Il Cammino dei Monaci: itinerario di cultura, arte, verde e… buon cibo (Parte prima)

“…A Milano non c’è niente…”, “…Milano è solo grigia e non c’è verde…”. Quante volte abbiamo sentito queste e altre tiritere di luoghi comuni? Passipermilano propone di visitare in questo itinerario alcuni  “luoghi comuni” per vedere quali luoghi reali ci offra invece la nostra città anche in periferia.

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Parco della Vettabbia – via Corrado il Salico

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Abbazia di Chiaravalle

Iniziamo in questo incontro un percorso molto “sconosciuto”, ma ricco di cultura, arte, verde, spiritualità, storia, leggenda e qualche assaggio di buon cibo: il Cammino dei Monaci.

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Lo si può fare a piedi, di corsa, in bici, con mezzi privati o pubblici (M3 fermata Corvetto e bus 77 direzione Chiaravalle).

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ciclabile – via San Dionigi

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bus 77 verso Chiaravalle

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auto

Il Cammino, o la Valle, dei Monaci inizia al Parco delle Basiliche, tra San Lorenzo e Sant’Eustorgio, dove nasce la Vettabbia e, seguendo il suo corso, arriva a Melegnano.

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La Vettabbia è una delle tante rogge della nostra città, è di Porta Ticinese, come la povera Rosetta; nasce infatti dalla confluenza della Vetra col Seveso, appunto in piazza Vetra.

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Nella prima parte il suo corso è coperto, ma possiamo vedere le sue acque limpide ancora in diversi punti di Milano Sud. Eccone alcuni:

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Vettabbia in via Broni

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papere in via Broni

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Vettabbia in via Corrado il Salico

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Vettabbia in via dei Fontanili

Grazie anche a questa roggia navigabile, i monaci del Tardo Medioevo portavano in città prodotti agricoli provenienti dalle zone bonificate e divenute fertili intorno alle Abbazie.

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Vettabbia in via dei Fontanili

In questo nostro cammino vedremo un territorio antico, ma vivo e vitale; ci fermeremo presso un’antica chiesetta con memorie paleocristiane, sosteremo presso le Abbazie di Chiaravalle e di Viboldone, visitando persino un vecchio mulino alle spalle di un noceto, tra erbe officinali. Vi parrà strano, ma tutto questo è a Milano, poco più in là di piazzale Corvetto.

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Chiesetta di Nosedo

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Abbazia di Chiaravalle

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Abbazia di Viboldone

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Chiaravalle – “Giardino dei Semplici”

Lasciamo a ciascuno di voi organizzare il percorso da piazza Vetra fino a corso di Porta Romana, visitando le chiese di San Nazaro, San Calimero e Santa Maria del Paradiso, fino a giungere a piazzale Corvetto.

Piazza San Nazaro 1

San Nazaro

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San Calimero

S Maria al Paradiso

Santa Maria del Paradiso

P. Corvetto

viabilità in piazzale Corvetto

Diamoci appuntamento virtuale all’inizio di via San Dionigi 6, vicino alla grande statua del Cristo Redentore, affettuosamente chiamato in dialetto el Signurun. Siamo in periferia in mezzo a case di ringhiera e a palazzi di edilizia popolare.

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La statua, fatta in graniglia e sabbia del Ticino con polveri di cemento, non è un’opera d’arte. Per di più le hanno dato un improbabile colore “giallo Milano”, come è anche il nostro risotto con lo zafferano.

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risotto-allo-zafferano-

Da dove viene questa statua? Secondo una leggenda el Signurun era stato trovato nella Vettabbia, che arrivava vicino alle case.

signurun

foto d’epoca

Per ricordare questo ritrovamento nelle acque è stato posto su una terrazza, come la polena di una nave. Secondo altri, invece, la statua era stata commissionata, ma non ritirata e un capomastro se l’era portata via e messa a vegliare sulla casa dove viveva.

Nel corso del tempo la statua ha perso la mano destra benedicente in un “incidente sul lavoro”. Infatti è stata colpita da alcuni operai che stavano installando un palo della luce.

el signurun senza mano

Dove sia finita la mano non si sa, ma a noi piace iniziare questo cammino alla ricerca di un pezzetto della nostra storia sotto questa statua, che benedice, da tanto tempo, chi entra o esce da Milano. Proseguite ora lungo la via San Dionigi fino all’incrocio con viale Omero.

