Oggi è la festa dell’Immacolata che, con Sant’Ambrogio, rappresenta per tutti i milanesi l’inizio del periodo natalizio.
Siamo in un momento non facile, tormentato da guerre in atto, dure repressioni e violenze in molti paesi del mondo. Per questo, oggi, parliamo della chiesa di Santa Maria della Pace, bellissima, dalla storia tribolata, difficile da vedere… come la Pace.
Questa chiesa si trova in via San Barnaba, alle spalle del Palazzo di Giustizia. Sembra quasi in disparte, chiusa da un cancello che la esclude dalle visite dei fedeli.
Da alcuni anni è in uso, con alcuni bassi edifici di pertinenza, all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e viene aperta al pubblico solo il primo giovedì del mese con orario piuttosto limitato.
Non è facile dunque visitarla, anche se ha tanta storia di Milano da raccontare. Venne, infatti, fatta costruire, assieme all’adiacente convento (oggi Chiostri dell’Umanitaria) nel XV secolo grazie alle donazioni di Bianca Maria Visconti e del figlio Galeazzo Maria Sforza per Amedeo Menez da Silva, frate francescano portoghese, non sempre ortodosso, con fama di taumaturgo, oggi Beato.
Di lui sappiamo che ispirò non poco anche l’opera di Leonardo da Vinci, presente a quei tempi a Milano.
Erano anni molto importanti per l’architettura milanese che vide nascere la Ca’ Granda, Santa Maria delle Grazie e San Pietro in Gessate, con i loro caldi mattoni a vista, così milanesi.

Santa Maria della Pace fu realizzata in circa trent’anni (1466/97) ed ha un’unica navata con diverse cappelle; nel Cinquecento le fu aggiunto il campanile.
Ora appare piuttosto spoglia, se si escludono gli affreschi sopra l’altare, che, però, si possono guardare da piuttosto lontano.
In passato aveva altri affreschi molto importanti, poi spostati in altre sedi o andati perduti. Ora sui capitelli rimangono ancora gli stemmi del Ducato e, se guardiamo verso l’alto, possiamo vedere ciò che resta di alcuni dipinti e le parole PAX e IHS ripetute sulla volta, quasi un invito alla preghiera.
La storia di questa chiesa è stata molto tribolata durante l’Ottocento. Venne sconsacrata da Napoleone, utilizzata come magazzino, ospedale, scuderia. Infine venne acquistata da una importante famiglia e trasformata in una sala per concerti di musica sacra, il famoso Salone Perosi, che poteva contare sullo splendido organo di Pietro Bernasconi del 1891.
Agli inizi del Novecento la chiesa venne riconsacrata e passò alle Suore di Santa Maria Riparatrice, che vi restarono fino a metà degli anni Sessanta. Poco dopo venne acquistata dall’Ordine del Santo Sepolcro, che trasferì, negli edifici adiacenti, la propria Luogotenenza per l’Italia Settentrionale.
Quest’Ordine, che risale ai tempi della Prima Crociata, era stato fondato da Goffredo da Buglione nel 1099 per la difesa dei valori cristiani. Attualmente si occupa di sostenere scuole interreligiose in Terra Santa e altre opere sociali.
Chiudiamo questa breve “visita” sostando davanti a Lei, la Madonna della Pace. Posto in una cappella, il dipinto mostra il Bambino in una mandorla dorata come culla, vegliato da Maria con un abito tempestato dalla parola PAX, un bene prezioso dal valore inestimabile.
A presto…
Quando seguivo i corsi dell’Umanitaria le passavo a lato e mi incuriosivano sempre i cartelli che parlavano dell’Ordine ma non vedendo la facciata della chiesa non ne ho mai approfondito la conoscenza. Grazie allora per la documentazione che la rivela come una importante testimonianza dell’epoca viscontea. Con quei bei soli che si rivedono in tante altre opere civili e/o religiose del periodo di Leonardo. Grazie
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