San Cristoforo, una chiesetta lungo il Naviglio – parte seconda, l’interno

Appena varcata la soglia della chiesetta di San Cristoforo, restiamo incantati di fronte a questo ambiente unico che conserva, come l’esterno, le caratteristiche delle due chiese di un tempo.

Due grandi archi, ricavati nella parete che le separava, hanno unito nel 1625 le navate delle due chiese costruite affiancate nello spazio ma a circa un secolo di distanza.

I soffitti sono diversi; l’uno, il più antico, è a cassettoni, l’altro, invece, conserva la struttura gotica a volte decorate.

Alle pareti alcune vetrate lasciano filtrare un po’ di luce. Una tra queste ci pare insolita e mostra una mano scendere da una nuvola verso un triangolo raggiato; forse è l’immagine della Provvidenza?

Preziosi affreschi fanno capolino dall’usura del tempo e sembra quasi siano loro a osservare noi, viaggiatori del terzo millennio. Ci sono opere di diverse scuole (Bergognone, Giotto, pittori lombardi, Bernardino Luini).

Non sappiamo come fossero in precedenza gli altari delle due chiese. Ora, l’unico, si trova in quella di sinistra, la più antica.

È un altare contemporaneo, essenziale, con una struttura in metallo sopra una macina in pietra che ci riporta al tema del grano che diventa Pane. Una lastra di ardesia fa da piano; è lasciata al naturale, come indicato nell’Esodo (20 : 25) “…e se fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietre tagliate…”

Il Santo a cui sono dedicate entrambe le chiese è Cristoforo, un gigante come Ercole, diventato il Patrono di chi compie un viaggio o affronta il guado della vita.

Due belle statue lignee, una per chiesa, lo raffigurano appoggiato a un bastone con Gesù Bambino sulle spalle.

Ecco, in breve, la storia di questo Santo martire raccontata da Jacopo da Varagine nel XIII secolo.

Cristoforo si era proposto di servire il più potente della Terra, oggi diremmo il potere. Era stato al servizio di un re, poi di un imperatore, persino del diavolo, dal quale, però, aveva capito che il Figlio di Dio era il più forte. Per prepararsi al Battesimo aveva scelto di abitare lungo il corso di un fiume per aiutare i viandanti a passare da una sponda all’altra.

Una notte fu svegliato da un fanciullo che gli chiese di aiutarlo ad oltrepassare il fiume. Il gigante se lo caricò sulle spalle ma, nella traversata, il bambino diventava sempre più pesante, perché portava con sé tutto il mondo.  Cristoforo si piegava dalla fatica, quasi da non farcela. Appoggiandosi ad un bastone riuscì infine ad arrivare col suo “carico” all’altra sponda e comprese di aver portato sulle spalle Gesù. Il suo bastone fiorì.

Era considerato anche il Santo che aiutava gli appestati; da qui la costruzione di un lazzaretto accanto a questa chiesa e la Cappella dei Morti, costruzione risalente alla peste manzoniana del 1600.

A questa cappella si accede oggi dalla sacrestia, attraverso un’antica porta. Al di sotto, non visitabile, c’è una cripta con sepolture anche importanti e, si dice, una galleria segreta che porta fino alla chiesa di San Lorenzo.

Altri sono i “si dice” legati a questa chiesetta: da qui sembra essere partito il gruppo dei Lombardi per la Prima Crociata, al grido di Ultreia! (Andiamo avanti, oltre) saluto usato ancora oggi da chi compie il Cammino di Santiago di Compostela.

Qui arrivò la notizia della vittoria della Lega Lombarda sul Barbarossa, nel 1176 (questa chiesa non c’era ancora, ma esisteva già la cappella sua antenata); qui Ludovico il Moro andò incontro alla sua promessa sposa, Beatrice d’Este.

Una tradizione viva ancora oggi: in questa chiesa molti giovani iniziano qui il loro viaggio insieme.

