Itinerario Abbazia di Chiaravalle (Parte seconda – l’Interno)

L’Abbazia è bellissima e merita, se possibile, un’accurata visita, meglio se guidata.

L’Ingresso

I riquadri del bel portone centrale in legno, risalente al XVI secolo, ci raccontano le origini dell’Ordine Cistercense. In alto le cicogne, animali di palude, divenute un po’ simbolo dell’Abbazia di Chiaravalle.

portone-chiarav

100_2873

Negli altri riquadri sono scolpite le immagini dei principali santi all’origine dell’Ordine, tra i quali San Bernardo; gli altri sono forse meno noti, ma le loro storie ci raccontano trame sconosciute ancora da scoprire.

100_2874

100_2875

100_2876

100_2877

Tra questi personaggi è raffigurato Santo Stefano Harding, un priore inglese del 1100, Abate di Citeaux (Cistercium in latino, da cui deriva Cistercensi). Studioso di testi ebraici  era legato ad alcuni esponenti dei Templari, i Monaci Guerrieri impegnati in Terrasanta.

s-stefano1

citeaux-abbey-b

Egli organizzò nella sua Abbazia una sorta di brian storming. Per sei anni consecutivi riunì i migliori cervelli del suo Ordine e del mondo rabbinico per studiare antichi testi ebraici; fra i monaci c’era anche San Bernardo. Lavoravano su informazioni portate dai Templari relative ad arcani segreti e tesori custoditi in Terrasanta?

brainstorming

Fu anche in seguito a questi studi che un nobile francese, Hugues de Payns, fondatore e Maestro dell’Ordine Templare, andò di nuovo in Terrasanta.

hugues

Al suo rientro in patria, vennero donate all’Abate inglese delle terre. Perchè? Una donazione per le scoperte fatte? Su alcune di queste terre poi San Bernardo fece costruire l’Abbazia di Clairvaux e ne divenne l’Abate.

clairvaux

abbaye_de_clairvaux_

San Bernardo consacrò l’Ordine Templare e ne divenne l’ideologo. I Monaci Guerrieri lo accompagnarono anche quando venne a Milano per dirimere una difficile questione tra Papa e antipapa.

s-bernardo-e-i-templari

sanbernardodichiaravalle

Sulle terre che gli erano state donate per gratitudine dai milanesi, San Bernardo fondò la nostra Abbazia di Chiaravalle, tutta da scoprire ancora oggi.

L’Interno

Entriamo. Si respira qualcosa di antico e di profondamente mistico entrando in Abbazia. Grandi colonne in mattoni scandiscono i volumi e ci spingono a guardare verso l’alto.

interno-sguardo-in-alto

Sulla destra un piccolo busto, risalente al 1600, di San Bernardo quasi si perde nello spazio.

busto-bernardo

L’Abbazia non è molto ricca di decorazioni e di affreschi, ma quelli sulla controfacciata e nel transetto ci hanno fatto pensare a come le chiese in generale, siano diventate, nel corso dei secoli, una sorta di “cinema” per i fedeli con rappresentazioni di scene e di episodi sacri da “vedere” per conoscere oltre le parole.

affreschi

affreschi-in-bianco-e-nero

San Bernardo ci appare in un grande affresco dei Fiammenghini (1614) sulla controfacciata con l’immagine dell’Abbazia tra le mani. Sullo sfondo la Milano del tempo coi Bastioni Spagnoli e il Duomo ancora povero di guglie. La Milano del lavoro e del fare è rappresentata da alcuni muratori che stanno costruendo l’Abbazia.

affreschi-fiammenghini

affresco-chiaravalle

Altra affreschi sono presenti nel transetto. Sul lato di sinistra è rappresentato il sacrificio dei Martiri, tra cui l’eccidio, avvenuto in Polonia, delle monache cistercensi di Vittavia. È una scena di grande drammaticità  e movimento in contrasto con gli affreschi del transetto destro, sempre dei Fiammenghini, che raccontano episodi della storia dell’Ordine.