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A presto…

San Giovanni in Conca, il “dente rotto” di piazza Missori – (dove)

Lo chiamano il “dente rotto”.

dente rotto

A ridurre così la chiesa di San Giovanni in Conca non sono stati i vandali o i bombardamenti dell’ultima guerra, bensì i cazzotti che ha preso dai progetti urbanistici che avrebbero voluto demolirla per realizzare ampie strade nel centro cittadino…riuscendoci quasi del tutto.

dente rotto

Sembra quasi che il cavallo del monumento di piazza Missori, senta tutto il peso e la stanchezza, non solo delle battaglie risorgimentali, ma anche dei mutevoli voleri che hanno continuamente cambiato faccia a questa piazza.

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la statua “el caval de brum”

Fortunatamente si è salvata, sotto il “dente”, la cripta dove ci sono radici romane e, probabilmente, quelle di un Mitreo, un luogo di culto sotterraneo dedicato al dio persiano Mitra.

mitra louvre

Anche il termine “conca” potrebbe far pensare a un avvallamento primitivo del terreno, una conca appunto, e questo potrebbe confermare l’ipotesi di un antichissimo Mitreo.

mitra grotta

https://www.youtube.com/watch?v=Xbe0OjxXYOA

Ancora oggi è visitabile, grazie ai volontari del TCI, la cripta romanica della chiesa, che contiene alcuni reperti di una Domus romana; altri sono conservati al Civico Museo Archeologico, come il bel pavimento decorato a mosaico con animali.

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La nostra chiesa sorse quindi sopra precedenti edifici e fu molto grande e importante: infatti serviva anche, nel primo periodo comunale, per le assemblee del popolo, che si tenevano preferibilmente in luoghi sacri e coperti.

s giov ricostruzione

Ma le continue scosse del terremoto, che sconvolse per quaranta giorni Milano nel 1107, fecero ritenere più prudente riunirsi all’aperto, nei diversi, successivi Broletti.

Palazzo della Ragione con successivo sopralzo austrico

Broletto Nuovo di piazza Mercanti

 

San Giovanni in Conca fu una chiesa molto importante anche sotto l’aspetto religioso e politico. Venne dedicata a San Giovanni Evangelista che, secondo la tradizione, fu gettato in una conca piena di olio bollente, che però venne raffreddato da un improvviso, violento acquazzone, tanto che il Santo potè uscirne illeso. Da qui l’uso, che ricorda un po’ quello dell’acqua a San Calimero, di far bollire sul sagrato pentoloni di olio per propiziare la pioggia nei periodi di siccità.

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Questa chiesa ricoprì anche un importante ruolo ai tempi di Bernabò Visconti, Signore di Milano. Quando, verso la metà del 1300, si spartì la città col fratello, a Bernabò toccò la parte sud-est con l’intero sestiere di Porta Romana.

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Bernabò Visconti

Bernabò elesse la chiesa a cappella gentilizia, essendo molto vicina al suo palazzo, che divenne famoso col nome di Ca’ di Can (nel prossimo “Tanto Tempo Fa” racconteremo delle due passioni del Signore: le donne e i…cani).

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la chiesa e, a destra, la Ca’ di Can

All’interno della chiesa fece porre il proprio monumento funebre equestre, che oggi possiamo ammirare al Castello Sforzesco, proprio accanto all’altare, in quanto Bernabò si riteneva: “Papa et Imperator ac Dominus in omnibus terris meis”...un tantino bauscia!!

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Il nostro bel San Giovanni, poi, non fu risparmiato dagli interventi umani: dopo vari rifacimenti minori, venne sconsacrato e spogliato dei vari, preziosi arredi da Napoleone; il suo campanile fu utilizzato dal medico Pietro Moscati come osservatorio astronomico e meteorologico, per studiare gli effetti delle condizioni ambientali sulla salute. Il suo ritratto è conservato nella Quadreria dei Benefattori della Ca’ Granda di via Francesco Sforza.

campanile demolendo

moscati pietro

Divenne quindi prigione e poi “garage” per le carrozze del Vicerè austriaco, distrutte poi durante le Cinque Giornate.

carrozza 5 giorn

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A ridurlo un dente rotto, furono poi, come già detto, i piani regolatori di fine Ottocento e e di metà del Novecento; la chiesa venne dapprima accorciata, per aprire l’attuale via Mazzini, e venduta alla comunità Valdese.

