Milano dal finestrino del “Carrelli”

Ha percorso, sferragliando sulle rotaie, quasi un secolo di storia milanese e attraversa ancora la nostra città legando centro e periferie, zone più o meno recenti dalle diverse atmosfere.

 

L’abbiamo aspettato alle fermate, sbuffando per l’attesa e sospirando di sollievo vedendolo finalmente arrivare con il suo grande occhio luminoso da ciclope buono.

 

In questi giorni si parla di lui perchè il tram “Carrelli Milano 1928”, o semplicemente il “Ventotto”, sua data di nascita, è “arrivato”, icona di stile e di innovazione per l’epoca, il 25 gennaio alla sezione Trasporti del Museo della Scienza e della Tecnologia.

 

Pronto per il museo, ma certo non ancora per la pensione. Infatti ben 125 vetture di questo modello circolano ancora per Milano, sulle linee o per servizi speciali.

 

Fu realizzato per la prima volta nel 1928 dalla Carminati Toselli su licenza dell’americana Peter Witt. Milano stava crescendo e c’era necessità di mezzi di trasporto pubblico più moderni ed efficienti.

 

Nel corso dei suoi quasi cent’anni ha mantenuto molte caratteristiche e ne ha cambiate ben poche. Ancora oggi ha il bell’interno con le panche in legno lucido, lampade d’epoca, finestrini che si abbassano scorrendo quasi su una cremagliera, porte a soffietto e la “manetta” che serve al manovratore per guidarlo.

 

Non c’è più, invece, il salottino di prima classe per fumatori che era in fondo alla vettura, le porte a soffietto ora sono tre e il pantografo ha sostituito la “perteghetta”.

 

Purtroppo i gradini sono rimasti molto alti (per la presenza dei carrelli sottostanti), difficili da salire e scendere per chi ha solo qualche anno meno del tram stesso, per i piccoli viaggiatori in carrozzina o per chi ha qualche difficoltà motoria. In un mondo che pensa a correre, non sempre c’è spazio, e attenzione, per chi è più lento. Anche la nostra città va in fretta, servono metropolitane e mezzi pubblici sicuri e frequenti, accessibili a tutti.

 

Chi di noi frequenta la metropolitana, però, avrà visto come gli sguardi dei viaggiatori siano calamitati dagli smartphone, quasi per non vedere chi sta davanti o in piedi. Proviamo a salire, invece, su un tram, magari piccolo e bello come il “Ventotto”. La gente guarda “fuori” e, dal finestrino, vede passare un mondo, quasi una narrazione urbana fatta di luoghi ma anche di persone.

 

Le linee su cui viaggiano queste vetture sono attualmente cinque: l’1, il 5, il 10, il 19 e il 33.

L‘1 collega il vecchio quartiere di Greco con l’ospedale Sacco di Vialba passando per il centro (piazza Cavour, piazza della Scala, largo Cairoli, stazione Cadorna…)

 

Il 5 unisce l’Ortica, con i suoi murales, all’ospedale di Niguarda passando davanti alla stazione Centrale.

 

Il 10 parte dalla Darsena, a due passi dai Navigli, raggiunge il Parco Sempione con l’Arco della Pace, poi il Monumentale, la stazione Garibaldi, la Centrale…

 

Il 19 congiunge la zona di Villapizzone con la stazione di Lambrate passando per corso Sempione, CityLife; attraversa poi il centro, l’elegante corso Magenta, il Verziere, piazza 5 Giornate...

 

Infine il 33 va dallo storico abitato di Lambrate all’Isola; sul suo percorso incontra piazza della Repubblica e la stazione Garibaldi, a due passi da piazza Gae Aulenti con i suoi grattacieli.

 

Il fascino vintage di questi tram li ha fatti entrare nella vita modaiola di oggi, dall’intrattenimento alla pubblicità e al food. Due vetture di questo tipo sono diventate ristoranti in movimento attraverso Milano.

 

Anche l’arte e la cultura si sono occupate di loro. Come non ricordare la struggente “Ma mi” di Giorgio Strehler, dove il protagonista, rinchiuso a San Vittore dopo un’imboscata, sente passare tram, “fracass e vita del mè Milan“? Inoltre il “Ventotto” è rappresentato in un dipinto all’interno della chiesa di Santa Maria del Suffragio, in corso XXII Marzo; è un simbolo, anche qui, della nostra realtà quotidiana e di una comunità di persone.

 

Il “Carrelli” ha anche portato nel mondo il made in Italy, fatto di stile e di eleganza unita alla tecnologia. Alcune vetture circolano in diverse città estere e ben nove sono utilizzate sulla linea F di San Francisco, dove sono stati mantenuti i classici colori milanesi e, persino, alcune scritte interne in italiano.

 

Con il costo di un biglietto, qualche minuto e tanta curiosità possiamo, guardando dal finestrino, farci raccontare la nostra città, il suo sviluppo e le sue memorie urbane e umane, tra palazzi storici e ospedali, chiese e musei, parchi e grattacieli, monumenti e Navigli.

