Passipermilano? Terzo itinerario nel cuore della nostra città per chi viene la prima volta

È una Milano un po’ meno nota quella che vedremo in questo itinerario per il centro della nostra città.

Dal Lirico raggiungiamo piazza Missori con i resti dell’antica chiesa di San Giovanni in Conca. Sotto questo mozzicone di muro, che fa da “spartitraffico”, possiamo visitare gratuitamente la suggestiva e sorprendente cripta, ricca di storie, leggende e… traslochi di statue e facciate.

Questa piazza è molto cambiata nel tempo: possiamo scoprirlo guardando sulla sua pavimentazione il vecchio perimetro della chiesa.

Ecco di fronte a noi la statua di Giuseppe Missori. Il vero “protagonista” di quest’opera è, però, il cavallo, curvo, stanco e affaticato; il modello non fu un maestoso destriero, ma un povero cavallo da tiro. “Te me paret el caval del Missori” dicono a Milano quando si è giù di tono e ci vorrebbe un ginseng.

Povero Missori, partecipò ai moti del Quarantotto e alla Spedizione dei Mille, salvò la vita a Garibaldi, combattè con valore nelle guerre d’Indipendenza ed ora fa da spalla al suo cavallo. C’est la vie!

Ora raggiungiamo la vivacissima via Torino per visitare la chiesa di San Satiro un po’ defilata, quasi uno scrigno dove si conservano le illusioni.

Entriamo e guardiamo dietro l’altare… ecco la grande trovata dell’illusionista Bramante: l’abside sembra profonda, ma misura meno di un metro.

Via Torino è una delle tante vie di negozi della Milano modaiola. Anche questa è una illusione. Le vetrine (tra l’altro quanti negozi di scarpe per i nostri quattropassi!) sviano l’attenzione da una seconda lettura di questa via.

E’ come un tessuto di fili diversi; ci sono le vetrine (da sempre la zona ha vocazione commerciale: via Spadari, via Speronari, via Orefici…), ma anche vicoli, chiese poco conosciute, improvvise piazzette dove sostare per un gelato e dirsi: “ma non sembra di essere a Milano”. Troppo interessante… ve la racconteremo in un’altra passeggiata.

Da via Torino andiamo verso piazza Affari. Ci sono tante vie piccole e tortuose; si può passare anche da piazza Santa Maria Beltrade, con il palazzo d’angolo del Portaluppi, la chiesa che non esiste più ma dà il nome alla piazza e un portalino del Cinquecento quasi nascosto.

Da qui si può raggiungere quello che per Leonardo era il vero centro di Milano, la chiesa di San Sepolcro, dove si trovava il Foro di Mediolanum, con l’incrocio di cardo e decumano.

Cosa scegliere di vedere: la chiesa dell’anno Mille, la cripta che mozza il fiato con le moderne mostre poggiate sull’antica pavimentazione romana, la Torre Littoria del Portaluppi, palazzo Castani, una grata misteriosa?

Di fianco alla chiesa ecco l’Ambrosiana con la statua dal Cardinale Federico Borromeo, che l’ha realizzata.

Volutamente non proponiamo in questo itinerario visite ai vari musei, ma come non ricordare che qui ci sono la “Canestra di Frutta” di Caravaggio, il “Ritratto di Musico” e numerose pagine del “Codice Atlantico” di Leonardo, il cartone della “Scuola di Atene” di Raffaello? Non solo, c’è anche una ciocca di capelli della bionda Lucrezia Borgia!

Nella nostra passeggiata possiamo, inoltre, dare un’occhiata ai balconi liberty di via Spadari e magari anche alla supergastronomia del Peck e ai diversi negozi golosi.

Andando verso piazza Affari guardiamo due targhe: l’una ricorda il milanesissimo “Tiremm innanz” di Amatore Sciesa, l’altra racconta che qui nacque l’amore  tra Ernest Hemingway e l’infermiera di “Addio alle Armi”. “Sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano”…

Non è finita qui. Abbiamo raggiunto piazza Affari, col Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, e un’altra statua: il Dito di Maurizio Cattelan.