Tanti sono i viaggi e i passaggi difficili della nostra vita, perchè non fare un salto ogni tanto a San Cristoforo? A tutti un “Ultreia!” per i propri passi.

A presto …

Quattropassi nel ‘400 sforzesco con vista grattacieli: la chiesa e la conca dell’Incoronata

È una città ricca di acque quella che Leonardo ha trovato al suo arrivo a Milano nel 1482.

Non solo c’erano i tanti corsi d’acqua naturali, i fontanili e persino una fonte miracolosa alla quale ci si accosta ancora oggi; a Milano scorrevano anche i Navigli, canali navigabili importanti per l’irrigazione e il trasporto di persone e merci. Si pensi ai barconi con il marmo di Candoglia per il Duomo!

Leonardo, nel suo curriculum, si era proposto a Ludovico il Moro anche come esperto in campo idraulico: “credo satisfare benissimo… in conducer acqua da uno loco ad uno altro“.

Fu così incaricato dal Moro di occuparsi, tra l’altro, anche del collegamento tra la cosiddetta Cerchia Interna dei Navigli e il canale della Martesana, che era stato appena costruito.

La Cerchia Interna era stata, ai tempi del Barbarossa, un fossato difensivo ed ora, alla fine del Quattrocento, rappresentava una sorta di circonvallazione su acqua rispetto alla città. Perchè non collegarla dunque anche alla Martesana, proveniente da Nord Est, che avrebbe arricchito con le acque dell’Adda la Cerchia Interna?

Milano è considerata una città completamente piatta, invece è ondulata, con avvallamenti e dossi. C’era, anche, una differenza di altezza tra la Cerchia e la Martesana, che scorre più in alto. Era necessario, quindi, un sistema di conche e chiuse per permettere alle barche la navigazione, come già avvenuto alla Conca di Viarenna accanto alla Darsena.

Facciamo ora uno zoom su una di queste conche tra la Martesana e la Cerchia Interna: ecco, in fondo a via san Marco, la Conca dell’Incoronata, al cui progetto partecipò anche Leonardo.

La conca prende il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria Incoronata, in corso Garibaldi. Da quest’ultima iniziamo i nostri quattropassi per rispettare l’anzianità di costruzione. Alla prima occhiata restiamo stupiti: è una chiesa doppia, con due facciate uguali che fanno pensare a villette a schiera.

La chiesa di sinistra è la più antica, costruita in epoca comunale e andata poi in rovina. Venne fatta ricostruire da Francesco Sforza che la volle dedicare a Santa Maria Incoronata in occasione della propria incoronazione a Duca di Milano, nel 1451.

Qualche anno dopo, nel 1457, Bianca Maria Visconti, moglie di Francesco Sforza, volle fosse costruita a fianco un’altra chiesa del tutto simile alla precedente, come simbolo della loro unione matrimoniale e di casata.

Un Biscione visconteo, proprio tra le due facciate, rappresenta un sigillo della legittimità e della continuità della successione. “OK, tu sei il Duca” deve aver pensato Bianca Maria “ma c’è anche il mio Biscione”. Brava!

L’interno della chiesa è un grande spazio unico a due navate, suddivise da pilastri, con due absidi e due altari.

Da ammirare, tra l’altro, un’insolita opera del Bergognone dove Cristo, con la Croce simbolo del Sacrificio, torchia l’uva per farne il Vino Eucaristico.

A fianco alla chiesa troviamo la quattrocentesca Biblioteca Umanistica, che faceva parte del convento dei frati agostiniani.

Conteneva migliaia di codici e volumi, depredati poi da Napoleone, che, però, non poté portarsi via anche gli ambienti. Tra poco questi ospiteranno, come gli anni scorsi, alcuni eventi del FuoriSalone del Mobile.

Il FuoriSalone 2019 (8-14 aprile) prevede anche un’installazione proprio alla Conca dell’Incoronata e al vicino Ponte delle Gabelle, in ceppo d’Adda, dove un tempo si pagavano dazio e pedaggio.

