Canto di Natale 2020 o 2.0? (Parte Seconda – Oggi e… Domani)

Con quale “Spirito” Milano vive oggi il Natale, al tempo del Covid? Una tavola preparata solo per due?

La tradizione milanese fa iniziare il periodo natalizio dalla festa di Sant’Ambrogio, il 7 dicembre. Si accendono le luminarie per le strade, si addobba la casa, si gusta la prima fetta di panettone, si parla della Prima della Scala.

 

Intorno alla nostra Basilica un tempo c’era la Fiera degli “Oh bej – Oh bej”, piena di gente, colori e profumi, dove si acquistavano qualche regalo e il firun di castagne, un primo assaggio delle Feste.

Ricca di devozione è sempre stata la visita all’Altare d’oro, lampo di luce preziosa nella severità del romanico lombardo. Si va per rendere omaggio alle reliquie del nostro Santo Patrono e ascoltare le parole dell’Arcivescovo alla presenza delle autorità cittadine.

Molto è cambiato, specialmente nello spirito, in questo Natale incerto, tra divieti, permessi e contraddizioni nel tentativo di arginare la pandemia e le sue conseguenze. Nel suo discorso alla città, quest’anno, Monsignor Mario Delpini ha parlato di “smarrimento… di un atteggiamento più incline alla rinuncia che alla speranza, a lasciare la terra incolta che a predisporla alla semina”.

Come per aiutare Milano, in corso XXII Marzo, quasi di fronte alla chiesa di Santa Maria del Suffragio, è stato appena realizzato un murale d’autore in cui Sant’Ambrogio benedice la sua città che ha bisogno di speranza in questi tempi intimoriti e fragili,.

È rappresentato circondato da api che sciamano. Il Santo, che ha il volto di un vero apicoltore del Parco Ticino, sembra dirci che ama e avrà cura ogni giorno delle proprie api, simbolo della Milano attiva e laboriosa. Come non pensare alla sua esortazione:

Rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo dalle nostre radici, dal nostro umanesimo lombardo un po’ schivo e un po’ bauscia, fatto di lavoro, aperto alle novità, ma sempre col cor in man. Ancora una volta, in piazza del Duomo, c’è l’Albero del Dono, dove si raccolgono offerte per chi ha bisogno. Milano è ancora viva.

Il 7 dicembre è anche da molti decenni il giorno della Prima della Scala, avvenimento culturale e mondano per eccellenza.

Con teatri, cinema e musei chiusi per la pandemia, la nostra città ha voluto ugualmente onorare la tradizione con una spettacolare antologia dal titolo “A riveder le stelle”. Non è stata un’opera intera, ma assaggi di lirica, danza, recitazione, alta moda, scenografia e tecnologia, senza la presenza del pubblico ma dedicati solo alla platea televisiva.

Innovazione e tradizione convivono in questo Natale 2.0. L’e-commerce affianca gli acquisti nei negozi, le risorse della tecnologia, e la necessità, trasformano in on-line manifestazioni, mercatini e iniziative culturali, tradizionali e solidali. Eccone alcuni.

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Invitati a mantenere il “distanziamento sociale”, siamo orfani del calore della gente, dei quattropassi per la città in festa, del piacere di guardare e scegliere (o anche solo guardare).

Questo Avvento ci mette più che mai di fronte alla culla vuota che attende la nuova nascita, al bisogno di una stella che ci indichi la strada, alla ricerca, interiore e scientifica, per rivedere la luce.

Se il Presepe rimane un simbolo più intimo e privato, è l’Albero il protagonista di questo Natale a Milano.

Infatti nel progetto “Il Natale degli Alberi, Natale si dirama casa dopo casa” questo simbolo tradizionale si veste, grazie anche a diversi sponsor, di nuovi significati, di LED, di decorazioni sempre più sostenibili e a tema.

https://www.yesmilano.it/natale-degli-alberi

Questi Alberi sono diffusi per la città, ma non si può non notare come quelli più importanti e dedicati si trovino quasi tutti in Centro e nelle zone o luoghi di prestigio.

