Passipermediolanum: le Colonne di San Lorenzo

La quasi sconosciuta statua di Ausonio sul Passaggio delle Scuole Palatine tra piazza Mercanti e via Orefici ci riporta all’epoca di Mediolanum, capitale dell’Impero Romano d’Occidente.

Ausonio, intellettuale di corte e appassionato giramondo del IV secolo d.C., compose diverse opere sulle località visitate nei suoi viaggi, come in una sorta di TripAdvisor imperiale.

Lo scrittore fa della nostra città, che aveva visitato nel 379, una bellissima recensione, ponendo Mediolanum al settimo posto, seconda città italiana dopo Roma, tra le venti top urbes dell’Impero Romano. Un’epigrafe, accanto alla sua statua, è la sua rece che possiamo leggere anche oggi.

“A Mediolanum -scrive nel suo Ordo Urbium Nobilium– ogni cosa è degna di ammirazione… La popolazione è di grande capacità… La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura… Vi sono il Circo… il Teatro, i templi…, il Palazzo Imperiale…, le Terme Erculee…”.

Cosa rimane oggi dei luoghi che avevano tanto colpito Ausonio? Qual è il presente di questo passato? Il tour per Mediolanum non è facile e talora bisogna cercare le antiche tracce in contesti nuovi, “pietra su pietra” per così dire…

Muro del Circo romano in via Vigna

Inoltre a Milano anche le pietre sono in movimento e nel corso dei secoli sono state “spostate” da un luogo all’altro per essere riutilizzate e ricominciare una nuova vita. Così  è accaduto alle Colonne di San Lorenzo.

Sono forse il monumento più conosciuto e meglio conservato di Mediolanum; raggiungiamole col tram n. 3 che passa loro accanto a Porta Ticinese.

I finestrini ci lasciano vedere uno squarcio incredibile della nostra città. In poco spazio ci sono colonne pagane, una tra le più antiche basiliche cristiane, la statua replicante di Costantino (l’originale è a Roma), un portale e un balconcino rococò… per non parlare dei graffiti accanto alla chiesa.

Le nostre Colonne facevano parte, probabilmente, di un tempio dedicato a Cibele, che si trovava, sembra, in piazza Santa Maria Beltrade e furono “spostate” per fare da ingresso imponente e maestoso alla basilica di San Lorenzo.

Sono in marmo, di eguale altezza e fattura, allineate sopra un basamento più recente di epoca medievale. I capitelli corinzi, invece, presentano alcune differenze di altezza e disegno e si pensa, quindi, provengano da due diversi edifici romani.

Sopra l’arco, al centro del colonnato, c’è l’intrusa: una piccola, solitaria colonnetta con la croce che fa spingere ancora più su il nostro sguardo. È la diciassettesima colonna.

All’estremità del colonnato ci sono due piccoli altari al posto di quelli ormai perduti. Presso uno di questi San Carlo celebrò Messe per far cessare la peste. Questi mattoni sembrano tenuti insieme dal cemento della storia.

A molti secoli prima risale l’epigrafe rinvenuta nel 1600 durante operazioni di scavo e collocata sulla parete verso il Carrobbio. Datata 167 d.C. è dedicata a Lucio Vero, imperatore assieme al fratello adottivo Marco Aurelio. Illeggibile e deteriorata aspetta tempi migliori; per ora ad uno sguardo distratto può sembrare più un rattoppo che un’epigrafe da decifrare.

Le nostre Colonne, nel corso dei secoli, sono riuscite a sopravvivere ad incendi, devastazioni, rifacimenti urbanistici, vibrazioni provocate dal passaggio dei tram.

Oggi sono uno dei luoghi simbolo di Milano e della sua movida. Si vive un forte contrasto tra la storia passata e la vita di oggi con i gruppi di giovani e le mode dei nostri giorni come  i graffiti poco lontani e inusuali shoefiti vicini alle Colonne.

