Ballate d’autore per raccontare l’Ortica

L’Ortica è uno dei quartieri più “cantati” di Milano, sia per le vecchie osterie dove i clienti, tra un bicchiere di vino e l’altro, facevano musica “live” intonando cori, sia per i diversi interpreti della canzone milanese che hanno composto delle ballate ambientate in questa zona.

Prendiamo spunto da quattro di queste per raccontare, in breve, un po’ di storia dell’Ortica.

“Faceva il palo nella banda dell’Ortica” (di Enzo Jannacci) è senza dubbio la ballata più nota che ricorda questo quartiere. Il povero balordo credeva che fare il “palo” fosse realmente “el so mestee” nella sgangherata banda di cui faceva parte.

Da dove nasce il nome Ortica? Nel nome un destino, dicevano gli antichi romani. Ed ecco la spiegazione di rito ambrosiano del nome del nostro quartiere: l’Ortica era un’osteria! E la tradizione continua …

Questo strano nome appare, infatti, la prima volta in un documento del 1696 tra le carte del Monastero di Santa Radegonda a Milano per indicare l’osteria che si trovava sui terreni di un abate, Cesare Gorani. di antica e nobile famiglia.

L’origine di questo borgo era però molto più antica (VI / VII secolo d.C.) ma allora si chiamava Cavriano, come risulta nelle mappe secentesche di Claricio. Era una zona di cascine, orti e ortaglie che forse avrebbero dato il nome all’osteria e successivamente a tutto il quartiere… o viceversa.

“Hanno ammazzato il Mario in bicicletta” (di Dario Fo) “...gli hanno sparato dal tram che va all’Ortica…“; un tram, il 24, anni fa collegava via Ripamonti con l’Ortica, che, nel 1923, era diventata parte del Comune di Milano, assieme a Lambrate, di cui era una frazione.

I mezzi di trasporto hanno segnato fortemente l’aspetto e la vita sociale di questo quartiere. Secoli fa ci passava la via consolare romana per Brescia; a metà dell’Ottocento fu poi costruita la ferrovia che collegava Milano con Venezia, le due capitali Lombardo-Veneto.

L’Ortica diventò via via sede di snodi ferroviari; i binari, sempre più numerosi, solcano, come rughe di espressione, il volto di questo quartiere.

La stazione, di fianco alla chiesa di San Faustino, è in disuso, ma è ancora lì in mezzo al quartiere; i muraglioni dei binari sono diventati affreschi, i sottopassi gallerie d’arte, le passerelle pedonali danno una pannellata di colore. Anche le rughe possono essere belle.

“Vincenzina e la fabbrica” (di Enzo Jannacci) Questa ballata è la colonna sonora del film di Monicelli “Romanzo popolare” (1974) girato per lo più a Sesto San Giovanni e all’Innocenti, al confine tra Lambrate e l’Ortica.

Nel dopoguerra il cuore agricolo dell’Ortica diventa industriale: sui campi crescono i capannoni della Richard Ginori e, al confine con Lambrate, quelli della Innocenti, dove è nata la mitica Lambretta.

Ci voleva più manodopera e tanta gente, come Vincenzina, ha lasciato il Sud e vede “solo la fabbrica”. È un’epoca di profondi cambiamenti sociali che investono tutti e tutto: ecco che la ragazza si toglie il foulard  (“…il foulard non si mette più…”)  e lascia i capelli liberi di muoversi.

E oggi? Le fabbriche ormai in disuso sono state trasformate in birrerie, locali, loft, abitazioni ristrutturate di grande pregio.

“La Rita de l’Ortiga” (di Nanni Svampa e Georges Brassens) è una ballata di origine francese rivista e ambientata all’Ortica.

…dopo el pont che va gio’ a l’Ortiga, dove ona volta gh’era on quaj praa, coi so’ pegor gh’era la Rita a faj pascolà…“. Giù dal cavalcavia Buccari, dove oggi ci sono altri murales, una ragazza pascolava le sue pecore attirando l’attenzione degli uomini del quartiere.

Siamo sulla via Cavriana nella zona ancora agricola dell’Ortica, dove si trova anche il centro sportivo Scarioni, nato nel 1925, sul cui muro di cinta sono immortalati tanti sportivi del Novecento.

