sale del Museo d’Arte Antica, dove è stato traslato dalla demolita chiesa di San Giovanni in Conca.

mausoleo bernabo

Milano era a quel tempo una città molto ricca: le marcite permettevano una raccolta di fieno due mesi prima di quella naturale, questo consentiva alla cavalleria viscontea di avere “carburante” per i cavalli in anticipo sugli altri e alle mucche di produrre più latte e quindi più alimenti per gli abitanti.

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erba e neve – una “marcita”

Cavalleria

L’industria bellica, fatta di armorari e di spadari, era fiorente. Il tutto produceva denaro, il denaro banche, le banche ulteriore ricchezza.

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Gian Galeazzo, con queste ricchezze, comprò, per centomila fiorini d’oro, il titolo di Duca di Milano dall’Imperatore e il Biscione si mise in testa la corona.

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incoronazione di Gian Galeazzo in Sant’Ambrogio

Biscione

Forse è un po’ il capostipite dei baüscia milanesi: dopo essersi comprato il titolo, voleva crearsi uno status di signore e mostrare, agli altri potenti, la ricchezza accumulata.

Per dare lustro ed immagine al nuovo blasone iniziò la costruzione del Duomo, in marmo pregiato.

marmo per il duomo

cave di marmo di Candoglia

data di inizio del Duomo

lapide commemorativa nel Duomo

Intraprese anche una politica di alleanze matrimoniali, dando, tra l’altro, in sposa la figlia Valentina a Luigi d’Orleans, accompagnata da una dote sontuosa di denaro e gioielli.

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Luigi

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Valentina

Milano era infatti all’avanguardia anche nel campo della gioielleria, come ci conferma l’Altare d’Oro di Sant’Ambrogio.

cofanetto prezioso

altare d'oro

Al momento della morte, Gian Galeazzo controllava un territorio vastissimo, da Belluno ad Asti, da Bellinzona a Pisa, da Siena ad Assisi; forse la sua intenzione era quella di unire la penisola, o almeno il Nord Italia, in un’unica monarchiacartina ducato

Per mostrare una corte degna del casato, sotto i successori di Gian Galeazzo, il Castello di Porta Giovia venne ampliato in forma quadrata, con lati di circa duecento metri e una torre ad ogni angolo. Filippo Maria, figlio di Gian Galeazzo, divenuto Duca alla morte del fratello maggiore, vi trasferì in modo definitivo la propria residenza.

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Filippo Maria

castello giovia

Alla sua morte, senza eredi maschi, venne proclamata la Repubblica Ambrosiana e il Castello, ritenuto simbolo della passata tirannia, fu saccheggiato e in parte distrutto. La città, dopo un assedio, si consegnò a Francesco Sforza, valoroso capitano di ventura, marito di Bianca Maria Visconti, figlia dell’ultimo Duca, Filippo Maria.

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Francesco Sforza

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Bianca Maria

Siamo nel 1450, l’Aquila si affianca al Biscione. Il capostipite della nuova casata ricostruirà il Castello, dandogli nome, lustro e fama.

stemma

stemma degli Sforza

continua…

San Giovanni in Conca, il “dente rotto” di piazza Missori – (dove)

Lo chiamano il “dente rotto”.

dente rotto

A ridurre così la chiesa di San Giovanni in Conca non sono stati i vandali o i bombardamenti dell’ultima guerra, bensì i cazzotti che ha preso dai progetti urbanistici che avrebbero voluto demolirla per realizzare ampie strade nel centro cittadino…riuscendoci quasi del tutto.

dente rotto

Sembra quasi che il cavallo del monumento di piazza Missori, senta tutto il peso e la stanchezza, non solo delle battaglie risorgimentali, ma anche dei mutevoli voleri che hanno continuamente cambiato faccia a questa piazza.

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la statua “el caval de brum”

Fortunatamente si è salvata, sotto il “dente”, la cripta dove ci sono radici romane e, probabilmente, quelle di un Mitreo, un luogo di culto sotterraneo dedicato al dio persiano Mitra.

mitra louvre

Anche il termine “conca” potrebbe far pensare a un avvallamento primitivo del terreno, una conca appunto, e questo potrebbe confermare l’ipotesi di un antichissimo Mitreo.

mitra grotta

https://www.youtube.com/watch?v=Xbe0OjxXYOA

Ancora oggi è visitabile, grazie ai volontari del TCI, la cripta romanica della chiesa, che contiene alcuni reperti di una Domus romana; altri sono conservati al Civico Museo Archeologico, come il bel pavimento decorato a mosaico con animali.

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La nostra chiesa sorse quindi sopra precedenti edifici e fu molto grande e importante: infatti serviva anche, nel primo periodo comunale, per le assemblee del popolo, che si tenevano preferibilmente in luoghi sacri e coperti.