Scarpe sportive, legate tra loro dalle stringhe, pendono da un filo di sostegno che passa attraverso il colonnato. Non si conoscono bene i motivi alla base di questa moda nata negli USA. Le scarpe legate vengono lanciate come bolas, segnali per chissà quali differenti messaggi.

A noi piacciono e ci fanno venire voglia di camminare ancora di più insieme per Milano.

A presto…

 

La Milano romana: articoli collegati

Quanta storia tra le vetrine! Alla scoperta di via Torino (parte seconda – San Giorgio al Palazzo… e molto altro)

Cosa starà guardando questo piccione curioso per rinunciare alle briciole golose della vicina cioccolateria in piazza San Giorgio, angolo via Torino?

Per venire sin qui forse è passato a volo d’uccello (ops!) sul vicino Palazzo Stampa di Soncino e, magari, avrà avuto qualche timore per l’aquila in cima alla torre che si nasconde dietro le case.

Questo palazzo è un altro edificio monumentale, molto deteriorato, a dire il vero, di questa nostra via Torino dai tanti volti. Risale all’ultimissimo periodo degli Sforza e fu via via rimaneggiato e modificato nei secoli

Fu fatto costruire da Massimiliano Stampa, “governatore” del Castello Sforzesco; ne faceva parte una torre a tre piani in onore dell’Imperatore Carlo V, per ringraziarlo del titolo di Marchese di Soncino che gli aveva concesso.

A malapena riusciamo ora a vedere, da via Soncino, la torre, l’aquila con corona imperiale che sovrasta il globo e le “Colonne d’Ercole” dedicate alla potenza dell’Imperatore.

Nell’Ottocento la famiglia Stampa aveva aggiunto il cognome Casati e la cronaca rosa e nera del Novecento si è occupata di alcuni discendenti dell’antica casata.

Luisa Casati Stampa

i protagonisti del delitto Casati

Avrà fatto il nido sulla torre il nostro piccione che si è fermato a guardare la chiesa di San Giorgio al Palazzo nella omonima piazzetta?

Questa chiesa ha origini antichissime e probabilmente sorge su un tempio pagano di Mediolanum, capitale dell’Impero Romano d’Occidente. Nel 751 l’Arcivescovo Natale (le sue reliquie sono custodite sotto l’altare) la dedicò a San Giorgio. La vicinanza della chiesa al Palazzo Imperiale Romano fece sì che fosse conosciuta come San Giorgio al Palazzo. I secoli ci misero mano e la chiesa  venne rifatta e rimaneggiata più volte.

Settecento

 

Ottocento

oggi

L’eco della memoria più antica è presente nelle colonne di pietra romaniche addossate ai pilastri del transetto, nei capitelli diventati acquasantiere, nella targa che ricorda l’Editto di Milano, promulgato da Costantino nel vicino Palazzo.

Quante preghiere nel corso dei secoli si saranno levate in questa chiesa e davanti al Ciclo della Passione di Bernardino Luini?

Il disegno preparatorio è conservato al Louvre, ma noi possiamo guardare questa pala d’altare nella sua pienezza e nelle sue diverse scene.

Nel Cristo schernito, dipinto nella lunetta, c’è anche un po’ di Leonardo. L’espressione e i volti grotteschi dei due aguzzini risentono degli studi sulla fisiognomica del Maestro. Il fondo scuro del dipinto viene aperto alla speranza dal piede sinistro del Cristo che sembra uscire dal quadro per andare verso i fedeli.

La torre campanaria di questa chiesa era altissima e vi furono nascoste le reliquie dei Re Magi, dalla vicina Sant’Eustorgio, per salvarle dal Barbarossa. Tutto fu inutile; i resti vennero trafugati e portati a Colonia e la torre fu fatta mozzare dall’Imperatore.

Godiamoci un momento la piazzetta con l’acciottolato davanti alla chiesa, quasi un angolo da “fuori Milano” e andiamocene alla scoperta di un altro luogo nascosto nel labirinto di vie dietro via Torino.