Proseguiamo su questa via perchè ci aspetta una vera e propria sorpresa. Raggiunta la cascina Sant’Ambrogio, facciamo un tuffo nel passato così profondo che forse ci vuole una barca per non “perderci e naufragare”.

Anche qui c’è di mezzo il Barbarossa. In questa zona trovarono infatti rifugio le monache del Monastero di Santa Radegonda e sorsero cascine e una chiesa. L’abside romanica, che ancora rimane, è uno spettacolo di cui si può godere all’aperto in questi mesi di chiusura di musei e teatri.

Al suo interno, visitabile su appuntamento, ci sono dipinti murali molto deteriorati che rischiano di andare perduti.

https://artbonus.gov.it/116-8-restauro-abside-e-affresco-incoronazione-della-vergine-in-cascina-sant%E2%80%99ambrogio.html

C’è tanta voglia di fare però: la struttura, che appartiene al Comune di Milano, è stata affidata all’associazione di volontari “CasciNet” che si stanno occupando del recupero. Sono già presenti laboratori, un asilo, orti condivisi e spazi multifunzionali.

Per saperne di più:

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Anche sul muro di cinta della cascina è stato realizzato un murale che ben rappresenta lo spirito dell’associazione: un’ape laboriosa simbolo di natura e socialità.

A presto…

San Faustino, il santuario della Madonna delle Grazie all’Ortica

C’è una farfalla dal nome gentile di donna, Vanessa Io, che in primavera depone le uova sotto le foglie dell’ortica. Sulle sue ali sembra ci siano quattro occhi, ma quelli che vedono non sono questi.

Quando andiamo a visitare il quartiere dell’Ortica abbiamo bisogno di “più” occhi per guardarlo e capirlo meglio: i bellissimi murales contemporanei attraggono immediatamente il nostro sguardo, ma tante tracce, meno appariscenti e più nascoste, lasciano scoprire vecchie storie e le raccontano sottovoce.

Cercheremo, quindi, di conoscere l’Ortica sotto diversi punti di vista per scoprire le tante sorprese che ci riserva passo dopo passo. Iniziamo dal cuore del quartiere, la chiesetta dei Santi Faustino e Giovita, conosciuta anche come Santuario della Madonna delle Grazie.

Risale ai tempi delle lotte col Barbarossa e fu poi riaggiornata dal Cinquecento. È molto piccola (poco più di una ventina di metri di lunghezza per poco meno di dieci), ha il tetto a capanna e una semplice facciata; le fa compagnia un bel campanile del Quattrocento.

I milanesi, dopo la distruzione della nostra città da parte del Barbarossa, furono esiliati e molti trovarono rifugio in questa zona, dove già passava la via consolare romana per Brescia, città i cui Santi patroni sono appunto i Santi martiri Faustino e Giovita. Proprio oggi, 15 febbraio, si festeggia San Faustino, protettore dei single. Auguri a tutti i cuori solitari!

La chiesetta è un piccolo gioiello della nostra storia, ricca anche di qualche mistero forse non ancora del tutto svelato. L’abbiamo rivisitata qualche settimana fa accolti da un piccolo Presepe che aveva fatto il nido sull’albero davanti al sagrato.

L’interno ha un’unica navata con le piccole cappelle di San Giuseppe e della Madonna delle Grazie, un affresco di gusto bizantino realizzato non prima del XII secolo, ora circondato da una cornice dorata.

Ed eccoci al primo enigma. Nel 1979, per salvaguardalo dalle diverse infiltrazioni che lo stavano minacciando, l’affresco con la Madonna venne staccato. Sotto di esso apparve uno strano graffito, quasi un rebus o un messaggio cifrato. Esaminato da diversi studiosi, è stato interpretato come una supplica alla Vergine in “scrittura carolina”, usata a quei tempi dai monaci e, forse, anche da quel “Silanus” che sembra aver firmato l’opera. Ecco il graffito con la sua traduzione “Questa preghiera è del 12 aprile dell’anno 1182 per avere la clemenza divina”.

