CAPITOLO 1 – La Barbarinetta
_Belisama! Belisama!
_Chi mi chiama? Non mi ricordo bene di te…Ma sì, sei la Barbarinetta!
_Grazie di avermi riconosciuta…Nessuno più, qui a Milano, conosce la mia storia, nè guarda più quella grande statua del Cristo Redentore in cima alla colonna di largo Augusto. Le auto ci girano intorno e la gente non alza più gli occhi; pensa di trovare tutto quello che cerca a due metri da terra.
_Questa zona, il Verziere, è sempre stata piena di vita e di lavoro. C’era un grande mercato di verdura e, dove vive tanta gente, c’è sempre qualcuno che sgarra!
_Stavo tornando a casa con mio padre, un gruppo di balordi ci aggredì e lo uccise; poi mi rapirono per violentarmi, anch’io era preda del loro bottino. Urlavo, mi dibattevo, mi picchiavano per tenermi ferma. Improvvisamente, richiamato dalle mie grida disperate, un bel giovane biondo venne in mia difesa e mi salvò da tutte quelle mani. Mi innamorai di lui e lo amai come si ama il primo amore e lui mi ricambiò, tenero e dolce come mai era stato nella sua vita di assassino. Me ne andai con lui, condividendo la sua vita “fuorilegge”. Poi, un giorno, fu catturato e giustiziato in questa piazza. Non ressi a tanto dolore e mi gettai da un palazzo, quasi per raggiungerlo sul patibolo e morire con lui. In quel momento la statua del Cristo Redentore si girò per non vedere un dolore così disperato. Da allora aspetto che il mio amore torni da me, non può essere condannato in eterno chi ha amato tanto, anche per poco tempo, come lui.
Belisama guarda lassù, verso la statua, e l’aria sembra sorridere.
Si sentono due voci, di gioia e di pianto insieme, poi due ragazzi si corrono incontro e, abbracciati stretti stretti, volano via, verso il Cielo. A Belisama si inumidiscono gli occhi e anche la statua sorride.
[l’happy end non fa parte della storia, ma a noi piace… bene espressa a nostro parere da un dipinto di Chagall]
CAPITOLO 2 – la Ninetta
_Ah, gli uomini, anche “a me” mi hanno rovinata
_Ciao Ninetta, come va il tuo mestiere, il più antico del mondo?
_Bene, non manca mai. Quante disgrazie, quanta miseria, prima di incontrare “el Pepp“, quel parrucchiere che mi ha incantato e mi ha ingannato. Quante parole dolci mi ha detto, “stu lumagon“; poi ha cominciato a “fà il trist, a mangià pocch...”, “Voglio morire“; e io, stupida, a credergli, mi piaceva. E lui, un giorno, “Ninin…tas…lassem fà…pensa nagotta…Sto fioeul di un’ona vacca el me l’ha rotta“. Poi la mia vita è andata sempre più giù e il mio letto è diventato una scialuppa di uomini alla deriva. Sapessi quante cose mi tocca fare…
_No, Ninetta, non dire altro. Lasciamo al lettore, se vuole, cercare altri particolari…Dove? In una libreria, settore classici dialettali, autore Carlo Porta.
Pingback: Il Verziere – (dove) | Passipermilano
Pingback: Il Cristo Redentore del Verziere – (tanto tempo fa) | Passipermilano