Anche questa è una piazza con un sopra e un sotto: sopra un palazzone di epoca fascista, tutto bianco e così diverso da quelli, dai colori soft, che sono cresciuti nel tempo in questa zona, e una statua (un saluto romano con dita mozzate?) altrettanto bianca, quasi ciò che resta di una scultura gigantesca tornata alla luce.

Su un lato di Palazzo Mezzanotte però, vediamo la pianta del Teatro Romano i cui resti si trovano proprio sotto i nostri piedi. Era un megateatro, quasi un Palaforum dell’epoca per spettacoli ed eventi.

In questa zona oggi c’è il Gotha della finanza, ma i nomi delle vie ricordano che anche secoli fa qui c’erano i danee.

Ci sono, però, anche strade col nome di antiche chiese: San Vittore al Teatro, Santa Maria alla Porta, dove troviamo una bella sorpresa: è ciò che resta di una antica cappella con un affresco della Madonna con Bambino di fronte a un pavimento grigio di cemento.

Viene chiamata “la Madonna del Grembiule”. Nel lontano 1600 un muratore stava lavorando alle pareti della vecchia chiesa quando venne alla luce, tra le macerie e le picconate, l’affresco. L’uomo lo pulì devotamente col suo grembiule di lavoro e guarì all’improvviso dalla sua zoppia.

La cappella fu poi distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, ma “rivenne” alla luce col suo bellissimo pavimento, oggi coperto per proteggerlo in attesa di un costoso restauro. Ci vorrebbe un altro grembiule…

Tornando verso piazza Affari diamo un altro sguardo al Dito, il cui nome ufficiale è L.O.V.E., acronimo di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità. Ma a chi è rivolto il gesto provocatorio? Alla Borsa o è la Borsa che lo rivolge a noi? Meglio lasciare all’immaginazione di ciascuno…

Lasciamo la nostra Wall Street e, attraversata via Orefici, approdiamo in quel gioiello, in parziale restauro, che è piazza Mercanti. Era una piazza laica, dominata dal Broletto, dove nel Medioevo si tenevano le contrattazioni economiche, una sorta di antica Borsa.

Poi Maria Teresa mise un “cappellaccio” sopra il Broletto, quasi per schiacciarlo.

Ci voleva ben altro, però, per abbattere la cinghialessa legata alle leggendarie origini di Milano. Dopo secoli è sempre lì, su una arcata del Broletto, piccola come era allora la nostra città, ma solida come la roccia.

A presto…

“… l’era del Cinghiale bianco…” (F. Battiato) – (raccontaMI)

100_6051Piazza Mercanti – Palazzo della Ragione

_ Finalmente ti rivedo, Belisama, mia signora!

_O mia amata cinghialessa, a te Milano deve tutto! Sei così in alto, isolata da un mondo che corre,

che vive di valori differenti dai tuoi. Eppure c’è chi sente che manca qualcosa nella sua vita e lo canta.

_ Sono qui, a ricordare quello che rappresento. Sai, la gente che passa non sembra parlarsi nè ascoltarsi

davvero. Pensa a questi pilastri che mi sorreggono. Sono pietre che  hanno il profumo di secoli, di vite

diverse passate di qui, pietre che rimandano strani echi.                                                                                                                                                  

E, come per magia, chi viene qui riesce a sentire e a parlare con l’altro lontano da lui.

Una piazza in 3: piazza dei Mercanti – (dove)

È sorta prima del Duomo e vi si svolgevano le attività più importanti per Milano: c’era il Tribunale, la “piazza degli Affari” (Loggia dei mercanti) …Nel corso del tempo ha subito più trasformazioni, cambiando identità. Oggi la frettolosa via pedonale, che porta da piazza del Duomo al Cordusio, quasi lascia in disparte la loggia e la parte della piazza col pozzo.

Facciamo un GIOCO

Da via Orefici (quella dove passano i tram…allora era la zona dei gioiellieri!!) passiamo sotto la porta e…ci troviamo in un tempo passato! Riconosciamo i palazzi…

100_6152

Passaggio Scuole Palatine

100_6143

Palazzo delle Scuole Palatine

100_6144

Casa Panigarola o “dei Notai”

100_6142

Loggia degli Osii

100_6146

La “Parlera”, il balconcino da cui i magistrati leggevano i proclami

100_6148

Passaggio degli Osii

Ci fermiamo vicino al pozzo e ci immaginiamo la vivace vita del tempo. Saliamo ora i gradini ed entriamo nella Loggia dei Mercanti. Vicino alle colonne (quelle segnalate in rosso e con le frecce nella cartina) godiamoci il gioco degli echi: avvicinando la bocca alla colonna potremo conversare con un amico  posto davanti alla colonna in diagonale. Provateci! Rimarrete sbalorditi!