Furono esauditi. Infatti, con la Pace di Costanza del 1183,  il Barbarossa, già sconfitto nella battaglia di Legnano (1176), fu costretto a riconoscere la completa autonomia dei Comuni Lombardi. La chiesa dei Santi Faustino e Giovita fu chiamata da allora anche Madonna delle Grazie e divenne meta di pellegrinaggi. Quasi otto secoli dopo il Cardinale Martini, nel 1982, ha scritto, per questa chiesa, una preghiera di supplica che viene recitata il 12 di ogni mese in onore della Vergine.

Per saperne di più:

Santuario Madonna delle Grazie

L’interpretazione dei disegni di questo misterioso graffito, non esposto al pubblico, lascia molti dubbi. Secondo la versione più accreditata le immagini mostrerebbero questa zona come ricca di pesci, di cacciagione (anatre selvatiche), di acque che rendono fertile la terra, quasi un piccolo Eden. La porta sulla destra (Porta Orientale?) esprimerebbe il desiderio di tornare a Milano dopo l’esilio.

Affascinati da questo graffito, ne abbiamo guardato la foto con attenzione, ponendoci parecchie domande: perché il tratto grafico di alcuni disegni sembra così moderno?  Perché l’uomo (che potrebbe anche avere tre corna sul capo) sembra ingoiare un pesce dalla coda?  Perché le cosiddette “anatre” sono così strane, con un becco diverso da quello vero e una tiene in bocca un uccello più piccolo? Cosa rappresenta quella sorta di “S” capovolta che viene interpretata come un corso d’acqua ma che sembra nascere dal cielo sopra le montagne? Anche le date storiche non ci tornano troppo… Questo enigma non è elementare, Watson!

Anche sul lato destro della navata c’è un dipinto poco tradizionale.

Sotto l’affresco del Cristo che porta la Croce, vediamo un “Ecce Homo” (quindi prima della Crocifissione) che ha già i segni dei chiodi sulle mani. Forse un prequel artistico?

La chiesa ha altri affreschi, purtroppo gravemente deteriorati ma molto interessanti, alcuni dei quali attribuiti alla scuola leonardesca con l’influenza di altri big come Cesare da Sesto, Bernardino Luini  e Bramantino.

Lasciando questa chiesa per andare a visitare la zona sud dell’Ortica, oltrepassando la ferrovia e la strada principale, ci siamo ricordati della leggenda secondo la quale esisterebbe un passaggio sotterraneo segreto, “el passagg scappapret” che avrebbe collegato San Faustino con l’oratorio di Sant’Ambrogio nella cascina omonima, sulla strada Cavriana.

Sarebbe una bella scorciatoia, ma per questa volta, restiamo all’aperto, tanto è una bella giornata!

A presto…

 

 

Vecchio e nuovo si incontrano all’Ortica: il quartiere museo

Nell’immaginario comune, Milano è vista come la città del fashion (moda e design), della nuova architettura, dell’innovazione nei diversi campi, delle tante opportunità. C’è molto di vero… Ecco alcuni esempi, molto differenti tra loro, che confermano o ci spingono in questa direzione.

scheggia – Porta Nuova

piazzale Loreto

piazza Resistenza Partigiana

piazza Resistenza Partigiana

Molti di noi milanesi, però, amano leggere o rileggere anche le “pagine” meno conosciute della nostra città che, come un libro, lascia scoprire a poco a poco una trama ricca di tanti capitoli e mille personaggi.

Ora che la pandemia ci ha tolto così tanto, coltiviamo la nostra resilienza andando a vedere l’Ortica, un quartiere che ha saputo affrontare le sue difficoltà in modo creativa e vitale.

L’Ortica è oggi conosciuta come quartiere museo per i suoi murales colorati  dipinti su anonimi muri che si trasformano in “gallerie” da vedere.

La street art è ormai riconosciuta come elemento per rigenerare spazi urbani “invecchiati” e il progetto Or.Me. (Ortica Memoria) ha fatto di questo quartiere uno dei più importanti in Europa per la riqualificazione delle periferie con i murales d’autore. Ecco una delle loro opere “firmata”.

https://www.raicultura.it/arte/articoli/2020/01/Un-nuovo-museo-permanente-di-street-art-a-Milano-726f097e-503d-42c9-94e9-102d85fca0c8.html

I murales sono stati realizzati nell’ultimo decennio su facciate di edifici, muri di cinta, cavalcavia e sottopassaggi ferroviari dagli street artists “Ortica Noodles” con la partecipazione anche di studenti e abitanti della zona.