Unica rimasta di questo tratto di Naviglio, ormai interrato, la conca conserva ancora alcune caratteristiche che la rendono una sorta di museo a cielo aperto… manca solo l’acqua!

È un omaggio a Leonardo e al suo genio. Osservando, infatti, la conca troviamo un’altra sua invenzione, utilizzata ancora oggi nelle chiuse di tutto il mondo: la porta vinciana.

Le porte della chiusa, in rovere, sono infatti uguali a quelle progettate da Leonardo e raccolte nel Codice Atlantico dell’Ambrosiana.

Si crede che la porte vinciane siano state messe in opera per la prima volta proprio alla Conca dell’Incoronata. Sono dotate di sportelli incernierati al centro, per facilitarne l’apertura e la chiusura e quindi l’entrata e l’uscita dell’acqua.

Se dalla chiesa o dalla conca ci guardiamo intorno, vediamo stagliarsi sullo sfondo la guglia del grattacielo Unicredit del grande Cesar Pelli. Il “qui” e “ora” dei nostri passipermilano possono spaziare dal Rinascimento alle torri di piazza Gae Aulenti. Negli occhi abbiamo momenti diversi di cinquecento anni di progetti per Milano.

A presto…

Passipermilano con Babbo Natale (parte seconda)

E per i bambini? Quali iniziative ci sono a Milano nel sacco di Babbo Natale? Tantissime e ricche; eccone alcune dove si possono fare grandi e piccoli passiperMilano.

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Ormai tradizionale è il “Villaggio delle Meraviglie” ai Giardini Pubblici “Indro Montanelli“. Qui piccoli pinguini aiutano a fare i primi passi sul ghiaccio. Intorno un villaggio natalizio che ha già visto crescere tanti bambini. Aperto fino all’ 8 gennaio

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Nuovissima (aprirà nel Week End del 18/12/16) è la pista di pattinaggio sull’acqua della Piscina ex Caimi di via Botta. I “Bagni misteriosi”, col Teatro Franco Parenti, invitano in questo periodo di feste i bambini a partecipare a tante iniziative e i grandi ad una serie di eventi serali con spettacoli, musica e relax alla luce della Luna. Fino a Natale è aperto anche un Mercatino del Riciclo.

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http://www.bagnimisteriosi.com/

Un’altra novità è il piccolo Villaggio natalizio vicino a corso Vittorio Emanuele.

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Casette, una bella giostra, la pista di pattinaggio, orsi, foche, alberi e Babbo Natale si trovano in piazza del Liberty.

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Tra non molto qui arriverà Apple e probabilmente trasformerà questa tranquilla piazzetta in uno spazio con installazioni ardite e futuristiche.

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rendering da “Corriere della Sera”

Per ora godiamoci coi bambini questo tenerissimo villaggio per un momento di gioco ritagliato magari nel giro degli acquisti dei grandi.

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Infine ecco il Christmas Village alla Darsena, con la casetta di Babbo Natale, un pupazzo di neve e un boschetto di alberelli.

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Siamo riusciti a vedere Babbo Natale in persona mentre si riposava nella sua stanza accanto al camino! Forse era stanco dopo aver guidato la slitta acquatica coi bambini su e giù per la Darsena

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Luci natalizie illuminano le casette del mercatino e i ponti creando scorci suggestivi e festosi.

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Un grande albero svetta sulla Darsena, quasi fosse un faro che indica la rotta.

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Anche i Navigli sono illuminati. È bello quest’angolo di Milano! Le luci natalizie si riflettono sull’acqua, dove passano i battelli.

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C’è una malinconia romantica in questa zona quando non si traveste da allegra movida.

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Anche la Luna, in questo tardo pomeriggio di una giornata qualunque di metà dicembre, esce a guardare i Navigli.