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S Giovanni in conca 1925

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valdese corta

Nei primi anni Cinquanta, infine, fu deciso di abbatterla per aprire la via Albricci.

lavori per aprire via Carlo Alberto da piazza Missori demolizione S Giiovanni 1949

La facciata fu smontata e rimontata sulla nuova chiesa Valdese di via Francesco Sforza (dove si trova tuttora), mentre di San Giovanni si sono salvati solo la cripta sotterranea, l’unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano, e i pochi resti dell’abside, che vediamo nello spartitraffico.

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https://www.youtube.com/watch?v=Z-AwIwQ_ozY

E ora il “dente” è lì, carico di storia, in mezzo ai tram di piazza Missori.

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Ma se scendete nella sua cripta vi sembrerà di entrare in un altro mondo.

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Apertura dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 17.30. Ingresso gratuito.

http://www.apertipervoi.it

Quattro passi da San Calimero

Usciti dalla chiesa di San Calimero, facciamo quattro passi nella zona vicina, iniziando, se possibile, dai resti dell’area cimiteriale, di difficile accesso, dominati da un piccolo campanile curiosamente sghembo.

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Un bel portale romanico con una doppia fila di mattoni, intervallata da una piccola striscia di pietra, ci introduce in un lungo cortiletto dal quale si possono ammirare sul fianco della chiesa alcune lapidi sepolcrali di varie epoche.

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Fra le poche lapidi rimaste, spicca quella del Cavalier Tempesta, al secolo Pieter Mulier, un pittore fiammingo del 1600.

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Nei suoi quadri dipingeva soprattutto mari in tempesta e navi in balia delle onde. Nella sua storia c’è il presunto uxoricidio, per il quale venne condannato e incarcerato per diversi anni, nei quali potè continuare a dipingere.

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tempesta

Riottenuta la libertà, viaggiò per l’Italia, in cerca di ispirazione. Ma nei suoi quadri, anche se di soggetti bucolici, sullo sfondo si ammassano nubi tempestose.

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bucolico con nubi

Stabilitosi a Milano, volle essere sepolto in San Calimero. Forse la sua sensibilità di artista aveva spinto il Cavalier Tempesta, tormentato dalle burrasche che aveva vissuto, a cercare rifugio eterno vicino ad un’acqua più tranquilla e miracolosa, come quella di San Calimero.

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Tranquilla, a parte le biciclette che, a volte, vanno troppo veloci in area pedonale, è la piazzetta vicino alla chiesa, dove, come a San Lorenzo, opere di wall-art sul muro di cinta del monastero della Visitazione accostano antico e moderno, sacro e profano.

p. Cardinal Ferrari

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I volti di personaggi legati a Milano sono dipinti in un raffinato color seppia, in contrasto col colore dei murales che vivacizzano la facciata dell’ ex canonica, attigua all’Archivio Storico Diocesano.

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Il muro di cinta del monastero della Visitazione nasconde il convento di clausura, costruito nel 700 al posto della fatiscente Casa delle “zitelle” voluta da San Carlo Borromeo per le bambine orfane a causa della peste.

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Aperta a tutti, con orari limitati, è la chiesa di S. Maria della Visitazione del XVIII secolo con facciata neoclassica, monumento nazionale e santuario cittadino.

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Due anni fa, in occasione dei trecento anni di vita del monastero, è stato pubblicato un libro ricco di riferimenti storici, artistici e fotografici, a cura di Bruna Massari  Falconieri, medico delle suore, una delle due sole persone che entrano in contatto con loro.

un'oasi dello spirito

All’interno si trova oltre al giardino, un raro orto botanico, forse il più bello e grande della città, purtroppo non visitabile per le regole della clausura.

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Tutta questa zona, un tempo, era ricca di acque e alberi; le leggende parlano di raduni di streghe, dove oggi c’è via Quadronno, nella notte di Valpurga (forse il celtico Beltaine?), alla vigilia del 1° Maggio.

