Nell’immaginario comune, Milano è vista come la città del fashion (moda e design), della nuova architettura, dell’innovazione nei diversi campi, delle tante opportunità. C’è molto di vero… Ecco alcuni esempi, molto differenti tra loro, che confermano o ci spingono in questa direzione.
![]() scheggia – Porta Nuova |
Molti di noi milanesi, però, amano leggere o rileggere anche le “pagine” meno conosciute della nostra città che, come un libro, lascia scoprire a poco a poco una trama ricca di tanti capitoli e mille personaggi.
Ora che la pandemia ci ha tolto così tanto, coltiviamo la nostra resilienza andando a vedere l’Ortica, un quartiere che ha saputo affrontare le sue difficoltà in modo creativa e vitale.
L’Ortica è oggi conosciuta come quartiere museo per i suoi murales colorati dipinti su anonimi muri che si trasformano in “gallerie” da vedere.
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La street art è ormai riconosciuta come elemento per rigenerare spazi urbani “invecchiati” e il progetto Or.Me. (Ortica Memoria) ha fatto di questo quartiere uno dei più importanti in Europa per la riqualificazione delle periferie con i murales d’autore. Ecco una delle loro opere “firmata”.
I murales sono stati realizzati nell’ultimo decennio su facciate di edifici, muri di cinta, cavalcavia e sottopassaggi ferroviari dagli street artists “Ortica Noodles” con la partecipazione anche di studenti e abitanti della zona.
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Camminando per l’Ortica, guardiamoci intorno: colori e immagini riempiono il quartiere parlando di cultura, impegno civile, temi sociali, sport.
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Molto bello è il murale realizzato sulla facciata della scuola di via Trentacoste, dedicato alle donne che hanno fatto grande la Milano del Novecento.
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Tra queste c’è anche la nostra Alessandrina Ravizza, alla quale è stato dedicato il parco omonimo, uno dei Giardini delle Donne, monumento vivo alla capacità rosa di generare non solo figli.
Vicino a questa scuola il verde è stato “riqualificato”. In via San Faustino è stato da poco realizzato un giardino condiviso e curato da diverse associazioni del quartiere. Un angolo verde in divenire, dove sarà bello, speriamo presto, sostare durante il nostro giro alla scoperta dell’Ortica.
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La facciata di una casa del centro storico del quartiere è affrescata con un tripudio di fiori e piante che ci riporta a “orti”, origine del nome di questo territorio.
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Infine, continuando i nostri quattopassi, andiamo in via Pitteri, appena prima della caserma e del complesso dei Martinitt, altra istituzione nel cuore di tutti noi, che ha permesso a grandi personaggi come Angelo Rizzoli, Leonardo Del Vecchio e Edoardo Bianchi (quello delle biciclette!) di studiare e porre le basi per il loro lavoro… e con quale successo. Ora è un campus universitario.
Sulla facciata laterale di un edificio ci appare improvvisamente una navata del Duomo. E’ in scala 1 a 2 e misura 23 metri di altezza contro i 46 di quella della nostra cattedrale.
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In questo nuovo progetto di murales verranno dipinte anche guglie, vetrate e statue. La prima non poteva essere che Lei: la Madunina, grande e quasi moltiplicata in fasce verticali per espandersi e proteggere ancora di più la nostra città.
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Un muro di cinta unisce i due murales e fa, per così dire, da copertina al Fashion Factory Hub di Martino Midali. Moda e cultura vanno ancora una volta a braccetto.
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Un tempo chi viveva all’Ortica diceva, prima di prendere il tram per andare in centro, “vado a Milano”. Ora ci sono anche visite guidate per andare a vedere questo vecchio e, nello stesso tempo, “nuovo” quartiere della città.
Ecco dove si trovano i murales:
via Cavriana – Antifascisti e deportati; Sport
via Ortica – Lavoro e movimenti dei lavoratori; Orti dell’Ortica
via San Faustino – Movimento cooperativo milanese; Musica popolare; Human, sulle orme dei migranti
via Pitteri – Duomo e Madonnina dell’Ortica
via Trentacoste – Donne che hanno fatto grande il ‘900
via Rosso di San Secondo – Legalità
All’Ortica, però, non ci sono solo i murales da vedere… Vi aspetto!
In questo quartiere ci sono pagine che raccontano oltre mille anni di storia, dal Barbarossa alla peste, da una economia agricola a una industriale con le relative trasformazioni urbane e sociali. E poi un pizzico di mistero potrebbe mai mancare parlando di Milano?
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