Un pittore del Novecento da conoscere (o forse un po’ da scoprire), un appartamento alto borghese da visitare, una Fondazione con tante proposte culturali per la nostra città: ecco una nuova casa museo per Milano. Entriamo nel bel palazzo di corso Garibaldi 2 per vedere la living gallery che espone quaranta dipinti di Renzo Bongiovanni Radice (1899-1970), un artista vissuto proprio in questi stessi spazi che la Fondazione Adolfo Pini, istituita dal nipote del pittore, ha recentemente aperto al pubblico (ingresso gratuito solo su prenotazione https://fondazionepini.it/visita/).
Ci troviamo in corso Garibaldi, poco lontano da Brera e dal Castello, all’inizio di una strada un tempo molto popolare, ma ricca di tradizioni e cultura con la basilica di San Simpliciano e lo storico Teatro Fossati.
Il palazzo, molto signorile, fu ristrutturato agli inizi del Novecento, già da allora aperto alla città con esercizi commerciali al piano terreno e locali dati in affitto, accessibili da una scala di servizio.
Un importante scalone in marmo conduce, dopo un androne con porticato, al piano nobile dove viveva e lavorava il pittore.
Renzo Bongiovanni Radice apparteneva alla buona borghesia lombarda (famiglia paterna di tradizioni militari, quella della madre di imprenditori colti e illuministi). Partì volontario nella Prima Guerra Mondiale come “ragazzo del ’99”, ma questa esperienza non ebbe seguito. Di carattere schivo e molto riservato, nonostante le aspettative familiari scelse l’arte e la pittura. Non amava, però, esporre i propri lavori (“mi sembrerebbe di camminare nudo per la strada”) nè seguiva le mode e il richiamo del mercato.
Fu soprannominato il “Gran Cancelliere della Pittura” per il tema dei “cancelli” che torna spesso nei suoi quadri. A chi gli chiedeva perchè, rispose “perchè mi piace”. Rappresentavano forse una protezione o una difficoltà ad aprirsi agli altri?
Solo il nipote Adolfo Pini (1920-1986), figlio di una sorella di Renzo, frequentava liberamente la casa e i pensieri dello zio. Erano molto diversi per carattere, ma legati da un profondo affetto e da una reciproca comprensione.
Anche la loro base culturale potrebbe sembrare quasi opposta. La famiglia Pini aveva una solida cultura scientifica; tra i suoi membri infatti ci fu anche il grande medico ortopedico Gaetano, che tanto fece per la città di Milano e al quale è dedicato un famoso ospedale cittadino.
Anche Adolfo divenne medico, ma con forti interessi umanistici e artistici condivisi sempre con lo zio. Renzo lasciò in eredità al nipote tutti i propri beni tra cui la casa dove era sempre vissuto e nella quale si trasferì anche Adolfo. L’appartamento è stato recentemente restaurato dalla Fondazione; splendidi soffitti e pavimenti intarsiati, arredi antichi, porcellane cinesi che ci riportano ad una atmosfera signorile ed elegante e al gusto di un epoca passata.
I quadri alle pareti, tutti di Renzo, lasciano intravedere spiragli per comprendere il pittore: il suo amore per Milano, Venezia e Parigi, il forte legame tra natura e vita interiore, con alberi spesso spogli e ambienti malinconici, case e paesaggi vuoti di persone. Dalle sue opere traspare il dialogo di un uomo con se stesso e con la natura, di qui la vocazione al paesaggio e la ricerca di risposte alla propria esistenza.
Molto bello è guardare lo scrittoio, la poltroncina, il cortile oltre la finestra, la pendola che ha scandito il tempo di questa storia milanese che continua, grazie alla Fondazione voluta da Adolfo, morto senza eredi, per offrire a Milano uno spazio dove fare non solo memoria, con il ricordo artistico dello zio, ma anche dove progettare il futuro con iniziative culturali, borse di studio ed eventi.
Altri tasselli per conoscere personaggi, luoghi e storie della nostra città li possiamo trovare in questo progetto realizzato dalla Fondazione Pini, che racconta del legame tra alcuni artisti con gli spazi dove hanno vissuto e lavorato nella nostra Milano. https://www.storiemilanesi.org/




























