La Madonnina va all’Expo

Hanno deciso!

Finalmente, dopo tante polemiche e trattative, una copia della Madonnina, in grandezza naturale, sarà esposta all’Expo.expo

La Madonnina è sempre stata con noi, con una bella alabarda di fianco, e ora proteggerà anche questa manifestazione così importante per Milano e per l’Italia.

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La nonna di uno di noi si ricordava una filastrocca, dedicata alla Madonnina, che, in tempo di guerra (la Prima!!!), era stata protetta da un telo grigioverde, come le divise dei soldati, per nasconderla ai bombardamenti dei dirigibili nemici, nelle notti di luna, e per continuare a vegliare sulla città.

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“…e gli Zeppelin fuggenti / diranno tra le genti: / la Madonna lassù in aria / si è arruolata volontaria…”

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Buona Expo a tutti!

Expo 2015 Milano

Invettiva di Belisama contro il Barbarossa – (RaccontaMI)

Belisama e il dinosaurino si trovano a Porta Romana: qui il Barbarossa fu ferito da una freccia, durante l’assedio che portò alla distruzione di Milano.

_Tu hai distrutto la mia città, divenuta terra selvatica; tu hai ucciso i miei figli che chiedevano pietà; tu li hai scacciati in un esilio durato cinque anni; tu hai profanato e trafugato le spoglie dei Tre Re, che qui si erano fermati per il loro lungo riposo dopo il Santo Viaggio. Tu, cieco imperatore; tu, uomo senza pietà…_

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Il dinosaurino sentì ribollire dentro di sè il sangue dei suoi antenati, ma Belisama lo fermò.

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_No, le mie acque hanno già fatto giustizia e la sua armatura, ferraglia di guerre e di potere, lo ha perso e trascinato nell’abisso senza ritorno.(*)

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Si possono distruggere tutti i fiori, bruciare le gemme, abbattere gli alberi, ma non si può impedire alla primavera di tornare. E Milano riprese a vivere…_

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(*) Il Barbarossa, che distrusse Milano nel 1162, morì annegato nel fiume Göksu (oggi Saleph), in Turchia, trascinato a fondo dall’armatura che indossava, dopo essere caduto da cavallo.

Ultim’ora: il digitale nella nostra vita

Lunedì  23  febbraio inizia la terza edizione della Social Media Week a Palazzo Reale e al Megastore Mondadori di Piazza Duomo, per approfondire, in una serie di incontri, tematiche sull’uso del digitale nella nostra vita e nella società che cambiano.

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Diversi professionisti del settore  – social media strategist, giornalisti, direttori creativi, blogger, youtuber – racconteranno la loro esperienza sul campo.

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Grazie alla copertura streaming della maggior parte degli eventi, la #SMWmilan potrà essere seguita in tutta Italia.

Per saperne di più

http://www.lastampa.it/2015/02/11/tecnologia/social-media-week-una-settimana-di-incontri-per-capire-come-il-digitale-ci-cambia-la-vita-nB6mIrCk4WMMl1LA6gBlYP/pagina.html

Ecco il programma con il calendario degli incontri

http://socialmediaweek.org/milan/schedule/

 

 

 

 

San Lorenzo, una Basilica “fusion”

Una Basilica donata agli ariani, con fondamenta romane e un Mausoleo per un’imperatrice che non c’è. Al suo posto il Santo protettore dei facchini e, all’esterno, un muro colorato da murales d’autore…una passeggiata davvero fusion!

Guardiamo quell’insieme di materiali, stili, torri e cappelle che caratterizza il retro di San Lorenzo, visto dal Parco delle Basiliche, che lo collega a Sant’Eustorgio.

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Se osserviamo con attenzione, vediamo degli inserti molto strani: sono blocchi di pietre che provengono da monumenti imperiali di epoca romana, come l’Anfiteatro ed il Circo, che si trovavano poco lontano.

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Quando furono distrutti, divennero una sorta di cava per recuperare pietre e quant’altro di già “lavorato” si potesse riutilizzare per altre costruzioni.

