Aria di Natale 2024: Auguri sotto l’Albero

La nostra città sembra un po’ più buia questo Natale, specialmente fuori dal Centro: poche luminarie, la luce di qualche vetrina o balcone, a volte solo i fari delle automobili sulle strade un po’ vuote della sera. Le luci e i colori di ventisette alberi si accendono, però, al crepuscolo in molte piazze di Milano, addobbati dai vari sponsor, per augurarci Buon Natale.

 

Anche noi vogliamo fare gli Auguri con un Albero molto speciale, quello dei “Desideri” alla Stazione Centrale; si chiedono doni come la salute, l’amore, la serenità, la pace… Che questo Albero possa illuminare la via di tutti noi e che le nostre speranze possano essere esaudite.

Un sereno e gioioso Buon Natale!

A presto…

Aria di Natale 2024: altri dolci di una volta

Ci sono profumi e sapori che accompagnano da sempre il periodo natalizio che, tradizionalmente per noi milanesi, inizia il 7 dicembre con la festa del Santo Patrono, la Prima della Scala, l’accensione dell’albero in piazza Duomo e l’allegra vivacità di bancarelle e mercatini.

 

Un tempo, accanto alla Basilica di Sant’Ambrogio, si svolgeva la fiera degli “Oh Bej Oh Bej”.

 

C’era aria di festa e di gioiosa attesa; si sentivano il suono delle zampogne, il profumo delle caldarroste e dei “firùn” (le collane di castagne), il dolce sapore dei croccanti e dello zucchero filato.

 

Era l’inizio del periodo delle Feste, l’attesa del Natale. Oggi, abituati al tutto e subito (“basta un clic”), sappiamo ancora attendere e sentire la magica emozione del Natale che si sta avvicinando davanti al Presepe?

 

Facciamo rivivere qualche sapore e profumo della nostra cucina preparando alcuni dolci che sanno di castagne, di zucchero e di famiglia, mescolando sempre alla tradizione qualcosa di oggi.

La “busecchina”, ovvero castagne e latte

 

Se si volesse render più facile un po’ la preparazione, comperiamo delle castagne già sbucciate. Il profumo delle castagne inonderà comunque la nostra casa. I grandi potranno aggiungere un po’ di cognac e i bambini qualche goccia di cioccolato. Noi l’abbiamo portata in tavola nella salsiera di un vecchio servizio delle feste… ma con la panna spray.

 

Il Croccante, ovvero un crumble fantastico

La sua preparazione è così semplice che abbiamo persino fatto un po’ di fatica a trovarne la ricetta. Questa è di Luigi Veronelli, giornalista e cultore dell’enogastronomia italiana.

 

Se poi aggiungiamo alla ricetta qualche scorzetta di arancia, diventa veramente gourmet! Abbiamo sperimentato di persona un “nuovo” utilizzo del croccante. Lo abbiamo spezzettato e utilizzato come un crumble sopra una cucchiaiata di crema di mascarpone. Da WOW!!

 

Dulcis in fundo parliamo di due protagonisti delle feste: il panettone e la carsenza.

La storia ci dice che il Manzoni li adorava entrambi, accompagnandoli con una tazza di cioccolata. Sappiamo anche che la prima moglie, la tenera Enrichetta, amava la semplice carsenza e che la seconda, la più vivace Teresa, “panatonava” tutto l’anno.

 

La “carsenza”, torta di pane e avanzi

Era un tipico dolce contadino e lo facevano anche le nostre nonne utilizzando pane raffermo, ammollato nel latte e arricchito con frutta secca o fresca, uvette, pinoli… avanzati dalle Feste appena passate. Infatti era, per tradizione, il dolce del Primo dell’Anno: qualcosa di vecchio e di nuovo insieme.

 

La ricetta della carsenza, della quale abbiamo scritto lo scorso anno, è stata rivisitata dallo chef del “Don Lisander”, storico ristorante di via Manzoni, e ribattezzata col nome di “Torta Provvidenza”, in onore del nostro scrittore, riprodotto sulla confezione.