In via San Sisto, in un piccolo slargo, ecco un’altra chiesa con tanta storia da raccontare.

Fondata da Desiderio, Re dei Longobardi, alla fine dell’VIII secolo, rifatta “baroccamente” da Federico Borromeo, la sua campana suonò per chiamare a raccolta gli insorti delle Cinque Giornate. In questa rivolta, però, fu svuotata degli arredi che divennero barricate.

Iniziò un lento declino e, ormai sconsacrata, divenne un magazzino militare, in attesa di essere abbattuta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Fu salvata dall’Arte, quando lo scultore Francesco Messina la ottenne per usarla come studio e la fece restaurare, lasciandola poi alla città come museo delle sue opere… e non solo.

Fino a dicembre 2018 possiamo ammirare anche un grande “albero” che si snoda e si avvinghia alla facciata di questa chiesa. La suggestiva opera, intitolata “Radicamenti” è di Leonardo Nava.

Torniamo verso il Carrobbio, dove la nostra via Torino sembra aprirsi a raggiera, oggi come un tempo.

Questa zona è tra le più misteriose e inquietanti di Milano; qui si udivano (e si odono ancora?) i lamenti provenienti dal vicino lebbrosario e quelli delle vittime delle ordalie da parte dell’Inquisizione, qui era rimasto vivo il culto di Mitra, qui si diceva ci fosse un confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Torre dei Malsani, già Porta Ticinensis delle mura romane

Beh, non andiamo “oltre”… Non si sa mai…

A presto…

San Lorenzo, una Basilica “fusion”

Una Basilica donata agli ariani, con fondamenta romane e un Mausoleo per un’imperatrice che non c’è. Al suo posto il Santo protettore dei facchini e, all’esterno, un muro colorato da murales d’autore…una passeggiata davvero fusion!

Guardiamo quell’insieme di materiali, stili, torri e cappelle che caratterizza il retro di San Lorenzo, visto dal Parco delle Basiliche, che lo collega a Sant’Eustorgio.

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Se osserviamo con attenzione, vediamo degli inserti molto strani: sono blocchi di pietre che provengono da monumenti imperiali di epoca romana, come l’Anfiteatro ed il Circo, che si trovavano poco lontano.

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Quando furono distrutti, divennero una sorta di cava per recuperare pietre e quant’altro di già “lavorato” si potesse riutilizzare per altre costruzioni.

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Romane sono anche le colonne che delimitano il sagrato e romano era certamente Costantino, la cui statua è una copia in bronzo di quella che si trova a Roma.

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Una curiosità: al centro della piazzetta davanti a San Lorenzo, in corso di Porta Ticinese, c’è la statua di un Imperatore, non di un Santo!

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Queste opere romane si sono salvate da incendi, terremoti, crolli, bombardamenti e ricostruzioni, che si sono succeduti nella storia di San Lorenzo.

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Ben altro capitò a questa Basilica: sembra, infatti, che nel IV secolo fosse stata donata agli ariani, perchè potessero avere un proprio luogo di culto, ma Sant’Ambrogio fieramente si oppose alla donazione.

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Entriamo in San Lorenzo e guardiamo la sua struttura e le sue pareti, così ricche di semplicità.

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Prima di visitare la Cappella di Sant’Aquilino, diamo un’occhiata ad una vera chicca, ritrovata rimuovendo gli intonaci delle pareti (si vedono le scalpellature): è una copia del Cenacolo realizzata da un allievo (non dei migliori!) di Leonardo.

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I misteri dell’affresco leonardesco ci sono tutti: San Giovanni ha aspetto molto femminile ed il coltello è impugnato da una mano di cui non si vede il proprietario.

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Davanti a quest’Ultima Cena, una deposizione in terracotta dipinta.

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Avviamoci verso la Cappella di Sant’Aquilino (visita a pagamento, 2 Euro). Questo Mausoleo, un tempo distaccato dalla Basilica, ha ancora struttura e cupola originali.

