Invettiva di Belisama contro il Barbarossa – (RaccontaMI)

Belisama e il dinosaurino si trovano a Porta Romana: qui il Barbarossa fu ferito da una freccia, durante l’assedio che portò alla distruzione di Milano.

_Tu hai distrutto la mia città, divenuta terra selvatica; tu hai ucciso i miei figli che chiedevano pietà; tu li hai scacciati in un esilio durato cinque anni; tu hai profanato e trafugato le spoglie dei Tre Re, che qui si erano fermati per il loro lungo riposo dopo il Santo Viaggio. Tu, cieco imperatore; tu, uomo senza pietà…_

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Il dinosaurino sentì ribollire dentro di sè il sangue dei suoi antenati, ma Belisama lo fermò.

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_No, le mie acque hanno già fatto giustizia e la sua armatura, ferraglia di guerre e di potere, lo ha perso e trascinato nell’abisso senza ritorno.(*)

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Si possono distruggere tutti i fiori, bruciare le gemme, abbattere gli alberi, ma non si può impedire alla primavera di tornare. E Milano riprese a vivere…_

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(*) Il Barbarossa, che distrusse Milano nel 1162, morì annegato nel fiume Göksu (oggi Saleph), in Turchia, trascinato a fondo dall’armatura che indossava, dopo essere caduto da cavallo.

Fiori per Urbicus in via Arena – (raccontaMI)

_Vieni piccolo dinosauro, andiamo a cogliere dei fiori.

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_Che buoni! Ho già fame, Belisama.

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_Non sono per te, ma per Urbicus.

_Chi è?

_Un giovane gladiatore dell’antica Roma, una specie di star dell’epoca, morto a soli 22 anni, ucciso a tradimento dall’avversario che lui aveva appena sconfitto in combattimento, qui nell’anfiteatro di Mediolanum.

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_Perchè lo odiava tanto?

_Invidia…Brutto sentimento per gli umani; “uccidono” chi vorrebbero essere.

_Ma anche a me piacerebbe diventare un drago gigante, come il Fortunadrago della Storia Infinita e girare per il mondo.

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_Se lo ammiri e lo ami, crescerai, sulla tua via; se lo invidi e lo odii, la tua strada sarà sbarrata da una frana senza via di uscita.

_Uhmm…Sento profumo di fiori e prati!

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_Vedi questo prato? Qui c’era l’Anfiteatro; pochi resti sono rimasti. Nei chiostri qui vicino puoi vedere la lapide che hanno dedicato ad Urbicus sua moglie e le due bimbe.

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Accanto c’è il bellissimo vivaio Riva, dove i fiori sono curati con tanto amore. Guardali…Chi può dire che Milano sia grigia e senza colori, in un giorno d’inverno?

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_Mi sento già l’acquolina in bocca!

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Dialogo di Belisama con la Stella – (raccontaMI)

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Seduti su una panchina, il dinosaurino e Belisama si riposano in una sera ricca di pensieri.

Sono belle, vero?
_ Cosa?
_ Le stelle…Da tanto tempo dal mio muro non le guardavo più.
Sei andato al cinema a vedere Men in Black?

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No, perchè?

Belisama sorride pensando a come certe parole e sensazioni siano immortali. Un tempo, tanto tempo fa, gli uomini guardavano il cielo per capire dove stavano andando.

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Ciao, Belisama! Sei venuta a trovarmi?
Ciao, Stella, la più splendente di tutte! Quanti uomini ti hanno cercata e a quanti hai saputo dare risposte sulla strada che dovevano tenere.

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Noi, Luci del Cielo, ci siamo sempre, anche nel buio delle notti o dei cuori, nelle ombre delle paure. Quanti uomini ho guidato: marinai, viandanti, astronomi, carovanieri, filosofi, contadini, scienziati, poeti…Uomini che scrutavano il cielo per comprendere i segreti dell’Universo…

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Ci sono segreti che l’Universo non conosce?
Chi è quel piccolo animaletto che fa domande così profonde?
_ Ciao! Sono un cucciolo di…

Belisama e la Stella si sorridono.

Non importa di quale razza. Tutte sono in noi.

