Piazza Fontana, un tempo piazza del Verzaro

Nel cuore di Porta Romana, alle spalle della basilica di San Nazaro, ci ha incuriosito una bancarella di frutta e verdura, “El Verzeratt”, al “lavoro” da oltre cent’anni.

 

Siamo a due passi dal mercato del vecchio Verziere e abbiamo sentito aria di storia milanese da raccontare. Iniziamo quindi un piccolo itinerario sulle tracce del vecchio Verziere, da ieri a oggi. Ci sono mestieri, infatti, in parte scomparsi, in parte evoluti, che fanno scoprire quasi in modo inaspettato angoli della nostra città a cui sono legati.

Piazza Fontana, l’antico Verziere

Chi lo avrebbe mai detto? Piazza Fontana è stata fino alla tarda seconda metà del Settecento un mercato di frutta e verdura, come scrive Carlo Maria Maggi, poeta milanese del Seicento, “…bondanza di nostran, gran verzeè de Milan…“. Infatti allora era chiamata piazza del Verzaro.

 

Questo mercato aveva preso il posto dell’antico Viridarium, orto e giardino del Palazzo Episcopale, oggi Arcivescovado. Il palazzo ha origini antichissime (forse IX secolo), tanto che sappiamo essere stato distrutto dal Barbarossa e poi rifatto e rielaborato diverse volte. Ancora oggi troviamo sulla facciata verso il Duomo tracce di questo passato, come le bifore in cotto e il Biscione visconteo.

 

Il mercato (accanto al Duomo, al Palazzo di Corte, ora Palazzo Reale, e all’Arcivescovado) male si addiceva al decoro urbano di una zona così importante. Così, nel 1779, il governo austriaco incaricò il Regio Architetto Imperiale, Giuseppe Piermarini (il “papà” della Scala), di dare un nuovo aspetto a quest’area. Le fatiscenti botteghe e le bancarelle vennero spostate nella vicina piazza Santo Stefano; piazza Fontana venne rimaneggiata con alcune demolizioni e ripavimentata.

 

Una piccola curiosità che risale a quest’epoca: l’Arcivescovado è l’unico edificio di Milano che ha mantenuto, dai tempi degli austriaci, il numero civico 2 (il numero 1 era ovviamente il Palazzo di Corte!).

 

Nel mezzo della piazza, circondata da palazzi, venne posta, sempre su disegno del Piermarini, una bella fontana, come usava in altre città europee. Non fu un’impresa facile: infatti si incontrarono diverse difficoltà per farvi giungere l’acqua. Finalmente, il 15 agosto 1782, alla presenza delle autorità e dei milanesi, venne solennemente inaugurata la fontana, la prima della nostra città, che da allora dà il nome alla piazza (questo nome doveva essere provvisorio, ma, come si sa, nulla è più definitivo del provvisorio…).

 

La fontana non è molto grande, ma ben proporzionata rispetto a quella che era la piazza di allora. Realizzata in granito, ha vasche sovrapposte e degradanti.

 

Due figure femminili in marmo (qualcuno le dice sirene, ma la coda?), sembrano a cavallo di due delfini.

 

Queste “ninfe”, opera dello scultore di Brera Giuseppe Franchi, sono soprannominate “Teodolinde” per i lunghi capelli acconciati secondo la moda longobarda… Un altro piccolo tassello del nostro passato che vive tra noi anche oggi.

 

Intorno alla fontana ci sono quattro piccole teste leonine che fanno uscire l’acqua raccogliendola in piccole vasche circolari (particolare importante, come vedremo in seguito).

 

La piazzetta dove si trova la fontana, tra alberi e panchine, è molto graziosa e meriterebbe una maggiore attenzione.

 

Lo sguardo dei frettolosi passanti, invece, si perde nello spazio che arriva fino al Palazzo del Capitano di Giustizia (oggi comando dei Vigili Urbani) e al capolinea dei tram davanti alla Banca dell’Agricoltura, mai dimenticata tragedia italiana.

 

Di scorcio appare anche la cupola della chiesa di San Bernardino alle Ossa in piazza Santo Stefano, che, come per i “verzeratt” di un tempo, sarà la prossima tappa del nostro piccolo itinerario dedicato alla storia del Verziere.

A presto…

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