Pasqua tra fede, arte e cultura – Le sette chiese

Un’altra tradizione milanese per la Settimana di Pasqua era quella di visitare sette chiese il Venerdì Santo per venerare il Crocifisso “deposto” su un tavolino all’altezza dei fedeli, in un silenzio senza candele.

Riprendiamo questa antica tradizione proponendo una visita ad alcune chiese del centro storico che conservano veri e propri capolavori dedicati al tema pasquale. Ci sono anche tantissime altre chiese, ricche di piccoli e grandi tesori. A ciascuno di noi la ricerca e la scoperta del proprio cammino. Non saranno necessari prenotazioni o ticket di ingresso: basterà, se si vuole, una preghiera o accendere una candela.

Il Duomo con il Sacro Chiodo

Iniziamo il cammino guardando quella lucina rossa, sempre accesa, a 40 metri di altezza sopra l’altare maggiore del Duomo.

Sotto di essa è conservata una teca con uno dei chiodi usati per crocifiggere Gesù. Questa reliquia è un po’ il fulcro del nostro percorso, simbolo della Croce e del Sacrificio che porterà alla Resurrezione.

Una volta all’anno, a metà settembre, viene portato sull’altare ed esposto alla venerazione dei fedeli con la solenne cerimonia della “Nivola“.

Sant’ Antonio Abate

Questa chiesa, gioiello del barocco lombardo, è un po’ defilata rispetto al classico circuito turistico, anche se si trova a due passi da via Larga e dal Duomo, nella via omonima.

La volta è impreziosita da affreschi dei Fratelli Carlone con le storie della Croce (“La Croce appare a Costantino“; il “Ritrovamento della Croce da parte di Elena madre di Costantino“; “Eraclio, in vesti umili, riporta la Croce a Gerusalemme“…) che ci fanno stare con lo sguardo all’insù. Tra marmi, intarsi e dorature ci ha colpito la Cappella delle Reliquie, con una lapide che ricorda quelle qui custodite, tra le quali un frammento della Santa Croce. Dove? Incuriositi, le stiamo cercando… Ci stiamo lavorando.

San Carlo al Corso

Su una piccola piazza lungo corso Vittorio Emanuele si affaccia questa chiesa, di cui parleremo più a fondo prossimamente, ispirata al Pantheon di Roma.

Nella Sala delle Confessioni si trova un Crocifisso ligneo del Trecento, uno dei più antichi della nostra città. Quest’anno ricorre il centenario della presenza dei Servi di Maria in questa chiesa e sono previste numerose iniziative. Tra queste dal 13 aprile per la Quaresima saranno esposte sei formelle della via Crucis di Arturo Martini, raffiguranti momenti della Passione di Gesù

San Fedele

Questa chiesa, nella piazzetta omonima, è un vero e proprio museo che, accanto a capolavori di antica fattura, accosta opere di artisti moderni e contemporanei.

Soffermiamoci in particolare, davanti a tre opere legate alla Pasqua: la “Deposizione” di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio, la “Corona di Spine”, opera del 2014 di Claudio Parmiggiani, luminosa come un’aureola, che si trova sul Tabernacolo dell’altare maggiore, e, infine, i medaglioni in terracotta di Lucio Fontana, dedicati alla “Via Crucis”, visibili nella cripta.

Visitare la chiesa di San Fedele è un’esperienza intensa e straordinaria da fare e rifare più volte a poco a poco, quasi per centellinare i tesori che racchiude.

San Satiro, Santo Stefano e San Sepolcro

Queste tre chiese sono tra le più importanti e famose della nostra città. Le abbiamo accomunate in questo cammino per la presenza di gruppi di statue in grandezza quasi naturale, che rappresentano momenti della Settimana Santa.

A Santo Stefano le statue sono rivolte, come noi che guardiamo, verso il Crocifisso. La scena è molto suggestiva, peccato per la perlinatura alle pareti che toglie un po’ pathos… o è, forse, un ambiente volutamente “qualunque”, con la presenza di Cristo nella nostra quotidiana esistenza?

Nella chiesa di San Satiro, ammaliati dall’illusione bramantesca dell’abside e emozionati dal dipinto miracoloso della Madonna col Bambino, forse non ci soffermiamo abbastanza sul Sacello di San Satiro a sinistra dell’altare, dove è esposto un “Compianto sul Cristo morto” con quattordici figure in terracotta di Agostino Fonduli , artista rinascimentale di grande valore.

In questa chiesa il Cammino Pasquale offre anche momenti di meditazione accompagnati da brani di musica classica. Ecco il programma.

Anche nella millenaria chiesa di San Sepolcro assistiamo a scene della Passione rappresentate da statue secentesche policrome e di forte impatto visivo.