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Romane sono anche le colonne che delimitano il sagrato e romano era certamente Costantino, la cui statua è una copia in bronzo di quella che si trova a Roma.

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Una curiosità: al centro della piazzetta davanti a San Lorenzo, in corso di Porta Ticinese, c’è la statua di un Imperatore, non di un Santo!

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Queste opere romane si sono salvate da incendi, terremoti, crolli, bombardamenti e ricostruzioni, che si sono succeduti nella storia di San Lorenzo.

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Ben altro capitò a questa Basilica: sembra, infatti, che nel IV secolo fosse stata donata agli ariani, perchè potessero avere un proprio luogo di culto, ma Sant’Ambrogio fieramente si oppose alla donazione.

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Entriamo in San Lorenzo e guardiamo la sua struttura e le sue pareti, così ricche di semplicità.

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https://www.youtube.com/watch?v=e3uBPeUTI1g

Prima di visitare la Cappella di Sant’Aquilino, diamo un’occhiata ad una vera chicca, ritrovata rimuovendo gli intonaci delle pareti (si vedono le scalpellature): è una copia del Cenacolo realizzata da un allievo (non dei migliori!) di Leonardo.

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I misteri dell’affresco leonardesco ci sono tutti: San Giovanni ha aspetto molto femminile ed il coltello è impugnato da una mano di cui non si vede il proprietario.

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Davanti a quest’Ultima Cena, una deposizione in terracotta dipinta.

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Avviamoci verso la Cappella di Sant’Aquilino (visita a pagamento, 2 Euro). Questo Mausoleo, un tempo distaccato dalla Basilica, ha ancora struttura e cupola originali.

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per saperne di più

Ci accoglie, luminosa, la Cappella dell’Addolorata, costruita per congiungere la Basilica al Mausoleo.

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Entriamo nella Cappella di Sant’Aquilino passando sotto un bel portale di marmo di epoca romana, proveniente dall’Anfiteatro o dal Circo.

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Ancora oggi non si sa a quale delle imperatrici, Galla Placidia o Giustina, potrebbe essere stato destinato il Mausoleo diventato poi la Cappella di Sant’Aquilino. Entrambe le imperatrici sono, però, sepolte altrove.

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Il Mausoleo, invece, contiene l’urna di Sant’Aquilino, un sacerdote ucciso dagli eretici poco dopo l’anno Mille, il cui corpo fu ritrovato da un gruppo di facchini, di cui divenne il patrono.

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Purtroppo alle pareti del Mausoleo rimane ben conservato solo “Il Cristo Maestro tra gli Apostoli”. In questo mosaico bizantino il Cristo è insolitamente rappresentato molto giovane, senza barba e con i capelli corti. Accanto a Lui gli Apostoli con papiri, rotoli e specchi d’acqua.

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Non dimentichiamo di esplorare il locale sottostante questa Cappella. Una stretta scaletta, non indicata e quasi nascosta dietro l’urna del Santo, ci porta ad un sotterraneo che contiene diversi blocchi di pietra, tra i quali si possono scoprire resti di colonne, architravi, capitelli romani. A voi il piacere della ricerca!

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Una volta usciti dalla nostra Basilica, guardiamo i murales accanto ad essa: personaggi illustri, da Sant’Ambrogio a Verdi, da Attila a Napoleone, a Leonardo  ci osservano, alcuni con una birra in mano.

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La visita a questa Basilica non finisce mai di stupirci: abbiamo percorso quasi duemila anni di storia dall’ Antica Roma ai murales di oggi.

Street art: i tombini d’autore

Tra pochi giorni inizierà la terza edizione di Sopra il Sotto – Tombini Art raccontano la città cablata. In occasione della Settimana della Moda, ventiquattro tombini saranno in passerella in via Montenapoleone e in via Sant’Andrea.