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_novembre_20/noi-orticanoodles-maestri-dell-arte-strada-che-abbiamo-dipinto-maxi-murales-la-musica-mondo-942f6c8a-ec96-11e8-9cc0-d189758894d5.shtml

Camminando per l’Ortica, guardiamoci intorno: colori e immagini riempiono il quartiere parlando di cultura, impegno civile, temi sociali, sport.

Molto bello è il murale realizzato sulla facciata della scuola di via Trentacoste, dedicato alle donne che hanno fatto grande la Milano del Novecento.

Tra queste c’è anche la nostra Alessandrina Ravizza, alla quale è stato dedicato il parco omonimo, uno dei Giardini delle Donne, monumento vivo alla capacità rosa di generare non solo figli.

Vicino a questa scuola il verde è stato “riqualificato”. In via San Faustino è stato da poco realizzato un giardino condiviso e curato da diverse associazioni del quartiere. Un angolo verde in divenire, dove sarà bello, speriamo presto, sostare durante il nostro giro alla scoperta dell’Ortica.

La facciata di una casa del centro storico del quartiere è affrescata con un tripudio di fiori e piante che ci riporta a “orti”, origine del nome di questo territorio.

Infine, continuando i nostri quattopassi, andiamo in via Pitteri, appena prima della caserma e del complesso dei Martinitt, altra istituzione nel cuore di tutti noi, che ha permesso a grandi personaggi come Angelo Rizzoli, Leonardo Del Vecchio e Edoardo Bianchi (quello delle biciclette!) di studiare e porre le basi per il loro lavoro… e con quale successo. Ora è un campus universitario.

Sulla facciata laterale di un edificio ci appare improvvisamente una navata del Duomo. E’ in scala 1 a 2 e misura 23 metri di altezza contro i 46 di quella della nostra cattedrale.

In questo nuovo progetto di murales verranno dipinte anche guglie, vetrate e statue. La prima non poteva essere che Lei: la Madunina, grande e quasi moltiplicata in fasce verticali per espandersi e proteggere ancora di più la nostra città.

Un muro di cinta unisce i due murales e fa, per così dire, da copertina al  Fashion Factory Hub di Martino Midali. Moda e cultura vanno ancora una volta a braccetto.

Un tempo chi viveva all’Ortica diceva, prima di prendere il tram per andare in centro, “vado a Milano”. Ora ci sono anche visite guidate per andare a vedere questo vecchio e, nello stesso tempo, “nuovo” quartiere della città.

Ecco dove si trovano i murales:
via CavrianaAntifascisti e deportati; Sport
via OrticaLavoro e movimenti dei lavoratoriOrti dell’Ortica
via San Faustino –  Movimento cooperativo milanese; Musica popolare; Human, sulle orme dei migranti
via PitteriDuomo e Madonnina dell’Ortica
via TrentacosteDonne che hanno fatto grande il ‘900
via Rosso di San SecondoLegalità

All’Ortica, però, non ci sono solo i murales da vedere… Vi aspetto!

sottopasso via S. Faustino

In questo quartiere ci sono pagine che raccontano oltre mille anni di storia, dal Barbarossa alla peste, da una economia agricola a una industriale con le relative trasformazioni urbane e sociali. E poi un pizzico di mistero potrebbe mai mancare parlando di Milano?

A presto…

Quattropassi tra murales d’autore in giro per la città (parte seconda)

C’è un legame tra street art e ambiente, tra i “quadri all’aperto” e i luoghi dove sono stati dipinti? Siamo andati a vedere e a fotografare alcuni murales d’autore in tre zone molto diverse di Milano (Ortica, via Morosini e via Padova), dando un’occhiata anche all’ambiente dove sono stati inseriti.

L’Ortica

Abbiamo iniziato il nostro giro dall’Ortica, anzi, in milanese, l’Ortiga, un vecchio quartiere passato nel secolo scorso dal lavoro dei campi a quello in fabbrica.