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Ma le continue scosse del terremoto, che sconvolse per quaranta giorni Milano nel 1107, fecero ritenere più prudente riunirsi all’aperto, nei diversi, successivi Broletti.

Palazzo della Ragione con successivo sopralzo austrico

Broletto Nuovo di piazza Mercanti

 

San Giovanni in Conca fu una chiesa molto importante anche sotto l’aspetto religioso e politico. Venne dedicata a San Giovanni Evangelista che, secondo la tradizione, fu gettato in una conca piena di olio bollente, che però venne raffreddato da un improvviso, violento acquazzone, tanto che il Santo potè uscirne illeso. Da qui l’uso, che ricorda un po’ quello dell’acqua a San Calimero, di far bollire sul sagrato pentoloni di olio per propiziare la pioggia nei periodi di siccità.

SGiovanni

Questa chiesa ricoprì anche un importante ruolo ai tempi di Bernabò Visconti, Signore di Milano. Quando, verso la metà del 1300, si spartì la città col fratello, a Bernabò toccò la parte sud-est con l’intero sestiere di Porta Romana.

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Bernabò Visconti

Bernabò elesse la chiesa a cappella gentilizia, essendo molto vicina al suo palazzo, che divenne famoso col nome di Ca’ di Can (nel prossimo “Tanto Tempo Fa” racconteremo delle due passioni del Signore: le donne e i…cani).

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la chiesa e, a destra, la Ca’ di Can

All’interno della chiesa fece porre il proprio monumento funebre equestre, che oggi possiamo ammirare al Castello Sforzesco, proprio accanto all’altare, in quanto Bernabò si riteneva: “Papa et Imperator ac Dominus in omnibus terris meis”...un tantino bauscia!!

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Il nostro bel San Giovanni, poi, non fu risparmiato dagli interventi umani: dopo vari rifacimenti minori, venne sconsacrato e spogliato dei vari, preziosi arredi da Napoleone; il suo campanile fu utilizzato dal medico Pietro Moscati come osservatorio astronomico e meteorologico, per studiare gli effetti delle condizioni ambientali sulla salute. Il suo ritratto è conservato nella Quadreria dei Benefattori della Ca’ Granda di via Francesco Sforza.

campanile demolendo

moscati pietro

Divenne quindi prigione e poi “garage” per le carrozze del Vicerè austriaco, distrutte poi durante le Cinque Giornate.

carrozza 5 giorn

5 gionate

A ridurlo un dente rotto, furono poi, come già detto, i piani regolatori di fine Ottocento e e di metà del Novecento; la chiesa venne dapprima accorciata, per aprire l’attuale via Mazzini, e venduta alla comunità Valdese.

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S Giovanni in conca 1925

cartina

valdese corta

Nei primi anni Cinquanta, infine, fu deciso di abbatterla per aprire la via Albricci.

lavori per aprire via Carlo Alberto da piazza Missori demolizione S Giiovanni 1949

La facciata fu smontata e rimontata sulla nuova chiesa Valdese di via Francesco Sforza (dove si trova tuttora), mentre di San Giovanni si sono salvati solo la cripta sotterranea, l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano, e i pochi resti dell’abside, che vediamo nello spartitraffico.

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https://www.youtube.com/watch?v=Z-AwIwQ_ozY

E ora il “dente” è lì, carico di storia, in mezzo ai tram di piazza Missori.

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Ma se scendete nella sua cripta vi sembrerà di entrare in un altro mondo.

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Apertura dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 17.30. Ingresso gratuito.

http://www.apertipervoi.it

Itinerario da San Maurizio

Questo itinerario è molto piacevole e vario; attraverso un intreccio di vie tra le più eleganti e signorili di Milano, vi porterà a spasso nel tempo, incontrando dei resti romani, un museo archeologico, un palazzo barocco, un’abitazione di Lorenzo il Magnifico, un bar liberty, molti negozi contemporanei…e un lussuoso abbeveratoio per cavalli.

Siete pronti? Andiamo!

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Lasciamo la chiesa di San Maurizio: non perdetevela! Diversi critici l’hanno paragonata addirittura alla Cappella Sistina!!!

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Ci troviamo subito accanto al Civico Museo Archeologico di corso Magenta 15, che un tempo ospitava le suore di clausura del Monastero Maggiore.

La Chiesa di San Maurizio

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Pianta del Museo

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È una struttura evegreen molto bella, nonostante i molti secoli alle spalle (sembra risalga all’epoca longobarda).

chiostro d'ingresso

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Non possiamo descrivere tutto ciò che contiene; vi invitiamo a visitarlo di persona! Ci sono reperti molto interessanti, tutti quelli di epoca romana (sezioni “Milano Antica” e “Abitare a Mediolanum”) sono provenienti da scavi nell’area milanese.  All’ingresso ci accoglie un plastico che riproduce, anche con colori diversi rispetto alle varie epoche, i principali edifici romani e la cerchia di mura, inseriti nella struttura urbanistica recente.