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La nebbiolina che offusca appena il suo volto sembra la misteriosa veletta di una bella donna, affascinante oggi come ieri.

<> on February 21, 2016 in Barcelona, Spain.

Antonio Marras –               collezione 2016

A presto…

Un drink Martini alla Darsena

Un locale cult di Milano, la terrazza Martini di piazza Diaz, raddoppia temporaneamente i suoi spazi alla Darsena, dall’ 1 al 4 settembre in occasione del Gran Premio di Monza di F1.

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Che c’è di meglio dunque, per questo fine settimana  ancora estivo, che andare sui Navigli per  un cocktail Martini & Tonic, accompagnato da finger food preparati da chef stellati come Filippo La Mantia?

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L’evento si terrà nei pressi del Mercato Coperto di piazza XXIV maggio. Si potrà vedere da vicino una monoposto Williams tra una mostra fotografica e della musica dal vivo.

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Ingresso libero. Orari: venerdì dalle 17 alle 23, sabato e domenica dalle 12 alle 23.

Alla salute con, ovviamente, un Martini… agitato e non mescolato!

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Quattro passi al “Darsena Christmas Village 2015”

È il primo Natale della Darsena rimessa a nuovo e anche Santa Claus non poteva lasciare Rovaniemi senza venire a vederla.

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L’albero, posto sulla sponda, ci guida verso il cuore del villaggio.

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Riparata da un piccolo bosco c’è la casetta di Babbo Natale e, non a caso?, accanto si trova lo stand della Coca Cola, alla quale egli deve il suo look tutto rosso.

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Questa è la parte più bella dell’allestimento natalizio sulla Darsena. Anche Babbo Natale deve essere rimasto colpito dai Navigli, dalla loro atmosfera così milanese, dolce, piena di nostalgia, ma nel contempo vivace, giovane, ricca di vitalità ed energia.

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Così, lasciata per un po’ la neve del suo villaggio nordico, guida le renne su una slitta d’acqua, navigando sulla Darsena.

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A volte, per fare un po’ di sport e mantenersi in forma in vista delle grandi fatiche che lo aspettano, fa anche un po’ di canoa, come è tradizione in questa nostra città di acque, o pattina sulla pista di ghiaccio allestita sulla Darsena.

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Attraversiamo il ponte e scendiamo sull’altra sponda, dove sfilano le casette di legno ormai tipiche del paesaggio urbano di Milano nel periodo natalizio.

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Non sono molte e vendono soprattutto prodotti alimentari. Lo spazio è tanto e questa seconda zona del Villaggio sembra un po’ vuota.

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Passeggiando lungo questa sponda, fermiamoci un attimo a guardare il ponte dello Scodellino, dove il Naviglio Grande si immette nella Darsena. Era chiamato così, forse, perchè un tempo i barcaioli qui pagavano il pedaggio mettendo una moneta in una ciotola.

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Secondo un’altra versione, invece, con uno “scodellino” facevano carburante umano bevendo qualcosa  in un’osteria all’altezza del ponte. Ancora oggi, in quest’angolo tra il Naviglio e la Darsena, c’è un locale.

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Continuiamo la nostra passeggiata: non ci sono molti posti liberi a sedere in Darsena, che sembra fatta soprattutto per camminare. Il bar del mercato rionale ci offre una sosta.

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Con altri quattro passi raggiungiamo quella sorta di villaggio street food realizzato verso piazza XXIV Maggio.

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Vi si trova di tutto, tra mini truks, ape e bancarelle. Una quindicina di furgoncini offre specialità regionali molto diverse: panini, dolci, persino una pizza col forno a legna, caldarroste.

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Se abbiamo già fatto merenda, qui o altrove, facciamo ancora i nostri passi insieme fino al ponte che permette di vedere i Navigli illuminati a festa.

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Chissà se Babbo Natale è rimasto affascinato dai Navigli, abbracciati stretti stretti alla nebbiolina, come innamorati?