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Quest’anno sono stati coinvolti anche gli Stilisti dell’Alta Moda, che grifferanno quelle lastre di ghisa alle quali non prestiamo mai attenzione e che coprono quel mondo sotterraneo del quale non possiamo fare a meno.

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Infatti, i tombini, presenti ovunque, costituiscono, per così dire, l’accesso a quella parte di città posta nel sottosuolo nella quale si trovano quegli impianti (fognature, condutture di acqua, gas, luce, telefono, e ora anche fibre ottiche), che non vediamo, ma che rendono possibile e vivibile il nostro mondo, anche in campo tecnologico.

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A Milano la Metroweb, che si occupa degli impianti a fibre ottiche, per far “conoscere” quanto abbiamo sotto i nostri passi, anche quest’anno sponsorizza questa mostra open air facendo realizzare tombini d’autore, che saranno venduti all’asta per beneficenza.

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Anche in Giappone, fin dagli anni ottanta, numerosi tombini sono stati trasformati in vere e proprie opere d’arte, inserendo elementi della cultura e della vita locale, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto si stava facendo in campo urbanistico.

http://www.clock-magazine.ch/2014/03/23/in-giappone-i-tombini-sono-diventati-unespressione-artistica/

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Queste “porte” per il sottosuolo sono state valorizzate anche nell’antichità. Sapevate che la Bocca della Verità era, probabilmente, una sorta di bellissimo tombino di epoca romana?

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Tombino romano d’epoca

Non perdetevi questa mostra open air della prossima settimana!

Nel frattempo, riportiamo alcune immagini delle edizioni precedenti. Una prima mostra era stata organizzata nel 2009, in via Savona, con la partecipazione di giovani artisti italiani.

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http://tombiniart.metroweb.it/pdf/catalogo/tombiniart2009.pdf

Visto il grande successo e la curiosità che questa mostra aveva suscitato, ne è stata organizzata, nel 2012, una seconda edizione in via Montenapoleone, avvalendosi dell’opera di cinque urban painter internazionali.

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Anche quest’anno, quindi, potremo camminare sui tombini griffati fino al  gennaio 2016.

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Andiamo a vederli!

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Morte di una “lucciola” al Ticinese- (Tanto tempo fa) – Parte Seconda

Torniamo alla notte del 27 agosto al Carrobbio.

La versione ufficiale

Alcuni giovani, che recavano disturbo alla quiete pubblica e che si erano “ribellati” agli ordini degli agenti di “circolare”, vengono arrestati. Una giovane prostituta si suicida ingerendo pastiglie di sublimato corrosivo: è la Rosetta.

La Rosetta

Tutti i giornali si allineano a questa versione dei fatti, fornita dalla polizia: in poche righe viene riferito questo piccolo fatto di cronaca.

La controinchiesta dell’Avanti

Già il 28 l’Avanti esplode con il titolo:

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Il linguaggio del giornale cambia: la “prostituta” diventa “una giovane canzonettista”, gli agenti si trasformano in “poliziottaglia” e ci si chiede se una sola pastiglia, seguita da lavanda gastrica, possa uccidere.

L’Autorità Giudiziaria e la Questura aprono immediatamente due inchieste e ordinano l’autopsia della vittima.

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Come in una sorta di Quarto Grado inizio secolo, i giornalisti dell’Avanti scavano nell’accaduto, cercano testimoni, collegano fatti, confrontano dati, interpellano esperti e…i conti non tornano.

Non ci furono solo schiamazzi, ma, in quella notte violenta al Carrobbio, fecero la comparsa le daghe, furono distribuite piattonate dagli agenti (che erano in numero molto superiore a quello dei disturbatori), una delle quali colpì violentemente al petto la Rosetta. Gli uomini furono arrestati, le donne lasciate sul campo di battaglia.

