Il Castello, sotto gli Sforza, entra nel suo periodo d’oro e diventa simbolo e immagine del Potere.

Il passaggio del Ducato dai Visconti agli Sforza era stato malvisto da alcune delle grandi potenze europee, che vantavano diritti su Milano per via di matrimoni o di “fidanzamenti”. Anche Bianca Maria, ad esempio, era stata promessa a diversi pretendenti di illustri casate, ma il Biscione aveva preferito continuare la sua discendenza attraverso una stirpe di valorosi condottieri, veri “signori della guerra”, come Francesco Sforza.

matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti
Alla morte dell’ultimo Visconti era stata proclamata la Repubblica Ambrosiana e il Castello in parte abbattuto.
 vessillo della Repubblica Ambrosiana |
 insegna della Repubblica Ambrosiana |
In un clima di grande incertezza politica, Francesco strinse Milano in un assedio, come un serpente che avviluppa e stritola senza colpire.

Milano si consegnò a Francesco; il nuovo Duca pensò subito in grande, per costruire un’immagine forte della città e di se stesso, capostipite di una casata con un blasone da legittimare.

Mise mano agli ordinamenti statali e avviò la costruzione di grandi opere come il Naviglio della Martesana e la Ca’ Granda.
Anche il Castello subì interventi per “ornamento de la cità e sicurezza” (Francesco Sforza); fu ampliato e rivolto verso Milano: vennero realizzate la Piazza d’Armi, le mura con le due torri circolari e quella centrale d’ingresso al Castello, nota oggi come Torre del Filarete.
Infatti questa torre, che appare come simbolo del potere di uno solo, il Duca, che domina sul Castello e sulla città, fu progettata uno dei più famosi architetti dell’epoca, il fiorentino Antonio di Pietro Averulino, noto con lo pseudonimo di Filarete, al quale si deve anche la Ca’ Granda.
 il Filarete |
 chiostro della Ca’ Granda |
Il Castello divenne così famoso che persino nella lontana Russia, lo Zar pensò di rivolgersi ad architetti italiani per dare lustro al Cremlino, con mura e torri che ricordano quelle milanesi.
 il Cremlino |
 il Cremlino |
Alla morte di Francesco Sforza gli successe il figlio primogenito Galeazzo Maria, uomo avido e spregiudicato, che non esitò, persino, a far allontanare e, forse, avvelenare anche la propria madre Bianca Maria Visconti. Un vero serpente, degno del sangue dei Visconti!

Galeazzo vive al Castello con la moglie Bona di Savoia. In poco tempo si arricchiscono di affreschi e decorazioni le sale, la Cappella e la Rocchetta; questa era la parte meglio difesa del Castello e sarà resa ancora più sicura con la torre cosiddetta di Bona.
 interno della Rocchetta |
 Bona di Savoia |
 esterno della Rocchetta e torre di Bona |
Galeazzo venne ucciso sul sagrato della chiesa di Santo Stefano da alcuni congiurati, lasciando come erede, Gian Galeazzo Maria, un bambino di sette anni, sotto la reggenza della madre.
 chiesa di Santo Stefano |

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Bona, però, nulla potrà contro il cognato Ludovico, ultimo figlio di Francesco, detto “il Moro”, forse per il colore scuro della carnagione, forse per aver incrementato la diffusione delle piante di gelso (dette moron in dialetto), utilizzate per nutrire i bachi da seta, importante produzione del Ducato.
 Ludovico il Moro |
 piante di gelso affrescate da Leonardo nella Sala delle Asse del Castello |
Ludovico, di fatto, diventerà, via via, il signore assoluto di Milano, fino ad assumere il titolo di Duca alla morte del nipote Gian Galeazzo, avvenuta a venticinque anni, a Pavia, in una sorta di “esilio dorato” in mezzo a lussuosi “divertimenti”.

Gian Galeazzo Sforza
Ludovico deve legittimare ancora la casata e, soprattutto, la sua usurpazione del potere a scapito del nipote: l’immagine deve quindi essere sfarzosa e di “grande bellezza”.
Il Duca porta a Milano il Rinascimento. Chiama alla sua Corte grandi artisti ai quali affida grandi progetti. Le stanze del Castello vengono affidate a personalità come il Bramante, a cui si deve anche la Ponticella e, forse, la Sala del Tesoro, il Bramantino e, soprattutto, Leonardo da Vinci.
 Donato Bramante |
 la Ponticella |
 il Bramantino |
 Leonardo da Vinci |
Il Maestro creerà, per la fama del Duca, e la propria, capolavori immortali, schizzi e progetti come quelli per la mai realizzata statua equestre dedicata a Francesco Sforza.
A Leonardo si deve anche la decorazione della Sala delle Asse, oggi appena restaurata, dove si svolgevano i ricevimenti del Moro, sotto rami di gelso dipinti, nel cui centro si trova lo stemma ducale.

Al Castello c’era persino una sala per il gioco della palla, la Sala della Balla, dove oggi sono esposti gli Arazzi dei Mesi.

Si dice che in questa sala sarebbe morta Beatrice d’Este, moglie del Moro, in attesa di un figlio, dopo una notte di danze.

La Corte, come scrive Bernardino Corio, un cronista dell’epoca, “era splendidissima,…Ludovico, sino dalle estreme parti d’Europa, aveva condotto eccellentissimi uomini. Quivi eravi scuola di greco, risplendevano la poesia, la prosa latina, quivi i maestri nello scolpire…i più famosi nella pittura.”

Le sale del Castello ospitavano dame e cavalieri, vestiti in ricchi broccati, che si dilettavano di musica, banchetti, balli, spesso sotto la regia di Leonardo, come la festa per le nozze del giovane Duca Gian Galeazzo, con Isabella d’Aragona.
 Isabella d’Aragona (?) |
 festa di nozze |
Solo Beatrice, in un solo anno, sembra si fosse fatta confezionare ben ottantaquattro abiti trapuntati d’argento e perle.
Tutta la Corte viveva nel lusso; persino i cavalli avevano selle trapunte d’oro e staffe dorate.

Sotto il Moro Milano cresce ed è la città più popolosa d’Europa; ci sono nuove strade, nuovi palazzi, si fanno progetti urbanistici; l’economia è solida.
 “Sforzinda” del Filarete |
 Progetto di Leonardo |
 Leonardo e Ludovico progettano Milano |
 Leonardo e Ludovico progettano Milano |
Nubi, però, si addensano sul Castello in questi anni.

Ludovico, mentre vive in questo sogno di magnificenza, ribalta le alleanze. Le potenze nemiche incombono: per difendersi dagli aragonesi di Napoli, alla cui dinastia apparteneva Isabella, chiama in suo aiuto i francesi di Carlo VIII, prima discesa di eserciti stranieri in Italia da secoli. Purtroppo non sarà l’unica!

Successivamente divenne Re di Francia Luigi XII, cugino di Carlo. Egli, ritenendosi il legittimo Duca di Milano, in quanto discendente da Valentina Visconti, invase il Ducato.
Siamo nel 1494, la situazione precipita: le porte del Castello vengono aperte a tradimento dal comandante, corrotto con terre e denaro; Ludovico è catturato e condotto prigioniero in Francia, nel Castello di Loches, dove morirà.

Ma la storia del Castello Sforzesco continua…