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Una dea ti guida, piccolo. Anch’io ho guidato tanti uomini di genti diverse, anche dei Magi che cercavano un Bimbo appena nato in una grotta.

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Sei la Stella Cometa!! E io sono qui, seduto davanti a te, e non lo sapevo…Che bello, Belisama! Ho conosciuto la Stella Cometa che ci guarda sempre dal campanile di Sant’Eustorgio! Non lo sapevate neanche voi? Cosa aspettate? Correte…Non fatela aspettare!

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Costantino e le Colonne di San Lorenzo – (raccontaMI)


_Ciao Belisama, sei tornata in Duomo!

_Ciao, piccolo dinosauro, avevo tanta voglia di rivederti. Oggi andremo a vedere un grande drago. Da molto tempo sei fermo sulla cornice della porta del Duomo e hai visto secoli di vita e di persone passare accanto a te. Quanta conoscenza hai acquisito! Ora, però, è tempo di scendere dal tuo muro; lascialo. Andiamo a vedere cosa c’è oltre.

Il dinosaurino, tutto contento, anche se con un po’ di timore, scende dal muro e segue Belisama. Si trovano alle Colonne di San Lorenzo davanti ad un muro colorato, con tante figure dipinte. Il piccolo si ferma a guardare un drago enorme, quando…

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Murales Colonne di San Lorenzo

 

_Inchinati all’Imperatore, donna!

Una forte voce giunge dalla statua di Costantino. Il piccolo dinosauro, già un po’ spaventato per aver visto l’immagine di quel drago, suo lontano parente, dall’aspetto così cattivo, si stringe vicino a Belisama, nascondendosi dietro di lei.

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_Chi sei, donna, che osi sfidare il potere imperiale e non rendere il dovuto omaggio al tuo signore?!

Belisama guarda Costantino negli occhi e prova quasi pena, non rabbia.

_Oh, questi mortali che vogliono far inchinare anche gli dei. Guarda: dove hai vinto la battaglia di Ponte Milvio,  i ragazzi hanno messo lucchetti per incatenare i loro amori.

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Il ponte Milvio

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I lucchetti di ponte Milvio

E il Palazzo Imperiale, il Circo di via Brisa qui a Milano? A malapena trovi ciò che ne resta. Il potere che ti ha posseduto è crollato come questi monumenti di pietra: figlio, moglie, nipote, uomini, donne, bambini di varie genti, quanti hai fatto uccidere per il tuo potere. Guerre, guerre…

_Sono l’Imperatore, ho fatto guerre per l’Impero, sono un grande guerriero!

_Guerra…”guerra non fa nessuno grande” ci ha insegnato Yoda, il grande saggio di Degobah. E poi hai emanato, qui a Milano, l’Editto sulla libertà di culto. Tolleranza…Quale tolleranza? Potere, non pace. Anche oggi mancano tolleranza e pace, nel vostro cuore di umani. La Storia degli uomini a volte fa le capriole e tutto si confonde e si aggroviglia. Ora sei qui, dentro a questa statua, davanti alle Colonne di San Lorenzo, in mezzo alla movida.

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_Movida?? È quello schiamazzo, fatto di voci bagnate di alcool e di birra, che turba il mio sonno imperiale?

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Belisama sorride, prende un boccale di birra e ne beve un sorso

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_Mica male questo nettare! Prosit, Costantino! Alla tolleranza!

Il dinosaurino ha ascoltato con attenzione, pensando a come sarebbe stato bello fare capriole in un brolo, come la Storia. “Forse, però” pensa “non ho capito bene i discorsi dei grandi. Di che cosa stavano parlando? La Storia fa capriole? Ma è come un grande circo dove ci sono saltimbanchi, equilibristi e giocolieri?

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Marc Chagall

 

Certo che è bello lasciare il proprio muro e fare quattro passi per Milano…

– Aspettami, Belisama! Dove andiamo ora?