Nella cripta, ora visitabile solo dall’Ambrosiana, si trova il famoso Sepolcro, simile a quello di Gerusalemme, accanto al quale è collocata la statua di San Carlo Borromeo in preghiera.

San Giorgio al Palazzo

Ci spingiamo ora fino in fondo a via Torino per visitare la piccola chiesa di San Giorgio al Palazzo, nell’area dove si trovava il Palazzo Imperiale romano.

Fermiamoci, probabilmente saremo i soli, davanti alla cappella che ospita il “Ciclo della Passione” di Bernardino Luini, capolavoro rinascimentale. I disegni preparatori di quest’opera sono esposti al Louvre, qui abbiamo l’opera originale… Come disse una volta il critico Ph. Daverio “Milano non ha un Louvre, Milano è un Louvre”.

San Tomaso in Terramala

Concludiamo questo incompleto percorso di opere dedicate alla Passione, visitando la chiesa di San Tomaso in Terramala (o Terramara), all’inizio di via Broletto, non lontano da via Dante.

Nella prima cappella a destra troviamo una lastra marmorea con l’impronta del piede di Cristo, il Vestigium Pedis, forse unico a Milano, simbolo del Suo passaggio umano sulla Terra.

Molto c’è da raccontare su questa chiesa dal titolo così insolito e inquietante. Per ora, dopo aver camminato fin qui, godiamoci il bellissimo mosaico sul pavimento che, come un tappeto, ci conduce fino all’altare.

Che la colomba della pace, sempre tanto desiderata e invocata, ci accompagni sempre.

A tutti Buon Cammino…

A presto…

Giovani “ciceroni” raccontano la Ca’ Granda

È di questi giorni la notizia dei giovani che, in controtendenza, “tornano” a Milano attratti dal volto nuovo e dalle opportunità possibili della nostra città.

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Uno dei luoghi di crescita e di formazione è l’Università Statale di via Festa del Perdono, sede di facoltà umanistiche e polo di ricerca e di proposte culturali ricche e diversificate.

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3 – 5 novembre 2016

L’Università si trova nell’antico edificio conosciuto dai milanesi come Ca’ Granda, l’antico Spedale dei Poveri fatto costruire nel Quattrocento da Francesco Sforza, appena diventato Duca di Milano, e progettato dal Filarete.

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Francesco Sforza

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il Filarete

Per il secondo anno consecutivo, la Statale presenta se stessa proponendo visite guidate, anche in inglese e spagnolo. Giovani laureati e studenti dei corsi di Laurea in Beni Culturali raccontano la storia della Ca’ Granda mostrandone tesori e segreti attraverso anche le più recenti scoperte.

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Il Cortile d’Onore e i diversi cortili, i Porticati e la Sala Crociera sono luoghi simbolo, la cui storia sarà raccontata ai visitatori, insieme a molto altro.

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Una piccola curiosità: la Ca’ Granda non ha uno scalone di accesso di rappresentanza. Non lo aveva voluto il Filarete: “questo luogo non bisogna tante scale, perchè non è spectaculo da stare a vedere”. La risposta di Francesco non fu da meno: “tu dì il vero… questo non è teatro”. Siamo nel 1400 ed avevano già pensato ad una città della salute, autosufficiente e senza barriere architettoniche!

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Le visite alla Ca’ Granda possono essere anche libere seguendo le 11 paline distribuite lungo il percorso e… leggendo il nostro blog.

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Da non perdere assolutamente la visita alla Chiesa senza facciata della SS. Annunciata e alla cripta, che si aprono sul Cortile d’Onore.

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Un tocco dark: cosa avrà visto la donna terrorizzata, con le mani nei capelli, scolpita sulla facciata? La cripta riserva molte inquietanti sorprese ….!

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Le visite gratuite si terranno, fino al 31 ottobre 2016, il Mercoledì 14.30 – 17.30 e il Sabato 9.30 – 12.30.Per prenotare basta inviare una mail a visite.cagranda@unimi.it.

Se poi, usciti dalla Ca’ Granda, ci fosse ancora il tempo per fare quattro passi, c’è solo da poter scegliere: via Laghetto, piazza Santo Stefano con San Bernardino alle Ossa, il Verziere, via Bergamini, coi bei negozi, via Pantano, San Nazaro, Sant’Antonio

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Sono vie e luoghi di antico fascino, poco conosciuti, dove anche il nostro blog ha fatto i suoi primi Passipermilano.

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Ultima ora:

Il 10 ottobre 2016 la prof. Francesca Vaglietti, docente di Storia e Archeologia Medievale, terrà un incontro su ” Storia e storie della Statale” (ore 21, ingresso gratuito, via Francesco Sforza 32).