17-affresco-del-martirio-monache-dei-fiammenghini-nel-transetto-nord

100_2515

Non perdiamoci, in cima alla scala che portava all’antico dormitorio, la cosiddetta “Madonna della Buonanotte”, uno dei primi dipinti di Bernardino Luini, immagine serena e protettiva alla quale i Monaci rivolgevano un’ultimo saluto prima di coricarsi dopo il lavoro e i travagli della giornata.

scala-affreschi

100_2401

 

Ecco altri assaggi di questo cibo per la mente che ci offre l’Abbazia; sono opere d’arte rese più stuzzicanti da un pizzico di mistero o di fantasy, se si preferisce. L’Angelo enigmatico di Manzù fa da custode all’ingresso del piccolo cimitero dei Monaci (cui si accede dal transetto sinistro) dove c’è la cappella dell’eretica, già venerata come santa, Guglielmina Boema.

100_2395

100_2523

Soffermiamoci sull’ultima cappella di fronte all’Angelo, dedicata a Maria Maddalena.

100_2882

100_2880

Sulle pareti e sulla piccola volta vediamo le immagini della Maddalena dai lunghi capelli e di altre sante, con un calice tra le mani.

maddal11

lato_s11

lato_d11

100_2881

Il pittore di allora pensava forse alla coppa del Sang Real? Godiamoci il senso del mistero.

santi-graal

Ad una storia di peccato e redenzione ci rimanda lo straordinario coro ligneo del XVII secolo, opera di un artista lombardo, Carlo Garavaglia. Di lui poco si sa, ma si racconta che avesse trovato asilo nell’Abbazia dopo aver ucciso un fratello.

100_2521

100_2879

Come nella storia di San Pietro Martire di Sant’Eustorgio, l’assassino, per espiare le proprie colpe, si fece monaco. Chissà se, intagliando minuziosamente il legno e ascoltando i canti gregoriani dei Monaci seduti sugli scranni del suo coro, la sua anima avrà trovato pace? Anche noi, oggi, possiamo trovare un momento di pace in questa Abbazia che si fa musica per lo spirito.

coro-chiaravalle

Il Chiostro 

Una piccola porta della navata destra ci introduce allo splendido chiostro. Probabilmente in origine era in legno; quello attuale fu in parte ricostruito a metà Ottocento utilizzando il materiale ritrovato in loco.

100_2883

100_2493

chiostro

100_2886

Entrando nel chiostro un bell’affresco cinquecentesco della Madonna e San Bernardo che ci guardano ed una lapide antica ci raccontano un po’ di storia dell’Abbazia.

100_2887

100_2511

100_2885

100_2884

Il chiostro rappresenta un percorso dello spirito, una sorta di itinerario molto, molto DOC.

monaco-cammina

Il lato est e quello a sud simboleggiavano l’abbandono di sé e degli altri; quelli orientati a ovest e a nord l’amore degli altri e di Dio.

abbazia-di-chiaravalle-chiostro-00

Forse le tante colonnine presenti indicavano i passi verso una crescita spirituale.  

100_2374

E quelle annodate, coi loro intrecci, cosa simboleggiavano?

100_2373

Eccone una lettura religiosa: “ Esse esprimono il più grande mistero della fede:la Trinità di Dio. C’è un solo Dio in tre Persone uguali e distinte: Padre e Figlio espressi con le due colonnine annodate; e c’è lo Spirito Santo il cui simbolo è il nodo. ( Monsignor Valente Moretti).

La Sala Capitolare

Altro cibo da far assaporare alla nostra mente è la Sala Capitolare che si apre sul chiostro, coi graffiti di scuola bramantesca che ci rimandano alla Milano di un tempo e che servirono al nostro mitico Luca Beltrami per ricostruire la Torre del Filarete.

