Draghi verdi e vedovelle non sono i protagonisti di un racconto fantasy, ma i nomi dati dalla gente alle fontanelle pubbliche di Milano.
Anche in altre città, le fontanelle hanno soprannomi popolari che riprendono, in modo scherzoso, alcune loro caratteristiche. Così a Roma vengono chiamate “nasoni” e a Torino “toretti”.
A Milano le fontanelle hanno ben due soprannomi. Abbiamo cercato le origini di questo binomio, ma non siamo riusciti a trovare molto. Forse i due diversi nomi risalgono a quartieri differenti, forse a piccole storie andate perdute. Se qualcuno fosse a conoscenza di qualche notizia, ce la mandi, per favore! Sarebbe un tassello in più nella storia della nostra città.
Come siano nati, dunque, questi nomi poco si sa e molto si immagina. Le fontanelle di Milano non hanno rubinetto di chiusura e un piccolo getto d’acqua continua a scorrere, irrefrenabile come il pianto di una giovane vedova per il suo perduto amore. Questo fece nascere l’affettuoso e gentile termine di “vedovelle”.
Ad altri, invece, la fontanella di colore verde scuro, con l’erogatore a forma di strana testa di animale, aveva ricordato un “drago”.
Sarà stato, forse, un ricordo ancestrale di Tarantasio o di qualche altra mala bestia che circolava nelle nostre pianure atterrendo la gente? Non lo sappiamo, ma il drago verde non ci fa paura: a tenerlo a bada, sulle fontanelle, c’è lo stemma del Comune di Milano con la croce di San Giorgio, che coi draghi ci sapeva fare.
Il disegno di queste fontanelle risale a circa cento anni fa. È opera di Luca Beltrami, l’architetto che salvò e fece ricostruire il Castello Sforzesco, ci lasciò i disegni del Lazzaretto prima della demolizione, firmò il progetto di piazza della Scala e tanto tanto altro.
Proprio in piazza della Scala apparve (e c’è ancora!) la prima fontanella, tutta in bronzo, con una bella greca alla base.
Ancora oggi, dietro alla statua di Leonardo e dei suoi quattro allievi (detta dai milanesi un liter in quater), la vedovella offre gratuitamente a tutti acqua fresca e potabile.
Le fontanelle di Milano sono un piccolo esempio di tradizione, la loro struttura è codificata e uguale da sempre.
Fatte in ghisa, sono alte circa un metro e mezzo e una sorta di pigna fa da cappello.
Elemento mistery è l’erogatore con la testa di bestia mostruosa.
A noi più che un drago (nel nostro DNA c’è il biscione col muso allungato) sembra ispirato ai doccioni del Duomo. Una meneghinitudine in più…
I piccoli “bar del Drago Verde”, come venivano chiamate le fontanelle quando la Milano da Bere era molto più povera e ruspante, offrono ristoro… e non solo.
Le fontanelle di Milano sono tantissime (oltre 450!) e disseminate in diverse zone della città. Esiste persino una mappa interattiva della loro collocazione per chi, magari pedalando o passeggiando nel caldo afoso, volesse fermarsi a bere o a rinfrescarsi un po’.
http://www.fontanelle.org/Mappa-Fontanelle-Milano-Lombardia.aspx
Dopo tanti anni di dissetante lavoro, alcune fontanelle sono un po’ malandate. Recentemente è stato indetto un concorso per un progetto di restyling.
Magari “vedovelle” e “draghi verdi” cederanno alla voglia di un ritocchino al viso o al corpo… Comunque da bere offre sempre Belisama, antica dea delle acque e delle fonti, che ha scelto con cura dove far nascere Milano.
Ottimo articolo!
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