Itinerario sulle tracce di antiche storie: corso Monforte

Cosa hanno in comune nomi di vie (Monforte, Pattari, Ariberto…), strani monumenti (San Pietro Martire, Oldrado da Trèsseno,..), parole dialettali (patè,…) e persino canzoni (Prete Liprando…)?

Iniziamo un insolito itinerario nella toponomastica della nostra città cercando tra i nomi di alcune vie tracce di antiche storie, risalenti per lo più al Medioevo, che raccontano di eresie, vescovi guerrieri, lotte per il potere… in fondo un po’ di storia della nostra Milano che abbiamo ancora sotto gli occhi.

Corso Monforte Chi non conosce questa strada centralissima, che unisce San Babila con piazza Tricolore? Cosa rappresenta questo nome, che fu dato alla via il 13 settembre 1865, appena dopo l’Unità d’Italia, in tempi di rapporti non facili con la Santa Sede?

In questa zona ebbe luogo, nel 1028, uno dei più grandi roghi di eretici avvenuti in Europa, quello dei martiri di Monforte. Ci facciamo raccontare questa terribile storia da un milanese DOC del Settecento, Pietro Verri, autore di una “Storia di Milano”:

Si era sparsa la voce che nel Castello di Monforte, nella diocesi di Asti, vi fosse celata una nuova setta di eretici… Si posero loro in bocca molti sentimenti eterodossi sopra i sacri misteri della Trinità e della Incarnazione… e molti altri errori. [Dopo essere stati interrogati] “gli abitatori del Castello di Monforte vennero presi in buon numero dai militi dell’Arcivescovo [Ariberto, Arcivescovo di Milano] e tradotti a Milano insieme alla contessa, signora del Castello… L’Arcivescovo tentò di convertirli col mezzo di ecclesiastiche e pie persone, ma ciò non riuscendo, i primati [i notabili] della nostra città, temendo… che non si spargesse più largamente il veleno, alzata da una parte una croce e dall’altra acceso un gran fuoco, fecero venire tutti gli eretici e loro proposero… o di gettarsi al piè della croce, confessando i loro errori e abbracciare le fede cattolica, o di gettarsi tra le fiamme. Ne seguì che alcuni si appigliarono al primo progetto, ma gli altri, che erano la maggior parte, copertisi il volto con le mani, corsero nel fuoco.“.

Landolfo il Vecchio, un cronista quasi contemporaneo di questi fatti (la via a lui intitolata si trova vicino al Castello Sforzesco), afferma che ciò avvenne per “volere dei primati, Heriberto [Ariberto] nolente.“. Forse i notabili temevano che “questi nefandissimi… seminavano falsi insegnamenti… ai contadini che erano convenuti per conoscerli. Sarà stato, forse, anche perchè una di queste “nefandissime” regole era quella di mettere tutti i beni in comune?

Come appare oggi corso Monforte, testimone di questi terribili fatti? Anche se centralissimo, è piuttosto austero, come se il ricordo della antica tragedia l’avesse segnato e perdurasse nel tempo. Gli edifici della via sono o storici o di archistar del secolo scorso (Alfredo Campanini, Luigi Caccia Dominioni).

Due degli edifici storici (Palazzo Diotti – oggi Prefettura – e Palazzo Isimbardi – oggi sede della Città Metropolitana, ex-Provincia) furono teatro, anch’essi, di tragici fatti di sangue.

A Palazzo Diotti, infatti, che era a quel tempo sede dell’I.R. Governo austriaco, il 18 marzo 1848, un seminarista, Giovan Battista Zaffaroni, pugnalò a morte una sentinella che a sua volta reagì sparandogli; di fatto questi due giovani furono i primi caduti delle Cinque Giornate.

Ben più efferata vicenda fu quella che ebbe luogo, nel 1607, a Palazzo Taverna, ora Isimbardi. Gian Paolo Osio, lo “sciagurato Egidio” dei Promessi sposi, condannato a morte in contumacia per i suoi delitti, per sfuggire alla cattura, aveva chiesto aiuto all’amico Lodovico Taverna. Attirato nel sotterraneo del palazzo, venne fatto uccidere, poi decapitato e la testa portata al Governatore per intascare la taglia. Il palazzo, ristrutturato più volte, cambiò diversi proprietari, ma si dice che l’unico ‘abitante’ rimasto da allora sia il fantasma di Egidio che ancora vaga nei sotterranei.

Poco dopo Palazzo Isimbardi, al numero 43 del corso, la figura di un gatto in ferro battuto guarda chi passa dalla finestrella della cantina di un bel palazzo Liberty; un po’ inquietante, vista la zona.

Infine, all’angolo con via Vivaio, c’è lo strano monumento dedicato alle Vittime del terrorismo e delle stragi.

Un uomo cammina faticosamente su una trave sospesa nel vuoto portando sulle spalle curve uno zaino di luci. Opera dello scultore spagnolo Bernardì Roig, è purtroppo poco conosciuta; ne parleremo con una prossima cartolina. Questa installazione ci riporta ai nostri Martiri di Monforte e al loro sacrificio avvenuto circa mille anni fa. Purtroppo le stragi continuano ancora oggi…

A presto…

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