Questi, soprattutto quelli del Centro, sono illuminati come gli anni scorsi, con edifici e vetrine ricchi di addobbi che ci spingono a partecipare alla grande “giostra” delle Festività.

E i quartieri dove vive la maggior parte della gente? Spesso sono spenti e solo alcuni balconi, negozi e esercizi della ristorazione illuminano con coraggio qua e là le strade buie.

Da dove può ripartire Milano? Da qualche vetrina dove la luce riesce ad uscire anche se imprigionata dalla saracinesca abbassata, da qualche casa come questa che riesce a portare il cielo al suo interno.

Ancora di più, quest’anno, dobbiamo avere la forza e la speranza di ripartire da ciascuno di noi e da noi insieme.

A volte bastano una stella luminosa, un filo di luce, qualche candela accesa, una vecchia sedia dipinta d’oro per dare un tocco di atmosfera e illuminare il nostro Natale magari con un sorriso in più.

Come sarà il Natale futuro? Ancora non lo sappiamo, dipende da tutti noi. Siamo certi, però, che Albero e Presepe ci saranno anche domani e ci aspetteranno sempre a braccia aperte!

Buon Natale a tutti!!!

A presto…

Canto di Natale 2020 o 2.0? (Parte Prima – Ieri)

Come sarà il Natale 2020? Ogni giorno, come in uno strano Calendario dell’Avvento, si apre una finestrella con un nuovo divieto o permesso per le prossime festività. Noi, intanto, mascherati, quasi per non farci riconoscere e contagiare da quel piccolo mostro a puntini rossi, cerchiamo di proteggere il Natale. E così fa anche lui.

Costretti a stare a distanza, ricorriamo sempre più alla tecnologia e alle sue tante opportunità. Ecco, ad esempio, due eventi importanti da vivere e rivivere in streaming sotto l’Albero di casa nostra.

https://www.yesmilano.it/calendario-avvento-2020

https://www.raiplay.it/programmi/arivederlestelle?wt_mc=2.social.tw.raiplay_arivederlestelle.&wt

Sarà un Natale 2.0? Certamente per molti di noi sarà diverso, un cambiamento di certe tradizioni, una pausa in attesa del ritorno della Luce.

In questo momento di confronto e riflessione, come non pensare allo Spirito del Natale Passato, a quelli del Presente e del Futuro descritti nel libro di Charles Dickens “A Christmas Carol”? (A proposito, il protagonista, Ebenezer Scrooge, ha ispirato il personaggio di Paperon de’ Paperoni, alias Scrooge McDuck).

Chi volesse ascoltarne alcuni passi e vedere una serie di tavole illustrative a cura del Teatro dell’Elfo, può collegarsi gratuitamente dalle ore 18 dell’11 dicembre fino al 31 dicembre al sito http://www.elfo.org

Abbiamo raccolto, pensando allo Spirito del Passato, alcune immagini di vecchi biglietti d’auguri che rappresentano diversi momenti del viaggio verso Natale. Sono poi così diversi da quelli di oggi?
Iniziamo con i simboli più classici: il Presepe e l’Albero.

Anche un tempo la casa si faceva bella per le festività con gli addobbi e i regali per tutti.

Le vetrine e i mercatini anche allora invitavano a comperare.

La corsa per gli acquisti non è sicuramente una novità.

Questo cestino conteneva forse la spesa a domicilio? In effetti ha il colore dei pacchi di Amazon.

Guardiamo questa vecchia immagine di epoca vittoriana, forse uno dei primi biglietti di auguri. Ha lo sfondo rosa (il rosso arriverà molto tempo dopo con la Coca-Cola) e rappresenta una bella tavolata che brinda, compresa la bimba in primo piano che si beve un goccetto. Ai lati non vengono dimenticati i meno fortunati con il dono di coperte e cibo.

Canti e cori risuonavano per le strade. A proposito, nei biglietti di auguri c’era sempre la neve… chissà che freddo! Per ora, invece, possiamo solo sentirli in steaming nel caldo delle nostre case.

Piste di pattinaggio e slittini per ora sono da rimandare; Babbo Natale, però, ha una deroga a vita per scivolare dai camini.

