La vita di Aurelio Ambrogio, uomo tra i più potenti della sua epoca, davanti al quale s’inchinarono imperatori, papi e vescovi, è quasi sconosciuta nella sua città .
Riflettendo su alcuni aspetti della sua figura, forse si capisce di più la nostra città e, magari, anche un po’ il nostro “rito ambrosiano” nel fare le cose.
Torniamo un momento alla Milano di allora. Non erano certamente tempi facili per la città, ma certamente ricchi di fermenti in molti campi.
Era una sorta di melting pot di genti e tradizioni, una piccola metropoli, ma capitale imperiale, dove la libertà di culto concessa da Costantino nel 313, aveva permesso di esprimere le proprie idee a teologi e pensatori anche in campo religioso, indicando scelte diverse (eresia in greco significa scelta).
Queste “eresie”, tra le quali l’arianesimo, scatenavano lotte furibonde tra le opposte fazioni religiose.
In questo clima difficile, giunge a Milano, come Governatore imperiale, Ambrogio, nato a Treviri 35 anni prima da una famiglia romana di fede cristiana e di altissimo rango; il padre era il Prefetto delle Gallie.
Ambrogio era stato inviato dall’Imperatore con funzioni di governo, ordine pubblico ed era perfino consigliere imperiale; era quindi un uomo di grande potere.
Ambrogio si conquista la fiducia dei milanesi e, nella contesa per l’elezione del Vescovo tra cristiani ortodossi ed ariani, viene lui stesso invocato per acclamazione dal popolo, lui che non era mai stato battezzato.
Così scrive Dario Fo: “Arriva, inattesa e non voluta, la designazione a Vescovo. Lui che fa? Si sottrae, inscena una fuga, si traveste…Per evitare l’incarico non esita persino ad organizzare un’orgia con delle prostitute, così chiassosa da farsi arrestare sul fatto…Un pubblico peccatore non può diventare Vescovo…Invece, proprio perchè riconosce le sue colpe, la gente lo acclama più di prima…È l’unico uomo di potere che anzichè mascherare il suo tristo comportamento, lo denuncia e lo ammette”.
Tenta allora un’altra volta la fuga, cercando di scappare fuori Milano
http://www.youtube.com/watch?v=aKkTy-eyuY8
Comprendendo quale fosse il suo compito a Milano, accetta l’incarico e in una settimana viene battezzato e il 7 dicembre 374 viene proclamato Vescovo.
Da allora la sua vita cambia radicalmente. Dona i suoi averi alla Chiesa, inizia a studiare i testi sacri e “governa” la sua Diocesi con onestà, senso di giustizia e carità, tanto da condurre alla conversione Sant’Agostino, da lui poi battezzato nel Battistero i cui resti si trovano sotto il Duomo.
Nei confronti dell’Impero fu fedele, ma non succube:
https://www.youtube.com/watch?v=Eg1SDJklpxM
Mobilitò i cristiani contro l’Imperatrice Giustina, che aveva ordinato di lasciare una basilica agli ariani. Così Dario Fo e Franca Rame la interpretano
http://www.youtube.com/watch?v=dw6s8Uavxlo
Ambrogio pretese poi la pubblica penitenza da parte dell’Imperatore Teodosio, che aveva ordinato una violenta repressione a Tessalonica, terminata in una strage.
Fondò quattro basiliche fuori delle mura di Milano, tra le quali quella ora a lui dedicata.
Uomo di profonda cultura e amante di ogni forma di arte, lasciò anche molti scritti teologici importanti, tanto da essere annoverato tra i quattro massimi Dottori della Chiesa e introdusse per primo il canto nella Liturgia.
Giunto al termine della sua vita terrena, dopo qualche anno passato a letto per gravi problemi alle ossa, si dice che, entrato in agonia durante la Settimana di Pasqua, si svegliò un attimo per indicare il proprio successore: San Simpliciano, che era stato sua guida e maestro nei primi anni da Vescovo; vecchio sì, ma “buono”.
Ambrogio morì il 4 aprile dell’anno 397, Venerdì Santo.
“Questo nostro sole -scrive Ambrogio- sorge ogni giorno su tutti. Se qualcuno chiude le finestre e non lascia entrare i raggi del sole, ciò non vuol dire che il sole non sia sorto per lui, perché è stato lui a privarsi del suo calore.”