Questo quartiere vuole affidare ad una serie di murales il racconto della propria storia e identità. La realizzazione di questo “quartiere-museo all’aperto”, primo al mondo, è ancora in corso. Ecco dei murales dipinti su alcuni edifici per illustrare storie di vita sociale.

Una piccola storia la raccontiamo anche noi. Nel cuore dell’Ortica c’è la chiesetta dei Santi Faustino e Giovita, chiamata anche Santuario delle Grazie.

È un tesoro poco conosciuto che risale ai tempi della distruzione di Milano ad opera del Barbarossa, quando i milanesi in fuga si erano rifugiati attorno ad alcune chiesette nelle campagne della nostra città, come a Nosedo e al Lorenteggio.

chiesetta dei Santi Filippo e Giacomo a Nosedo

chiesetta di San Protaso o “gesetta di lusert” al Lorenteggio

Avevano pregato la Madonna perchè li facesse presto rientrare nelle loro case; così, quando le loro preghiere vennero esaudite, dedicarono a Maria, la Madonna delle Grazie, un affresco, una sorta di bellissimo murale ex-voto.

Non perdetevi questo antico tesoro giunto fino a noi; vale i quattropassi in più (anche autobus 54 da piazza Diaz) per chi abita lontano.

Passeggiando per la vivacissima Ortica, raggiungiamo il viadotto della ferrovia che diventa parete per accogliere i volti di personaggi della società e della cultura milanese e italiana. Guardiamo questi ritratti nel loro ambiente e confrontiamoli con quelli raffinati in color seppia di San Calimero o con le icone pop delle Colonne di San Lorenzo.

Tra i volti dipinti non poteva mancare quello di Enzo Jannacci, che ha dedicato una ballata allo sfigatissimo, ma indomito, “palo nella banda dell’Ortica”, uno forse della Ligera, come veniva chiamata la “mala” milanese del secolo scorso.

Via Morosini

Il nostro giro per vedere murales d’autore e ambienti continua in una zona a due passi da corso XXII Marzo, in via Morosini. Qui due grandissimi e scenografici murales di Millo sono dipinti sulle pareti laterali di due palazzi popolari e fanno da sfondo al “Giardino delle culture”.

È un piccolo spazio cintato e tranquillo con qualche pianta, panchine, giochi per bambini e anche un’area per momenti comuni, affidata alle associazioni di zona.

Ci sembra un angolo molto bello dove i murales, che richiamano il tessuto urbano, sono la quinta per definire uno spazio in mezzo alla città, piccolo ma vivibile, da amare.

Via Padova

Eccoci infine in via Padova, al NoLo (Nord di Loreto), zona considerata ad alta criticità, in via di trasformazione.

http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/nolo-quartiere-1.2193055

Questa lunga strada di oltre 4 chilometri, che da piazzale Loreto arriva a Crescenzago, con le sue ville sulla Martesana, è sempre stata terra di immigrazione, prima italiana, ora planetaria, con incontri e scontri tra culture differenti.

È una realtà molto composita, con diversi tasselli che devono riuscire a formare un unico mosaico, come quello che è stato realizzato sul lungo muro della ferrovia in via Pontano, diventato una sorta di East Side Gallery, come a Berlino, un qualcosa di bello per tutti.

Il Comune ha affidato a street artists il compito di affrescare questo muro.

I “quadri” sono molti forti e riprendono temi della cultura classica e contemporanea, personaggi del mito o di film, “fiction” che non furono mai, ma sono sempre dentro di noi.

È un contesto dove emergono le paure, i mostri, le angosce, ma anche le speranze e la possibilità di lottare per sconfiggerli.

Un addio

Terminiamo questo nostro piccolo viaggio fra alcuni murales della street art milanese con un addio: in via Carducci una coppietta stava abbracciata su un muro. Ora Leonardo e Monna Lisa sono stati imbrattati di vernice. Vogliamo ricordarli all’ “incontrario”, come se fossero riusciti ad uscire dalla nube di parole che li avvolgeva, per continuare a vivere la loro storia!

A presto…