Portici Loggia Mercanti cartina piazza Mercanti

Loggia dei Mercanti

 

Scendiamo gli scalini e ci ritroviamo in una via piena di gente. Cerchiamo invano i resti dei muri laterali che chiudevano la piazza. Di fronte osserviamo il Palazzo dei Giureconsulti. Ricambiamo lo sguardo (il suo molto austero) di Sant’Ambrogio che dall’alto della sua statua ha visto i cambiamenti di questa città. D’altra parte questa statua di cambiamenti ne ha visti anche di “personali”. In epoca rinascimentale era la Giustizia, poi le varie dominazioni (spagnola, austriaca, napoleonica, nuovamente austriaca) l’hanno conservata, ma…le hanno cambiato la testa! È stata, per così dire, “riciclata”. Il busto è stato sempre lo stesso (in effetti ha forme un po’ opulente da matrona romana), ma la testa è stata via via quella della Giustizia, poi di Filippo II Re di Spagna, poi di Bruto, uccisore di Cesare. Tornati glia austriaci, dopo la parentesi napoleonica, la testa è diventata quella di Sant’Ambrogio, straniero sì, ma amato dai milanesi.

100_6155

Palazzo dei Giureconsulti

Sopra il palazzo svetta la Torre Civica con la campana che segnalava l'ora del coprifuoco e gli eventuali incendi

Sopra il palazzo svetta la Torre Civica con la campana che segnalava l’ora del coprifuoco e gli eventuali incendi

Sant'Ambrogio Giureconsulti

Fatto? Ora torniamo nel nostro tempo e salutiamo la nostra cinghialessa, che ci fa l’occhiolino dall’alto della loggia!

Il primo simbolo di Milano – (tanto tempo fa)

Il cinghiale è un animale simbolico che appare in molte religioni antiche europee e asiatiche, carico di significati. Nei popoli nordici il cinghiale è ” la guida” del guerriero nell’affrontare la foresta, simbolo del mondo interiore. Fra i Celti l’animale era un simbolo della classe sacerdotale, un tramite per comunicare la volontà degli dei agli uomini. Si deve ad una cinghialessa “semilanuta” l’aver mostrato a Belloveso il luogo dove sarebbe sorta la futura Milano, secondo il volere della dea Belisama. Il cinghiale era anche considerato un cibo sacrificale durante la più importante delle feste celtiche, Samhain, tra il 31 ottobre e il primo novembre.

Le origini di Milano – (tanto tempo fa)

Le origini di Milano sono avvolte nella nebbia … “padana”.

la  nebbia

Alcuni sostengono addirittura che Milano non abbia avuto alcuna giustificazione geografica, costruita  su palafitte che affondavano in una palude.

Secondo una leggenda l’eroe celtico Belloveso, come aveva indicato la profezia della dea Belisama, fondò la città dove aveva incontrato una cinghialessa bianca, con il dorso parzialmente coperto di pelo, cioè “mediolanuta”.

Altri sostengono che Milano  sia stata una “terra di mezzo”, da qui Mediolanum, un luogo centrale tra diverse vie commerciali, a metà strada tra il Baltico e il Nord Africa, in mezzo alla pianura, fra i fiumi Olona e Seveso.

Secondo fra’ Paolo Morigia, che scrisse un “Historia dell’antichità di Milano” (Venezia 1592), Milano venne fondata 35 anni dopo il Diluvio Universale (2900 anni prima di Cristo) da Tubai, nipote di Noè, che visse 197 anni, allietato da 90 figli e 13700 nipoti (gasppp…..!)

Secondo altre versioni “Medhelan” era un luogo sacro a forma di ellissi, allineato con le costellazioni. Il recinto ellittico scelto per la fondazione comprendeva l’attuale p.zza Scala, via Manzoni, c.so Vittorio Emanuele.

insubres