Aspettando il Natale 2024

Le prime luci del Natale 2024 si sono accese quest’anno con molto anticipo rispetto alla tradizione e sono arrivate a passo di danza. Era solo l’8 novembre, infatti, quando una ballerina di luce (un’anima di ferro ricoperta di lampadine LED) ha iniziato il suo balletto sulle dolci note di un carillon in piazza della Scala.

 

L’opera, “Ballerina sequence” di Angelo Bonello, light artist di livello internazionale, è composta da venti figure alte da 3 a 6 metri, disposte a semicerchio, che, accendendosi e spegnendosi, danno l’illusione di una danza che ha come palcoscenico piazza della Scala e come spettatori i passanti. Purtroppo questo balletto termina il 23 novembre. Peccato! Speriamo conceda il bis.

 

Anche il Natale va di fretta nella nostra città. Appena scomparsi i fantasmi di Halloween, le vetrine si mostrano già addobbate con alberi e decorazioni natalizie, il panettone invade i banchi dei supermercati e delle pasticcerie, dopo aver partecipato a diverse gare per scegliere il migliore.

 

Mai, come quest’anno, stiamo correndo verso il Natale, forse in cerca di calore e buoni sentimenti per affrontare il freddo delle difficoltà o, forse, per avere più tempo nella ricerca di un regalo per chi ci è caro.

 

Anche noi siamo andati a “curiosare” in alcuni negozi in cerca di “pensieri” (ci piace questo modo di chiamare il dono) e abbiamo trovato idee molto belle e anche un po’ pop da regalare o da copiare per rendere più calda e festosa la nostra casa.

 

Uno storico palazzo di via Verri diventa, fino al 12 gennaio, uno store natalizio su ben tre piani. Si chiama “Palazzo Magia” ed è veramente un mondo incantato dove si trova tutto quanto fa Natale.

 

Un altro raffinato negozio, “Ecliss”, in Ripa di Porta Ticinese, offre splendidi ambienti natalizi e scintillanti idee per “nuovi” alberi, magari riutilizzando in modo originale vecchi addobbi.

 

Novità e tradizione… non è questo un po’ il segreto della nostra città? Vuole il nuovo, lo realizza e con esso addobba e rinnova la tradizione… come questo albero inconsueto.

 

Anche l’arte sembra andare di fretta: è già esposto, al Museo Diocesano, il “Capolavoro per Milano”, opera tradizionalmente prestata, in occasione del Natale, da altri Musei alla nostra città. Quest’anno è stata scelta l'”Adorazione dei Magi” di Sandro Botticelli, proveniente dagli Uffizi.

 

Ne parleremo senz’altro per l’Epifania, quando il tradizionale Corteo dei Magi, partendo da piazza Duomo, raggiungerà la Basilica di Sant’Eustorgio, dove sono custodite alcune reliquie dei Re Magi, sotto la stella in cima al campanile.

 

Tra qualche parleremo di dolci natalizi… vecchi e nuovi.

A presto…

Il cuore nascosto di porta Venezia

Milano ha ancora un cuore? La nostra città lo ha sempre avuto persino nei modi di dire (Milan g’ha el coeur in man) e nella sua forma.

 

E oggi? A volte il suo cuore sembra un po’ stanco e affannato per le insicurezze, le difficoltà e i cambiamenti di questi tempi. Noi, però, crediamo che ci sia sempre. Siamo andati a cercarlo e lo abbiamo trovato nei sorrisi e nei gesti gentili delle persone, nelle tante iniziative del Bene e, inaspettatamente, in un casello del dazio di Porta Venezia.

 

Infatti, nel casello di sinistra per chi guarda da corso Buenos Aires, in una piccola nicchia, a neanche un metro da terra, c’è un piccolo cuore, fotocopia in 3D di modello anatomico realizzato da un autore contemporaneo.

 

Non è facile trovarlo tutto scuro, quasi voglia passare inosservato, senza troppo apparire, come il Bene. Non si deve cercarlo in alto, tra le statue allegoriche e i bassorilievi che raccontano la storia di Milano, ma di fronte ad un semaforo, in un angolo di traffico e di polemiche.

 

Questi caselli del dazio hanno un passato illustre. Ne parla anche il Manzoni nei “Promessi Sposi” quando Renzo entra in Milano proprio da qui. Allora consistevano “in due pilastri con sopra una tettoia per riparare i battenti e da una parte una casupola per i gabellini”.

 

Da qui “entrò” anche la peste con quel “fante sciagurato e portatore di sventure”… Sempre da qui uscivano anche i carri degli appestati diretti al Lazzaretto, fuori le mura e poco lontano.

 

Un altro angolo da non perdere accanto ai caselli è Palazzo Luraschi, in corso Buenos Aires 1, ricco di curiosità. Fu il primo edificio di questa zona a superare il limite d’altezza di tre piani, previsto per permettere di vedere la Grigna e il Resegone.

 

Nel cortile ci sono medaglioni in terracotta con i volti dei personaggi del romanzo manzoniano e alcune colonne provenienti proprio dal Lazzaretto e salvate dalla distruzione dal costruttore del palazzo.

 

Nel corso degli anni, via via, si sentì l’esigenza di rendere i nostri caselli belli e importanti, più adeguati alla zona di corso Venezia, ricca di palazzi signorili, di carrozze e di bella gente.

 

Furono perciò realizzati quelli attuali nella prima metà dell’Ottocento. Da qui entrò in città anche l’Imperatore Francesco Giuseppe, con Sissi. Da notare il baldacchino posticcio che unisce i caselli.

 

Nel tempo questa “porta” cambiò diverse volte anche il nome: da “Argentea” all’epoca romana, storpiato in “Renza”, a “Orientale”. I caselli presero poi il nome definitivo di Porta Venezia, perchè, dopo l’Unità d’Italia, erano rivolti verso la città lagunare, ancora da liberare. Una curiosità: la piazza dove si aprono è dedicata a Guglielmo Oberdan, patriota giustiziato degli austriaci.

 

C’è molta storia in questo angolo di Milano; ora mostre d’arte ed eventi come il Fuorisalone passano da qui.

 

Chiudiamo con un’altra curiosità: una piccola targa su Palazzo Bovara (corso Venezia 51) riporta una frase di Stendhal, lo scrittore francese innamorato della nostra città. “Sur le cours de cette Porte Orientale…/s’est posée l’aurore da ma vie”. Che sia d’augurio per tutti coloro che andranno a visitare il cuore nascosto nel casello di Porta Venezia.

 

 

A presto…