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Sempre seguendo le testimonianze raccolte, poco dopo la scena si sposta in piazza Vetra. La Rosetta, soccorsa dal fratello Arturo, che si stava recando al lavoro, e da altri due giovani, viene accompagnata in piazza Vetra, per andare dalla sorella.

la Stretta dei Vetraschi in piazza Vetra

Come in un agguato, alcuni agenti, già presenti al pestaggio del Carrobbio, si lanciano sul gruppetto, infierendo in particolare su Arturo. Rosetta urla, cerca di difendere il fratello, per di più claudicante, ma questo scatena il branco degli agenti che “si scagliano, ormai accecati da una brutalità cieca e bestiale(l’Avanti, 28/8) a calci e pugni sulla ragazza.

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Rivoltella in pugno, gli agenti intimano a tutti i testimoni di rientrare a casa e di chiudere le finestre.

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Fra i testimoni, che restano presenti come in un coro, c’è anche chi trova il coraggio di denunciare, sulle pagine del giornale, quanto visto quella sera, indicando anche il proprio nome e cognome. Saranno sentiti dalle autorità? Subiranno ritorsioni? Nulla si sa di tutto questo.

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Il presunto depistaggio ed il tentato suicidio

I poliziotti riportano poi, di peso, la Rosetta al Carrobbio: perchè? Forse per depistare le indagini e “nascondere” l’agguato di piazza Vetra?

In questo momento la Rosetta prende (o finge di prendere) le pastiglie di veleno: forse per farsi portare in ospedale, invece che in Questura, e salvarsi dal branco?

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Il Musti

È il poliziotto “cattivo”: viene accusato, tempo prima, dalla Rosetta, davanti ai giudici, di minacce continuate, è presente ai pestaggi, porta la ragazza in ospedale, al reparto Tentati Suicidi.

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C’era un motivo nascosto nel suo odio verso la Rosetta?

– È il poliziotto deviato, venuto da Napoli, affiliato, forse alla Mano Nera, di cui parlano alcune ballate popolari?

– Voleva vendicarsi delle accuse della Rosetta davanti ai giudici?

– C’è chi sostiene che ne fosse pazzamente innamorato (forse anche suo amante); dopo essere stato lasciato, voleva fargliela “pagare cara”?

– Forse avrebbe voluto diventare il protettore della lucciola, che stava diventando famosa e, respinto, “gliela aveva giurata”?

 Di lui sappiamo che venne trasferito a Genova e le sue tracce si perdono con i suoi segreti.

Un delitto irrisolto

 L’autopsia indicò nell’avvelenamento la causa della morte e segnalò diverse lievi abrasioni sul corpo della vittima

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– Perché fu impedito ai familiari ed agli amici di vedere il corpo della ragazza fintanto non fosse stato “preparato”? Una testimone, di cui si riporta nome e cognome, vide, di nascosto, diverse vistose ecchimosi sul cadavere.

– Perchè la Rosetta avrebbe detto alla sorella, prima di morire, “mi hanno ammazzata”?

– Quante furono in realtà le pastiglie ingerite? Erano sufficienti a causare la morte, tanto più che le venne praticata subito la lavanda gastrica? Il numero delle pastiglie varia, secondo le fonti, da “alcune” a “tre”, di cui due sputate. Ci furono, si chiede un medico intervistato dall’Avanti, altri sintomi di avvelenamento? Il sublimato corrosivo, trovato nell’autopsia, poteva essere quello che la Rosetta assumeva abitualmente per curare la sifilide?

Le Autorità richiesero un supplemento di indagini, ma dei nuovi risultati non si seppe più nulla.

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I funerali della Rosetta

Ai suoi funerali partecipò una grande folla con tutta la malavita del Ticinese. Quattro erano i carri pieni di fiori per la giovane canzonettista.

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Il funerale della Rosetta da Milano noir (mostra 2015)

In questi cento anni la storia della Rosetta è diventata una sorta di leggenda che ha ispirato diversi artisti, da Sciascia ai vari interpreti della ballata (Milly, I Gufi, Mattia Donna, ecc.).

https://www.youtube.com/watch?v=VJJbhbl6WSA

Ancora oggi la figura della giovane prostituta di piazza Vetra, morta non ancora diciottenne, interessa, intriga e, forse, suscita riflessioni anche su delitti del nostro tempo e fatti di cronaca tristemente noti.