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Itinerario da S. Bernardino alle Ossa

DA DOVE ……. DOVE

“Ti spiacerebbe dirmi, per favore, da quale parte dovrei andare, partendo da qui?” (Alice nel paese delle meraviglie – L. Carroll)

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 Questa zona, appartata e silenziosa, è una piccola oasi di tranquillità a pochi passi dal centro, ma solo nel weekend. Durante la settimana, quando è aperta l’Università Statale di via Festa del Perdono,

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è vivace, piena di ragazzi, biciclette, negozi “colti”, librerie, copisterie, bar piacevoli e a buon mercato, dove si sente ridere e raccontare di esami e di prof. Il sabato e la domenica tutto cambia; l’Università è chiusa, salvo eventi. Un vero peccato che impedisce di gustare questo angolo di Rinascimento con la sua ordinata bellezza e con i suoi chiostri, sui muretti dei quali è bello sedere come avviene da 600 anni. (Vista l’importanza della Ca’ Granda, cioè dell’Università, ne parleremo in un altro itinerario).

Torniamo sui nostri passi. Belisama ci ha già accompagnato alla chiesa di San Bernardino e alle sue macabre decorazioni. Siamo ora in piazza Santo Stefano, dominata dalla chiesa di Santo Stefano in Brolo.

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Sì, avete letto bene: Brolo, l’antico nome del bosco, che dà anche il nome ad una viuzza qua dietro…Ma non è tutto; alle spalle di San Bernardino c’è un piccolo giardino, quasi segreto, che sembra invitare ad una tranquilla sosta per  una lettura o per una chiacchierata piacevole, magari mangiando un panino  (se ci andate di domenica, però, dovete portarvelo da casa, qui vicino è quasi tutto chiuso).

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Molto tranquilla la nostra chiesa di Santo Stefano, nel passato, non lo è di certo stata. Qui, sotto il porticato, di cui rimane quell’unica colonna, fu ucciso da congiurati il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, il 26 dicembre del 1476. Inoltre, appena entrati nella chiesa, sul pavimento, una grata d’ottone copre una pietra, detta degli Innocenti, che ricorda quattro funzionari imperiali che, durante il regno dell’Imperatore Valentiniano I (quando Mediolanum era la capitale dell’Impero Romano d’Occidente), osarono denunciare un ricco patrizio milanese, corrotto, ma legato al potere. Furono giustiziati loro dopo atroci torture proprio su questa pietra.

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Anche via Laghetto, accanto alle nostre due chiese, non era certo un’oasi di pace, come sembra guardando vecchie immagini di Milano.

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Perchè si chiama via Laghetto? Milano è da sempre città d’acqua, anche se non c’è il “grande fiume” come in altre città. Di fiumi, piccoli ma disastrosi, ne abbiamo diversi (Olona, Lambro, Seveso, Nirone, Vettabbia) e il sottosuolo è ricco di acqua; nel corso dei secoli sono stati poi creati i Navigli, ma di ciò parleremo in altri itinerari. Siamo nella seconda metà del Trecento: per la costruzione della nuova Cattedrale, il Duca Gian Galeazzo Visconti donò alla Fabbrica del Duomo la cava di marmo di Candoglia, vicino al Lago Maggiore; voleva una chiesa non più di mattoni, come nel gotico lombardo, ma di prezioso marmo dai riflessi rosati, come nelle cattedrali di Oltralpe. Come fare a portarlo?

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Il materiale arrivava al piccolo porto artificiale di via Laghetto, costruito apposta, percorrendo le vie d’acqua da Candoglia fino al Naviglio Interno; i barconi adibiti al trasporto  del marmo erano esentati dal pagamento di dazi e pedaggi esibendo un “lasciapassare” con la scritta A.U.F., cioè Ad Usum Fabricae, da cui l’espressione a ufo, ovvero a sbafo).

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Al Laghetto i blocchi venivano caricati sui carri fino al cantiere del Duomo. Anche il nostro dinosaurino è arrivato  qui e Belisama, tra acque e brolo, era felice.

Tutto roseo, quindi, come il nostro marmo? Mica tanto…Nel piccolo porto di via Laghetto arrivava anche il carbone, utilizzato come fonte energetica. L’edificio al numero civico 2 era la sede dei carbonai, i “tencitt” (cioè sporchi, neri come il carbone).