Nel corso dei secoli la zona ha  trovato pace e serenità con la presenza  di monasteri, luoghi di cultura e di cure.

Sulla piazza Cardinal Ferrari si apre l’Istituto Marcelline, che prendono il nome dalla sorella di Sant’Ambrogio, Marcellina. E’ stato fondato nel 1854, in pieno Risorgimento, da monsignor Biraghi con l’intento di educare e istruire le fanciulle nel loro futuro di donne colte e nello tempo stesso materne.

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L’istituto continua ancora oggi la propria opera secolare accogliendo studenti piccoli e grandi, l’Accademia di danza ucraina e ampliando l’impegno sociale con gli anziani ospiti del Centro Diurno Integrato.

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Accanto alle Marcelline si trova l’ospedale Gaetano Pini che tutti conosciamo. Per l’anniversario della sua fondazione si è rifatto il look  con dei murales d’autore.

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Tornando verso San Calimero non dimenticate di dare un’occhiata a due palazzi,  risalenti alla fine degli Venti, opera dell’ architetto Giuseppe de Finetti.

La Casa della Meridiana, in via Marchiondi, stupisce per la varietà della sua facciata, realizzata in un insieme di “ville sovrapposte”.

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E sbirciando dai cancelli sul fondo della via si può vedere ciò che resta del famoso giardino dell’ Arcadia del Settecento

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https://altramilano.wordpress.com/2012/06/07/giardino-dellarcadia/

In contrasto con la varietà di stili della casa della Meridiana é l’edificio bianco e lineare, anch’esso opera dello stesso architetto, che si affaccia sulla piazza.

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Se c’è tempo, poi,  ci si può fermare per un caffè, un piccolo piatto sfizioso, un buon bicchiere di vino in uno dei localini vicino a San Calimero: faranno sentire aria di vacanza in un giorno in città!

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Buon Week-end 28 e 29 marzo

Questa settimana la scelta su cosa fare nel WE sarà un po’ difficile per le tante proposte che ci offre questa nostra città a inizio primavera. Quindi…speriamo solo non piova!!

Ecco alcuni suggerimenti:

La Stramilano. Giunta alla 44ma edizione, ha fatto correre, o camminare, un po’ tutti. Ancora una volta la città si riempirà di pettorine colorate in festa lungo i 20 chilometri del percorso. Partenza domenica 29 da piazza Duomo ore 9; alle ore 9.30 partirà la Stramilanina di 5 chilometri per i più piccoli. Iscrizione Euro 12, tel. 02/84.74.23.80.

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Floralia. Chi ama i fiori non può perdere questa iniziativa benefica, nell’atmosfera così milanese della chiesa di san Marco. Sabato e domenica ore 10 – 19.30, piazza San Marco, ingresso libero. Per info http://www.floraliamilano.it/

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Avengers: il mito. Lo Spazio Fumetto WOW invita gli appassionati a questa nuova mostra sugli eroi: Iron Man, Thor, Hulk, Captain America sono fra noi a partire dal 28 marzo, con una serie di iniziative. Ingresso 5 Euro (ridotto 3). http://www.museowow.it/wow/it/

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Giornate europee dei mestieri d’arte. I maestri artigiani aprono le loro botteghe e danno vita ad una serie di eventi dedicati a diversi settori dell’artigianato artistico. Sabato e domenica, zona Cinque Vie e non solo… In particolare al Museo Bagatti Valsecchi ci sarà la mostra “Intrecci” dedicata all’arte della cesteria, raccontata da otto totem esplicativi.  Consultare il sito http://giornatedeimestieridarte.it/

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Esxence – the scent of excellence. Un invito nell’affascinante mondo dei profumi a Porta Nuova. Ingresso gratuito.  The Mall, piazza Lina Bo Bardi; dal 26 al 29 marzo, apertura per il pubblico solo sabato e domenica. http://www.esxence.com/en/index.php

Esxence

Ecce Homo. Esposizione di 14 dipinti di arte sacra del pittore americano William Congdom nella Biblioteca Umanistica (un gioiello raramente aperto al pubblico) della chiesa di Santa Maria Incoronata di corso Garibaldi, fino all’8 aprile. Ingresso gratuito.