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Plastico di Mediolanum con le mura e gli edifici di età repubblicana in colore chiaro; quelli di età imperiale sono più scuri

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Mappa di Mediolanum repubblicana con l’espansione di Massimiano

Fra tanti reperti  alcuni capolavori, come un piatto d’argento  (la “Patera di Parabiago”) con un insieme di raffigurazioni mitologiche (con un click vedrete il carro di Cibele trainato da leoni, Atlante che sostiene il Tempo, le Quattro Stagioni, una lucertolina impertinente e tanto altro ancora); era utilizzato durante le cerimonie sacre pagane.

patera

Un altro tesoro da non perdere  è la splendida coppa di vetro del IV secolo, detta Coppa Trivulzio: ce ne sono solo tre al mondo, due appartengono  a  collezionisti misteriosi. E’ lavorata con una tecnica particolare che crea una specie di intarsio nel vetro, formando anche una frase beneaugurante.

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“bibe, vivas multis annis”

Ci sono poi i resti di una villa romana del primo secolo, demolita per costruire il Circo di Massimiano.

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Guardate questi gioielli incantevoli, attuali ancora oggi. .. chi era la fortunata signora?

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Quante altre cose si possono vedere al museo, ma ve le lasciamo scoprire da soli…..

Usciamo da qui alla ricerca di altri tesori.

A proposito di gioielli, a chi potrebbe venire in mente di farsi incastonare una perla nel pavimento? Alla marchesa Litta, inquilina del palazzo di fronte al museo!

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Palazzo Litta

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La marchesa Litta

Si dice infatti che alla nobildonna, quando Napoleone venne a trovarla, per l’emozione cadde una lacrima sul pavimento del Salotto Rosso: la preziosa lacrima fu ricordata con una perla.

una lacrima di perla

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Purtroppo il palazzo, sede di uffici del Ministero dei Beni Culturali, non è visitabile, salvo particolari occasioni. Al suo interno  ospita un piccolo teatro a cui si accede da un ingresso laterale entrando nel cortile detto dell’Orologio

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Ingresso al teatro

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Teatro Litta

Accanto al teatro  c’è una caffetteria da non perdere: entrate in questa ex scuderia del palazzo dove  una fontana  ruba la scena!

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caffetteria Boccascenacafè

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una fontana nel locale?

Vi domina un enorme Nettuno; bello vero? Chissà come erano emozionati i cavalli che qui si abbeveravano!!!

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Proseguendo su corso Magenta incontriamo la piccola via Terraggio: fate una sosta nel Giardino Segreto, entrando dal portone del numero civico 5.

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Qui passeggiava Lorenzo il Magnifico, quando veniva in visita agli Sforza, nella casa che gli avevano donato!

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Casa Medici fu trasformata poi in un convento, successivamente il refettorio divenne il cinema Orchidea, attualmente chiuso.

La dimora quattrocentesca di Lorenzo De' Medici a Milano, in Corso Magenta 29

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100_6588 Ex cinema Orchidea

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Se volete passare dal ‘400 al ‘900, spostandovi di pochi passi, potete trovare una importante libreria di settore, la Libreria dello Spettacolo.

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interno libreria dello spettacolo

Poco più avanti vi conviene fare una sosta al Bar Magenta, un locale storico dove vi sentirete pervasi dall’atmosfera Liberty.

Bar-Magenta 

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Se vi gira un po’ la testa dopo aver camminato in mezzo a tutta questa Storia, rilassatevi facendo quattro passi di ritorno su corso Magenta. per fortuna ci sono negozi bellissimi di vario genere: abbigliamento, calzature, una gioielleria che in genere ha una vetrina di forte impatto, una storica drogheria e, di fronte, la Libreria Milanese.

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Ora siete pronti per una visita al Palazzo Imperiale…o a ciò che ne resta, in via Brisa.

Più che un palazzo era una serie di edifici, una sorta di Quartiere Imperiale. Certamente si resta un po’ delusi di fronte a questo piccolo spazio verde con dei ruderi, che si può solo guardare dall’alto; d’altra parte sembra che a Palazzo abbia abitato anche Attila…

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via Brisa

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resti del palazzo di via Brisa

Avete voglia di un dolcino per concludere questa passeggiata? La Pasticceria Marchesi è qui dal 1824; vi tenterà non poco.

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100_6477 Pasticceria Marchesi

Tra un po’ aprirà un punto vendita anche in uno dei più lussuosi negozi in Galleria. Per ora un’occhiata che non fa ingrassare o, se siete golosi, un piccolo peccato di gola che sarà perdonato se farete ancora quattro passi per Milano!

Alla prossima!