L’Abbazia di Chiaravalle è l’ultima tappa a Milano del lungo Cammino dei Monaci. Vi troviamo insieme spiritualità e mistero, arte, cultura e… buon cibo!
L’Abbazia ha attraversato quasi 900 anni di storia, superando tante difficoltà legate alle vicende umane. Nel 1798, dopo oltre sei secoli dalla fondazione, la Repubblica Cisalpina mise all’asta i beni dell’Abbazia, tranne la chiesa, che divenne parrocchia, e la foresteria. La comunità cistercense fu dispersa.
Anche il “progresso” ci mise del suo: la costruzione della ferrovia Milano-Pavia-Genova, a ridosso dell’Abbazia, comportò, a metà Ottocento, la distruzione del grande chiostro bramantesco.
Poi, per fortuna, arrivò, a salvare Chiaravalle, il Superman dei monumenti milanesi, Luca Beltrami. L’architetto, a capo di quella che allora era l’odierna Sovrintendenza, avviò a fine Ottocento un restauro generale, riacquistando, per conto del Comune, molti dei beni venduti. Inizia la rinascita dell’Abbazia.
Nel 1952, infine, grazie al Cardinale Schuster, i monaci tornarono a casa.
L’esterno dell’Abbazia
Diverse epoche convivono in questo complesso: all’ingresso un bianco portico del Cinquecento “contiene” i resti di una antica torre di difesa e ci introduce in un lungo e stretto cortile, che si allarga davanti all’Abbazia.
Immediatamente, sulla sinistra del cortile troviamo l’antico oratorio di San Bernardo, una piccola chiesa del Quattrocento con pregevoli affreschi (anche un Bosch?), riservata alle donne che potevano accedere all’Abbazia solo in alcune circostanze liturgiche.
Oggi le cose sono cambiate: l’ingresso è precluso anche agli uomini! Per visitare la chiesetta, meglio informarsi presso l’InfoPoint dell’Abbazia.
La Bottega dei Monaci
Sulla destra del cortile incontriamo l’antica foresteria, un edificio del Quattrocento, fatto in mattoni rossi secondo la tradizione lombarda. Oggi è in parte dedicata alla Bottega dei Monaci.
Non è un piccolo supermercato, ma c’è proprio ogni ben di Dio. I freschi (uova, insalata, polli, formaggi, salumi, pane…) sono prodotti a Km 0, provenienti dal monastero o dalle piccole aziende del Parco Sud.
Da altri monasteri arrivano diversi “peccati di gola” come marmellate, mieli, caramelle, cioccolato…
Ci sono anche prodotti naturali per la cura del corpo e… dello spirito come liquori a base di erbe e, soprattutto, straordinarie birre artigianali.
Ne abbiamo provate alcune prodotte da monasteri, italiani e stranieri; sono assolutamente eccezionali!
Chi fosse astemio o a dieta, può nutrire solo la mente limitandosi ad acquistare libri, pubblicazioni e oggetti sacri.
Nel cortile si aprono anche l’InfoPoint, dove trovare il calendario delle varie iniziative, e diverse aree verdi, dove giocare coi bambini o coi grandi.
La “Ciribiciaccola” o torre campanaria
Ancora due parole su quanto vediamo all’esterno dell’Abbazia: la facciata, la “Ciribiciaccola”, o Torre Nolare (Nolarium era il campanile) e la Torre dell’Orologio.
La Ciribiciaccola “è” Chiaravalle. Il suo profilo, icona inconfondibile, dal XIV secolo ci guida verso l’Abbazia da qualsiasi parte si provenga.
Nasce dalla stessa Abbazia. Fu costruita dove si incrociano la navata centrale e il transetto, da un architetto cremonese, Francesco Pecorari.
A lui si devono anche il Torrazzo di Cremona e il più bel campanile di Milano, quello di San Gottardo a Corte, dietro al Duomo.
La struttura leggera ed elegante della Ciribiciaccola, in mattoni rossi e marmo di Candoglia, quello del Duomo, ha forma ottagonale. Finestre ed archetti formano come un traforo, sul quale spiccano bianchi pinnacoli.
Slanciata e protesa verso l’alto, fu restaurata dal nostro solito, amatissimo Luca Beltrami.
Al suo interno si trova la più antica campana ambrosiana, la Bernarda, che risale al 1453, azionata ancora oggi a mano dai monaci per scandire la Liturgia delle Ore.
La Ciribiciaccola è tanto vicina al cuore dei milanesi da diventare anche la protagonista di una filastrocca scioglilingua in dialetto.
Chi sono i “ciribiciaccolini”? I monaci dell’Abbazia, le colonnine, i pinnacoli, o i piccoli delle cicogne che nidificavano sulla Torre e che, battendo i loro beccucci, facevano “ciri ciri”? Un altro piccolo mistero ambrosiano…
La Torre dell’Orologio
La Torre dell’Orologio passa quasi in secondo piano accanto alla Ciribiciaccola, molto più alta e ricca di decorazioni.
La torre originale risale al 1368 e anche Leonardo ne parlò perchè su di essa era posto un orologio astronomico, un “oriolo” (Codice Atlantico).
Se l’ingegno dei monaci fu tale da far costruire un simile prodigio meccanico, la stupidità umana, secoli dopo, lo fece distruggere (o rubare?) durante gli anni della Repubblica Cisalpina o subito dopo. Ora c’è un orologio di metà Ottocento, così come del primo Novecento sono le campane all’interno della torre.
Ingresso dell’Abbazia
Ed eccoci infine al bianco portico del 1600, ultimo scampolo della facciata barocca, risalente al XVII secolo, che ricopriva quella originale.
Subito il portone centrale in legno dell’Abbazia ci riporta prepotentemente ai misteri di antiche trame medievali.
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