A presto…

Settembre… si riparte con eventi e iniziative

Milano inizia il mese con una serie di eventi, primo fra tutti il Supersalone, quasi un’anteprima del Salone del Mobile previsto per il prossimo aprile. Come sempre luoghi vecchi e nuovi della nostra città vengono trasformati da eventi e installazioni del Fuorisalone, richiamando visitatori in cerca di idee nuove. Molto suggestiva l’atmosfera della Università Statale.

Dopo la pausa estiva ma, soprattutto, quella lunga, dolorosa e traumatizzante della pandemia, si cerca di rimetterci in moto, più consapevoli della fragilità nostra e del nostro ambiente. Sempre alla Statale un uccello luminoso si sporge dalla sicurezza del suo nido, lo sguardo rivolto al futuro con la voglia di spiccare di nuovo il volo.

Anche i ragazzi sono stati penalizzati dalla pandemia e privati della libertà di movimento. Ecco un’altra bella manifestazione organizzata al Parco Sempione nella quale potevano riassaporare i piaceri degli sport in un’ atmosfera di festa. E’ stata anche un’occasione per rivedere uno dei nostri parchi più belli, ripopolato di nuove generazioni.

Un’altra manifestazione prevista per settembre è “Orticola”, la leggendaria esposizione-evento-mercato che si è sempre tenuta a maggio. Quest’ anno, invece, vestirà di fiori i Giardini Montanelli a metà settembre e Francesca ce la mostrerà attraverso alcune immagini nella rubrica “Riciclando in verde”.

Sempre di più il nostro avvenire sarà legato all’economia circolare, al riuso e al riutilizzo dei materiali più diversi. La plastica, sempre e solo demonizzata, può avere, invece, mille vite come è rappresentato nelle installazioni del Supersalone al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Anche la grande distribuzione, come Esselunga, si sta adeguando a un utilizzo di materiali più rispettosi dell’ambiente. Ecco uno spettacolare allestimento di un “reparto” in un salone del Museo. Ancora una volta cultura ed economia possono andare a braccetto.

Infine, ecco alcune immagini dell’Orto Botanico di Brera, dove suggestive “bolle” riportano l’attenzione sul ruolo delle piante nel respiro del pianeta.

Milano, dunque, affronta la nuova stagione con coraggio e creatività, anche se con molta attenzione ai rischi della pandemia ancora in agguato. Altre sorprese e novità ci attendono in questo settembre, che sa di nuovo.

A presto…

Uno sguardo alla “Design Week 2020”

Qualche giorno fa si è conclusa la “Milano Design Week 2020” che si è svolta con coraggio, sotto il segno della mascherina.

Infatti, se il Covid aveva fatto annullare il Fuorisalone di primavera e rimandare al prossimo anno il Salone del Mobile, dal 28 settembre al 10 ottobre, la nostra città ha riaperto le porte sul futuro del design, su cosa sceglieremo per la nostra casa nel mondo che verrà.

Le zone più creative e glamour di Milano hanno ospitato un ricco calendario di eventi, dedicati all’arredo, in showroom, laboratori, gallerie e luoghi simbolo, sempre nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid.

Infatti, anche nella Design Week come nella nostra vita di oggi, il digitale ha affiancato le iniziative in presenza, gli eventi hanno richiesto inviti o prenotazioni a numero chiuso; proibiti gli assembramenti che per il Fuorisalone volevano dire tanto pubblico affascinato dalle molte installazioni diffuse per la città.

Il Covid ha creato uno scenario nuovo, dai contorni ancora fluidi dove, come nello home working, il digitale diventa realtà quotidiana. Ci è sembrata una edizione rivolta maggiormente agli “esperti” del settore; il pubblico ha potuto partecipare di persona solo su prenotazione o guardando le vetrine e le poche installazioni nei vari distretti, oppure esplorando on-line.

Vi proponiamo di sfogliare un album di immagini da vedere e rivedere quando se ne avrà voglia.

Particolare attenzione, in questa edizione è stata data, anche dalla gallerista Rossana Orlandi, all’economia circolare, alla sostenibilità e a come sia possibile creare bellezza da elementi riutilizzati e riciclati.

Nei chiostri del Museo della Scienza e della Tecnologia, appena restaurati,  ha presentato i progetti di diversi designer, artisti e ricercatori.

È un invito ad uscire dai luoghi comuni. Il legno, ad esempio, considerato “naturale” ed “ecologicamente corretto”, in realtà potrebbe essere stato estratto senza rispetto per l’ambiente o utilizzato senza vera necessità. La plastica, altresì, non va demonizzata ma riciclata e riutilizzata “per una seconda, altre e infinite vite” fino a farla diventare componente dei materiali da costruzione.

In occasione della Design Week, il Comune di Milano ha patrocinato una insolita mostra “The Skull Parade. Il tempo della vanità. I Teschi raccontano”, un  assembramento di teschi accanto a piazza del Duomo.

Partita da Viareggio e realizzata dagli artisti che creano le maschere per il Carnevale, è ispirata alla tradizione popolare messicana del Giorno dei Morti, quando si crede che le anime ritornino nelle loro case e nel mondo dei vivi.

In fondo Halloween è quasi alle porte e un po’ di mistero dark si addice alla nostra poliedrica città.

A presto…