Il Museo di Sant’Eustorgio, da non confondersi col Museo Diocesano, si trova nel primo chiostro dell’ex-convento, accanto alla Basilica e vi si può accedere sia direttamente dalla chiesa, sia dalla piazza, accanto al pulpito esterno.
Già l’ingresso a questo museo lascia sorpresi: nel chiostro si notano due piccole porte da calcio e un canestro; Sant’Eustorgio è infatti parrocchia e giocare in Oratorio fa parte della tradizione milanese.

Entriamo nel Museo e scendiamo subito a visitare la Necropoli sottostante la Basilica.
http://www.incrocinews.it/arte-cultura/sotto-la-basilica-dei-magi-br-la-necropoli-di-sant-eustorgio-1.76888
http://www.santeustorgio.it/necropoli_paleocristiana.html
Se vi sentite un po’ archeologi, qui siete proprio a diretto contatto con le pietre che parlano di storie passate.
Alle pareti ci sono delle belle spiegazioni e quindi, soddisfatta la curiosità storico-artistica, è più facile lasciarsi andare alle proprie sensazioni davanti alla lapide di quel giovane “orante” (un soldato?) che alza le braccia al cielo, a quella dello schiavo bambino (cosa ci fu nel suo passato?), a quel certo Vittorino esorcista, la cui lapide ricorda la sua lotta contro le forze del male.

Quante piccole storie umane si “sentono” in questo luogo molto suggestivo, con la luce che crea zone d’ombra e angoli bui che rendono più luminosa la luce.
Uscendo dalla Necropoli attraversiamo la Sala Capitolare e la la Sagrestia Monumentale per andare verso la Cappella Portinari. Se avete tempo guardate negli armadi…è lecito farlo! I tesori esposti sono talmente tanti da non riuscire quasi ad apprezzarli nella loro pienezza.
Siamo giunti alla Cappella Portinari, un capolavoro del Rinascimento, che contiene un capolavoro del XIV secolo, circondati da opere d’arte che riguardano misteri, che contengono altri misteri: insomma, un rompicapo come il Cubo di Rubik.

Vi ricordate il “sottotono” che c’era nella Cappella dei Magi? È del tutto in contrasto con lo splendore della Cappella Portinari, fatta costruire per ospitare la tomba di San Pietro da Verona, il martire ucciso da un colpo di roncola alla testa.
La Cappella, posta alle spalle della Basilica, fu commissionata attorno al 1460 da Pigello Portinari (rappresentante a Milano del Banco Mediceo di Firenze), dal quale prende il nome.
Tutta la Cappella è un’opera di indicibile bellezza artistica, ma siamo andati soprattutto alla ricerca di curiosità e leggende, per raccontarvele con una goccia di storia e un’oliva di arte, il tutto mescolato e non shakerato.

Sotto la cupola colorata c’è il ricchissimo sepolcro di San Pietro Martire, realizzato nel 1339 da Giovanni di Balduccio da Pisa, che ha firmato e datato l’opera.
Vediamo chi era San Pietro Martire.

Pietro da Verona, nato in una famiglia eretica, divenne frate domenicano e capo dell’Inquisizione nella zona di Milano, per combattere le eresie.

Era un uomo sicuramente dotato di grande carisma; tanto che sembra avesse persino un carro speciale per proteggerlo dalle masse di persone che volevano toccarlo, come una star.
Si era fatto, ovviamente, molti nemici, tanto che mentre percorreva a piedi la strada da Como a Milano, fu aggredito, a Barlassina, da un sicario assoldato da un gruppo di eretici e fu ucciso con un colpo di roncola alla testa.

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 L’arma del delitto, conservata nel Duomo di Forlì |
Il sicario, Carino Pietro da Balsamo, si pentì e si chiuse in un convento, facendosi anche lui frate domenicano. Visse quarant’anni in preghiera e penitenza e, all’inizio dell’Ottocento, fu proclamato Beato. A noi ha ricordato la figura di Padre Cristoforo dei Promessi Sposi, che, dopo l’omicidio commesso, ha espiato diventando anche lui frate.
Se osserviamo l’affresco del martirio, notiamo che il Santo, morente, scrive col proprio sangue CREDO sul terreno; è un estremo atto di fede o l’acronimo profetico “Carinus Religiosus Erit Dominicani Ordinis” (Carino sarà un religioso dell’Ordine Domenicano), come sostengono alcuni?

