Riprendiamo il nostro cammino sulla Strada delle Abbazie, luoghi di fede e di storia che hanno cambiato il volto della nostra Bassa.
Abbiamo suddiviso questo percorso a tappe, una per ogni abbazia, in modo che ciascuno, pellegrino o turista, possa percorrerlo coi tempi e mezzi che preferisce.
Immersi quasi in un tempo a due velocità tra la fretta di oggi e la pace di questi luoghi, si potrà provare meraviglia davanti a questa antica arte minore, diffusa in luoghi che conosciamo ormai diversi, e scoprire simboli e allegorie millenarie in grado di far rivivere, anche oggi, emozioni sopite.
L’Abbazia di Mirasole
La tappa di oggi è l’Abbazia di Mirasole, nel Comune di Opera, a pochi passi da Milano, unico esempio rimasto di grangia fortificata lombarda, protetta all’ingresso da una piccola torre.
Ottocento anni di storia
Venne fondata tra il XII e il XIII secolo dall’Ordine degli Umiliati che, con i Cistercensi e i Cluniacensi, costruirono una serie di abbazie a sud di Milano, poco distanti, anche a piedi, le une dalle altre, che formavano quasi una corona nei terreni bonificati dal lavoro dei Monaci.
Nel corso dei secoli Mirasole ha incontrato tempeste e rinascite. Da grangia ricchissima (fornì persino gratuitamente legname alla Veneranda Fabbrica del Duomo), andò incontro ad una lenta decadenza quando anche gli Umiliati dovettero fare i conti con le crisi provocate da carestie, epidemie e guerre
I terziari (gli Umiliati furono i primi ad avere laici nel proprio ordine) e i salariati diminuivano sempre più e anche Mirasole fu costretta a dare in affitto i propri terreni a ricchi proprietari terrieri che risiedevano altrove. Così i Trivulzio, nel 1427, giunsero persino ad occupare le terre dell’abbazia con il proprio bestiame, in cambio di un affitto irrisorio. Ecco il Mausoleo della potente famiglia Trivulzio presso la basilica di San Nazaro.
Il colpo di grazia a Mirasole avvenne poi nel 1582 quando, a seguito del colpo di archibugio sparato contro l’Arcivescovo Carlo Borromeo da parte di alcuni Umiliati, si arrivò alla soppressione dell’Ordine.
Il Cardinale ottenne che tutte le rendite di Mirasole andassero al Collegio Elvetico, fondato per l’istruzione di seminaristi svizzeri, che ebbe poi sede presso il Palazzo del Senato, attualmente Archivio di Stato.
Terminò così la vita monastica di Mirasole e tutti gli edifici, tranne la chiesa e il chiostro, furono affittati. Il lungo viaggio di Mirasole, però, non era ancora finito. Nel 1797 Napoleone soppresse il Collegio Elvetico e donò l’Abbazia, con tutte le sue proprietà, all’Ospedale Maggiore di Milano per l’assistenza che aveva dato ai suoi soldati.
Era quasi un ritorno al passato da parte del destino. Infatti, nel lontano 1359, Bernabò Visconti aveva donato diverse terre di questa zona agli “ospedali” milanesi del Brolo e di Santa Caterina, “antenati” dell’Ospedale Maggiore – Ca’ Granda.
Attualmente Mirasole è ancora di proprietà dell’Ospedale e, ben restaurata, ospita diverse iniziative anche a carattere sociale e ricreativo, oasi anche per un attimo di pausa e di ristoro..
La chiesa e il chiostro
La chiesa, inizialmente più piccola, venne ricostruita nel Quattrocento e dedicata alla Vergine Assunta. La sua facciata ha un oculo centrale e, sul lato destro, si trova una formella con un Agnus Dei che richiama la lana per la cui lavorazione gli Umiliati erano celebri.
L’interno della chiesa era probabilmente tutto affrescato. Attualmente rimangono i dipinti dell’abside, che raccontano l’Assunzione di Maria in Cielo, accompagnata da angeli musicanti. In basso a sinistra, è dipinto l’abate committente dell’opera.
In una piccola cappella a destra si trova una Natività fatta realizzare pochi anni prima della soppressione dell’Ordine. In basso a sinistra appare anche qui il committente, Marco Lanetta, ultimo preposito di Mirasole. Fra coloro che assistono alla sacra scena, in nero, è dipinto il nipote, morto in giovane età, alla cui memoria la cappella era stata dedicata. Quasi un addio dipinto per sempre.
Nell’abbazia si poteva trovare ciò che serviva alle necessità spirituali e materiali dei monaci. Molto interessante è anche il chiostro, ricco di simbolismi ormai quasi dimenticati. Questo spazio quadrangolare (il numero quattro è ricco di simbolismi: quattro sono, ad esempio, i punti cardinali, le stagioni, le fasi lunari… ) è chiuso ai lati, ma aperto verso il cielo; non a caso la parola “chiostro” deriva dal latino “claustrum“, ovvero “chiuso”.
Anche nel chiostro si trovano diversi elementi simbolici: ogni lato ha sette colonne, sette è un altro numero carico di significati, tra l’altro sette erano i momenti da dedicare alla preghiera secondo la regola di San Benedetto “sette volte al giorno Ti ho lodato”.
Le colonne sono poste sopra un basamento in muratura che sembra indicasse la pazienza che i monaci dovevano esercitare.
Ai lati del giardino centrale ci sono quattro alberi: un fico, un ulivo, una palma e un melograno, carichi di significati che richiamano la passione di Cristo.
Diamo anche uno sguardo alla formella che rappresenta due religiosi, un uomo e una donna, di uguali dimensioni. Forse questo indicava il loro uguale valore?
Infine soffermiamoci sul simbolo di Mirasole, scolpito sui capitelli angolari dei pilastri del chiostro; purtroppo oggi ne restano solo due. Rappresentano il Sole, simbolo di Cristo, e la Luna, dal volto umano, che viene identificata coma la Chiesa, che vive della luce riflessa di Dio. Ci ha colpito come, accanto al viso della Luna, ci sia una sorta di mezzaluna: in uno dei capitelli si trova a fianco del viso, quasi uno spicchio di Luna crescente; nell’altro è invece sotto il volto.
La falce di Luna è un simbolo antichissimo legato a divinità femminili (Diana, Artemide, Astarte, Istar…) e anche la Madonna ha, talvolta, questo simbolo ai suoi piedi.
Intrigante, vero? L’Abbazia di Mirasole merita senz’altro una visita speciale…
















































