Usciti dalla chiesa di San Calimero, facciamo quattro passi nella zona vicina, iniziando, se possibile, dai resti dell’area cimiteriale, di difficile accesso, dominati da un piccolo campanile curiosamente sghembo.
Un bel portale romanico con una doppia fila di mattoni, intervallata da una piccola striscia di pietra, ci introduce in un lungo cortiletto dal quale si possono ammirare sul fianco della chiesa alcune lapidi sepolcrali di varie epoche.
Fra le poche lapidi rimaste, spicca quella del Cavalier Tempesta, al secolo Pieter Mulier, un pittore fiammingo del 1600.
Nei suoi quadri dipingeva soprattutto mari in tempesta e navi in balia delle onde. Nella sua storia c’è il presunto uxoricidio, per il quale venne condannato e incarcerato per diversi anni, nei quali potè continuare a dipingere.
Riottenuta la libertà, viaggiò per l’Italia, in cerca di ispirazione. Ma nei suoi quadri, anche se di soggetti bucolici, sullo sfondo si ammassano nubi tempestose.
Stabilitosi a Milano, volle essere sepolto in San Calimero. Forse la sua sensibilità di artista aveva spinto il Cavalier Tempesta, tormentato dalle burrasche che aveva vissuto, a cercare rifugio eterno vicino ad un’acqua più tranquilla e miracolosa, come quella di San Calimero.
Tranquilla, a parte le biciclette che, a volte, vanno troppo veloci in area pedonale, è la piazzetta vicino alla chiesa, dove, come a San Lorenzo, opere di wall-art sul muro di cinta del monastero della Visitazione accostano antico e moderno, sacro e profano.
I volti di personaggi legati a Milano sono dipinti in un raffinato color seppia, in contrasto col colore dei murales che vivacizzano la facciata dell’ ex canonica, attigua all’Archivio Storico Diocesano.
Il muro di cinta del monastero della Visitazione nasconde il convento di clausura, costruito nel 700 al posto della fatiscente Casa delle “zitelle” voluta da San Carlo Borromeo per le bambine orfane a causa della peste.
Aperta a tutti, con orari limitati, è la chiesa di S. Maria della Visitazione del XVIII secolo con facciata neoclassica, monumento nazionale e santuario cittadino.
Due anni fa, in occasione dei trecento anni di vita del monastero, è stato pubblicato un libro ricco di riferimenti storici, artistici e fotografici, a cura di Bruna Massari Falconieri, medico delle suore, una delle due sole persone che entrano in contatto con loro.
All’interno si trova oltre al giardino, un raro orto botanico, forse il più bello e grande della città, purtroppo non visitabile per le regole della clausura.
Tutta questa zona, un tempo, era ricca di acque e alberi; le leggende parlano di raduni di streghe, dove oggi c’è via Quadronno, nella notte di Valpurga (forse il celtico Beltaine?), alla vigilia del 1° Maggio.
Nel corso dei secoli la zona ha trovato pace e serenità con la presenza di monasteri, luoghi di cultura e di cure.
Sulla piazza Cardinal Ferrari si apre l’Istituto Marcelline, che prendono il nome dalla sorella di Sant’Ambrogio, Marcellina. E’ stato fondato nel 1854, in pieno Risorgimento, da monsignor Biraghi con l’intento di educare e istruire le fanciulle nel loro futuro di donne colte e nello tempo stesso materne.
L’istituto continua ancora oggi la propria opera secolare accogliendo studenti piccoli e grandi, l’Accademia di danza ucraina e ampliando l’impegno sociale con gli anziani ospiti del Centro Diurno Integrato.
Accanto alle Marcelline si trova l’ospedale Gaetano Pini che tutti conosciamo. Per l’anniversario della sua fondazione si è rifatto il look con dei murales d’autore.
Tornando verso San Calimero non dimenticate di dare un’occhiata a due palazzi, risalenti alla fine degli Venti, opera dell’ architetto Giuseppe de Finetti.
La Casa della Meridiana, in via Marchiondi, stupisce per la varietà della sua facciata, realizzata in un insieme di “ville sovrapposte”.
E sbirciando dai cancelli sul fondo della via si può vedere ciò che resta del famoso giardino dell’ Arcadia del Settecento
https://altramilano.wordpress.com/2012/06/07/giardino-dellarcadia/
In contrasto con la varietà di stili della casa della Meridiana é l’edificio bianco e lineare, anch’esso opera dello stesso architetto, che si affaccia sulla piazza.
Se c’è tempo, poi, ci si può fermare per un caffè, un piccolo piatto sfizioso, un buon bicchiere di vino in uno dei localini vicino a San Calimero: faranno sentire aria di vacanza in un giorno in città!