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Per i milanesi del tempo questa zona era sotto l’influsso di streghe e fattucchiere. Pensate che durante le epidemie di peste nessuno, stranamente, si ammalò nella zona del Laghetto; sortilegio o potere disinfettante della polvere di carbone? In ogni caso un certo Bernardo Catone, per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo, fece realizzare un dipinto murale, ancora oggi visibile proprio sulla facciata dell’edificio dei “tencitt” (che oggi ospita un bel ristorante e alcune abitazioni private).

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Qualche parola, infine, sui negozi della zona; non ce ne sono molti, per lo più concentrati in via Bergamini (che era la via dei formaggiai).

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Da segnalare alcune botteghe storiche.  Se entrate nell’ orologeria Sangalli per un acquisto o per una riparazione, chiedete al gentile proprietario di vedere il locale degli orologi; sotto un soffitto ligneo che ha dell’incredibile, è raccolta una collezione di cucù e di pendole dal sapore antico. Qui passato e presente camminano insieme!

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Poco distante c’è un negozio molto interessante di casalinghi e di fronte una storica libreria con un bel reparto di oggettistica e di prodotti naturali provenienti da vari monasteri.

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Il nostro giro è terminato, ma se volete c’è ancora qualcosa di interessante da vedere… Arrivederci alla prossima puntata: la Statale!

Cercatemi… – (dove)

Facciamo un GIOCO: chi mi trova per primo?

Sono attorno al portone centrale del Duomo…

FUOCHINO……….                 FUOCO………                           FUOCONE!

Avvicinatevi al portone centrale del Duomo...

Avvicinatevi al portone centrale del Duomo…

  Cercatemi nel fregio, in basso a destra

Cercatemi nel fregio, in basso a destra

Trovato!

Andate a vederlo e si sentirà meno solo! – (tanto tempo fa)

Eccolo: piccolo, erbivoro (sta mangiando una foglia), le zampine palmate (viveva nell’acqua?), musetto da rettile …

Forse era un discendente del famoso drago Tarantasio, che dimorava nel lago Gerundo, situato tra le province di Bergamo, Lodi, Cremona e Milano; paludoso e  maleodorante il lago era alimentato dai fiumi Adda, Oglio, Lambro e Serio. Questo drago era terribile; si nutriva di uomini e bambini e ammorbava l’aria con le zaffate del suo  fiato. Ci sono tante leggende che vedono diversi eroi cercare di sconfiggere questo mostro. Tra questi una narra di San Colombano, un monaco esorcista, che già aveva affrontato il mostro di Loch Ness. Di questo mostro rimangono tante tracce ancora visibili  in diversi paesi nel lodigiano e nel bergamasco (una costola di drago a Pizzighettone nella sacrestia di San Cristoforo ,  un’intera carcassa custodita a Lodi e andata perduta, un osso di enormi dimensione ad Almenno San Salvatore nella chiesa di San Giorgio).

Un po’ di Tarantasio è ancora tra noi. Quando fate benzina all’Agip, guardate il cane a 6 zampe che sputa fiamme. L’Eni avrebbe preso spunto da Tarantasio quando nel 1944 fu scoperto il primo giacimento di metano in piena zona Gerundo.

Secondo alcuni l’animale manda ancora le sue zaffate dal sottosuolo …

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Dinosauri e draghi a Milano come a Loch Ness? – (raccontaMI)

 

Eccomi! Sono io!

Eccomi!  Sono io!

_ Ciao, Belisama! Anche tu non mi vedi? Sono qui da secoli, vedo passare la città, ma nessuno si accorge di me!
_ E sei proprio qui all’ingresso, di fianco al portone, piccolo dinosauro!

_ Tanto tempo fa questo era il mondo. Sopravvivo qui tra tutte queste statue .

_Come mai un cucciolo di dinosauro sul portone principale del Duomo?

_ Guarda tutte queste statue, Belisama: c’è tutto il creato …e tra le altre creature ci sono anch’io.

_ Ce ne sono altri a Milano come te?

_ Certamente. La città è piena di draghi, mostri, serpenti terribili, tenebrose presenze!! Basta cercarli …li vedrai!