 

L’abbiamo assaggiata con alcuni amici accompagnata da una pallina di gelato alla crema e… ci è piaciuta subito! E’ una torta ricca di sapori sapienti e particolari che ne fanno un vero dolce natalizio.

 

Il Panettone, re delle Feste

Cosa raccontare ancora di questo dolce che, nato dall’idea di un garzone di cucina al tempo degli Sforza, ha conquistato il mondo?

 

Quest’anno la Veneranda Fabbrica del Duomo, simbolo della nostra Milano, propone un panettone in edizione speciale con la firma di Davide Oldani, che ha mantenuto invariata la ricetta.

 

Se poi ne avanzasse qualche fetta, perchè non passarla al “grill” con una spruzzata di Grand Marnier e una pallina di gelato? Diventa un dolce “rivisitato” e buonissimo!

 

A tutti un dolcissimo…

A presto…

Aria di Natale 2024: i dolci di una volta

Tempo di incontri e di feste tra amici, parenti e colleghi per condividere qualche ora piacevole e scambiarsi gli auguri. Questi “piccoli Natali” non avvengono più solo di sera, ma ci sono molti inviti al mattino o nel tardo pomeriggio per una colazione o una merenda insieme, magari a buffet.

 

Cosa si può offrire accanto all’immancabile panettone? Abbiamo pensato per i dolci a qualcosa di altrettanto milanese, ma più insolito e con una storia da raccontare. Le ricette le abbiamo copiate da vecchi libri e dai nostri ricordi.

La Barbajada, la “nonna” del mocaccino

Iniziamo con la ricetta di questa bevanda, antenata, forse, del nostro mocaccino.

 

Ecco la “nostra” barbajada

 

La sua storia ci riporta tra la fine del Settecento e i primi anni dell’Ottocento, quando Domenico Barbaja (o Barbaia), un ragazzo di Rozzano che faceva il cameriere in un bar della attuale via Manzoni, pensò di mescolare della cioccolata calda ad una tazza di caffè, aggiungendo poi del latte fatto schiumare o della panna montata. Fu un successo, tanto che la bevanda divenne famosa col nome di “barbajada” e gustata nei più noti caffè dell’epoca.

 

Il giovane, di famiglia napoletana, fece, via via, una grande fortuna: non solo divenne il proprietario del bar accanto alla Scala (con appalto per i giochi di azzardo, allora legali), ma anche impresario teatrale, amico e manager di autori come Rossini, Donizetti e Bellini.

 

Trasferitosi a Napoli, tra le altre sue imprese, fece ricostruire in solo nove mesi, il Teatro San Carlo, distrutto da un incendio. Chapeau!

La Laciada, una crepe Suzette milanese

Questo dolce ha origini antichissime ed è famosa anche per una filastrocca in dialetto dove il termine arcaico “laciada” è sostituito dal più conosciuto “fritada”.

Il genere di “Crapa pelada” è incerto. C’è chi parla di un uomo calvo (nel Ventennio la satira lo riferiva a Mussolini); c’è, invece, chi fa risalire questa filastrocca ad una ragazza, Peppa Muccia, amante del Caravaggio. Si dice che soffrisse di alopecia o che fosse stata rapata dai fratelli per punirla del suo amore peccaminoso.

 

Comunque sia, la storia parla di un rapporto un po’ difficile con alcuni parenti, come avviene in tante famiglie. La laciada potrebbe addolcire un incontro natalizio con qualche familiare particolare?

 

Ecco la ricetta tradizionale.

 

Per non fare crepes o frittatine di lunga preparazione, abbiamo utilizzato del pancake, che abbiamo scaldato nel microonde e farcito con una confettura di pesche mescolata al rum, spolverando poi l’ultimo strato con zucchero a velo. Buonissimo e… molto svelto!

 

Ci rivediamo tra qualche giorno con altre ricette da raccontare.

A presto…