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Qualche passo ancora e possiamo prendere il barcone che fa il giro dei Navigli pieni di luce.

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Per informazioni su orari e percorso:

http://www.naviglilombardi.it/navigare-a-dicembre/?current_month=11&current_year=2015&type=

È la zona della movida, delle ore piccole, ma anche Babbo Natale vive la Notte!

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Al prossimo anno…

Presepi a Milano

Fra pochi giorni sarà Natale. Quanti di noi dicono: “Dobbiamo fare ancora il presepio!” (a Milano è il Presepio, con la O finale, non il Presepe). Quanti di noi rispondono, in genere quelli che il presepio lo devono fare e non solo…guardare,: “Quest’anno perché non mettiamo solo un simbolo?” In realtà non si ha voglia di arrampicarsi fino a quell’ultima scatola impolverata in solaio, o di scendere in cantina spostando bici e quant’altro per arrivare alla mitica, vecchia scatola con le statuine.

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Poi, come per magia, quando ci prende la nostalgia o quel senso della tradizione che ci viene dal nostro passato e ci accompagna nel futuro, “tiriamo fuori” la capannina, la stella fatta di lustrini, le statuine ammaccate, di misure improbabili (chi non ha una pecorella piccolissima o gigante, tipo OGM?), la carta blu col cielo dipinto o quella marroncina per fare la terra. Poi i batuffoli di cotone per la neve e lo specchio per il laghetto dove mettere il ponticello, la lavanderina e il pescatore, magari senza neanche più la canna o la lenza, perché lo scorrere del tempo gliele ha portate via. Così un briciolo di Natività entra nelle nostre case, anche se le strade della vita ci hanno condotto altrove.

pezzo di presepe e bambino

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A tutti proponiamo un piccolissimo rewind…anche a chi non ha voglia di fare il presepio e non lo fa.

Ecco la prima Natività cristiana: un murale nella Catacomba di Priscilla sulla via Salaria a Roma…

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Mille anni dopo il primo vero Presepe, ad opera di San Francesco, a Greccio, con il bue, l’asinello e il miracolo del Divino Bambino che appare nella mangiatoia.

il primo presepio di S. Francesco

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Da allora quante Natività sono “rinate”? Artisti di ogni epoca l’hanno pensata e ce l’hanno lasciata…

https://www.youtube.com/watch?v=WL5Q9pfwVZ4

Perchè non andare a vedere qualche bel Presepio a Milano? Ve ne indichiamo alcuni, fra questi ci sono delle vere opere d’arte.

La più antica fra le Natività lombarde è presente nella Basilica meneghina per eccellenza, quella di Sant’Ambrogio. La scena è scolpita nel marmo del sarcofago, del IV secolo, detto “di Stilicone”: situato nella navata centrale della Basilica presenta Gesù Bambino, ma col viso da adulto, tra il bue e l’asinello, fasciato in un letto sepolcrale anziché nella classica mangiatoia.

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Sempre a Sant’Ambrogio, nel Museo della Basilica, è conservato il commovente presepio realizzato nel 1944 dai militari italiani internati nel lager nazista di Wietzendorf.

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Per saperne di più

Nel quartiere di Brera, nella Chiesa di San Marco, si può ammirare il famoso presepe realizzato nel 1750 dal pittore e scenografo della Scala Francesco Londonio; è composto da una trentina di figure ricavate da tavole di legno e poi dipinte.

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https://www.youtube.com/watch?v=Q7QozoRVAJc

A pochi passi da Brera, nella Basilica di San Simpliciano, resiste da oltre cento anni la tradizione di realizzare, in una cappella laterale, un grande presepe con caratteristiche e particolari sempre diversi. Ogni anno un gruppo di volontari realizza con le proprie mani scenografie, fondali, architetture, luci, con l’obiettivo di rinnovare il messaggio del Natale. Potrà essere visitato dalla Vigilia di Natale.

