Milano, nel corso dei secoli, è stata più volte conquistata e distrutta, ma altrettante volte è rinata.
Dopo la distruzione di Milano da parte degli Unni di Attila e quella dei Goti di Uraia, anche l’Imperatore tedesco Federico I Barbarossa, non si limitò a conquistare la nostra città, dopo un lungo assedio, ma, spinto e “aiutato” dai comuni lombardi suoi alleati e nemici dei milanesi, distrusse quanto più possibile, per affermare la propria supremazia e impedire che Milano potesse tornare potente.
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I principali edifici, tranne quelli religiosi, vennero rasi al suolo e tutti i milanesi furono costretti all’esilio. Siamo nel 1162, ma già cinque anni dopo, al loro ritorno, i nostri antichi concittadini, non solo ricostruirono la città, ma la cinsero di mura ben più solide e nel 1176 si batterono nella Lega Lombarda contro l’Imperatore, sconfiggendolo in modo definitivo a Legnano.
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Queste nuove mura furono costruite su una cinta più esterna di quella romana, con diverse porte che si aprivano verso l’esterno. Secondo il cronista Bonvesin da la Riva (della fine del 1200) le mura compivano un cerchio quasi perfetto attorno alla città.
Porta Romana era una di queste, sull’antica via che conduceva verso Roma.
Si trovava all’altezza dell’odierno incrocio tra corso di Porta Romana e le vie Santa Sofia e Francesco Sforza, che allora costituivano il fossato difensivo che, col tempo, diventerà il Naviglio interno.
Per ricordare l’esilio dei milanesi e l’epica impresa che portò all’autonomia comunale, su Porta Romana furono poste “illustrazioni di pietra” che riguardavano l’esilio ed il ritorno dei milanesi.
Questi bassorilievi sono ora esposti al Civico Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco (sala 6), dove si trova anche una presunta immagine dell’Imperatore e dove mostra le sue nudità una figura femminile impudica, detta anche Sconcia Fanciulla.
Secondo alcuni sarebbe una raffigurazione oltraggiosa di Beatrice di Borgogna, moglie del Barbarossa, nell’atteggiamento di radesi il pube, come facevano le prostitute; secondo altri, invece, ricorderebbe l’anonima ragazza che, durante l’assedio, salì su una torre e insultò con un gesto volgarmente derisorio le truppe tedesche. In ogni caso la lunga veste e l’acconciatura a corona non fanno pensare ad una prostituta.
Cosa resta oggi delle mura medievali? Ne rimane visibile un breve tratto in via San Damiano, con la targa celebrativa, diventato muro di cinta di un palazzo.
Se guardate, inoltre, con attenzione in corso di Porta Romana, sul lato opposto alla Pasticceria Panarello, vedrete un piccolo tratto di strada con pietre diverse: non è un pessimo rattoppo stradale… ma indica dove si trovava una parte della porta medievale!!!
Come si vede, a volte è difficile trovare i resti del passato di Milano, dato che numerose volte è ricresciuta, per così dire, su se stessa, trasformando e inglobando quello che era rimasto: un esempio è la torre romana del Carrobbio, inserita ora in un ristorante.
Un simbolo di questa vitalità e della voglia di trasformazione è il nostro più grande e rappresentativo “magazzino” che si chiama, appunto, La Rinascente, dal nome che Gabriele D’Annunzio volle dargli dopo che un incendio lo distrusse.
La Rinascente fu distrutta e ricostruita più volte ed ora, ampliata e ristrutturata, è uno dei più importanti e glamour general store europei.
A volte, infatti, sono i milanesi stessi che, ammalati di “progresso”, di “moderno” e di “nuovo”, distruggono e ricostruiscono parti della città, poi, ammalati di nostalgia, vorrebbero tornare all'”antico”: il caso dei Navigli è emblematico.
Forse è anche per questo che Milano è la capitale della moda, che ogni anno propone novità e revival? Quest’anno si torna agli anni ’70!
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