100_2888

graff-bramante

Il Refettorio

Come non terminare il “buon cibo” di Chiaravalle con il Refettorio ancora oggi utilizzato dai Monaci e… non solo?

100_2496

L’Abbazia di Chiaravalle ha da sempre avuto la vocazione all’accoglienza e all’ospitalità. Situata tra la via Romana e la Vigentina ha accolto pellegrini e re come Francesco I, Carlo V e Federico Barbarossa. Vi si fermavano malati da risanare, gente da sfamare e aiutare, ma anche predoni che taglieggiavano e razziavano.

monaci-e-soldati

Oggi è possibile essere ospitati per qualche notte in Abbazia, mangiando coi Monaci nel refettorio, per sperimentare il silenzio monastico, scandito dall’orologio delle preghiere invece che da un Rolex.

giornata-del-monaco-benedettino

Per informazioni e per chiedere ospitalità: http://www.monasterochiaravalle.it

Continua…

Itinerario Basilica di Sant’Eustorgio (Parte Seconda – il Museo: la Necropoli e la Cappella Portinari)

Il Museo di Sant’Eustorgio, da non confondersi col Museo Diocesano, si trova nel primo chiostro dell’ex-convento, accanto alla Basilica e vi si può accedere sia direttamente dalla chiesa, sia dalla piazza, accanto al pulpito esterno.

Già l’ingresso a questo museo lascia sorpresi: nel chiostro si notano due piccole porte da calcio e un canestro; Sant’Eustorgio è infatti parrocchia e giocare in Oratorio fa parte della tradizione milanese.

100_6916

Entriamo nel Museo e scendiamo subito a visitare la Necropoli sottostante la Basilica.

http://www.incrocinews.it/arte-cultura/sotto-la-basilica-dei-magi-br-la-necropoli-di-sant-eustorgio-1.76888

http://www.santeustorgio.it/necropoli_paleocristiana.html

Se vi sentite un po’ archeologi, qui siete proprio a diretto contatto con le pietre che parlano di storie passate.

necropoliinterno

100_6931

Alle pareti ci sono delle belle spiegazioni e quindi, soddisfatta la curiosità storico-artistica, è più facile lasciarsi andare alle proprie sensazioni davanti alla lapide di quel giovane “orante” (un soldato?) che alza le braccia al cielo, a quella dello schiavo bambino (cosa ci fu nel suo passato?), a quel certo Vittorino esorcista, la cui lapide ricorda la sua lotta contro le forze del male.

100_6929

100_6938

100_6926

Quante piccole storie umane si “sentono” in questo luogo molto suggestivo, con la luce che crea zone d’ombra e angoli bui che rendono più luminosa la luce.

100_6936

100_6935

Uscendo dalla Necropoli attraversiamo la Sala Capitolare e la la Sagrestia Monumentale per andare verso la Cappella Portinari. Se avete tempo guardate negli armadi…è lecito farlo! I tesori esposti sono talmente tanti da non riuscire quasi ad apprezzarli nella loro pienezza.

100_6944

100_6950

Siamo giunti alla Cappella Portinari, un capolavoro del Rinascimento, che contiene un capolavoro del XIV secolo, circondati da opere d’arte che riguardano misteri, che contengono altri misteri: insomma, un rompicapo come il Cubo di Rubik.

rubik

Vi ricordate il “sottotono” che c’era nella Cappella dei Magi? È del tutto in contrasto con lo splendore della Cappella Portinari, fatta costruire per ospitare la tomba di San Pietro da Verona, il martire ucciso da un colpo di roncola alla testa.

La Cappella,  posta alle spalle della Basilica,  fu commissionata attorno al 1460 da Pigello Portinari (rappresentante a Milano del Banco Mediceo di Firenze), dal quale prende il nome.