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per saperne di più

Ci accoglie, luminosa, la Cappella dell’Addolorata, costruita per congiungere la Basilica al Mausoleo.

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Entriamo nella Cappella di Sant’Aquilino passando sotto un bel portale di marmo di epoca romana, proveniente dall’Anfiteatro o dal Circo.

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Ancora oggi non si sa a quale delle imperatrici, Galla Placidia o Giustina, potrebbe essere stato destinato il Mausoleo diventato poi la Cappella di Sant’Aquilino. Entrambe le imperatrici sono, però, sepolte altrove.

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Il Mausoleo, invece, contiene l’urna di Sant’Aquilino, un sacerdote ucciso dagli eretici poco dopo l’anno Mille, il cui corpo fu ritrovato da un gruppo di facchini, di cui divenne il patrono.

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Purtroppo alle pareti del Mausoleo rimane ben conservato solo “Il Cristo Maestro tra gli Apostoli”. In questo mosaico bizantino il Cristo è insolitamente rappresentato molto giovane, senza barba e con i capelli corti. Accanto a Lui gli Apostoli con papiri, rotoli e specchi d’acqua.

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Non dimentichiamo di esplorare il locale sottostante questa Cappella. Una stretta scaletta, non indicata e quasi nascosta dietro l’urna del Santo, ci porta ad un sotterraneo che contiene diversi blocchi di pietra, tra i quali si possono scoprire resti di colonne, architravi, capitelli romani. A voi il piacere della ricerca!

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Una volta usciti dalla nostra Basilica, guardiamo i murales accanto ad essa: personaggi illustri, da Sant’Ambrogio a Verdi, da Attila a Napoleone, a Leonardo  ci osservano, alcuni con una birra in mano.

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La visita a questa Basilica non finisce mai di stupirci: abbiamo percorso quasi duemila anni di storia dall’ Antica Roma ai murales di oggi.

Costantino: l’uomo oltre l’imperatore – (tanto tempo fa)

Costantino, soprannominato Trachala per il collo taurino, era senza dubbio un uomo affascinante, un maschio Alfa che piaceva alle donne.

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Costantino?

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Costantino!

Figlio di un Cesare, Costanzo Cloro, e di Elena, donna di umili origini e di grande personalità, crebbe alla corte dell’imperatore Diocleziano. A 15 anni ebbe una relazione con la trentacinquenne Prisca, moglie di Diocleziano (vi ricordate la signora Robinson de “Il Laureato”?).

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Il laureato (film – 1967)

Cercò anche di sedurne la figlia ventenne Valeria, che resistette per paura del proprio potente marito. Ebbe quindi una relazione con una donna bella e colta del seguito imperiale, Minervina, dalla quale ebbe un figlio (attenzione, è importante!!), Crispo.

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moneta con l’immagine di Crispo

Poteva essere una unione felice, ma Massimiano, l’altro Augusto “collega” di Diocleziano, offrì a Costantino la mano della propria figlioletta Fausta, una bimba ancora molto piccola (aveva dai 3 ai 7 anni).

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la giovane Fausta

In attesa che Fausta crescesse…Costantino ebbe una relazione “autorizzata” ad Arles, in Gallia, con una nobile romana, Livia, che gli dette un altro figlio, rischiando la vita nel parto. In questo tragico momento Costantino pregò sia Gesù, sia Ilizia, dea pagana delle partorienti. Livia si salvò. Ad Arles viveva anche Fausta, in una sola grande famiglia allargata. Intanto la bimba era diventata una ragazzina e sembra che Costantino se ne sia innamorato veramente.

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Lolita (film – 1997)

Una prima tragedia scosse il rapporto tra i coniugi imperiali. In una congiura di palazzo, il suocero Massimiano e il cognato Massenzio cospirarono contro Costantino. Fausta restò al fianco del marito: il padre si suicidò “su commissione” e Massenzio combattè contro Costantino, ma al Ponte Milvio fu sconfitto e morì, secondo alcuni, annegando, secondo altri fu decapitato, la sua testa fu infilzata su una picca per mostrarla alla gente e gettata, assieme al corpo, nel Tevere.

