Nella Notte di Halloween 2024 raccontiamo i “misteri” del Verziere

C’è poco da ridere! La Notte di Halloween sta per arrivare… facciamo attenzione a chi busserà alla nostra porta. Chi, terrorizzato, si chiuderà in casa, vedrà forse la propria cena trasformarsi in piatti mostruosi?

 

Chi, invece, preferisce sfidare la sorte, può avventurarsi come un coraggioso ghostbuster in un itinerario spettrale nella nostra città.

 

Luoghi, edifici e strade pullulano di misteriosi personaggi ritornati dal tempo in questa strana notte… e ci sono anche “portali” aperti verso l’aldilà, come la Colonna del Diavolo di fianco a Sant’Ambrogio.

 

Per noi milanesi, però, anche in questo caso c’è una sorta di “rito ambrosiano”. Mentre per il resto del mondo la notte dei fantasmi è quella tra il 31 ottobre e il 1° novembre, gli spettri di casa nostra preferiscono prolungare il loro ritorno fino a quella tra Ognissanti e il 2 novembre, il Giorno dei Morti. Abbiamo anche un dolce tradizionale tipico per questo giorno: il “pane dei morti”, buonissimo!!!

 

Una zona veramente spettrale è quella dell’antico Verziere. Qui, nella Notte di Halloween, si aprono le danze macabre nella chiesa ossario di San Bernardino in una spaventosa movida guidata dallo scheletro di una ragazzina, le cui ossa si sono ricomposte.

 

La chiesa di Santo Stefano, lì accanto, è stata tragico teatro di eventi sanguinosi veri o leggendari. Nel luogo in cui sorge vennero trucidati, nel 367 d.C., al tempo dell’Imperatore Valentiniano I, quattro funzionari delle “tasse”, gli Innocenti, che avevano osato denunciare un potente. Poi, oltre mille anni dopo, qui fu assassinato da congiurati il Duca Galeazzo Maria Sforza. Torneranno, in questa notte, a rivedere il luogo della propria morte?

 

Non solo, c’è di più: la chiesa era intitolata a Santo Stefano “ad rotam sanguinis fidelium”. Infatti qui si era svolta una sanguinosa lotta tra cattolici ed ariani. Miracolosamente, al termine dello scontro, tutto il sangue dei cristiani si era fuso insieme formando una ruota che era andata a colpire l’allora cappella degli Innocenti.

Si dice che questa ruota, pietrificata, sia ancora misteriosamente sepolta nella chiesa. Sarà simile a quella del “Tredesin de Marz” conservata nella chiesa di Santa Maria al Paradiso?

 

Ecco un altro mistero scoperto nei “si dice” tramandati nel tempo. Si racconta che, quando fu ricostruito il campanile di Santo Stefano, al suo interno venne murato vivo un uomo, forse un monaco, con chissà quali segreti. I suoi lamenti ancora oggi si mischiano alle voci dei passanti.

 

Poco distante da qui c’è un altro luogo carico di arcani misteri. Si dice che in questa zona vivessero delle streghe dotate di poteri occulti, tanto che qui nessuno morì mai di peste. Qualcuno, invece, fece dipingere nella vicinissima via Laghetto la “Madonna dei Tencitt”, soprannome dei carbonai che lavoravano qui, come ex-voto per lo scampato pericolo (o come protezione dai malefici?). Un altro angolo di Milano da scoprire.

 

Anche la Colonna del Verziere ha una sua “altra” storia. Si sussurra che venne fatta erigere anche per combattere i poteri delle streghe che vivevano nella zona. In effetti questa colonna ebbe una storia piuttosto travagliata… sarà stato l’effetto di qualche incantesimo di vendetta?

 

Non credete a queste leggende? Forse fanno parte della nostra storia atavica. E poi… al Verziere non si vendevano anche le zucche?

Buon Halloween a tutti!

A presto

Angoli di Milano intorno al vecchio Verziere

Come i “verzeratt” di fine Settecento lasciamo piazza Fontana, diventata troppo “bene” per ospitare vecchie bancarelle, e ci spostiamo nella vicina piazza Santo Stefano, “nuova” sede dell’antico mercato.

 

La piccola piazza ha mantenuto in parte il fascino e la vivacità di un tempo, con diversi locali ma troppe automobili.

 

La chiesa di Santo Stefano è ricca di storia milanese. Fondata nel 417 d.C., al suo interno troviamo la lapide che ricorda la tragica sorte degli “Innocenti” giustiziati al tempo dell’imperatore Valentiniano I e, all’esterno, il pilastro vicino al quale venne assassinato da congiurati il duca Galeazzo Maria Sforza, proprio nel giorno di Santo Stefano del 1476.