100_6912

Capp Portinari esterno

Tutta la Cappella è un’opera di indicibile bellezza artistica, ma siamo andati soprattutto alla ricerca di curiosità e leggende, per raccontarvele con una goccia di storia e un’oliva di arte, il tutto mescolato e non shakerato.

cock

Sotto la cupola colorata c’è il ricchissimo sepolcro di San Pietro Martire, realizzato nel 1339 da Giovanni di Balduccio da Pisa, che ha firmato e datato l’opera.

capp. portinari int

arca s. pietro

Vediamo chi era San Pietro Martire.

s. pietro m

Pietro da Verona, nato in una famiglia eretica, divenne frate domenicano e capo dell’Inquisizione nella zona di Milano, per combattere le eresie.

Roghi

Era un uomo sicuramente dotato di grande carisma; tanto che sembra avesse persino un carro speciale per proteggerlo dalle masse di persone che volevano toccarlo, come una star.

Si era fatto, ovviamente, molti nemici, tanto che mentre percorreva a piedi la strada da Como a Milano, fu aggredito, a Barlassina, da un sicario assoldato da un gruppo di eretici e fu ucciso con un colpo di roncola alla testa.

81-S.PietroMartire-copia

roncola

L’arma del delitto, conservata nel Duomo di Forlì

Il sicario, Carino Pietro da Balsamo, si pentì e si chiuse in un convento, facendosi anche lui frate domenicano. Visse quarant’anni in preghiera e penitenza e, all’inizio dell’Ottocento, fu proclamato Beato. A noi ha ricordato la figura di Padre Cristoforo dei Promessi Sposi, che, dopo l’omicidio commesso, ha espiato diventando anche lui frate.

carino_rid

Beato carino

Se osserviamo l’affresco del martirio, notiamo che il Santo, morente, scrive col proprio sangue CREDO sul terreno; è un estremo atto di fede o l’acronimo profetico “Carinus Religiosus Erit Dominicani Ordinis” (Carino sarà un religioso dell’Ordine Domenicano), come sostengono alcuni?

s pie capp portin

Osserviamo gli affreschi sulle lunette, opera di Vincenzo Foppa, uno dei pittori più apprezzati in quel periodo, al tempo di Francesco Sforza, sponsor della Ca’ Granda.

lunette

In particolare,  guardando sulla destra, appare una delle immagini più misteriose ed insolite mai viste: una Madonna col Bambino, entrambi con corna luciferine sul capo.

madonnina

corna

Si  racconta che il diavolo fosse comparso sull’altare, travestito da Madonna col Bambino, dimenticandosi, però, di nascondere le corna; San Pietro se ne accorse e li scacciò, ma l’inquietante viso del Bambino è rivolto per sempre verso chi guarda. Secondo un’altra leggenda, invece, si tratterebbe di una certa Guglielmina Boema, le cui ossa furono bruciate sul rogo; ne parleremo più avanti.

guglielmina

Fermiamoci ora davanti al sepolcro di San Pietro Martire. Narrano la storia e la leggenda che, quando il mausoleo fu pronto, l’arca risultò troppo corta per contenere il corpo del Santo.

250_-_Milano_-_Sant'Eustorgio_-_Cappella_Portinari_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto_1-Mar-2007

Venne allora in mente una macabra soluzione: l’Arcivescovo fece staccare la testa di Pietro e la portò a casa in un’urna separata. Da allora violenti mal di testa non gli diedero tregua, e terminarono solo quando la reliquia fu posta a Sant’Eustorgio, accanto al corpo “accorciato” del Santo. Secondo un’altra versione, invece, la testa venne staccata per facilitarne il trasporto nelle processioni. In ogni caso, San Pietro, tra roncola e capo mozzo…è diventato il santo che guarisce dall’emicrania.

mafalda-518x470

Il 29 aprile, giorno della sua festa, si può andare a Sant’Eustorgio per dare una testata contro l’Arca (pestà el cuu a Sant’Ustorg), oppure, più pacatamente, strofinare l’urna che contiene la testa di San Pietro, con un panno da avvolgere poi attorno al proprio capo.

reliquia

Purtroppo la preziosa reliquia non è sempre visibile al pubblico; è conservata dietro la porta di sinistra, in una teca di cristallo. Siamo riusciti a vederla e ad osservare anche  il segno della ferita mortale.

