Inizio della primavera in poesia

“Sono nata il ventuno a primavera,,,” Così Alda Merini, la poetessa dei Navigli, legava la sua nascita all’inizio della bella stagione.

 

Nel mese di marzo, poesia e primavera sono al centro di diverse iniziative. Tra queste, significativa è quella del Corriere della Sera, che ha proposto di dedicare alla poesia tutto questo mese, nel quale già si celebrano il 21 la Giornata Mondiale della Poesia, patrocinata dall’UNESCO, e il 25 il Dantedì, giorno in cui, secondo la tradizione, il Poeta si sarebbe perso nella “selva oscura” .

 

Intanto, nonostante piogge e nuvole di un marzo pazzerello, le strade e i giardini si colorano dei primi fiori, voglia di poesia della Primavera.

 

Cos’è stata la poesia per tre poetesse milanesi, Alda Merini, Antonia Pozzi e Leila Bonvini, profondamente diverse per personalità, cultura e vissuto? Le ricordiamo con i luoghi di Milano a loro legati.

 

Alda Merini è stata definita la Poetessa dei Navigli, una vita segnata da tante fragilità e da un grande desiderio di vita. Viene considerata una delle maggiori voci femminili del Novecento italiano, capace di trasformare in versi le diverse emozioni, positive e negative, della sua vita.

 

Antonia Pozzi, di famiglia agiata e di ottima cultura, è stata una scrittrice intensa e tormentata. Di lei è stato detto che: “il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull’orlo degli abissi” (Maria Corti).

 

Di Antonia ci rimangono molte raccolte di poesie, pubblicate postume. Giovanissima, infatti, pose fine alla sua breve vita nei campi di Chiaravalle, quasi perchè la Ciribiciaccola potesse raccogliere i suoi ultimi respiri e accompagnarla verso la Pace.

 

Accanto a queste due grandi scrittrici, ricordiamo, infine, Leila Bonvini, una poetessa quasi sconosciuta, titolare della omonima, storica cartoleria, che ha saputo unire famiglia, lavoro e poesia. I suoi versi in dialetto milanese sono come fiori spontanei, semplici e inaspettati, quasi a suggerire che la poesia può nascere e trovare spazio anche nella quotidianità di una vita normale.

 

Ecco qualche altro verso delle tre autrici che esprimono quello che la poesia ha rappresentato per loro.
Iniziamo con Leila e ci scusiamo per gli errori che senz’altro abbiamo fatto trascrivendo il testo recitato dall’autrice.

Ti, poesia, famm da mama, che mi podi tirà el fia’, che mi senta la tua fiama in del coeur, tutt gibolà, a scaldamm e risturà per avegh forza ancamò de andà…

 

Per Alda la poesia è vita

Se la mia poesia mi abbandonasse
come polvere o vento,
se io non potessi più cantare,
come polvere o vento,
io cadrei a terra sconfitta
trafitta forse come la farfalla…

 

Infine per Antonia la poesia diventa qualcosa di fisico

“… e vivo della poesia come le vene vivono del sangue …”

 

Buona Primavera a tutti!

A presto…

La storica cartoleria dei Fratelli Bonvini

 

Il Corriere della Sera ha proposto di dedicare il mese di marzo alla poesia.

 

Questa iniziativa ci piace molto. I nostri tempi hanno bisogno di umanità e di poesia oggi e anche quando si pensa al futuro. Abbiamo quindi pensato di dedicare questa pagina del nostro blog ad una milanese DOC, Leila Bonvini, che è stata titolare di una storica cartoleria e autrice di poesie in dialetto milanese. Si parlerà di lei e di poesia al femminile il 15 marzo nella storica bottega di via Tagliamento 1, che Leila ha portato avanti per molti anni con il marito, Luigi Cambieri.

 

Questa cartoleria è stata fondata nel 1909 dai fratelli Bonvini, Costante e Luigia, in una zona tutta in divenire, tra il canale Redefossi, lo scalo Romana, capannoni, botteghe artigianali e tanto spazio dove costruire case.

 

L’imponente chiesa di San Luigi era terminata da pochi anni e il suo alto campanile scandiva le ore di vita e di lavoro degli abitanti di questo quartiere.

 

Ora la zona è molto cambiata. Il Redefossi scorre sotto la linea gialla della metropolitana, lo scalo Romana sta diventando il Villaggio Olimpico per le prossime Olimpiadi Invernali del 2026, i capannoni e lo spazio libero di un tempo sono stati trasformati in case e supermercati, la piazzetta davanti alla chiesa da parcheggio è diventata una graziosa isola pedonale.

 

In questo continuo cambiamento, solida e rassicurante, la cartoleria Bonvini è rimasta immutata, uguale a com’era oltre cent’anni fa, quasi radice di un albero secolare da cui spuntano sempre nuovi germogli.

 

Entriamo in questa storica bottega, che compare anche nelle guide turistiche della nostra città, ripensando all’atmosfera “vecchia Milano” di tanti anni fa quando Leila si rivolgeva in dialetto ai clienti e Luigi l’aiutava lasciando la propria chitarra, che suonava nei momenti di pausa.

 

Gli arredi sono ancora quelli di inizio Novecento, in legno con parti dipinte di verde. Il bancone, a ferro di cavallo, è circondato da scaffali con ante, antine, cassetti e cassettini per contenere, ben suddivisi, grandi e piccoli articoli.

 

Chi di noi (ormai nonni) non ricorda i pennini dalle forme diverse? I coniugi Bonvini (Luigi diceva, con bonaria ironia, che da quando si era sposato era conosciuto col cognome della moglie) aiutavano, sempre pazienti e sorridenti, a scegliere penne, matite e quaderni, quasi fossero i custodi degli strumenti da consegnare ai bambini perchè potessero sentire che stavano per trovare un tesoro: imparare a scrivere.

 

Per le “cose serie”, da grandi, c’erano i tasti delle macchine da scrivere, come le mitiche Olivetti che oggi sono esposte in questa cartoleria-museo, ricca di oggetti di modernariato che riguardano il mondo della scrittura e che si possono ammirare ancora oggi.

 

Sopra il bancone del locale, c’è ancora il soppalco d’epoca, con la balconata anch’essa in legno verde. L’affitto, dicevano i proprietari con ironia e concretezza tutta milanese, si paga da terra al soffitto.

 

Nel corso del tempo la cartoleria era diventata anche tipografia e legatoria. Si stampavano documenti commerciali, locandine, biglietti da visita, partecipazioni di nozze e battesimi, immaginette per ricordare chi non c’era più. Si rilegavano dispense di enciclopedie, libri rovinati, tesi di laurea… Lo scorrere della vita di questo quartiere è passato anche da qui e da queste macchine da stampa, ancora oggi perfettamente funzionanti.

 

Da una decina d’anni la “Bonvini” è passata a un gruppo di soci che ha voluto mantenere intatta la vecchia bottega con un attento recupero. Oltre alla vendita di materiali per la scrittura, di libri e di stampe artistiche scelti sempre con appassionata attenzione, vi si tengono incontri, corsi, mostre ed eventi come questo sulla poesia.

 

Questa cartoleria, un tempo prevalentemente di quartiere, oggi è diventata anche un importante centro di riferimento culturale per la nostra città, una bottega-museo da conoscere.
https://www.bonvini1909.com

A presto