Osserviamo gli affreschi sulle lunette, opera di Vincenzo Foppa, uno dei pittori più apprezzati in quel periodo, al tempo di Francesco Sforza, sponsor della Ca’ Granda.

In particolare, guardando sulla destra, appare una delle immagini più misteriose ed insolite mai viste: una Madonna col Bambino, entrambi con corna luciferine sul capo.
Si racconta che il diavolo fosse comparso sull’altare, travestito da Madonna col Bambino, dimenticandosi, però, di nascondere le corna; San Pietro se ne accorse e li scacciò, ma l’inquietante viso del Bambino è rivolto per sempre verso chi guarda. Secondo un’altra leggenda, invece, si tratterebbe di una certa Guglielmina Boema, le cui ossa furono bruciate sul rogo; ne parleremo più avanti.

Fermiamoci ora davanti al sepolcro di San Pietro Martire. Narrano la storia e la leggenda che, quando il mausoleo fu pronto, l’arca risultò troppo corta per contenere il corpo del Santo.

Venne allora in mente una macabra soluzione: l’Arcivescovo fece staccare la testa di Pietro e la portò a casa in un’urna separata. Da allora violenti mal di testa non gli diedero tregua, e terminarono solo quando la reliquia fu posta a Sant’Eustorgio, accanto al corpo “accorciato” del Santo. Secondo un’altra versione, invece, la testa venne staccata per facilitarne il trasporto nelle processioni. In ogni caso, San Pietro, tra roncola e capo mozzo…è diventato il santo che guarisce dall’emicrania.

Il 29 aprile, giorno della sua festa, si può andare a Sant’Eustorgio per dare una testata contro l’Arca (pestà el cuu a Sant’Ustorg), oppure, più pacatamente, strofinare l’urna che contiene la testa di San Pietro, con un panno da avvolgere poi attorno al proprio capo.

Purtroppo la preziosa reliquia non è sempre visibile al pubblico; è conservata dietro la porta di sinistra, in una teca di cristallo. Siamo riusciti a vederla e ad osservare anche il segno della ferita mortale.
Soffermiamoci un momento davanti all’Arca. È un’opera molto complessa, ricca di significati allegorici come le otto figure femminili che sembrano sostenerla.

Sono le Virtù indispensabili per elevarsi spiritualmente. Una figura in particolare ci aveva colpito leggendo alcuni testi, la Prudenza, che viene descritta come persona con due volti, e così ci era sembrata nelle nostre visite precedenti. Ci siamo tornati pochi giorni fa e…sorpresa! La donna ha tre volti e non due!
Sono quelli di tre età della vita: una bambina, una giovane donna e una anziana. Ci siamo fatti tante domande su questa statua: innanzitutto perchè si continua a descriverla come donna con due volti? Perchè l’anziana ha uno sguardo così duro? Anche la giovane donna, però, non scherza… Andate a vedere questa figura, così misteriosa, da aver indotto, persino, a contare in modo errato fino a tre…Il lato misterioso non è fatto solo di draghi, fantasmi…è molto più vicino, dietro il nostro angolo visuale.
Diamo un’ultima occhiata alle statue dell’Arca: guardiamo quella della Carità, rappresentata da una donna che allatta.

Una gentile turista, insieme alla quale ammiravamo l’opera, si accorge che sopra il seno è scolpita una fiammella come quella classica dell’iconografia del Cuore/Amore. “Allatta col cuore“, osserva. Grazie, turista sconosciuta, che bella immagine ci hai offerto per concludere questo itinerario!
https://www.youtube.com/watch?v=LG7AmOOjk1A
Per accedere al Museo è richiesto il pagamento di un biglietto d’ingresso (Euro 6. ridotti 3 oppure 1; aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18); è possibile anche fotografare, cosa rara in un museo, pagando un contributo di 4 Euro.