Due fidanzatini rubavano qualche attimo a distanza; magari già allora abitavano in due Comuni diversi?

E Babbo Natale? La slitta è da sempre la sua preferita, ma è un tipo che si aggiorna e qualche volta ha preso anche il treno per portare i doni,

Eccolo! Sta arrivando a tutta velocità in monopattino verso la Milano di Oggi.

A presto…

Una chiesetta antica in un quartiere sul Naviglio Pavese

La visita alla chiesetta che dà il nome al quartiere Chiesa Rossa, sul Naviglio Pavese, è stata per noi l’ultima prima del lockdown. La proponiamo adesso come augurio che questo periodo finalmente finisca e si possa andare a rivederla, magari con le luci del Natale. L’ingresso è in via San Domenico Savio.

Il titolo di questa chiesetta, fatta di mattoni a vista secondo la tradizione lombarda, è “Santa Maria alla Fonte”, anche se è chiamata comunemente anch’essa Chiesa Rossa, come quella antichissima di Crescenzago e la più nuova di via Montegani.

Più bassa della sede stradale che fiancheggia gli argini del Naviglio, sembra appartenere a due mondi diversi: la parte più alta si affaccia su una strada trafficata, poco lontano dai palazzoni del quartiere cresciutole accanto. La nostra chiesetta li sembra guardare con affetto come una nonna che si trova davanti ai nipoti diventati ormai molto più alti di lei.

La parte che invece si trova più in basso della strada ci riporta all’ambiente agricolo com’era un tempo.

Ora accanto alla chiesetta c’è un bel parco, l’antica stalla è diventata una biblioteca e i vecchi cascinali  luoghi di incontro per gli abitanti del quartiere.

In questa fotografia si può vedere come negli anni Cinquanta questa chiesa fosse stata divisa in altezza da un pavimento: al piano strada entravano i fedeli, mentre la parte al di sotto era diventata un magazzino. Oggi è tornata come prima.

La storia di questa chiesa inizia molto tempo fa. Il primo documento ufficiale che testimonia la sua presenza risale all’anno 998 quando viene citata come “Basilica Santa Maria ad Fonticulum”, per la presenza di rogge e fontanili che oggi sono ricordati da una fontana alimentata da piccoli “canali”.

Durante i restauri degli anni Sessanta, prima, e di inizio 2000 poi, sono però venuti alla luce reperti di epoca romana che hanno fatto pensare come in realtà la chiesetta sia sorta sopra i resti di una “domus”. Durante gli scavi è stata trovata, tra l’altro, anche la testa di una statua che raffigura probabilmente l’Imperatore Tiberio.

All’ingresso della chiesa alcuni pannelli raccontano la sua storia e i ritrovamenti avvenuti; verso l’altare, da alcune lastre di cristallo sul pavimento, possiamo vedere i resti di mosaici romani e longobardi. Purtroppo le nostre foto non sono chiarissime e sembrano un invito ad andare di persona a vederli.

Questa chiesetta ha vissuto la storia di Milano e ha visto passare tra gli altri il Barbarossa, i Visconti, gli Sforza. Ora è affidata ai Frati Cappuccini, che hanno raccontato arte e storia di Chiesa Rossa.

Probabilmente tutto l’interno era un tempo affrescato con opere anche della scuola di Giotto. Oggi non rimane molto: da alcune foto possiamo confrontare ieri e oggi, ma il fascino antico e la spiritualità di questo luogo restano intatti.

Anche all’esterno possiamo mettere a confronto ieri e oggi.

Sulla facciata appare un riquadro bianco dove, prima, c’era un bel dipinto accoglieva i fedeli.

Uguali nel tempo sono rimasti invece il campanile incompiuto e la campanella sulla sommità del tetto che sembra calamitare i nostri occhi e i nostri passi verso questo luogo antico e ancora vivo.

http://www.santamaria-allafonte.it/rilievi-archeologici

http://www.santamaria-allafonte.it/nuova-pagina

https://www.mumi-ecomuseo.it/infodiscs/view/16

A presto…