La Basilica dei Martiri, voluta da Sant’Ambrogio, vescovo di Milano dal 374, venne edificata, al di fuori delle mura romane, nel luogo in cui si trovava un cimitero dove erano sepolti martiri cristiani, uccisi durante le persecuzioni.
La Basilica fu rimaneggiata fortemente nei secoli e venne poi dedicata a Sant’Ambrogio, Santo Patrono della nostra città.
Appena entrati, lo splendido Altare d’Oro attrae immediatamente lo sguardo del visitatore; avviciniamoci, però, poco alla volta per guardare come sempre alcune “cose”, ricche di suggestioni e di curiosità.
All’inizio della navata laterale sinistra, ecco ciò che rimane delle altre due scacchiere di ignoto significato. Sono sulla parete in alto, un po’ deteriorate.
Poco più avanti non perdiamoci la Colonna del Serpente.
È un’antica colonna romana sul cui capitello si trova un serpente di bronzo, che la tradizione vuole fatto da Mosè in persona per curare chi fosse stato morsicato da un serpente durante l’Esodo. Chi lo toccava diventava immune al veleno.
Un Imperatore bizantino lo donò all’Arcivescovo di Milano attorno all’anno Mille e da allora i milanesi rivolsero preghiere al serpente per guarire da alcuni malanni, come le malattie dello stomaco, intestinali e dai…vermi. Accanto a questa leggenda più “umana”, ce ne è una ben più straordinaria, da Fine del Tempo: questo serpente comincerà a sibilare e scenderà dalla colonna per far ritorno a Gerusalemme, nella Valle di Giosafat, dove era stato creato, per arrivare in tempo al Giorno del Giudizio.
È un serpente “positivo”, lontano dalle tradizionali immagini che ritroviamo nelle raffigurazioni sacre, e il cerchio che il suo corpo forma potrebbe avere significati allegorici.
Milano, in fondo, ha molti misteriosi rettili nella sua storia!
Poco più avanti, in una cappella laterale, troviamo un bel dipinto, la “Madonna dell’Aiuto” alla quale i milanesi sono molto devoti. Il culto, secondo la tradizione, sarebbe iniziato nel 1495 quando un eremita, chiamato dal popolo “Missus a deo”, incitava ogni sera in piazza del Duomo i milanesi alla penitenza e alla devozione mariana.
Fermiamoci ora al Sarcofago di Stilicone, sotto l’Ambone di marmo (una sorta di pulpito), che conterrebbe le spoglie del generale imperiale e di sua moglie Serena, di cui abbiamo trovato un’immagine.
Sul sarcofago sono raffigurate diverse scene, tra le quali vi segnaliamo quella della Natività, che guarda verso l’altare; Gesù è in fasce, nella mangiatoia, ma col volto di adulto, ai suoi lati il bue, l’asinello e due uccelli.
Il bue e l’asinello si pensa rappresentassero rispettivamente i Profeti d’Israele e i pagani, mentre l’uccello che becca con riluttanza indicherebbe le difficoltà ad accogliere il messaggio cristiano. Sottostante a questa Natività è scolpita una greca con immagini del Sole e con croci uncinate, antichissimo simbolo religioso.
Un’altra piccola curiosità, che si trova su questo sarcofago: guardiamo i discepoli che si tengono uniti e persino i loro piedi si toccano o sono in parte sovrapposti. Formano una catena umana che continua il messaggio evangelico.
È, secondo noi, un’immagine molto bella: “nessun uomo è un’isola” (John Donne).
Siamo ora all’Altare d’Oro, sotto il quale c’è la cripta dei santi Ambrogio, Gervasio e Protasio.
Scendiamo una piccola scala a lato dell’altare per rendere il doveroso omaggio al nostro Santo Patrono. È posto in mezzo ai due martiri, ai quali la Basilica era stata dedicata inizialmente.
Ambrogio aveva scelto di stare alla loro sinistra, ma quando il sarcofago venne aperto, miracolosamente i due corpi si spostarono per far posto nel mezzo al santo…e così sono rimasti!
L’Altare d’Oro è un’arca di legno, rivestita in lamina d’oro e d’argento di 2,5 millimetri, lavorata a sbalzo e decorata con smalti, filigrane, perle e oltre 4000 pietre preziose.
È opera della scuola di Volvinio, che fu il primo artista medievale a firmare la propria opera.
Sopra l’Altare il bellissimo Ciborio, sorretto da quattro colonne di porfido rosso, materiale che nell’antico Egitto era riservato ai soli faraoni, e in epoca romana esclusivamente agli imperatori.
Dietro questo magnifico Altare si trova il coro ligneo del XV secolo sotto il catino absidale rivestito da uno splendido mosaico dorato. Se volete saperne di più, guardate questo video http://www.youtube.com/watch?v=-h4Jl56PN_U
Passiamo ora alla navata destra. Salendo qualche gradino subito incontriamo il Sacello di San Vittore in Ciel d’Oro e un piccolo museo.
Nel prezioso mosaico dorato abbiamo, forse, l’immagine più antica e realistica di Sant’Ambrogio, che è raffigurato in abiti civili e senza l’aureola: sembra fosse un uomo di media statura, col viso un po’ asimmetrico e le orecchie a sventola.
Nel piccolo museo abbiamo reperti della precedente basilica e oggetti sacri.
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Una toccante curiosità: in una vetrina si trova un piccolo presepe fatto, con materiali di fortuna, da militari italiani internati in un campo di concentramento nazista.
Prima di divenire parte integrante della Basilica, questo Sacello, ancora più antico di Sant’Ambrogio, era staccato, con ingresso indipendente; ora regge, in parte, lo scalone principale della adiacente Università Cattolica.
Per accedere al Sacello di San Vittore e al museo, è richiesto un biglietto d’ingresso (Euro 2).
Sempre sul lato destro della navata troviamo una serie di cappelle, tra le quali quelle con le spoglie di Santa Marcellina e di San Satiro, fratelli di Ambrogio.
Vi invitiamo ora a ripercorrere tutta la Basilica, guardando questo splendido video
http://www.360visio.com/progetti/milano-basilica-santambrogio/
Il nostro itinerario di Sant’Ambrogio, però, non è ancora finito…
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