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In corso di Porta Romana, la Basilica dei Santi Apostoli e San Nazaro, la più antica chiesa a croce latina dell’ occidente, offre al visitatore l’antico e prezioso “Presepe Ligneo” della scuola dello scultore tedesco Adam Kraft. Visitabile nel transetto sinistro tutto l’anno, fu realizzato nella seconda metà del 1500.

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Baggio, nella cripta della Chiesa di Sant’ Apollinare  si può visitare il Presepe Biblico.

http://www.presepedibaggio.org/

Si tratta di un allestimento che, oltre alla Natività, permette di rivivere altri episodi della Bibbia e della vita di Gesù. Attraverso corridoi a forma di grotta, ai visitatori si offre un lungo percorso di ben 43 scene (alcune in movimento). Fu realizzato negli anni Sessanta su idea di un giovane operaio della “Borletti”. Orari: tutte le domeniche di dicembre 15-18.30; dal 23 dicembre al 6 gennaio 15-18. Chiuso il 31 dicembre. Ingresso libero con offerta.

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Molto importante, al Museo Diocesano, è la Natività di Filippo Lippi, esposta fino al 30 gennaio.

https://www.youtube.com/watch?v=uIa6edNxYBM

Per tre anni la Parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Naviglio ha realizzato “El presepi de la riva”, rappresentazione tridimensionale della Natività in scala naturale,  su una pedana galleggiante nel Naviglio Grande, con scenografia che riproduce il tipico contesto della casa di ringhiera dei Navigli. Purtroppo quest’anno è stato sospeso per i lavori alla Darsena. Per ora accontentiamoci di ammirare solo in foto questo presepe “meneghino”.

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Come ogni anno il foyer dello Spazio Oberdan, espone diorami e presepi artistici realizzati dalle associazioni Presepisti Sacra Famiglia di Cinisello Balsamo e Amici del Presepe di Lainate. L’esposizione è aperta fino al 6 gennaio 2015. Orari: lunedì-venerdì 10-19.30; sabato e domenica 14-19.30; 25 e 25 dicembre 15.19.30; 31 dicembre e 1 gennaio 10-15.30. L’ingresso è libero.

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Nella chiesa di San Raffaele Arcangelo in Milano è esposta, fino al 31 gennaio 2015, la Natività di William Congdon (1912-1998, esponente di rilievo della Scuola di New York, ma per gran parte della sua vita attivo in Italia e, negli ultimi anni di vita, in Lombardia). Questa bella Natività  costituisce un’interpretazione contemporanea dell’iconografia cristiana tradizionale. Per saperne di più segnaliamo che il 18 dicembre 2014, alle ore 18.30,  si svolgerà in loco un incontro dal titolo: E il Verbo si fa carne: la natività di William Congdon.

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Si intitola Il Gesto nell’Arte. Le figure tradizionali nel presepio lombardo la mostra di presepi del museo di Dalmine allestita all’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia. L’esposizione è aperta fino al 6 gennaio. Questa mostra è dedicata alle figure tradizionali del presepio realizzate in gesso ed in legno,  tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni ’50 del Novecento”.

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Buon Presepio a tutti!

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La statua di Costantino si trova presso il colonnato di San Lorenzo Maggiore, una delle più antiche chiese di Milano.

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Siamo in piena arte classica…non solo! Se guardiamo verso il muro di cinta dell’oratorio, vediamo un grande murales intitolato “Milano Street Hi-story”.

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Tanti altri “muri d’autore” stanno colorando Milano, su incarico di privati o di enti pubblici.

In quest’ottica nasce il Progetto Wall-art, per celebrare i 140 anni del Gaetano Pini; questa iniziativa si è avvalsa di celebri esponenti della street-art milanese che hanno affrescato, il muro esterno e interno dell’Istituto.