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battaglia di Ponte Milvio

Dalla coppia imperiale nacquero tre figli, fra cui Costantino II e Costanzo II,

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moneta con l’immagine di Fausta

ed ecco la tragedia che sconvolse l’Imperatore e condizionò, forse, anche la Storia. Costantino venne a sapere che Fausta lo tradiva col figlio primogenito di lui, Crispo. Non si sa se ciò fosse vero o se Fausta avesse accusato il figliastro di averla insidiata per toglierlo di mezzo e preparare la successione ad un proprio figlio.

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Fausta

Tante sono le ipotesi, anche quella che Crispo avesse respinto le avances della matrigna (novella Fedra?) e che lei si fosse vendicata.

La vendetta dell’Imperatore fu tremenda: Crispo venne giustiziato; Fausta fu fatta uccidere in un bagno d’acqua bollente e morì per le ustioni.

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Giulio Cesare (film – 1953)

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Psycho (film – 1960)

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Questa tragedia segnò profondamente Costantino, specialmente quando comprese che Crispo era innocente. Le avventure sentimentali non furono però interrotte. Dopo l’uccisione della moglie, si conosce il nome di un’altra donna accanto a lui: una certa Egitta, la baby-sitter che si prendeva cura anche dell’ultima figlia di Fausta, che aveva appena due anni.

Una vita sentimentale piuttosto “movimentata”!!.

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Agente 007 – Licenza di uccidere (film – 1962)

Volete un altro “punto di vista” riguardo Costantino?

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Musei Capitolini

 

Cliccate qui!

http://www.lastampa.it/2014/09/10/cultura/il-senso-di-costantino-per-la-propaganda-5ngV4kO1IWraF8kjtwUCDJ/pagina.html

Costantino tra i murales – (dove)

La statua di Costantino si trova presso il colonnato di San Lorenzo Maggiore, una delle più antiche chiese di Milano.

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Siamo in piena arte classica…non solo! Se guardiamo verso il muro di cinta dell’oratorio, vediamo un grande murales intitolato “Milano Street Hi-story”.

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Tanti altri “muri d’autore” stanno colorando Milano, su incarico di privati o di enti pubblici.

In quest’ottica nasce il Progetto Wall-art, per celebrare i 140 anni del Gaetano Pini; questa iniziativa si è avvalsa di celebri esponenti della street-art milanese che hanno affrescato, il muro esterno e interno dell’Istituto.

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Inoltre questo progetto ha riguardato anche il muro di cinta del vicino Convento della Visitazione, in piazza Cardinal Ferrari e adiacenze. Da  un immenso dipinto di 600 metri quadrati i volti di grandi “milanesi” guardano i passanti; su queste pareti, accanto ai personaggi, aforismi e citazioni. Abbiamo già riportato i ritratti di Gaber e Jannacci (vedi “Il Cristo Redentore del Verziere“), ve ne presentiamo altri; andate a vederli, magari sedendovi sulle panchine del giardinetto di fronte.

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Altri murales si trovano di fronte, sulla facciata dell’Archivio Diocesano. Qui, in 200 metri quadrati, un “antico codice miniato” ha sostituito dei precedenti scarabocchi e introduce ai contenuti dell’archivio.
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In diversi punti della città si possono trovare altri murales. Un bel drago (come ritorna questa immagine nella storia della nostra città!) fa mostra di sè in via Canonica, angolo via Paolo Sarpi.

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Nelson Mandela e la colomba della Pace ci guardano dal muro della Fabbrica del Vapore di via Procaccini.

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Un grande murales di ben 110 metri è stato voluto dalla Campari a Sesto San Giovanni per colorare il lungo muro di cinta della fabbrica del famoso bitter.

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Anche alcuni negozi hanno scelto di far decorare le proprie serrande con opere di street-artist, così la città rimane più colorata anche quando sono chiusi.