Itinerario Velasca – (Parte Seconda: quattro passi verso Sant’Antonio Abate)

Continuiamo il nostro itinerario andando, dopo largo Richini, verso via Sant’Antonio, anche questa fuori dai consueti giri turistici. È un vero peccato: la splendida chiesa col chiostro bramantesco e, di fronte, l’austero Palazzo Greppi lasciano stupiti i visitatori.

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chiostro S Antonio

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Forse sarebbero ancora più meravigliati pensando a quando i maiali avevano, in questa zona, assoluta libertà, come le Vacche Sacre indiane.

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Infatti, qui, fin dal 1200, alcuni frati dell’Ordine di Sant’Antonio Abate ottennero la direzione di uno dei primi ospedali milanesi, per la cura del Fuoco di Sant’Antonio. Questa malattia era molto diffusa e si curava con un unguento ottenuto dal grasso di maiale. Nell’iconografia tradizionale Sant’Antonio Abate veniva rappresentato con un bastone terminante con una Tau e con un maiale vicino.

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Per aumentare la produzione di questo unguento i frati allevavano i maiali, che venivano marchiati con una Tau, simbolo dell’Ordine, liberi di razzolare ovunque, protetti da quel “logo”.

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La Tau, che corrisponde all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, fu usata anche dai Francescani ed in alcuni mappamondi simbolici.

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I frati ricevevano cospicue offerte per questo allevamento, avevano a disposizione tutta la carne, che consumavano nell’interno del convento e facevano commercio di indulgenze.

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la “cassoeula”, piatto tipico lombardo a base di carne suina

Dante stigmatizza tutto ciò in una terzina del Paradiso (Canto XXIX).

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L’ “Hospitale Porcorum” si trovava dunque non lontano dall’odierna chiesa di Sant’Antonio, costruita successivamente, nella prima metà del Seicento. quando ormai i malati ricorrevano alle cure della vicina Ca’ Granda.

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Questa chiesa è un vero gioiello milanese, anche se poco conosciuto e merita assolutamente una visita.

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Vi segnaliamo in particolare un’opera di Fede Galizia, figlia d’arte, una delle poche pittrici, donna fra tanti uomini.

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A cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, dipinse soprattutto nature morte, ritratti e personaggi celebri dei quali curò in particolare costumi e ornamenti.

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In questa chiesa, tenuta aperta dai volontari del Touring, abbiamo scoperto una piccola chicca: la tomba di un fratello di quel Ludovico Acerbi, conosciuto come “il Diavolo di Porta Romana”, nella Cappella Acerbi, commissionata e finanziata dallo stesso Ludovico.

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Accanto alla chiesa si conserva il chiostro bramantesco dell’antico convento, mentre un altro chiostro, attiguo, è stato coperto e viene utilizzato come sede di convegni.

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Oltre a questo gioiello, visitabile al numero 5 di via Sant’Antonio, si ammira anche lo splendido campanile, capolavoro dell’arte lombarda, che reca in cima la croce a Tau degli Antoniani.

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Quasi di fronte alla chiesa, al numero 12, si trova il Palazzo Greppi, progettato dal Piermarini alla fine del Settecento, per mettere in evidenza il potere di un nuovo ricco, Antonio Greppi, industriale della lana, banchiere e appaltatore delle tasse.

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La sontuosa dimora e le feste che vi si svolgevano, ottennero l’effetto desiderato e Antonio Greppi, nominato conte dall’Imperatrice Maria Teresa, fu accettato dal Gotha milanese. In seguito, specialmente con i suoi tre figli, il palazzo divenne centro della vita sociale milanese.

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La facciata appare piuttosto austera, come consuetudine delle ricche dimore milanesi dell’epoca, mentre gli interni sono fastosi.

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Oggi Palazzo Greppi ospita uffici dell’Università Statale e, nei suoi bellissimi saloni, convegni e conferenze.

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Una curiosità: tra la chiesa e Palazzo Greppi si trovava una colonna con prezioso capitello, rimasta unica in mezzo alla strada e ora custodita al Castello Sforzesco. Costituiva un notevole intralcio per le carrozze ed i pedoni e i passanti dovevano scansarsi in fretta per non “impastass sul mur come una Madonna”, forse riferendosi alla Madonnina dipinta sul muro d’angolo con via Chiaravalle.

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Il nostro itinerario, che parla di tesori quasi sconosciuti, di vecchie storie e di antiche dimore milanesi, è terminato. Sta a voi, come ad Alice nel Paese delle Meraviglie, decidere quale direzione prendere: siamo a due passi dalla Statale, da San Bernardino alle Ossa, dal Verziere e da Porta Romana.

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