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Inoltre questo progetto ha riguardato anche il muro di cinta del vicino Convento della Visitazione, in piazza Cardinal Ferrari e adiacenze. Da  un immenso dipinto di 600 metri quadrati i volti di grandi “milanesi” guardano i passanti; su queste pareti, accanto ai personaggi, aforismi e citazioni. Abbiamo già riportato i ritratti di Gaber e Jannacci (vedi “Il Cristo Redentore del Verziere“), ve ne presentiamo altri; andate a vederli, magari sedendovi sulle panchine del giardinetto di fronte.

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Altri murales si trovano di fronte, sulla facciata dell’Archivio Diocesano. Qui, in 200 metri quadrati, un “antico codice miniato” ha sostituito dei precedenti scarabocchi e introduce ai contenuti dell’archivio.
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In diversi punti della città si possono trovare altri murales. Un bel drago (come ritorna questa immagine nella storia della nostra città!) fa mostra di sè in via Canonica, angolo via Paolo Sarpi.

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Nelson Mandela e la colomba della Pace ci guardano dal muro della Fabbrica del Vapore di via Procaccini.

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Un grande murales di ben 110 metri è stato voluto dalla Campari a Sesto San Giovanni per colorare il lungo muro di cinta della fabbrica del famoso bitter.

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Anche alcuni negozi hanno scelto di far decorare le proprie serrande con opere di street-artist, così la città rimane più colorata anche quando sono chiusi.

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Non ci è possibile fare un elenco delle opere degli street-artist a Milano, perchè ci possono comparire  di fronte quasi all’improvviso su un muro grigio, in una periferia anonima o anche in una stazione della metropolitana o delle ferrovie.

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E guardando alcuni ponti del Naviglio Pavese o del Naviglio Grande come non meravigliarsi di un pescecane che spunta dall’acqua o sorridere di due pinguini innamorati e di una ragazza che si dondola su un’altalena …..

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Anche gli arredi urbani possono esser rivisitati ironicamente!

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Se, passando per Milano, incontrate qualche opera che vi sembra significativa, scattate una foto e inviatecela. La pubblicheremo!

Itinerario da S. Bernardino alle Ossa

DA DOVE ……. DOVE

“Ti spiacerebbe dirmi, per favore, da quale parte dovrei andare, partendo da qui?” (Alice nel paese delle meraviglie – L. Carroll)

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 Questa zona, appartata e silenziosa, è una piccola oasi di tranquillità a pochi passi dal centro, ma solo nel weekend. Durante la settimana, quando è aperta l’Università Statale di via Festa del Perdono,

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è vivace, piena di ragazzi, biciclette, negozi “colti”, librerie, copisterie, bar piacevoli e a buon mercato, dove si sente ridere e raccontare di esami e di prof. Il sabato e la domenica tutto cambia; l’Università è chiusa, salvo eventi. Un vero peccato che impedisce di gustare questo angolo di Rinascimento con la sua ordinata bellezza e con i suoi chiostri, sui muretti dei quali è bello sedere come avviene da 600 anni. (Vista l’importanza della Ca’ Granda, cioè dell’Università, ne parleremo in un altro itinerario).

Torniamo sui nostri passi. Belisama ci ha già accompagnato alla chiesa di San Bernardino e alle sue macabre decorazioni. Siamo ora in piazza Santo Stefano, dominata dalla chiesa di Santo Stefano in Brolo.

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Sì, avete letto bene: Brolo, l’antico nome del bosco, che dà anche il nome ad una viuzza qua dietro…Ma non è tutto; alle spalle di San Bernardino c’è un piccolo giardino, quasi segreto, che sembra invitare ad una tranquilla sosta per  una lettura o per una chiacchierata piacevole, magari mangiando un panino  (se ci andate di domenica, però, dovete portarvelo da casa, qui vicino è quasi tutto chiuso).