 

Diamo anche un’occhiata al campanile del Seicento, ricostruito dopo il crollo di quello precedente, che aveva portato con sé la vita di un povero sacerdote che aveva in tasca il proprio testamento con cui avrebbe lasciato i suoi averi per il restauro.

 

Sulla piccola piazza (forse sarebbe meglio chiamarla slargo o largo come è in uso a Milano) si affaccia anche la chiesa di San Bernardino alle Ossa… ricordiamoci di non passare di qui la notte di Halloween!

 

Tra le due chiese percorriamo un vicoletto, la stretta del “cadenin”, un tempo delimitato da due piccole colonne unite da una catena, sostituite ora da due cancelletti.

 

In questo vicoletto, accanto alla facciata dell’Ossario, c’è una piccola buca per le offerte, risalente al 1776 che invita a: “date et dabitur vobis”. Un altro piccolo angolo che abbiamo scoperto durante la ricerca sulla storia del Verziere.

 

E ora una vera “chicca” trovata un po’ per caso. In piazza Santo Stefano esisteva una fontana nata ex-aequo con quella di piazza Fontana, la prima di Milano. Infatti l’acqua che usciva dalle quattro bocche a forma di leone, veniva convogliata in questa di piazza Santo Stefano, forse poco più di una vasca, in uso ai “verzeratt” per le proprie merci.

 

Infine, guardando sulla destra della chiesa di Santo Stefano, ci sembra di vedere una casa uguale a quella che appare nel dipinto.

 

L’abbiamo fotografata oggi, contrassegnata dal numero civico 12, con il vecchio portone e alcuni balconcini in ferro battuto sostenuti da fregi. Gli abitanti di un tempo saranno scesi a fare la spesa nel mercato sotto casa?

 

Questo Verziere, nel corso degli anni, era diventato un po’ troppo piccolo, così il mercato si era allargato fino a raggiungere la colonna del Cristo Redentore.

 

Per raggiungerla, abbiamo salutato Carlo Porta, arrivato al Verziere dopo che la sua statua, ai Giardini Pubblici, era crollata per le bombe delle seconda guerra mondiale.

 

Il poeta amava questo mercato e la “lengua del Verzeè” ha ispirato le sue opere. A proposito, abbiamo riletto, con un bel po’ di fatica linguistica, la “Ninetta del Verzeè”... Altro che “Cinquanta sfumature di grigio”!

 

Lasciato il Poeta, raggiungiamo la colonna con la statua del Cristo Redentore, tornata al suo posto dopo i lavori della linea blu della metropolitana. Siamo in piena zona delle antiche mura imperiali romane, demolite nel corso dei secoli. Ora ci troviamo in un altro slargo, appena risistemato, ma piuttosto bruttino, largo Augusto… qualcosa di romano è rimasto.

 

In questa piazza svetta l’alta colonna votiva del Seicento, inizialmente dedicata a San Martiniano, sostituita poi con la statua del Cristo Redentore. Non ebbe mai vita facile. Questa colonna votiva era giunta alla Darsena nel 1581 col fusto un po’ ammaccato, tanto che presentava un buco; dapprima si cercò di tapparlo, poi si promise che sarebbe stata la custodia di alcune reliquie, cosa che non avvenne mai; in compenso, però, furono incisi sulla colonna i nomi dei Caduti delle Cinque Giornate, perché da questa zona era partita l’insurrezione.

 

Inoltre la colonna era così alta che, durante il suo primo posizionamento, girò in parte su se stessa per una fune che si era rotta. Da qui nacque la leggenda del Cristo Redentore che si era girato per non vedere lo strazio dell’infelice Barbarinetta. La ragazza si era gettata da una finestra quasi per raggiungere sul patibolo il proprio amante, che veniva giustiziato su questa piazza.

 

Ora la colonna è tornata al suo posto, pulita e restaurata, ma… al suo fianco vediamo i resti di un basamento più antico, ritrovato durante i lavori. Che cosa se ne farà? Per adesso rimane lì ad aspettare.

 

Torniamo all’inizio del nostro itinerario: “El Verzeratt” di largo Richini. La sua storia è un po’ quella di altro trasloco del Verziere. Quando, ai primi anni del Novecento, il mercato venne trasferito dove ora si trova il Parco Formentano con la Palazzina Liberty, la famiglia del nostro verzeratt portò il proprio banco sul retro della Basilica di San Nazaro, ove si trova dal 1919.

