Eccolo: piccolo, erbivoro (sta mangiando una foglia), le zampine palmate (viveva nell’acqua?), musetto da rettile …
Forse era un discendente del famoso drago Tarantasio, che dimorava nel lago Gerundo, situato tra le province di Bergamo, Lodi, Cremona e Milano; paludoso e maleodorante il lago era alimentato dai fiumi Adda, Oglio, Lambro e Serio. Questo drago era terribile; si nutriva di uomini e bambini e ammorbava l’aria con le zaffate del suo fiato. Ci sono tante leggende che vedono diversi eroi cercare di sconfiggere questo mostro. Tra questi una narra di San Colombano, un monaco esorcista, che già aveva affrontato il mostro di Loch Ness. Di questo mostro rimangono tante tracce ancora visibili in diversi paesi nel lodigiano e nel bergamasco (una costola di drago a Pizzighettone nella sacrestia di San Cristoforo , un’intera carcassa custodita a Lodi e andata perduta, un osso di enormi dimensione ad Almenno San Salvatore nella chiesa di San Giorgio).
Un po’ di Tarantasio è ancora tra noi. Quando fate benzina all’Agip, guardate il cane a 6 zampe che sputa fiamme. L’Eni avrebbe preso spunto da Tarantasio quando nel 1944 fu scoperto il primo giacimento di metano in piena zona Gerundo.
Secondo alcuni l’animale manda ancora le sue zaffate dal sottosuolo …
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