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Non ci è possibile fare un elenco delle opere degli street-artist a Milano, perchè ci possono comparire  di fronte quasi all’improvviso su un muro grigio, in una periferia anonima o anche in una stazione della metropolitana o delle ferrovie.

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E guardando alcuni ponti del Naviglio Pavese o del Naviglio Grande come non meravigliarsi di un pescecane che spunta dall’acqua o sorridere di due pinguini innamorati e di una ragazza che si dondola su un’altalena …..

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Anche gli arredi urbani possono esser rivisitati ironicamente!

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Se, passando per Milano, incontrate qualche opera che vi sembra significativa, scattate una foto e inviatecela. La pubblicheremo!

Costantino e le Colonne di San Lorenzo – (raccontaMI)


_Ciao Belisama, sei tornata in Duomo!

_Ciao, piccolo dinosauro, avevo tanta voglia di rivederti. Oggi andremo a vedere un grande drago. Da molto tempo sei fermo sulla cornice della porta del Duomo e hai visto secoli di vita e di persone passare accanto a te. Quanta conoscenza hai acquisito! Ora, però, è tempo di scendere dal tuo muro; lascialo. Andiamo a vedere cosa c’è oltre.

Il dinosaurino, tutto contento, anche se con un po’ di timore, scende dal muro e segue Belisama. Si trovano alle Colonne di San Lorenzo davanti ad un muro colorato, con tante figure dipinte. Il piccolo si ferma a guardare un drago enorme, quando…

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_Inchinati all’Imperatore, donna!

Una forte voce giunge dalla statua di Costantino. Il piccolo dinosauro, già un po’ spaventato per aver visto l’immagine di quel drago, suo lontano parente, dall’aspetto così cattivo, si stringe vicino a Belisama, nascondendosi dietro di lei.

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_Chi sei, donna, che osi sfidare il potere imperiale e non rendere il dovuto omaggio al tuo signore?!

Belisama guarda Costantino negli occhi e prova quasi pena, non rabbia.

_Oh, questi mortali che vogliono far inchinare anche gli dei. Guarda: dove hai vinto la battaglia di Ponte Milvio,  i ragazzi hanno messo lucchetti per incatenare i loro amori.

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Il ponte Milvio

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I lucchetti di ponte Milvio

E il Palazzo Imperiale, il Circo di via Brisa qui a Milano? A malapena trovi ciò che ne resta. Il potere che ti ha posseduto è crollato come questi monumenti di pietra: figlio, moglie, nipote, uomini, donne, bambini di varie genti, quanti hai fatto uccidere per il tuo potere. Guerre, guerre…

_Sono l’Imperatore, ho fatto guerre per l’Impero, sono un grande guerriero!

_Guerra…”guerra non fa nessuno grande” ci ha insegnato Yoda, il grande saggio di Degobah. E poi hai emanato, qui a Milano, l’Editto sulla libertà di culto. Tolleranza…Quale tolleranza? Potere, non pace. Anche oggi mancano tolleranza e pace, nel vostro cuore di umani. La Storia degli uomini a volte fa le capriole e tutto si confonde e si aggroviglia. Ora sei qui, dentro a questa statua, davanti alle Colonne di San Lorenzo, in mezzo alla movida.

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_Movida?? È quello schiamazzo, fatto di voci bagnate di alcool e di birra, che turba il mio sonno imperiale?

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Belisama sorride, prende un boccale di birra e ne beve un sorso

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_Mica male questo nettare! Prosit, Costantino! Alla tolleranza!

Il dinosaurino ha ascoltato con attenzione, pensando a come sarebbe stato bello fare capriole in un brolo, come la Storia. “Forse, però” pensa “non ho capito bene i discorsi dei grandi. Di che cosa stavano parlando? La Storia fa capriole? Ma è come un grande circo dove ci sono saltimbanchi, equilibristi e giocolieri?

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Marc Chagall

 

Certo che è bello lasciare il proprio muro e fare quattro passi per Milano…

– Aspettami, Belisama! Dove andiamo ora?

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