 

Qui ora troviamo frutta e verdura, nostrane ed esotiche, e possiamo anche bere nelle ore serali un aperitivo in un angolo di città accanto alla Basilica ambrosiana di San Nazaro e alla sforzesca Ca’ Granda. Magica Milano!

A presto…

Piazza Fontana, un tempo piazza del Verzaro

Nel cuore di Porta Romana, alle spalle della basilica di San Nazaro, ci ha incuriosito una bancarella di frutta e verdura, “El Verzeratt”, al “lavoro” da oltre cent’anni.

 

Siamo a due passi dal mercato del vecchio Verziere e abbiamo sentito aria di storia milanese da raccontare. Iniziamo quindi un piccolo itinerario sulle tracce del vecchio Verziere, da ieri a oggi. Ci sono mestieri, infatti, in parte scomparsi, in parte evoluti, che fanno scoprire quasi in modo inaspettato angoli della nostra città a cui sono legati.

Piazza Fontana, l’antico Verziere

Chi lo avrebbe mai detto? Piazza Fontana è stata fino alla tarda seconda metà del Settecento un mercato di frutta e verdura, come scrive Carlo Maria Maggi, poeta milanese del Seicento, “…bondanza di nostran, gran verzeè de Milan…“. Infatti allora era chiamata piazza del Verzaro.

 

Questo mercato aveva preso il posto dell’antico Viridarium, orto e giardino del Palazzo Episcopale, oggi Arcivescovado. Il palazzo ha origini antichissime (forse IX secolo), tanto che sappiamo essere stato distrutto dal Barbarossa e poi rifatto e rielaborato diverse volte. Ancora oggi troviamo sulla facciata verso il Duomo tracce di questo passato, come le bifore in cotto e il Biscione visconteo.

 

Il mercato (accanto al Duomo, al Palazzo di Corte, ora Palazzo Reale, e all’Arcivescovado) male si addiceva al decoro urbano di una zona così importante. Così, nel 1779, il governo austriaco incaricò il Regio Architetto Imperiale, Giuseppe Piermarini (il “papà” della Scala), di dare un nuovo aspetto a quest’area. Le fatiscenti botteghe e le bancarelle vennero spostate nella vicina piazza Santo Stefano; piazza Fontana venne rimaneggiata con alcune demolizioni e ripavimentata.

 

Una piccola curiosità che risale a quest’epoca: l’Arcivescovado è l’unico edificio di Milano che ha mantenuto, dai tempi degli austriaci, il numero civico 2 (il numero 1 era ovviamente il Palazzo di Corte!).

 

Nel mezzo della piazza, circondata da palazzi, venne posta, sempre su disegno del Piermarini, una bella fontana, come usava in altre città europee. Non fu un’impresa facile: infatti si incontrarono diverse difficoltà per farvi giungere l’acqua. Finalmente, il 15 agosto 1782, alla presenza delle autorità e dei milanesi, venne solennemente inaugurata la fontana, la prima della nostra città, che da allora dà il nome alla piazza (questo nome doveva essere provvisorio, ma, come si sa, nulla è più definitivo del provvisorio…).

 

La fontana non è molto grande, ma ben proporzionata rispetto a quella che era la piazza di allora. Realizzata in granito, ha vasche sovrapposte e degradanti.

 

Due figure femminili in marmo (qualcuno le dice sirene, ma la coda?), sembrano a cavallo di due delfini.

 

Queste “ninfe”, opera dello scultore di Brera Giuseppe Franchi, sono soprannominate “Teodolinde” per i lunghi capelli acconciati secondo la moda longobarda… Un altro piccolo tassello del nostro passato che vive tra noi anche oggi.

 

Intorno alla fontana ci sono quattro piccole teste leonine che fanno uscire l’acqua raccogliendola in piccole vasche circolari (particolare importante, come vedremo in seguito).

 

La piazzetta dove si trova la fontana, tra alberi e panchine, è molto graziosa e meriterebbe una maggiore attenzione.

 

Lo sguardo dei frettolosi passanti, invece, si perde nello spazio che arriva fino al Palazzo del Capitano di Giustizia (oggi comando dei Vigili Urbani) e al capolinea dei tram davanti alla Banca dell’Agricoltura, mai dimenticata tragedia italiana.

 

Di scorcio appare anche la cupola della chiesa di San Bernardino alle Ossa in piazza Santo Stefano, che, come per i “verzeratt” di un tempo, sarà la prossima tappa del nostro piccolo itinerario dedicato alla storia del Verziere.

A presto…