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Concerto a San Calimero. Nella suggestiva cornice della Basilica, sabato 28, concerto di musica sacra. Ore 21, ingresso libero.

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Il Pozzo di San Calimero

Questo itinerario inizia con una confessione. A farci da guida avremmo voluto il professor Robert Langdon del Codice Da Vinci, per la sua capacità e competenza nell’interpretare i simboli.

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Non ci inoltreremo nei simbolismi del Cenacolo (non ora, almeno!), ma la nostra visita a San Calimero ci metterà di fronte ai poteri dell’elemento acqua che in tutte le civiltà si carica di significati forti.

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L’acqua pulisce, lava, purifica, distrugge; è essenziale per la vita. Nel liquido amniotico noi viviamo prima di nascere.

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Milano è così ricca di acque che a volte, persino, ri-sorgono dal terreno.

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Una risorgiva nella zona sud di Milano

A San Calimero, però, non troviamo una fonte, ma un pozzo, costruito quindi dall’uomo per attingere acqua.

San Calimero e il pozzo

Il pozzo permette di scendere sotto la superficie, di creare un canale per portare alla luce…cosa?

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Il Pozzo di San Patrizio, in Irlanda, secondo la leggenda, serviva ai fedeli per conoscere l’Aldilà.

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Isola di Lough Derg (Irlanda)

In quello della Scienza è contenuto il Sapere al quale attingere, in quello dei Desideri sono custoditi quei tesori, anche impossibili, che vorremmo avere.

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Nel Pozzo del Calice, o del Sangue, per la colorazione rossa dovuta all’ossido di ferro, ai piedi della collina di Tor, in Inghilterra, sarebbe stato nascosto il Santo Graal del Ciclo di Artù.

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Il pozzo

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Vasca con acqua ferrosa

I pozzi sono spesso al centro dei chiostri, presso un pozzo Gesù incontra la Samaritana, andata ad attingere l’acqua.

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Un pozzo è anche quello custodito nella cripta della Basilica di San Calimero, al centro del nostro itinerario.

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La chiesa si trova in via San Calimero, una strada un po’ defilata e chiusa al traffico, all’incrocio tra via Santa Sofia e corso di Porta Romana.

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Ha origini molto antiche (V secolo) e sorge, probabilmente, dove, secondo la tradizione, c’era un tempio dedicato ad Apollo, che, quante coincidenze…, era anche il dio delle sorgenti sacre.

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Fonte Castalia a Delfi

La nostra chiesa ha cambiato più volte il suo aspetto per via dei numerosi interventi subiti durante i secoli ed è sormontata da tre insoliti pinnacoli.

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È preceduta da un protiro con la volta stellata e l’immagine di San Calimero ci guarda da sopra il portone d’ingresso

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Calimero fu Vescovo di Milano tra il 270 e il 290. Il suo apostolato lo portò a farsi molti nemici tra i pagani che lo uccisero e gettarono il suo corpo in un pozzo pieno d’acqua, forse come vendetta per i Battesimi impartiti o, azzardiamo, come sacrificio ad Apollo, nelle acque a lui consacrate.

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Diamo un’occhiata alla chiesa, che appare ben restaurata e luminosa

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Scendiamo nella cripta da una delle due scalette poste accanto all’altare.

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In essa è conservata la vera del pozzo, ora chiuso, dove, secondo la tradizione, fu gettato il corpo del Santo.

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L’acqua di questo pozzo era considerata miracolosa ed i fedeli l’attingevano e la facevano bere ai malati, perché guarissero.

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Inoltre, nei periodi estivi di siccità (San Calimero viene celebrato il 31 luglio), si usava l’acqua miracolosa per aspergere il sagrato della Basilica al fine di propiziare la pioggia, sia rinnovando il vecchio rito pagano, sia, forse, rifacendosi a rituali ancora più antichi

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Andare a San Calimero può essere un’esperienza intrigante e ricca di suggestioni o, più semplicemente, una tappa nei nostri passi per Milano.

Questa chiesa ospita anche concerti molto suggestivi e manifestazioni musicali, come il MITO, festival internazionale della musica.

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