100_6952

100_6968

Soffermiamoci un momento davanti all’Arca. È un’opera molto complessa, ricca di significati allegorici come le otto figure femminili che sembrano sostenerla.

la prud

Sono le Virtù indispensabili per elevarsi spiritualmente. Una figura in particolare ci aveva colpito leggendo alcuni testi, la Prudenza, che viene descritta come persona con due volti, e così ci era sembrata nelle nostre visite precedenti. Ci siamo tornati pochi giorni fa e…sorpresa! La donna ha tre volti e non due!

100_6956

100_6955

Sono quelli di tre età della vita: una bambina, una giovane donna e una anziana. Ci siamo fatti tante domande su questa statua: innanzitutto perchè si continua a descriverla come donna con due volti? Perchè l’anziana ha uno sguardo così duro? Anche la giovane donna, però, non scherza… Andate a vedere questa figura, così misteriosa, da aver indotto, persino, a contare in modo errato fino a tre…Il lato misterioso non è fatto solo di draghi, fantasmi…è molto più vicino, dietro il nostro angolo visuale.

Diamo un’ultima occhiata alle statue dell’Arca: guardiamo quella della Carità, rappresentata da una donna che allatta.

100_6960

Una gentile turista, insieme  alla quale ammiravamo l’opera, si accorge che sopra il seno è scolpita una fiammella come quella classica dell’iconografia del Cuore/Amore. “Allatta col cuore“, osserva. Grazie, turista sconosciuta, che bella immagine ci hai offerto per concludere questo itinerario!

https://www.youtube.com/watch?v=LG7AmOOjk1A

Per accedere al Museo è richiesto il pagamento di un biglietto d’ingresso (Euro 6. ridotti 3 oppure 1; aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18); è possibile anche fotografare, cosa rara in un museo, pagando un contributo di 4 Euro.

Itinerario Basilica di Sant’Eustorgio (Parte Prima – la Basilica)

Ricapitoliamo...Belisama ha parlato con la Stella, posta sopra il campanile di Sant’Eustorgio, che le ha indicato un altro luogo di Milano da scoprire.

santeustorgio

In questa Basilica, infatti, “sotto la Stella” sono conservate alcune reliquie dei Magi, questi misteriosi personaggi, dei quali è incerto tutto.

Questa chiesa e il suo museo sono tra i luoghi più ricchi di arte, curiosità, leggende e suggestioni, che esistano a Milano.

La tranquilla bellezza della piccola piazza di Sant’Eustorgio, che sembra quasi ritrarsi dal traffico e dai locali di corso di Porta Ticinese, lascia quasi stupiti. La semplice facciata, gli alberi, qualche panchina e, un poco più esterni, alcuni bar e ristoranti con i tavolini fuori, sembrano indicarci un’oasi di pace e di quiete.

piazzetta

Ma il complesso di Sant’Eustorgio, terza chiesa madre di Milano dopo il Duomo e Sant’Ambrogio, è molto misterioso e anche inquietante.

Notturno s. eustorgio

Prima di iniziare la nostra visita, guardiamo l’ora, alzando lo sguardo verso il campanile: sotto la Stella un orologio segna le ore; ma non sia mai che a Milano qualcosa che appare semplice non nasconda in realtà un storia da raccontare.

orol

La “Calcatrappola” (così viene definito l’orologio in una filastrocca) venne posta sul campanile nei primi anni del 1300 e fu il primo orologio meccanico di Milano e d’Italia. Il secondo orologio milanese fu quello voluto da Azzone Visconti sul campanile di San Gottardo in Corte, da cui il nome di Contrada delle Ore.