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Molto tranquilla la nostra chiesa di Santo Stefano, nel passato, non lo è di certo stata. Qui, sotto il porticato, di cui rimane quell’unica colonna, fu ucciso da congiurati il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, il 26 dicembre del 1476. Inoltre, appena entrati nella chiesa, sul pavimento, una grata d’ottone copre una pietra, detta degli Innocenti, che ricorda quattro funzionari imperiali che, durante il regno dell’Imperatore Valentiniano I (quando Mediolanum era la capitale dell’Impero Romano d’Occidente), osarono denunciare un ricco patrizio milanese, corrotto, ma legato al potere. Furono giustiziati loro dopo atroci torture proprio su questa pietra.

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Anche via Laghetto, accanto alle nostre due chiese, non era certo un’oasi di pace, come sembra guardando vecchie immagini di Milano.

laghetto - duomo

Perchè si chiama via Laghetto? Milano è da sempre città d’acqua, anche se non c’è il “grande fiume” come in altre città. Di fiumi, piccoli ma disastrosi, ne abbiamo diversi (Olona, Lambro, Seveso, Nirone, Vettabbia) e il sottosuolo è ricco di acqua; nel corso dei secoli sono stati poi creati i Navigli, ma di ciò parleremo in altri itinerari. Siamo nella seconda metà del Trecento: per la costruzione della nuova Cattedrale, il Duca Gian Galeazzo Visconti donò alla Fabbrica del Duomo la cava di marmo di Candoglia, vicino al Lago Maggiore; voleva una chiesa non più di mattoni, come nel gotico lombardo, ma di prezioso marmo dai riflessi rosati, come nelle cattedrali di Oltralpe. Come fare a portarlo?

cave di candiglia esterno

cave di candoglia

Il materiale arrivava al piccolo porto artificiale di via Laghetto, costruito apposta, percorrendo le vie d’acqua da Candoglia fino al Naviglio Interno; i barconi adibiti al trasporto  del marmo erano esentati dal pagamento di dazi e pedaggi esibendo un “lasciapassare” con la scritta A.U.F., cioè Ad Usum Fabricae, da cui l’espressione a ufo, ovvero a sbafo).

barcone AUF

AUF

mangiare a ufo

Al Laghetto i blocchi venivano caricati sui carri fino al cantiere del Duomo. Anche il nostro dinosaurino è arrivato  qui e Belisama, tra acque e brolo, era felice.

Tutto roseo, quindi, come il nostro marmo? Mica tanto…Nel piccolo porto di via Laghetto arrivava anche il carbone, utilizzato come fonte energetica. L’edificio al numero civico 2 era la sede dei carbonai, i “tencitt” (cioè sporchi, neri come il carbone).

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Per i milanesi del tempo questa zona era sotto l’influsso di streghe e fattucchiere. Pensate che durante le epidemie di peste nessuno, stranamente, si ammalò nella zona del Laghetto; sortilegio o potere disinfettante della polvere di carbone? In ogni caso un certo Bernardo Catone, per ringraziare la Madonna dello scampato pericolo, fece realizzare un dipinto murale, ancora oggi visibile proprio sulla facciata dell’edificio dei “tencitt” (che oggi ospita un bel ristorante e alcune abitazioni private).

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Qualche parola, infine, sui negozi della zona; non ce ne sono molti, per lo più concentrati in via Bergamini (che era la via dei formaggiai).

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Da segnalare alcune botteghe storiche.  Se entrate nell’ orologeria Sangalli per un acquisto o per una riparazione, chiedete al gentile proprietario di vedere il locale degli orologi; sotto un soffitto ligneo che ha dell’incredibile, è raccolta una collezione di cucù e di pendole dal sapore antico. Qui passato e presente camminano insieme!

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Poco distante c’è un negozio molto interessante di casalinghi e di fronte una storica libreria con un bel reparto di oggettistica e di prodotti naturali provenienti da vari monasteri.

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Il nostro giro è terminato, ma se volete c’è ancora qualcosa di interessante da vedere… Arrivederci alla prossima puntata: la Statale!