Da noi una rosa per lei.

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Morte di una “lucciola” al Ticinese – (Tanto tempo fa) – Parte Prima

Perchè una piccola lucciola è diventata negli anni una specie di leggenda milanese? Cosa ha contribuito a far crescere il fascino del mistero intorno alla sua figura?

La scena del delitto

Siamo sul finire dell’agosto 1913, nel popolare rione Ticinese, terra di miseria, degrado e malavita, ma anche vivace e ricco di senso di solidarietà e appartenenza.

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Le notti dovevano essere ancora calde e piacevoli se il Carrobbio il 27 agosto “si era trasformato in una specie di caffè-concerto: alcune donnine, più allegre del solito, e alcuni giovinastri, padroni del campo, cantavano a squarciagola, turbando il sonno dei pacifici cittadini. Dall’Inno a Tripoli…e il bel suol d’Amore si era giunti alle canzoni oscene e ai richiami della malavita” (l’Avanti, 27/8/1913).

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Qui inizia il dramma della Rosetta, una giovane ragazza al centro di un grave fatto di cronaca nera dai contorni rimasti oscuri. Quali furono le cause della sua morte? Fu un suicidio o fu vittima della brutalità di alcuni agenti di polizia?

Ancora oggi molti sono i dubbi. Vediamo di recuperare un po’ delle tessere che potranno servire a ciascuno di noi per comporre il proprio puzzle.

La Rosetta

Nasce intorno al 1895, in una famiglia numerosa (nove figli?) con padre facchino e madre forse alcolizzata, ma certamente sciagurata se, come sembra, si vantava di aver spinto la Rosetta, allora tredicenne, a “frequentare” un ricco signore.

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dal film “Giovane e bella”

La sua biografia è molto scarna: “Elvira Rosa Andressi (questo il suo nome) era una povera ragazza del popolo, troppo presto vinta dalle tentazioni del lusso e, forse, del vizio. Ma, tuttavia, giovanissima e molto bella, volle tentare di sottrarsi al mondo equivoco nel quale era caduta: non, forse, per redimersi, ma certo per non precipitare, ogni giorno di più, nella voragine dei bassifondi.” (l’Avanti, 28/8).

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“Molta grazia, molta verve, una graziosa voce” (ibidem, 28/8):questo era quello che aveva la Rosetta per vivere la sua vita.

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In pochi anni (muore non ancora diciottenne) conosce un merciaio di via Torino, sposato e con tredici figli, che le “vende” calze e golfini in cambio delle più belle notti d’amore della sua vita

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Incontra  un delinquente della Compagnia del Fil de Fer, Attilio Orlandi, detto Butterin, uomo alto e grassoccio  ma elegante, borsaiolo sui treni e protettore di lucciole, con il quale va a vivere.

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L’Orlandi viene poi accusato di aver partecipato al furto nella gioielleria Archenti di piazza Duomo e, come complice, viene coinvolta anche la Rosetta.

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In questa circostanza, la Rosetta sperimenta i modi intimidatori della polizia e, soprattutto, quelli di un certo Musti, brigadiere, forse meridionale, che entrerà prepotentemente nella vita e nella morte della ragazza.

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Durante il processo, dal quale uscirà completamente scagionata (e a quei tempi non era certo facile per una lucciola), accusa, davanti ai Giudici, il Musti di averla più volte minacciata: “Lei è quel signore che avrebbe voluto condurmi senza perchè in guardina…Lei mi ha minacciata tutte le volte che mi ha incontrata” (ibidem, 30/8).

Intanto la ragazza, che secondo la ballata riportata nell’articolo “…battea la colonnetta…” (forse un tratto di marciapiede o, più probabilmente, un’osteria con questo nome), fa carriera e diventa Rosa Woltery, una cantante di Cafè Chantant e di teatro, come il San Martino, in Galleria del Corso a Milano, dove conosce, forse, Petrolini; si esibisce anche al Salone Margherita a Roma e l’attende uno spettacolo a Genova.

