Lasciata la piazza di Sant’Eustorgio, ci incamminiamo lungo il corso di Porta Ticinese per raggiungere la Basilica di San Lorenzo, con il suo colonnato, ed il Carrobbio.
Tralasciamo per ora l’altro collegamento tra Sant’Eustorgio e San Lorenzo, il Parco delle Basiliche, perchè talmente pieno di storia, roghi di streghe ed eretici, pene capitali, da dover essere scoperto in un momento a parte.
Attraversiamo il corso e subito incontriamo, al numero 98, il luogo dove era situato il carcere, la cosiddetta “Garzeria”, a ridosso del Tribunale dell’Inquisizione, con le sue storie di sofferenze e di “umana” giustizia.
Subito accanto, percorriamo il vicolo Calusca, l’origine del cui nome è tuttora incerta. Forse qui abitava un’antica famiglia Lusca o c’era una casa Losca, probabilmente casa di appuntamenti?
Dove ora c’è uno slargo con belle case, si apriva una serie di vicoli malfamati; qui un tempo c’erano i locch, piccoli delinquenti, la ligera (oggi potremmo chiamarla microcriminalità) o, secondo un’altra interpretazione, chi possedeva solo indumenti leggeri, inadatti al clima rigido, i “poveretti”, i “Miserabili di Milano”.
Qualche piccola curiosità: in questa zona sono nati, ai primi del Novecento, la Compagnia del Fil de Fer, una banda di scassinatori ed il Trinciato Marciapiede, tabacco recuperato dai mozziconi gettati per terra e riutilizzato oppure tabacco di contrabbando nascosto nei tombini.
Forse il soprannome di “Porta Cicca” nasce da qui, oppure potrebbe essere di origine spagnola: chica intesa come porta piccola, oppure ragazza di antico mestiere.
In queste vie erano frequenti le figure delle sparagandolitt, prostitute che mangiavano ciliegie aspettando i clienti e che ne sputavano i noccioli per terra.
Non dimentichiamo che vicino c’è la Darsena, allora importante porto di Milano, con tutto il traffico di merci e di varia umanità.
Milano non ha il grande fiume come tante altre città, ma le acque, tantissime, scorrono sopra e sotto il suo territorio e anche la rete dei Navigli era molto estesa.
Porta Ticinese prende il nome dalla città di Ticinum, oggi Pavia. Ma quale Porta Ticinese? In effetti in questa zona di porte ce ne sono ben tre, segno del progressivo espandersi di Milano durante i secoli. Più esterna è quella dei Bastioni Spagnoli, in piazza XXIV Maggio, poi quella comunale, alle Colonne di San Lorenzo, e infine quella romana al Carrobbio.
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Raggiungiamo la porta comunale, oggi impacchettata per i lavori di ristrutturazione, cercando qualche elemento rimasto inalterato nel tempo: al numero 22 c’è un vecchio portone decorato con una conchiglia, che sembra sorreggere un delizioso balconcino rococò; sul portone un tempo c’era l’immagine di una donna, che ora ha acquisito le sembianze di uno spettro.
Infatti in questo corso scritte colorate e immagini spesso si rinnovano tra le vetrine e le saracinesche dei locali e dei negozi di tendenza…
Sorprendono i muri espressivi o da leggere e i portoni simili a block notes di pensieri o di idee.
Una forma originale di street poetry!
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Se vi è possibile entrate nei vari portoni di queste case: troverete spesso un mondo inaspettato
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Al numero 18, ad esempio, un piccolo portale del Settecento introduce ad un corridoio “condominiale” con colonne e capitelli, forse del Quattrocento.
Non perdete anche, al numero 44, un grazioso poggiolo spagnoleggiante.
Arriviamo, infine, alle Colonne che delimitano la piazza di San Lorenzo (è una Basilica assolutamente da vedere).
Sono lì, sopravvissute a vari incendi (probabilmente il primo è stato quelle delle dea Cibele, forse nell’odierna piazza Santa Maria Beltrade), poi alla furia distruttrice di elementi come Attila, Uraia, il Barbarossa, ai restauri, ai vari interventi urbanistici, ai bombardamenti e persino alle vibrazioni dei tram, che vi sono sempre passati accanto.
Le testarde colonne sono ancora in piedi, a reggere il peso della trabeazione che poggia sopra di esse. Ma quante sono? Non è facile, come sembra, contarle.
Raggiungiamo ora la terza porta, quella romana, al Carrobbio. Leggiamo intanto i nomi delle vie qui attorno, via Arena, via Gian Giacomo Mora: ci parlano di spettacoli gladiatori e di combattimenti, oppure ci rimandano ad uomini torturati e uccisi per delitti mai commessi come l’untore, ricordato dal Manzoni nella Storia della Colonna Infame, che abitava proprio qua.
Nello spazio all’angolo tra corso di Porta Ticinese e via G. G. Mora, un suggestivo monumento di fronte alla targa commemorativa ci fa memoria di quanto accaduto.
Anche in questa via resistono segnali del passato, da scoprire quando i portoni sono aperti.
Ed eccoci al Carrobbio, cerchiamo l’antica porta romana. Dov’è? Che abbia a che fare con la Torre dei Malsani?
Cominciate da qui. Buona ricerca!
Soluzione alla domanda: Quante sono le colonne di San Lorenzo?
Le colonne grandi sono 16, ma ce n’è una, piccola, sopra l’arco della trabeazione, che regge una croce; in totale sono 17!
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