San gottardo

Di questo orologio, purtroppo, non esiste più traccia. Così questi due contatori della quarta dimensione hanno scandito le giornate cittadine dal Medioevo.

Prima di entrare nella Basilica, guardiamo con più attenzione tra gli alberi; una statua in cima ad una colonna molto alta si nasconde tra i rami. È un personaggio tra i più horror che la fantasia potrebbe immaginare: un uomo in piedi, raffigurato nel pieno delle forze, che ha una grossa lama conficcata nel cranio e sembra non accorgersene.

100_6899

100_6900

È Pietro da Verona, un frate domenicano del convento di Sant’Eustorgio, a capo dell’Inquisizione milanese alla metà del 1200. Per il suo impegno nel combattere le eresie diffuse a Milano, fu ucciso con un colpo di roncola alla testa.

Fu canonizzato col nome di San Pietro Martire ed è sepolto nella Cappella Portinari.

La sua eloquenza era tale che fu necessario costruire un pulpito all’esterno, perchè la Basilica non era sufficiente a contenere tutti coloro che accorrevano ad ascoltarlo.

100_6901

il pulpito

Sant’Eustorgio è la prima chiesa milanese in cui tradizionalmente entra un nuovo Arcivescovo quando si insedia nella Diocesi. Infatti qui si trovava il primo fonte battesimale di Milano, in cui San Barnaba iniziò a battezzare i milanesi nell’anno 51 d.C. Ciò è ricordato da una lapide posta sulla facciata di una delle case che si affacciano sulla piazza.

100_6905

100_6913

Entriamo ora in questa Basilica, della quale, come al solito, cercheremo di raccontare un po’ di storia e un po’ di leggenda.

Così l’Arcivescovo di Milano, cardinale G.B. Montini, divenuto poi Papa Paolo VI racconta le proprie sensazioni: “Tutto parla anche quando questa Basilica è vuota e sembra solitaria; e quasi incute timore a chi entra nelle ore perse della giornata. Questa Basilica è piena di voci”.

s. eustorgio interno

Osserviamo la struttura a tre navate.

s.eustorgio cappelle

s.eustorgio navate

Sulla navata destra ci sono diverse cappelle, con opere del Bergognone, della scuola giottesca e importanti tombe marmoree.

100_6973 100_6971

La navata sinistra, invece, non è così articolata e la veduta aerea di questo complesso ce ne spiega la ragione. Infatti, addossato al muro della navata sinistra c’è l’ex-convento domenicano, ora in parte occupato dal Museo Diocesano e in parte dal Museo di Sant’Eustorgio.

s.esustorgio veduta aerea

Avanziamo verso l’altare, per raggiungere la Cappella dei Magi

100_6974

Si può forse restare stupiti nel vedere come l’antico sarcofago, sopra il quale c’è una lapide con la Stella, resti in disparte, in fondo alla chiesa, quasi per non essere notato.

sepolcromagi

arca di mi

Una brutta grata copre una finestrella che forse serviva per mostrare le reliquie ai fedeli.

100_6902

Osserviamo anche la presenza su un pilastro di una lapide con una stella, sempre a otto punte, ma, diversamente da quella che compare sul coperchio del sarcofago, non è una cometa.

s.eustorgio stella colonna

Siamo ora all’altare dei Magi. Una piccola urna, protetta da una grata, contiene la parte di reliquie restituite dai tedeschi ai primi del 1900.

100_6903

Siamo riusciti a fotografare l’urna quando le reliquie, con tutti i loro misteri, erano esposte alla venerazione dei fedeli.

100_6970

Continuando la nostra visita per sant’Eustorgio, accanto alla Cappella dei Magi, e dietro all’altare maggiore, notiamo alcuni resti della primitiva Basilica paleocristiana, che sono quasi un invito a scendere nel passato di questa chiesa e a visitarne lo straordinario Museo.

100_6904

Per saperne di più:

http://www.santeustorgio.it/storia_della_basilica.html