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Ha affittato, nel frattempo, un piccolo appartamento, dove riceve “visite”; ma il destino e il Musti, ancora lui, l’attendono in una calda notte d’estate al Ticinese.

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Continua… 

Contrada dell’Agnello, quattro passi nello street food

Come una calamita, lo street food sta attirando a sé un po’ tutti, giovani, “maturi”, lavoratori, turisti, tutti quelli che sono alla ricerca di un’alternativa gastronomica in centro a Milano.

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Oggi è un fatto di necessità, oltre che di moda e di attualità, mangiare al volo, in una pausa tra le attività della giornata, come in una sorta di piacevole picnic tra uffici, monumenti e negozi, da fare magari con qualcuno.

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Lo street food scardina l’idea del pasto: consente di mangiare in modo informale, più rapido, meno costoso.

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Da “Le vacanze intelligenti” episodio del film “Dove vai in vacanza?”

L’orario e l’offerta sono ampi; il cibo è preparato in modo artigianale, viene servito in monoporzione e confezionato in modo da poter essere consumato facilmente e dovunque.

Per saperne di più:

http://storicamente.org/03parente

Questa moda sta rivitalizzando spazi urbani e pubblici che erano privi di colore e di identità.

In quest’ottica l’antica Contrada medievale dell’Agnello è diventata, da qualche tempo, l’angolo dello street food, tra la Galleria e il Duomo.

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Nel Medioevo la città era divisa in Sestieri, ed ognuno di questi comprendeva circa cinque Contrade.

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Per saperne di più: clicca qui

Della Contrada dell’Agnello è rimasto il nome della via (via Agnello) ed una piccola “targa” al numero 19.

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In questa zona ora (via Santa Radegonda, via San Raffaele, via Berchet, via Ragazzi del ’99) si sono moltiplicati diversi locali di fast food.

Il pioniere è stato Luini, aperto dal 1949, con i suoi panzerotti, famosi in tutta Milano e, ormai, anche tra i turisti. In certi momenti diventa quasi difficile passare per la strada, tra i golosi consumatori di panzerotti.

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Ai primi di dicembre, al piano terreno dell’annex della Rinascente, è stata aperta una piccola sede della Focacceria Manuelina di Recco, che propone tranci di specialità liguri come la famosa focaccia al formaggio, la pizzata, la focaccia genovese, le torte salate e qualche dolce tipico come il pandolce di Genova.

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Di fronte a Luini troviamo il “classico” fast food McDonald’s, che, dopo aver lasciato la Galleria, si è trasferito in questa nuova sede, su due piani. Menù e prezzi sono quelli consueti di tutta la catena.  La moda degli  hamburger impazza a Milano anche in altri locali.

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Voglia di pesce o di qualcosa di più orientale? Pochi passi più avanti il take away Musubi  ci offre piatti tipici della quotidianità giapponese cucinati con sapori mediterranei. Al posto del panino un bel cartoccio di alga ripieno di  riso profumato, fettine di tonno e verdura, oppure una zuppa di miso, o sushi e tempura!

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Se volete un ottimo trancio di pizza c’è Spontini, altro storico locale milanese, che ha aperto recentemente questo negozio, affiancandolo agli altri cinque già esistenti. La pizza è soffice all’interno, croccante alla base; è preparata solo in tre modi: margherita, con mozzarella filante; mediterranea, con capperi e acciughe; e al prosciutto. Squisite! Si mangia solo in piedi, appoggiandosi agli alti tavolini d’acciaio.

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E ora, per finire, cosa c’è di meglio di un buon gelato?

In cioccolatItaliani il cioccolato è ovunque e dovunque. I prodotti vengono preparati davanti al cliente. Sua maestà il cioccolato bianco e nero scende copiosamente da una fontana per la gioia dei golosi.

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